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Organic Illusion (Omar Moretti)

Di Stefano Burini - 8 Dicembre 2012 - 9:00
Organic Illusion (Omar Moretti)

Dopo l’uscita del demo “Deception” gli Organic Illusion tornano alla ribalta più agguerriti che mai e, nel raccontarci la loro storia, le loro origini e le loro idee colgono anche l’occasione per parlarci di che cosa sta bollendo in pentola per il prossimo futuro. Ma ora bando alle ciance e lasciamo spazio alla band marchigiana, qui rappresentata dal membro più “anziano”, il batterista Omar Moretti.

 

«Ciao ragazzi, innanzitutto vi volevo chiedere di presentarvi e di raccontarci chi siete, da dove venite e come è nata la vostra band.»

«Ciao! La band nasce molto prima della canonica “data di formazione” da una idea di Fabio (chitarra) e Giacomo (voce) che sviluppano idee messe insieme molti anni prima di pensare alla band come Organic Illusion, i quali iniziano a prendere forma nel 2010. Dopo un periodo di assestamento e alcuni cambi di formazione arrivano Massimo (chitarra) e Giuseppe (basso) . Io mi sono unito più tardi, in veste di batterista, alla formazione che già aveva alle spalle un buon background live e stava registrando “Deception”.»
 
«Siete alla vostra prima esperienza in assoluto o avevate già militato in altre formazioni/progetti? Se si a che livello? Avevate prodotto un demo o anche in questo senso si tratta della vostra prima volta?»
 
«No, bene o male tutti i componenti hanno o hanno avuto altri progetti che si son spesso intrecciati tra loro, nonostante la giovane età [a parte me (Omar), il “vecchio” del gruppo..sigh ]. Giacomo ha militato nei  Sons Of Judas (cover band dei Judas Priest) per 3 anni e si è poi unito al progetto heavy-thrash (insieme a Giuseppe e Massimo) Silence Keeper che aveva un demo all’ attivo prima dello scioglimento e poi ai The Reaper (inediti e cover heavy metal). Attualmente oltre che degli Organic Illusion, Giacomo è il frontman dei Drifters, cover band degli Iron Maiden; Massimo è stato il chitarrista dei già citati Silence Keeper e attualmente milita anche nei  Jackstraw (modern thrash). Giuseppe, oltre alla band con Giacomo e Massimo, attualmente milita anche nella symphonic/post-opera metal band Crysalis. Io ho fatto parte per quasi un decennio dei Resurrecturis, storica band death metal marchigiana con cui ho registrato il secondo disco “The Cuckoo Clocks Of Hell” e ho preso parte alle prime due tournée europee della band a supporto degli album Nocturnal (1999) e del già citato “Cuckoo” (2004); inoltre milito tuttora nei Mysia, band death/gothic con cui ho registrato il promo “No Backwards” nel 2010. Fabio è il “caso atipico”, poichè ha preso parte a diversi progetti che non hanno però poi avuto seguito: gli Organic Illusion sono la sua prima band “seria”.»
 
 
 
 
«Ascoltando il vostro demo, “Deception” direi che sicuramente, pur mettendoci assolutamente del vostro, i vostri punti di riferimento possano essere i gruppi dell’ondata di thrash/groove metal dei primi anni ’90 (Machine Head e Pantera, tanto per citare i due nomi più famosi e celebrati). Mi confermate questa sensazione? Volete aggiungere qualche altra band o artista che ritenete importante nel vostro background di musicisti ed appassionati?
 
«La tua sensazione è ovviamente corretta, il background è evidente. Ci sono ulteriori influenze che spaziano dal metal più classico alle nuove tendenze che stanno uscendo però allo scoperto nelle nuove composizioni, dove al groove e all’impatto delle band citate si stanno aggiungendo nuovi e più svariati elementi, dal death melodico al new thrash a… semplicemente quello che ci piace, senza grandi preoccupazioni o paraocchi.»
 
«Siete originari delle Marche, si diceva, cosa potete raccontarci della scena underground (se esiste) delle vostre zone? Ci sono altre band che suonano musica propria? E spazi in cui esibirvi?»
 
«La scena underground esiste, eccome! Le bands sono molte, e molte anche di qualità. Su tutte possiam citare gli Infernal Poetry che non hanno bisogno di presentazioni, i già citati Resurrecturis, i Dark Lunacy, i Sibylla, i Crysalis o i Centvrion. Tutte bands note nel panorama nazionale ed internazionale e che calcano palchi e pubblicano dischi da anni, diventando anche punti di riferimento per i propri generi.  Ma ci sono decine e decine di band validissime ed interessantissime da ascoltare e che coprono praticamente ogni incarnazione del metal, dal più classico al più estremo o moderno. Il problema vero dalle nostre parti (ma credo un po’ dappertutto..) NON è la scena delle band, bensì i locali! Sono pochi e faticano molto a far esibire le band. La musica estrema rimane sempre “di nicchia” e  i problemi soliti con vicinati che non vedono di buon occhio questo genere di musica la fanno da padrone. Inoltre organizzare eventi che richiamino tanto pubblico e facciano risaltare la scena richiedono investimenti, pubblico e sforzi che cozzano inesorabilmente coi problemi di cui sopra, uniti allo scarso “coraggio” dei gestori di locali. Ci sono dei festival organizzati da gruppi di ragazzi molto dediti alla scena che portano anche band interessanti, ma sono purtroppo mosche bianche in un panorama che fatica ad emergere.»
 
 
 
 
«Vi sentite parte di questa scena? Oppure vi sentite più un “unicum” scollegato da altre realtà che invece fanno tutt’altro sia come genere che come attitudine?»
 
«Fondamentalmente parte della scena. Molti dei ragazzi che ne fanno parte sono innanzitutto amici, e si sentono uniti sia da questa passione sia dalla consapevolezza di essere un gruppo in cui c’è bisogno di sostenersi a vicenda per permettere alle band di emergere e suonare live. La cosa molto positiva è che è una scena propositiva, curiosa delle novità e in cui c’è grande rispetto tra musicisti e non solo. Un ambiente stimolante, insomma, con molto fermento, band che nascono ogni giorno. Ciò che manca è una “vetrina” per questa scena, che si vede praticamente confinata in due-tre locali.»
 
«Un aspetto che definirei molto interessante e concreto nell’ambito della vostra proposta, è quello delle liriche. Volete dirci quali sono gli argomenti per voi più importanti e di cui sentite che valga la pena parlare nelle vostre canzoni?»
 
I testi sono scritti principalmente da Giacomo che ama scrivere di ciò che ci circonda incarnando un po’ quelle che sono le tematiche predilette dallo spirito di tutti i componenti della band. Le nostre tematiche sono fortemente connesse alla realtà quotidiana, come la vita e la morte in “Organic Illusion”, l’ omologazione della società in “Mind Control” e “Pests” o la politica in “Hung’Em…”. Questo forte rapporto con la realtà e le sue multiformi sfaccettature sta prendendo anche altre forme nei nuovi testi, rendendo il quadro più ampio e amplificando il messaggio a più ampio raggio.» 
 
 
 
 
«Se affermo che nella vostra musica in mezzo al preponderante spirito thrash/groove metal mi pare di scorgere anche qualche incursione nel metalcore (come per esempio in “Freedom Cage” che mi fa venire in mente certe cose degli ultimi Shadows Fall, come scritto in sede di recensione) vi trovate d’accordo? Quale è la vostra posizione su questo sottogenere? Sono sonorità che vi interessa approfondire o integrare nella vostra musica?»
 
«Lo spirito che citi è il pilastro su cui si fonda la nostra musica. Però gli ascolti di ogni componente sono dei più disparati, e probabilmente ciò si riflette nella musica. Non a caso anche il promo ha sì un groove e una “rocciosità” di fondo, ma non è totalmente orientato verso UNA sola coordinata. Del resto, non va mai dimenticato che non c’è “in assoluto” un bel genere musicale e uno brutto.  Esiste invece una bella canzone e una inascoltabile, una che colpisce, incuriosisce e una che risulta insignificante. Puoi trovare rappresentanti dell’una e dell’altra categoria in ogni angolo della musica (non solo metal).»  
 
«Guardando il vostro demo la prima volta che mi è capitato tra le mani sono rimasto subito colpito dall’artwork, ben realizzato e in grado di catturare l’attenzione del fruitore fin dalla prima occhiata. Di chi è stata l’idea? Che cosa simboleggia per voi? Chi è l’autore?»
 
«Il “cuore” nasce dall’ idea di riunire l’ ossimoro del nome: “organico” e “illusione”. Nulla è più organico e anche visivamente “tangibile” di un cuore, ma il tutto viene reso “artificiale”, illusorio proprio dalla decontestualizzazione fatta, tale da farlo sembrare “artificiale”. Il concetto viene riassunto anche nelle note a corredo dei testi e nella biografia: “universe closed in a cage, made of bones and bleeding flesh”. La realizzazione dell’ artwork e la graficizzazione di tale concept è stata affidata a Daniele Tedeschi, artista che collabora tra gli altri anche con Infernal Poetry, Design e Crysalis
 
 
 
 
«Raccontateci qualcosa sui progetti che certamente avrete per il futuro: state già lavorando su nuovo materiale? Avete in mente un altro demo oppure che altro avete in serbo per noi?»
 
«Ovviamente si!! Stiamo scrivendo nuovi pezzi in cui le esperienze maturate in “Deception” si stanno unendo sempre più a spunti nuovi e ai gusti di ogni singolo componente. La “paura” di sbagliare che può far sembrare “Deception” troppo ancorato a dei canoni precisi come quelli citati nelle prime domande sta svanendo lasciando spazio a uno stile che a questa “base” sta aggiungendo spunti personali che crediamo renderanno il nostro sound ben identificato e riconoscibile. Ora più che un demo, ci interessa proporre e far conoscere “Deception” così che il materiale nuovo, una volta pronto, finirà in un full lenght di cui la gente potrà dire “è il disco degli Organic Illusion! Li ho visti già dal vivo/ho sentito il loro primo lavoro, spaccano!”»
 
«Vi ringraziamo per il vostro tempo e facendovi i migliori auguri per il futuro vi lasciamo spazio per chiudere l’intervista come meglio credete.»
 
«Grazie a voi!! Vi segnaliamo la nostra pagina ufficiale www.organicillusion.com dove potrete ascoltare “Deception”, guardarne l’artwork e ordinarci una copia. Inoltre troverete link ai canali ufficiali Youtube, Facebook e social vari. Fate girare il nostro nome il più possibile, proponeteci serate, condividete la nostra musica…e oltre a ricordarvi di noi per i live, presto risentirete parlare di noi!»
 
 
Intervista a cura di Stefano Burini