Outrage (Markus Urstöger)
Ciao ragazzi, qui Daniele di www.truemetal.it… sono contento di poterti intervistare… grazie! Per prima cosa parliamo del vostro stile, che chiamate ‘neckbreaking death metal’. Una definizione figa! Lo puoi illustrare meglio, tanto più che ne siete gli inventori?
Sin dall’inizio, una delle cose più importanti per noi era (ed è) che la gente reagisse selvaggiamente alla nostra musica, percependo il nostro groove. Il nostro obiettivo è quello di regalare al pubblico dei buoni momenti, facendo loro sbattere la testa – e da qui il temine ‘neckbreaking death metal’ – il più possibile. Così, quando se ne vanno a casa con il collo dolorante, possiamo dire di aver raggiunto il nostro scopo!
E, cosa c’è attorno al titolo del vostro nuovo album, a mio parere molto duro e pesante? Perché avete scelto “Brutal Human Bastard”? L’Umanità in generale?
L’essere umano è un brutale bastardo. Basta prendere atto delle notizie che, ogni giorno, hanno ad oggetto disastri e abomini in tutto il mondo.
Qual è il significato della copertina?
Volevamo un espressione che rappresentasse la feccia della terra, e abbiamo provato a disegnare quella umana. La copertina doveva essere disegnata in modo minuzioso e brutale, così abbiamo voluto che Jan “Örkki” Yrlund di www.darkgrove.net si occupasse della copertina, e il risultato è stato fantastico.
E i testi, di cosa trattano? C’è una canzone (o più), che ha un particolare significato per voi?
Il responsabile per i testi sono io. Cantiamo sulla guerra della droga in Messico, della rivolta in Syria o del cannibale di Rotenburg (Armin Meiwes, NdR). Tutti fatti reali. “Deprivation” è dedicata a un amico morto qualche anno fa. Non tutte le song sono però serie: cantiamo anche di viaggi, bevute e di male al collo, ahahah!
In che modo si è sviluppata la composizione di “Brutal Human Bastard”? Cosa c’è oltre la sua realizzazione? Puoi raccontarci qualche aneddoto?
Si comincia sempre con la musica. Così, per almeno sei mesi prima di entrare in studio siamo totalmente concentrati sulla scrittura sia della musica, appunto, sia dei testi. Abbiamo avuto alcune sessioni di scrittura molto intense, e potete immaginare che in qualcuna di esse un paio di birre hanno trasformato la sessione stessa in un party, ahahah! È stato molto divertente, ma alla fine sono abbastanza vecchio da capire quando possiamo farlo e quando no. Se il bere influenza il tuo modo di suonare, devi riconsiderare le tue abitudini. Comunque, un paio di birre durante una jam session aiuta sicuramente a superare la timidezza e alcune idee possono sembrare anche troppe.
Come lavorate invece in studio? In che modo sviluppate e distribuite le varie idee?
Abbiamo affrontato lo studio ben preparati: avevamo programmato minuziosamente tutti i tempi e registrato la base di chitarra affinché tutti gli strumenti fossero in sintonia, prima di entrare lì. Dovevamo essere in grado di registrare senza problemi così abbiamo fatto un sacco di prove, prima di iniziare il recording. In studio abbiamo cominciato con la registrazione della batteria, le cui tracce erano la base per la registrazione della prima chitarra. Poi abbiamo registrato la seconda chitarra, che è stata seguita dal basso e, in ultimo ma non da ultimo, le parti vocali. Durante il lavoro in studio, poi, il nostro produttore Kristian “Kohle” Kohlmannslehner ha apportato qualche idea qua e là. Abbiamo molta fiducia di lui per cui lasciamo che qualcosa di suo entri nelle canzoni. Tuttavia, il songwriting è stato completato interamente prima dell’entrata in sala di registrazione.
Nel vostro sound pare esserci un po’ di tutto: thrash, death classico e metal/death-core. Ciò è intenzionale o è il risultato di una miscela che è nata da sola?
No, non è intenzionale. Semplicemente, le cose escono da sole quando suoniamo. È un miscuglio delle preferenze musicali di ciascuno di noi. Non diciamo: «questo deve essere thrash, quest’altro old school, ecc». Accade da solo.
Come mai due soli full-length (“Contaminated”, 2012; “Brutal Human Bastard”, 2013) in una carriera cominciata nel 2000?
Dopo l’EP “Switch Off The Pain” del 2006 sapevamo che era giunto il momento di produrre un album. Nel 2007 ci siamo concentrati per suonare dal vivo ma nel 2008 abbiamo dovuto reclutare un nuovo batterista. Così, siamo finiti alla fine dell’anno stesso, in cui abbiamo registrato “Contaminated”. Dopo una serie di trattative con varie etichette, lo abbiamo pubblicato nell’autunno 2009. Dopo un 2010 assai intenso, nella primavera del 2011 siamo entrati nei Kohlekeller Studio per registrare “Brutal Human Bastard”. Il quale, però, a causa di motivazioni personali, non ha potuto vedere la luce prima di novembre 2013.
Pensi ci siano da apportare dei miglioramenti nel vostro sound, o ne siete totalmente soddisfatti?
Attraverso gli anni con l’aumentare dell’esperienza sia di vita sia musicale siamo progrediti in modo naturale, e speriamo di evolverci ancora! Dobbiamo solo migliorarci: la stagnazione è l’inizio della fine…
A proposito, il sound di “Brutal Human Bastard” è assolutamente devastante. Riuscite ad essere così duri anche dal vivo?
Grazie! È molto importante avere questo tipo di suono non solo su disco ma dal vivo, soprattutto. Usiamo sempre un sacco di equipaggiamento, dal vivo, il che ci aiuta nell’esperienza live.
Quali sono le principali influenze che vi hanno formato da giovani?
Grande influenza hanno band come Six Feet Under, Sepultura, Nirvana, Obituary. Ma, come prima accennato, ciascun membro ha una vasta gamma di preferenze e, quindi, le sue personali influenze.
L’intervista è finita. Avete programmi per l’Italia? E, a proposito, cosa vuoi dire ai lettori di www.truemetal.it ?
Grazie per l’intervista e grazie a tutti i nostri fan e promoter, che ci hanno supportato in questi tredici anni di carriera. Ascoltate “Brutal Human Bastard” e lasciate che la testa si stacchi dal collo… il futuro è un Outrage! E poi, suoneremmo con vero piacere, lì in Italia, qualche volta…
Intervista a cura di Daniele “dani66” D’Adamo