One man Army and the Undead Quartet (Johan Lindstrand)
Passati da Nuclear Blast a Massacre Records in modo da avere più visibilità gli One Man Army and the Undead Quartet ci concedono questa intervista nella quale il loro frontman, Johan Lindstrand, ci svela il perchè sono anni che suona metal nonostante i guadagni latitino sempre di più… ed ha anche qualcosa da dire alle malelingue che lo considerano soltanto un relitto dei The Crown che furono.
Quali sono le ragioni che vi hanno portato a cambiare etichetta discografica?
Il fatto è che ho ricevuto una telefonata da parte di Nuclear Blast dopo che il nuovo album era stato registrato. Mi hanno detto che a loro piaceva veramente tanto, ma anche che non volevano rischiare di veder scomparire un disco così bello in mezzo a tutte le band molto più grosse del catalogo della casa, una cosa che avevano già avuto modo di costatare con altre piccole band. Quindi la loro idea è stata quella di far uscire Grim Tales attraverso una licenza con Massacre Records in modo da farci ottenere un posto migliore su quella etichetta ed essere più “spinti” di quanto non saremmo stati rimanendo una priorità bassa su NB. E adesso che sono passati un po’ di mesi posso proprio dire che non è stata per nulla una cattiva idea.
Una delle cose che vi ha sempre contraddistinto è stata la produzione ed anche oggi che siete con una diversa casa discografica siete usciti con un album fantastico dal punto di vista dei suoni, quindi: quanto è importante per voi l’aspetto “produzione” perchè la gente si goda la vostra musica? E quanto è importante avere una grande etichetta alle spalle per ottenere album che suonano bene?
Nessuna etichetta ci ha mai aiutato ad ottenere suoni migliori, né con i soldi né in altri modi, abbiamo sempre fatto tutto da soli assieme all’ingegnere del suono che ci accompagnava in studio. Oggi come oggi non costa molto avere produzioni di qualità, basta avere le idee chiare fin dall’inizio su cosa si vuole ottenere, e noi fortunatamente le abbiamo, cosa che ci permette di andare molto più veloci in studio. Naturalmente è importante avere in mano un platter che suoni bene, ma di questi tempi ci sono sempre più band che competono allo stesso livello.
Perchè avete scelto un nome come One Man Army And The Undead Quartet?
All’inizio questo doveva essere il mio progetto solista quindi cominciai a farmi chiamare One Man Army, ma quando la demo di debutto cominciò a prendere forma iniziò a mancarmi il fatto di non essere in una vera band, quindi misi qualche parola in più nel nome in quanto One Man Army non avrebbe funzionato con 5 persone. In ogni caso, il nome in se stesso è ispirato alle vecchie rock band che avevano un appellativo diverso per il frontman e per la sezione ritmica, cosa che credo sia unica nel genere death-thrash. Le parole sono un misto di citazioni prese da Rambo e La Notte dei Morti Viventi, due generi cinematografici che adoro: film d’azione e horror.
Negli anni passati gli One Man Army And the Undead Quartet sono stati accusati di essere un modo di far fruttare la fama che Johan Lindstrand aveva ottenuto grazie ai The Crown attraverso una band che altrimenti non avrebbe mai ottenuto un contratto con una casa discografica importante e nemmeno una visibilità decente. Cosa ti senti di dire?
Beh, penso che siano cazzate e sono abbastanza stanco di sentire cose come questa, ma lascia che ti metta le cose in questa maniera: rispetto il fatto che la gente abbia delle opinioni, ma le opinioni sono come I buchi del culo, ognuno ne ha uno. Prima di tutto penso che facciamo ottima musica ed il fatto che abbiamo migliaia di fan è la prova concreta di quello che dico, comunque sì, si potrebbe dire che abbiamo ottenuto il contratto in quanto io ero il cantante dei The Crown. Quindi? Questo significherebbe che gli One Man Army non si meritavano un contratto? Io non penso questo, ti faccio un esempio: pensa di essere un meccanico che lavora ininterrottamente per 10 anni e poi è costretto a licenziarsi, se qualche mese dopo ti viene data la possibilità di ottenere un nuovo lavoro, credi forse che non diresti al tuo potenziale nuovo capo che hai già esperienza nel campo e che quindi ti meriti una paga più alta rispetto ad un principiante? Penso che lo faresti. Nel mondo della musica le cose girano esattamente allo stesso modo e non mi vergogno per niente a dirlo: le etichette credono che sia una buona tattica quella di far firmare contratti ad artisti già esperti ed io credo sia un buon modo per promuovere la mia band senza dover ripartire da capo a fare demo e suonare nei localini. Credete che questo significhi che Nuclear blast ci abbia fatto un contratto in virtù del fatto che sono già conosciuto anche se pensano che facciamo schifo? Certo che no, a loro è piaciuta la nostra demo When Hatred Comes To life ed è questa la ragione del fatto che ci hanno proposto di lavorare con loro, anche se naturalmente aiuta il fatto di avere già un nome. Questo è come funzionano gli affari e la gente può anche farsi delle opinioni caustiche, ma io sono veramente convinto che la mia band si meriti ogni briciolo dell’attenzione che si è guadagnata. Mi sono dannato per 20 anni per arrivare a questo livello e non me ne può interessare di meno se c’è gente che pensa che faccio cagare o non mi merito niente. Non avete proprio idea di quanto poco mi interessino queste persone, quindi, se non avete niente di meglio da dire, chiudete quella cazzo di bocca, nessuno vi obbliga ad ascoltare gli One Man Army and the Undead Quartet.
Credo che una delle caratteristiche più interessanti di Grim Tales sia il fatto che esso presenti una commistione di vecchie e nuove tendenze, l’unione di quello che era il sound del vecchio death svedese con il metalcore e tutti i generi più moderni. Sei d’accordo con questa analisi?
Credo sia abbastanza corretta. La ragione potrebbe essere il fatto che io sono un po’ più old school, mente Mikael, che compone al 50% con me, aggiunge sempre cose più nuove, che però quando vengono combinate con le mie idee suonano veramente bene. Questo è qualcosa che si è creato senza intenzionalità e che potrebbe essere chiamato “One Man Army Sound”, l’unica cosa che sapevo prima di partire era che volevo creare un album più diretto e più death metal rispetto a Error in Evolution, il quale aveva qualche esperimento all’interno, come ad esempio parti vocali melodiche e qualche tastiera. In un certo senso questo disco è più brutale del precedente.
Al giorno d’oggi molte band credono di essere originali solo perchè mischiano elementi che in erano già presenti nella musica di tanti altri gruppi del passato in una maniera che a loro sembra nuova. Voi credete di fare meglio rispetto a queste band? Pensate di portare una ventata di nuovo alla scena?
No, non siamo originali e non cerchiamo nemmeno di esserlo. Noi suoniamo metal aggressivo e di qualità in una maniera già vista migliaia di volte prima di oggi, ma io credo che abbiamo un’attitudine unica che potrebbe piacere alla gente. Amiamo stare sul palco e quella gioia si va spesso a riflettere sul pubblico; questa è la nostra forza, mentre le band che provano ad essere originali a tutti I costi durano per un paio d’album e poi si sciolgono.
Secondo voi quanto è importante per una band metal fare buone esibizioni dal vivo se vuole crearsi una schiera di fans affezionati?
Come ho appena detto noi nasciamo per suonare dal vivo. Anche davanti a pochissime persone un concerto può essere la tua ragione di vita e valere ogni secondo speso in sala prove… comunque, a parte il puro e semplice divertimento, si tratta anche di un’ottima promozione, una promozione che non si fa mai abbastanza in quanto più suoni più fama guadagni… buona o cattiva a seconda delle prestazioni naturalmente (ride nda).
Oggi come osggi si stanno sempre più diffondendo festival itineranti come ad esempio l’Hell on Earth, il Never Say Die Tour ed il Summer Slaughter, nei quali troviamo bill affollatissimi con un sacco di band costrette a suonare se mai per 15 o 20 minuti in condizioni indecenti sia dal punto di vista dei suoni che degli orari. Tu cosa pensi di questo? Vi siete mai trovati a suonare in situazioni del genere?
Guarda, non so veramente perché si stia diffondendo questa abitudine di mettere così tante band in spazi così ristretti, facendole addirittura pagare per esibirsi. Più che altro non capisco come mai ci siano delle persone che accettano queste condizioni… so ad esempio che all’Ozzfest la gente che suona all’inizio della giornata, ad esempio alle 8 di sera, deve tirare fuori dei soldi di tasca propria, si chiama pay to play, e non mi capacito di come mai accettino quelle condizioni: io non mi alzerei nemmeno dalla poltrona di casa se mi proponessero di suonare 15 minuti alle 8 di sera, figurarsi pagare per farlo!
Per molte band oramai l’unica fonte di guadagno rimasta è la vendita del merchandise, in quanto oramai I cachet che si percepiscono dai locali sono quasi inesistenti e finiscono quasi del tutto nelle mani di promoter ed headliner. Avete mai avuto problemi simili? Condividete questa analisi?
Per una band piccola unirsi ad una più grossa in tour è praticamente l’unica opzione per farsi conoscere e in questo caso spesso ci si ritrova a dover pagare le spese, come ad esempio il tour bus ed il catering. Quando sei fortunato, ossia quando il promoter ti conosce e sa che porterai gente alle date del tour, riesci ad andare senza sborsare, ma anche in quei casi di sicuro non percepisci soldi, diciamo che vai gratis. Insomma, è un clima abbastanza difficile e devi confidare nel merchandise per non andare completamente in bianco a livello finanziario, pure lì però è una dura lotta, visto che la gente spesso compra le magliette degli headliner… nelle serate in cui ti va bene comunque si possono ricavare anche belle cifre. Il principio di base rimane sempre lo stesso: se non vendi CD e non richiami gente allora non becchi soldi.
Ma allora come mai continuate a fare I musicisti se le conse sono così difficili?
Noi amiamo suonare questo tipo di musica. Non riesco nemmeno ad immaginare di non essere parte di una band. Qualche volta facciamo dei bei soldi, altre volte ci sacrifichiamo un bel po’, ma alla fine ne vale sempre la pena perchè ci divertiamo… credo che riusciamo sempre a trovare le giuste motivazioni perchè abbiamo la consapevolezza che presto ci ritroveremo di nuovo su qualche ottimo palco. Non posso aspettare.
Ma allora come mai sempre più giovani hanno il desiderio di diventare musicisti se non ci sono prospettive di guadagno nemmeno a medio-lungo termine?
Perchè non si tratta di farsi una vita. Voglio dire: è naturale che mi piacerebbe poter guadagnare con la musica, senza essere costretto a lavorare in altri campi per pagare le bollette, cosa che alle volte mi porta via dal metal. Ma è la triste verità e dopo venti anni credo proprio di essere la prova vivente che quello che faccio lo faccio per divertimento non per I soldi. Non c’è sensazione migliore rispetto a quella di essere negli One Man Army.
Che opinione hai di band come Trigger the Bloodshed, Ra o Bring me The Horizon che ad età precocissime già ottengono contratti con case discografiche anche grosse?
Non mi interessano molto, ma se sono band decenti allora probabilmente se lo meritano. La musica non guarda in faccia all’età, si sono solo 2 tipi di musica: quella bella e quella brutta.
L’intervista è finita, se hei qualcos’altro da aggiungere puoi farlo ora, altrimenti grazie mille!
Grazie mille per questa splendida intervisa e buona fortuna a Truemetal! E un messaggio ai metallari italiani: non esitate a dare una possibilità alla nostra musica, non ve ne pentirete!