Opeth (Peter Lindgren)
Gods of Metal 2006: gli Opeth ritornano in Italia per la prima giornata del
festival. Uno dei gruppi più attesi del bill che ripaga il pubblico con una
prestazione praticamente impeccabile, forse poco adatta ad un contesto come il
Gods, ma sicuramente ricca di fascino e di carisma. Ecco il resoconto della mia
chiacchierata con un pacato e cordiale Peter Lindgren. Buona lettura.
L’anno e mezzo appena trascorso è stato segnato da grosse novità per gli
Opeth: nuovo contratto discografico con la Roadrunner Records, nuovo album e cambio di
batterista. Un bilancio di questo periodo?
Si, a dire la verità le novità sono cominciate due anni fa, perchè registrare un
nuovo album e il tour seguente di solito portano via sempre due anni. Abbiamo
perso il batterista, ma queste sono cose che succedono. Gli Opeth comportano una
vita frenetica fra tour, viaggi, registrazioni… Martin non era più coinvolto e
ha deciso di lasciarci, è un grande batterista e gli auguro il meglio per la
sua nuova band. Ma noi dobbiamo continuare ugualmente e abbiamo accolto Martin
Axenrot dei Witchery. Credo che anche lui sia un batterista molto dotato, perchè
si è subito adattato benissimo ai nostri show.
Continuando a parlare di batteristi, come è stato lavorare con Gene Hoglan?
Come è stato lavorare con Gene? E’ un genio. E’ stato divertente perchè Lopez
non ci aveva seguiti per il tour e allora abbiamo avuto la possibilità di
contattare Gene, così una mattina e gli abbiamo chiesto: “Ti andrebbe di suonare
con noi questa sera?”. E lui ha accolto positivamente la nostra offerta. Ma non
c’era tempo per provare assieme, quindi gli abbiamo detto quali canzoni avevamo
in scaletta per il concerto della sera e lui le ha suonate per la prima volta
con noi durante lo show. Quando hai una preparazione tecnica come quella di Gene
puoi fare quello che vuoi, è una leggenda.
Parliamo del vostro ultimo disco, Ghost Reveries. Credo che non sia il lavoro
migliore della vostra carriera però a mio avviso è certamente il disco più
curato e più studiato nei particolari, favorendo il lato prog della vostra
musica a discapito dell’aggressività. Sei d’accordo con me?
Sai, per noi entrare in studio e comporre un nuovo album è sempre una grossa
emozione. Se penso alla fase di lavorazione e alla produzione di Ghost Reveries
ritengo che sia il miglior album che abbia mai fatto. Però a me interessa sempre
creare qualcosa che sia valido, senza pensare ad altro. Riguardo
all’aggressività di cui parlavi… Si, effettivamente in Ghost Reveries ce n’è
di meno, ma se pensi ad un album come Deliverance, un disco davvero
aggressivo… Noi non decidiamo mai a priori come deve suonare un disco, dipende
dalle situazione, dal nostro stato d’animo in quei tre mesi in cui si registra
l’album, dal mood che si crea tra di noi.
Cosa è cambiato dai tempi di Orchid e Morningrise sino ai giorni nostri? Avete
fatto un’evoluzione incredibile, cosa ha influito maggiormente?
A quei tempi eravamo una band appena nata, volevamo suonare inserendo nella
nostra musica molte influenze diverse. Ma poi come per tutti gli artisti, si
cresce, si matura, arrivano nuovi membri nella band, cerchi di incorporare
sempre maggiori elementi nella tua musica. Quei lavori appartengono al nostro
passato, amo quelle canzoni, ma non vedo perchè dover continuare a fare dischi
di quel tipo.
Toglimi una curiosità, come può nascere una canzone straordinaria come Black
Rose Immortal?
Ahah… Avevamo varie parti di canzoni che avevamo scritto ma che non avevamo
inserito all’interno di nessun pezzo, oltre a delle buone idee che avevamo
sviluppato, e così è venuta fuori una canzone da oltre venti minuti. A volte ci
poniamo una sorta di “red line” durante la fase di composizione, ma in questo
caso è venuto tutto molto naturale. E devo dire che mi pace, ahah…
Personalmente ritengo Still Life il disco più completo della vostra
discografia, quello in cui si ha un perfetto bilanciamento di tutte le vostre
influenze. Che ne pensi?
Si, credo che Still Life sia uno dei nostri miglior album, e mi fa piacere
che tu l’abbia sottolineato perchè di solito tutti parlano troppo di Morningrise
o di Blackwater Park, ma poche persone parlano di Still Life, effettivamente un
grande disco.
Voi curate al meglio ogni vostra uscita discografica e anche il live dvd
Lamentations – Live At Shepherd’s Bush Empire non è da meno. Avete intenzione in
futuro di registrare un concerto con unicamente brani classici degli Opeth?
Voglio dire i pezzi “pesanti e metal”.
Ci stiamo pensando, ma la ragione per cui non l’abbiamo ancora fatto è perchè non
avevamo i diritti delle canzoni che abbiamo registrato per la Candlelight
Records, mi riferisco ai primi tre album. E quindi avremmo dovuto pagare un sacco di
soldi per poter suonare i brani vecchi, questo accordo durerà ancora per un
po’, credo ancora dieci anni, o cinque anni… Non ricordo esattamente ora.
Oggi siamo al Gods of Metal, e io ti chiedo quali sono i tuoi “Gods of
Metal”?
Quando ero piccolo sono cresciuto con i Metallica, mi piacciono ancora
tutt’oggi, ma non il nuovo materiale. Anche i Guns n’ Roses sono stati
importanti per me.
A proposito, ho letto un articolo su un quotidiano italiano, che il primo
concerto della band dopo la reunion non è andato molto bene. Axl non sembrava
proprio in splendida forma…
E’ chiaro che le attenzioni sono tutte su di lui… Non saprei che dire.
La musica è diventata un lavoro a tempo pieno per te?
Finalmente possiamo vivere con la nostra musica, ma ci sono voluti più di
dieci anni per arrivare a questo punto. Sono gia tre anni che viviamo di musica.
Certo, rimane sempre una grande passione ma ora è tutto più facile.
Un sogno che hai realizzato come musicista e un sogno che devi ancora
realizzare.
Vedere il nome della tua band in occasioni come questa, accanto a tanti altri
gruppi è sicuramente un sogno diventato realtà. Invece mi piacerebbe condividere
un tour con i Metallica, un tour organizzato proprio da loro. Sarebbe un grande
sogno da realizzare.
Come lavorate durante la fase di scrittura? Chi offre i maggiori spunti? Tu o
Mikael singolarmente oppure collaborate tutti insieme?
Mikael scrive gran parte del materiale, ma tutti quanti aggiungiamo qualcosa
di personale in modo che in ogni canzone ci sia qualcosa di ognuno di noi.
Cerchiamo sempre di trovare un accordo su cosa fare tra di noi
Un’altra grossa novità è l’ingresso in pianta stabile di un quinto membro, il
tastierista Per Wiberg. Avevate intenzione di assumerlo gia da tempo o è il
vostro nuovo sound che ora necessita la presenza stabile di un tastierista?
E’ stata un’idea che si è sviluppata negli anni. Noi abbiamo sempre usato le
tastiere nei nostri dischi, specialmente a partire da Blackwater Park, per
arrivare poi a Damnation che esigeva un tastierista fisso per i live e quindi
abbiamo avuto Per per tutto il Damnation Tour. Poi lui ha cominciato a collaborare
anche nella scrittura del nuovo materiale e abbiamo deciso di assumerlo. Credo
che la sua presenza possa ampliare ulteriormente i confini della nostra musica.
Giusto, Damnation…. Ormai sono tre anni che avete pubblicato questo disco
abbastanza particolare per i vostri canoni abituali. Come è stato accolto dalla
maggior parte dei vostri fans?
Probabilmente ad alcuni nostri fans non è piaciuto, ma noi abbiamo composto
quel disco principalmente per noi stessi, dal momento che non avevamo mai fatto
nulla del genere prima. Per i nostri sostenitori più intransigenti abbiamo
pubblicato Deliverance e volevamo fare appunto qualcosa di realmente differente,
un album interamente composto da “mellow songs” e mi piace tantissimo come
disco. Non credo che ripeteremo un esperimento simile, ma ha segnato una nuova
direzione per gli Opeth.
In poche parole come definiresti la vostra musica?
Siamo una metal band con influenze progressive. Il nostro raggio va da Stevie
Wonder ai Morbid Angel. Credo che ci sia qualcosa nella nostra musica che
accontenti un po’ tutti, piace persino a mia madre! Ahah…
Ahah… Gli Opeth in Italia hanno un grandissimo seguito, come ti spieghi
l’affetto che noi italiani vi dimostriamo ogni volta che venite in concerto da
noi?
E’ incredibile! La prima volta che siamo venuti in Italia in concerto siamo
stati a Roma e a Milano, era il 1996 insieme ai Cradle Of Filth e sono stati i
migliori show di tutto il tour. E da allora ogni concerto da voi è stato
fantastico, amiamo il pubblico italiano.
Voi avete suonato anche negli Stati Uniti, che differenza avete riscontrato
tra il pubblico americano e quello europeo?
Il pubblico europeo e italiano in particolare è più partecipe, più scatenato.
Gli europei non solo cantano tutti i versi delle canzoni, ma seguono anche con
molta attenzione i passaggi strumentali, sono davvero interessati a cosa
facciamo sul palco. Gli americani invece sono più preoccupati a fare moshpit.
Hai imparato da solo a suonare la chitarra o hai seguito delle lezioni?
Sono un autodidatta. Ho cominciato piano piano ad imitare i miei idoli, a
provare assoli ecc… per poi migliorare progressivamente e acquisire un mio
stile. Non ho una formazione “scolastica”, e questo a volte può rappresentare un
limite, ma se hai bene in mente cosa fare nessuno può dirti che stai sbagliando
a fare qualcosa; noi cerchiamo di suonare bene e non ci poniamo nessun limite.
Avete gia qualche idea per il vostro prossimo album o vi prenderete una pausa
dopo l’estate?
Una volta finito il tour ci prenderemo una pausa di relax e poi cominceremo a
pensare al prossimo disco. Ora non ho idea di cosa possa succedere, scrivere e
registrare nuovo materiale non è mai un processo molto veloce. Vedremo.
Ritornando a Martin Lopez… So che ha avuto dei problemi di salute. Come sta
ora?
Lui sta bene ora, credo che stia lavorando con la sua band.
Sai che direzione musicale prenderà il suo progetto?
Non lo so, e credo che nessuno lo sappia, è ancora presto.
In effetti non si conosce neanche il nome della band…
Infatti, so che aveva in mente qualche nome, ma ha deciso di non parlarne con
nessuno.
Che cosa stai ascoltando in questi giorni?
Sto ascoltando il nuovo disco dei Tool.
Come ti sembra? Io non l’ho ancora ascoltato.
Non saprei… E’ sicuramente un buon album, ma mi aspettavo qualcosa di più.
Devo ascoltarlo ancora meglio comunque.
Avete programmato altri festival per l’estate?
Si, suoneremo in tre festival questa settimana, in altri due la prossima,
saremo presenti anche al Wacken Open Air, insomma siamo abbastanza impegnati.
Dietro le quinte dei festival estivi accadono sempre delle cose divertenti,
hai qualche siparietto accaduto oggi da descrivere?
Mi spiace ma siamo appena arrivati, non saprei…
Proprio nulla Peter?
Adesso che ci penso quando siamo arrivati qui abbiamo incontrato Phil Anselmo
che ci ha urlato: “Hello, motherfuckers!” (imitando la voce del cantante. nda.).
Questa per ora è l’unica cosa divertente che ci è capitata con gli altri gruppi
presenti oggi. Non penso che ci sia ancora nessuno così ubriaco.
Adesso no, probabilmente stasera…
Sicuramente. Ahah…
Ok Peter, il tempo purtroppo è terminato. Ti ringrazio tantissimo, puoi
concludere l’intervista e dire
quello che vuoi ai lettori di TrueMetal.it.
Siamo sempre felici di tornare in Italia, abbiamo grandi aspettative dai
nostri concerti nel vostro paese, perchè ci siamo sempre trovati benissimo e
abbiamo sempre fatto grandi show. La gente è molto cordiale e anche il cibo è
molto buono, ahah…
Stefano Risso