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Ophis (Philip Kruppa)

Di Alberto Fittarelli - 1 Dicembre 2007 - 0:00
Ophis (Philip Kruppa)

Intervista a cura di Giuseppe “Reinhart” Abazia

Gli Ophis sono stati una delle più grandi sorprese del 2007, in campo doom; ho avuto modo di intervistare
Philip Kruppa, cantante, chitarrista e fondatore del gruppo, per parlare con lui del loro album Stream of Misery, di musica doom, e di altre cose. Phil si è dimostrato un interlocutore molto gentile e disponibile, un tipo coi piedi per terra con una forte personalità che sa esattamente cosa vuole. Buona lettura.

Ciao Phil, è un onore intervistare uno dei migliori nuovi gruppi della scena doom. Innanzitutto, potresti descrivere gli Ophis per chi non ha ancora ascoltato la vostra musica?

Ciao Giuseppe, grazie per l’opportunità di poter fare un’intervista in Italia. Beh, gli Ophis sono death-doom nel senso tradizionale del termine. Cerchiamo di incanalare emozioni negative come dolore, sofferenza, odio e rabbia in qualcosa che sia al contempo malinconico e aggressivo. Il nostro intento non è essere solamente retrò, ma far evolvere uno stile che ci rappresenta. E’ difficile per me descrivere il nostro sound, ma credo che abbiamo raggiunto un buon compromesso fra malinconia, rabbia e oscurità.

Gli Ophis praticamente sono nati come one-man band (a parte una piccola parentesi iniziale come gruppo completo) col demo “Empty, Silent and Cold”, dove hai suonato tutti gli strumenti, e ovviamente cantato. Dicci qualcosa di quell’esperienza: fu difficile registrare un album completamente solo? O ti sentisti più libero di esprimere ciò che volevi esattamente nel modo in cui volevi?

Fu un’esperienza totalmente positiva per me. A quel tempo fu necessario fare tutto da me, dato che avevo provato con altri musicisti, ma non aveva funzionato. Le canzoni andavano bene, ma lo spirito non c’era, quindi per me fu un sollievo poter organizzare tutto da solo. Sentivo che gli Ophis erano qualcosa di speciale per me, e dovevo capirlo da me. Oggi credo che il lavoro, con un gruppo completo, sia molto più soddisfacente, e sarebbe difficile per me fare un altro album degli Ophis da solo, se dovessi. Ma ai tempi era diverso. Creai delle fondamenta da solo, e ora ho i miei compagni di gruppo per completare la cupa fortezza, hehe…
Un’altra gran cosa, a riguardo della session di “Empty…”, fu che lo registrai durante una lunga vacanza nel mio studio a casa, quindi non ebbi alcuna limitazione di tempo.

Dopo il demo riuscisti a reclutare di nuovo una line-up completa, e a giudicare dal risultato finale, questi musicisti sembrano comprendere perfettamente la tua visione musicale. In che modo compongono musica gli Ophis, come quartetto?

Tutti i membri hanno la loro importanza. Solitamente Jan (Baum, l’altro chitarrista, ndr) e io scriviamo i riff e mettiamo su un arrangiamento rudimentale. Lo facciamo sia a casa per conto nostro, sia insieme nella nostra sala prove. Quando abbiamo composto qualcosa di abbastanza valido da poter essere sviluppato, iniziamo il lavoro di arrangiamento e miglioramento tutti e quattro. Ogni componente aggiunge il suo, e sperimentiamo coi vari segmenti. Credo che il nostro principale punto di forza, come squadra, sia che tutti abbiamo delle influenze in comune, ma ognuno ha anche influenze individuali. In questo modo abbiamo preferenze simili, ma idee diverse su come occuparci della stesura dei brani e degli arrangiamenti, e tutto contribuisce al risultato finale. E tutti abbiamo la stessa opinione su come del buon doom dovrebbe essere.

Nella recensione ho parlato di somiglianze con gruppi come Disembowelment, Dusk, primi Morgion, Decomposed, Ceremonium… insomma, la gloriosa vecchia scuola del death-doom. Concordi con la mia analisi? Quali sono le influenze che hanno forgiato il sound degli Ophis?

La vecchia scuola di death-doom, si, concordo! Anche se devo ammettere di non conoscere i Decomposed e i Ceremonium, mi spiace. Ma per quanto riguarda gli altri, sono senz’altro gruppi a cui ci sentiamo legati in un modo o nell’altro, soprattutto i Disembowelment, che sono stati dei veri maestri di questo genere. Nei primissimi tempi, le mie influenze principali erano i vecchi Samael, i vecchi My Dying Bride, i Katatonia, i Count Raven e i Tiamat.
Oggi le nostre influenze sono più varie, e prendiamo ispirazione anche dal death metal tradizionale. Ma in generale, non direi che ci sono gruppi precisi che ci influenzano. La nostra principale fonte di ispirazione proviene da dentro di noi, e dal mondo che ci crolla attorno.

A proposito del sound, sono rimasto stupito di come la produzione sia pulita e potente in “Stream of Misery”. Mi è piaciuto soprattutto il basso: spesso viene coperto dagli altri strumenti in fase di mix, invece negli Ophis è molto in prima linea, e credo che questo aggiunga un’ulteriore dimensione alla musica. Le chitarre solo molto potenti, e anche la batteria ha un suono chiaro. Avete prodotto l’album da soli, o vi siete affidati a un produttore esterno?

L’abbiamo prodotto insieme a un produttore esterno, che si chiama Jens Ballaschke. Non è ancora molto famoso, tranne che nella Germania del nord, dove si sta facendo un nome. Lo conosciamo da un bel po’, ed è un piacere lavorare con lui. Quando registriamo con lui, gli diciamo come vorremmo che fosse il sound, e lui cerca di accontentarci dandoci anche dei suggerimenti. Il risultato, finora, è sempre andato a migliorare. Sai, molti produttori cercano di indirizzare i gruppi verso un certo sound, ma questo non è il nostro modo di lavorare in studio. Con Ballaschke invece è una vera cooperazione, e lo apprezziamo molto. Inoltre non ci piace seppellire il basso giusto per fargli occupare le frequenze più basse: perchè non usarlo come un altro strumento di songwriting?

Sono rimasto particolarmente affascinato dai testi. Hanno a che fare con emozioni negative, col dolore, con la perdita, ma non solo: sono menzionati anche antichi dei, e l’atmosfera generale è fredda, esoterica, quasi Lovecraftiana. Quali sono le influenze dietro i testi? C’è un concept univoco che lega le canzoni? Inoltre, una curiosità personale: il titolo “Thy Flesh Consumed” si ispira all’ultimo capitolo di Ultimate Doom (il videogioco)?

Haha, merda, mi hai preso per le palle! Si, “Thy Flesh Consumed” è preso in prestito proprio da quel gioco. Solo il titolo però, il testo parla di emozioni suicide. Dopo aver finito di scrivere il testo, il verso “consume my flesh” mi ha ricordato subito questo bellissimo gioco a cui tanto giocai anni fa. Allora ho pensato “perchè no, ci sta a pennello ed è un tributo a un gran gioco con un nome ancora più grande (Ultimate Doom – cosa ci potrebbe essere di più azzeccato?)”.
Praticamente i testi non seguono strettamente un concept, ma tutti hanno a che fare, come hai detto anche tu, con emozioni negative e ogni forma di decadimento (per esempio, apatia fra gli esseri umani, e isolamento). C’è un certo nichilismo, nel senso che non c’è un significato universale in niente, e per via del fatto che anche se interagiamo l’uno con l’altro siamo sempre soli, perchè nessuno potrà sentirsi esattamente allo stesso modo in cui ti senti tu. Ci sono similitudini e relazioni fra i testi, ma non un concept univoco. Cerco di mantenermi metaforico, coi testi.
Gli antichi dei menzionati in “Pazuzu” sono un’eccezione, quella canzone è molto vecchia. Interessante che tu abbia nominato Lovecraft, è uno dei miei scrittori preferiti. Sembra che abbia una certa influenza su di me, e anche se non me n’ero mai accorto, è evidente una sua impronta ci sia. Lo prendo come un complimento.

A giudicare dalla lista di vecchi concerti sul vostro sito, ne avete fatti molti in Germania, ma ancora nessuno al di fuori del vostro paese (a meno che la cosa non mi sia sfuggita). Prevedete di suonare nel resto dell’Europa, magari inizialmente supportando gruppi più importanti, per far conoscere di più il nome degli Ophis al di fuori della Germania? Ci sono dei gruppi con cui ti piacerebbe suonare?

Sfortunatamente hai ragione a riguardo dei concerti al di fuori della Germania, dato che non abbiamo ancora trovato un promoter che possa coprire le spese di viaggio. Abbiamo avuto delle proposte, ma la cosa non è andata in porto. Avemmo un’offerta dalla Romania l’anno scorso, ma non potevano pagarci alcuna spesa. Non attiriamo abbastanza gente per suonare come headliner, quindi ci piacerebbe suonare come gruppo di supporto, ma molti promoter preferiscono gruppi di supporto locali perchè sono più economici. E’ il buisness…
Non fraintendere, NON facciamo tutto questo per i soldi o per i profitti. Quando suoniamo, lo facciamo per un pranzo gratis e qualche spicciolo per la benzina. Niente di più. Ma come ho detto, i promoter preferiscono gruppi locali perchè hanno meno spese da coprire. Almeno questa è la nostra esperienza.
Un’altra possibilità sarebbe auto-finanziarci, ma potrebbe essere la nostra rovina. Avremmo potuto unirci al tour europeo degli Immolation, ma il loro management voleva 500 euro al giorno. Non potevamo permettercelo, e dovemmo declinare. E quella era anche un’offerta economica, credimi. Ma comunque teniamo gli occhi aperti: l’album sta vendendo bene, anche al di fuori della Germania, e forse qualcosa si potrà fare. Almeno siamo stati fortunati qui in casa, e abbiamo potuto suonare con gruppi come Illdisposed, Forgotten Tomb, Primordial, Aborted, Swallow The Sun e altri. Gruppi con cui mi piacerebbe suonare sono i My Dying Bride, i Deicide, i Mourning Beloveth, gli Asphyx e i Benediction.

Essendo io stesso un fan del doom, devo dire che è il mio genere preferito di metal perchè è quello verso cui riesco a relazionarmi più da vicino, è una sorta di valvola di sfogo per quelle emozioni negative che ogni essere umano ha (chi più, chi meno). Qual è il tuo modo di relazionarti al doom? Cosa ti ha portato a scegliere di suonare questa musica?

Non ho scelto di suonare doom, è una cosa che mi è venuta naturale. Stavo scrivendo canzoni per il mio vecchio gruppo Rain of Ashes (che faceva thrash metal), e molte di esse si rivelarono essere lente e “doomy”, non intenzionalmente, finchè non realizzai che il doom metal era il modo migliore per esprimere ciò che avevo dentro. Sai, il thrash metal è espressione di rabbia, il black metal di odio, ma il doom unisce tutte le emozioni negative in una sola musica. Credo che sia la forma più pura di musica emozionale che esista. Il doom è così autentico che oggi è l’unico genere di metal ancora libero da fan dell’ultim’ora, e da gruppi che seguono il trend solo per essere cool. E questo è il secondo grande merito del doom metal. E’ ancora puro, è uno dei pochi generi musicali al mondo che mette ancora la musica al centro. Guarda il death metal di questi tempi: ci sono ragazzini che considerano gruppi come Arch Enemy o Six Feet Under autenticamente violenti, e magari non hanno nemmeno mai sentito i Dismember. La scena è divisa fra gruppi veri, e cloni di plastica. Il doom non è musica cool, chi lo ascolta lo fa davvero per passione. Noi non abbiamo un bacino d’utenza molto ampio, ma i nostri fan sono davvero fan, capisci cosa intendo? E questa è la cosa più importante, per me.

Puoi nominare qualcuno dei tuoi gruppi preferiti? Inoltre, negli ultimi anni diversi nuovi gruppi sono emersi con lavori ottimi (e gli Ophis sono fra i migliori) in vari generi di doom, incluso ovviamente il death-doom. Cosa pensi della scena doom attuale?

Credo che la scena doom si stia evolvendo, almeno qui in Germania, speciamente per quanto riguarda il death-doom e il funeral doom. E’ certamente più grande di 10 anni fa, e anche molto più grande di 5 anni fa, quando rilasciammo il nostro primo demo. Finora è stato un progresso positivo, ha incrementato la tolleranza verso questa musica da parte dei fan del death e del black metal. Ora è possibile per gruppi come gli Ophis suonare insieme a gruppi con violenti blastbeats ed essere accettati dal pubblico. Ma ammetto che spero che non diventi molto più grande di adesso. Come dicevo, il doom è una delle poche musiche ancora risparmiate dai cloni di plastica, e così dovrebbe rimanere.
Alcuni dei miei gruppi doom preferiti sono: Shape Of Despair, Evoken, The Ethereal, Rigor Sardonicous, Mourning Beloveth, Monolithe, Thorr’s Hammer e soprattutto Skepticism!!! Mi piacciono anche gli Ataraxie, il primo album dei Pantheist, i Burning Witch, i Funeral, e ancora altri. Devo dire che ascolto principalmente death-doom e roba funeral. Fra i classici, adoro i Count Raven, a volte i Candlemass, i Pentagram, e i Wytchcraft. I gruppi stoner e drone non m’interessano molto, invece.

E, doom a parte, qual è la tua musica preferita (sia metal che non metal)?

Per quanto riguarda il metal, a parte il doom, le mie preferenze vanno al death metal vecchia scuola (soprattutto quello dalla Florida), come Deicide, Malevolent Creation, Morbid Angel, Suffocation, Obituary, vecchi Death, na anche gruppi Europei come Dismember, Unleashed, Bolt Thrower, Asphyx, Belphegor, e altri.
Il thrash è sempre stata una mia passione: Slayer, Celtic Frost, Sodom, Megadeth, Exodus… un po’ tutti.
Ovviamente ascolto anche qualche gruppo black metal (vecchi Mayhem, Dark Funeral), e classici come Manowar (erano i miei preferiti, da adolescente), Maiden, Priest, Riot, Metal Church.
Circa il 75% della musica che ascolto è metal. Per il resto mi piace la roba new wave/new romantic degli anni ’80 come Ultravox, Depeche Mode, OMD, Camouflage, Men Without Hats, e quel tipo di gruppi.
La musica classica anche mi piace, soprattutto corale, dei tempi del rinascimento.

Ok, siamo alla fine. Ancora complimenti a te e a tutto il gruppo per il lavoro eccezionale che avete svolto con “Stream of Misery”, e i miei migliori auguri per il futuro. Lascio le ultime parole a te, per qualsiasi cosa tu voglia dire al pubblico italiano.

Innanzitutto voglio dire mille grazie a te, Giuseppe, per il tuo supporto e per averci dato questa opportunità. Spero che parleremo ancora presto (magari faccia a faccia). E’ stata un’intervista interessante.
Da quello che so, il doom non è molto conosciuto in Italia, ma magari qualcuno di voi lettori vorrà ascoltare il nostro album, abbiamo fatto del nostro meglio. Stay true, e boicottate la merda mainstream nu-metal! Grazie per la vostra attenzione. Arrivederci e abbiate cura.

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