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Over Dead In Over (Luca, Alessio e Stefano)

Di Daniele D'Adamo - 28 Dicembre 2011 - 0:00
Over Dead In Over (Luca, Alessio e Stefano)

Dalle Marche arrivano gli Over Dead In Over che, con il loro “Resolution Formula”, hanno ancora una volta dimostrato che in Italia si possano raggiungere livelli di eccellenza qualitativa assoluta. Sempre che ci siano passione, preparazione e professionalità. Gli O.D.I.O. possiedono tutte queste qualità, e si sente in ogni ‘solco’ dell’album. A Luca Giacchetti (chitarra), Alessio Corinadesi (basso) e Stefano Mencarelli (voce), il compito di raccontare la storia della band. Dagli esordi al… futuro prossimo venturo.

 

Da O.D.I.O. a Over Dead In Over o viceversa?

Luca: bella domanda… a dire il vero non ci ho mai pensato. Forse, come sostieni tu, da “O.D.I.O.” a “Over Dead In Over”. Non volevamo il classico nome ‘metal’ che finisse con la desinenza inglese ‘-ity’ così un giorno mi uscì, dopo un paio di tentativi, questo strano nome: ‘Over Dead In Over’ che, seppur lungo e privo di significato, reputai originale e dannatamente ‘musicale’. All’inizio non fu accolto calorosamente dal resto della band ma, visto l’acronimo che ne derivava e non trovando altro di meglio, lo abbiamo mantenuto.

Alessio: ahahah… vero! Ricordo il giorno in cui Luca si presentò alle prove e disse di aver pensato a un nuovo nome. Appena pronunciò ‘Over Dead In Over’, pensato mentre era sotto la doccia, lo liquidammo senza pensarci su troppo. Ma, nei giorni seguenti, ripensando al nome e al suono musicale che aveva, lo rivalutammo e decidemmo di farlo nostro!

In ogni caso, perché ‘odio’?

Luca: non c’è un perché particolare, se non per il fatto che trovavamo l’acronimo perfetto per una death metal band che voleva suonare musica pesante, oscura, opprimente, elaborata, estrema. Ovviamente, oggi come oggi, non inneggerei assolutamente all’odio. Anzi, sono una persona molto pacifica che si fa gli affari suoi ma, come tutti i metallari che da poco raggiungono la maggiore età e hanno un grande senso di ribellione interno, per me era naturale suonare in una band con questo nome (ride, N.d.R.); senza stare troppo a pensare che l’odio sia uno dei sentimenti più brutti che l’essere umano possa invece provare.

Alessio: tu sei pacifico quando dormi, ahahah!

La band si è formata nel 2004 e, dopo varie vicissitudini, pare aver trovato la giusta stabilità, adesso. È così?

Luca: sì. Senza ombra di dubbio questa line-up è la più forte e compatta che abbiamo mai avuto. C’è da considerare il fatto che, logisticamente, siamo smistati tra le province di Ancona, Pesaro e Bologna ma, nonostante questo, riusciamo a provare regolarmente tutti assieme una volta a settimana, stando in continuo contatto via telematica e organizzandoci e dividendoci i compiti all’interno della band, proprio per sentirci tutti coinvolti e parte attiva di essa. Spero che questa passione e dedizione non vada scemando, perché vogliamo raggiungere, nel nostro piccolo, degli obiettivi. Per due anni (2006 ÷ 2008) siamo stati fermi con la line-up: era ridotta a basso, voce e una chitarra. Sono stati anni molto bui, sofferenti, ma alla fine la nostra perseveranza è stata premiata con gli ingressi di Diego e Mauro che, oltre ad essere musicisti ben preparati tecnicamente, sono dei ragazzi davvero in gamba dal punto di vista umano. Grazie a loro è rigenerato in noi l’entusiasmo di proseguire l’avventura e oggi, oltre ad essere cinque individui che suonano nella stessa band, siamo anche amici.

Alessio: i due anni senza una line-up completa sono stati molto duri, ma se è vero che certe cose devono capitare e vanno viste positivamente, possiamo affermare che hanno contribuito a definire il carattere di base di “Resolution Formula” e a creare uno stretto legame tra me, Luca e Stefano.

“Resolution Formula” è il vostro primo full-length. Nonostante sia un’autoproduzione, il suo suono è davvero maturo e professionale. Come avete fatto, a realizzarlo così bene con le vostre sole forze?

Luca: ti ringrazio innanzitutto per i complimenti. Voglio specificare che per la realizzazione di “Resolution Formula” ci siamo recati in uno studio professionale e, più precisamente, presso i Lullaby Recording Studios di Enrico Tiberi e il suo collaboratore Stefano Wosz (Edenshade), a Civitanova Marche (MC). Conosco Enrico dal 2007; fin da subito sono stato affascinato dalle sue doti musicali fuori dal comune e dal suo modo di comporre e di produrre, che si tratti di metal, rock, pop o elettronica. Per cui non avevamo dubbi, anche perché i ‘Lullaby’ sono ormai una realtà locale importante per chi vuole un prodotto professionale senza doversi spostare dalle Marche. Le registrazioni si sono svolte in maniera molto rilassata e la sperimentazione ‘l’ha fatta da padrona’, soprattutto negli arrangiamenti vocali e strumentali, anche se, ovviamente, ognuno di noi era preparato fino all’ultima nota. Siamo così riusciti a stravolgere un brano intero come “Existence” che, grazie alle parti ambient suonate da Enrico, è divenuto uno degli episodi più caratteristici del disco. Anche Stefano Wosz è stato fondamentale, sopportando la nostra pignoleria in tutte le fasi di registrazione ed editing, mettendosi a completa disposizione del gruppo. Infatti, i tempi si sono protratti moltissimo rispetto alla data prevista di uscita, soprattutto in fase di missaggio e masterizzazione, perché volevamo dare a ogni singolo strumento il giusto spazio, amalgamandolo perfettamente con il resto. Questa lunga attesa ci ha regalato un prodotto che ci rende soddisfatti e che, in termini di pura produzione, riteniamo adeguato alla nostra proposta musicale.
 

Come sta andando la caccia al contratto discografico?

Alessio: più che cercare un contratto al momento ci siamo prefissati di far conoscere la nostra musica il più possibile tramite internet e concerti live ma, ovviamente sarebbe ottimo se ci fosse qualcuno alle spalle che curasse la promozione della nostra musica.

Qual è il significato del titolo e della copertina? E, più in generale, a cosa v’ispirate per scrivere i testi delle canzoni?

Stefano: lo scontro all’interno della mente di un pazzo omicida è il concetto base dell’album. Più precisamente, la lotta tra una parte pura e limpida, e una parte oscura e malvagia. Quest’ultima, rimasta nascosta per lungo tempo, infine prende il sopravvento sull’altra sotto forma di paura dell’ignoto, del nulla, di se stesso. Tutto ciò scaturisce violenza e rabbia contro il prossimo fino a quando non entra in gioco un’entità superiore, in grado di comandare il destino. Essa condurrà l’omicida verso il sentiero giusto da percorrere: quello del suicidio. Questa è la ‘formula risolutiva’ (“Resolution Formula”). Nella copertina il soggetto ha appena varcato la porta del suicidio. Per quanto riguarda i testi non faccio altro che tradurre in lettere quello che i chitarristi (Mauro e Luca) cercano di trasmettermi tramite le loro note. La principale fonte d’ispirazione sono quindi Luca, Mauro ma anche gli altri componenti degli O.D.I.O. Poi, l’elaborazione delle metriche e tutto il resto vengono spontanee.

Per quanto riguarda la musica, come procedete con il songwriting?

Luca: di solito Mauro ed io registriamo al computer una serie di riff che potrebbero rappresentare un’ipotetica bozza di canzone, spesso con l’ausilio di una drum-machine programmata spartanamente per dare un senso logico al tutto; la proponiamo agli altri e se piace ci lavoriamo tutti insieme, fino a raggiungere una struttura definitiva. A questo punto Stefano butta giù delle linee vocali e valutiamo quali sono gli arrangiamenti da modificare o meno. Per “Resolution Formula” è andata così: ci sono tanti riff e parti piuttosto complesse a livello strutturale. A seguito però dell’esperienza maturata in studio desidererei, per l’imminente futuro, comporre anche qualche brano più immediato, che nasca da una ‘jam-session’ in sala prove che coinvolga tutti fin dall’inizio.

Il vostro sound suona, anche, in modo spesso meccanico. C’entra qualcosa, il cyber death alla Fear Factory?

Luca: onestamente, siamo più attratti dalle atmosfere rarefatte e claustrofobiche dei Meshuggah o Strapping Young Lad. I Fear Factory negli anni ‘90 sono stati sicuramente i pionieri di un certo stile e personalmente adoro album come “Demanufacture” o “Obsolete” ma non li annovererei tra le influenze principali degli O.D.I.O. Sicuramente ci sentiamo vicini al loro modo di intendere la musica, centrata sul ‘groove’ e la pesantezza di un brano più che alla velocità di esecuzione.

In particolare, a cosa è dovuta la nascita di brani ambient come “323”? Si tratta solo di un caso oppure qualcuno di voi ama questo genere?

Stefano: “323” nasce dal desiderio della band di inserire qualcosa che riposi e distragga l’orecchio dell’ascoltatore per qualche minuto, così ho pensato a un’atmosfera che potesse ricordare la mente del personaggio in copertina, fulcro dei testi. Lo scopo inoltre è quello di fare avvertire, all’ascolto, un piccolo brivido di paura, che poi è il perno su cui ruota la canzone successiva “Neglected By Heart”. Alla base del brano (composto da Enrico Tiberi e nato da una mia idea) troviamo il mio amore per i film thriller/horror e musica ambient alla Charlie Clouser. Una piccola curiosità: la somma dei tre numeri è 8, che è esattamente il numero dei nostri brani all’interno dell’album. È così che è nato il titolo.

Qual è il vostro background musicale? Come lo rapportate allo stile degli Over Dead In Over mantenendo la loro evidente personalità artistica?

Luca: abbiamo un background musicale piuttosto vasto ed eterogeneo, quindi non solo death metal ma anche alternative rock, darkwave, hard rock, crossover, progressive, hardcore e tanto altro ma non posso fare a meno di nominarti come nostre influenze principali, band come Meshuggah, Machine Head, Opeth, Nevermore, Soilwork, Textures. Ovviamente cerchiamo di elaborare le loro ‘lezioni’ alla nostra maniera, senza farci troppe ‘pippe mentali’ se un riff suona o meno in una certa maniera tentando di avere un sound più personale possibile e non solo debitore delle band sopracitate. Comunque siamo solo alla nostra prima uscita e c’è molto da migliorare, vedremo in futuro cosa accadrà.
 

Com’è la vostra vita di musicisti? Ad ascoltare con attenzione “Resolution Formula” si ha l’idea che siate molto preparati, tecnicamente…

Luca: ti ringrazio nuovamente per il complimento, ma il problema è che non abbiamo una vita da musicisti, magari ahahah! Per noi, ora come ora, la musica resta ‘solo’ la nostra più grande passione e siamo ben consci di questo; non te ne parlo con tono affranto anzi… solo che siamo gente con i piedi per terra che la vive esattamente come la stragrande maggioranza di chi suona questo genere così elitario in Italia. Abbiamo quindi tutti un lavoro regolare ed è a esso che dedichiamo la maggior parte del tempo durante l’arco della giornata. In passato ho dedicato tante ore allo studio della chitarra per migliorarmi tecnicamente, andando anche a lezione ma oggi non m’interessa più quest’aspetto, accetto tranquillamente i miei limiti. Oggi m’interessa di più l’aspetto compositivo e degli arrangiamenti al servizio della band e, per quanto il tempo sia limitato, cerco sempre di tenerlo bello allenato anche su cose molto distanti dalla musica metal.

Alessio: come dice Luca tra tutte le cose che una persona deve fare a trent’anni trovare spazio per lo studio dello strumento è sempre più duro, personalmente ho avuto un buon maestro da ragazzino che ha fissato delle solide basi e una curiosità continua che mi spinge a provare soluzioni nuove e inserirle in quello che è il mio modo di suonare.

Le Marche… c’è spazio per il metal estremo, in queste terre?

Alessio: come si dice «tutto Mondo è Paese» e per Mondo, in questo caso, mi riferisco all’Italia. Spazio per il metal estremo non ce n’è, a parte festival organizzati ad hoc e qualche locale che investe nella scena. Nelle Marche diciamo che siamo prossimi allo zero, nonostante questo le nostre terre riescono a produrre gruppi di qualità elevata come sono stati gli Aydra e come sono tuttora gli Infernal Poetry.

A tal proposito, cosa potete dire della vostra attività dal vivo?

Alessio: fino a Ottobre ci siamo concentrati prevalentemente alla produzione di “Resolution Formula” e inevitabilmente la ricerca di date live è rimasta ferma. Da poco ci stiamo muovendo e devo dire che è molto difficile trovare date, soprattutto per noi che non siamo inseriti in nessun contesto di etichette o agenzie di booking.

Per finire qualcosa per i lettori di Truemetal.it…

Luca: ringrazio davvero tutti coloro che hanno dedicato qualche minuto del proprio tempo per aver letto questa intervista e, magari incuriositi, ci verranno a trovare su facebook, reverbnation e altri portali in rete. Grazie a Truemetal.it che ci ha dedicato questo spazio per dare voce a una piccolissima  realtà underground come la nostra. Quindi grazie davvero di cuore a tutti e se veniamo suonare dalle vostre parti non mancate!

Alessio: mi associo ai ringraziamenti di Luca sia a Truemetal.it per lo spazio e sia a coloro che hanno letto questa intervista. Ringrazio particolarmente a nome degli O.D.I.O. Enrico Tiberi e Stefano Wosz dei Lulluby Studio e tutte le persone che seguono i nostri progressi su facebook e ci seguono nei nostri live.

Stefano: ringrazio vivamente lo staff di Truemetal.it per averci regalato uno spazio dedicato a noi. Ringrazio gli altri componenti della band: Luca, Mauro, Alessio e Diego. Ringrazio tutti coloro che ci stanno seguendo: siete la nostra linfa vitale. Continuate a supportarci, perché è solo grazie a voi che possiamo raggiungere i nostri piccoli o grandi obiettivi. Vi aspettiamo per fare casino sotto il palco! A presto…

Daniele “dani66” D’Adamo