Pendragon (Nick Barrett)
Tre anni dopo la pubblicazione del controverso e contestato Believe tornano sulle scene i Pendragon, con un nuovo full length intitolato Pure. Abbiamo avuto modo di raggiungere il cantante e chitarrista Nick Barrett per scambiare quattro chiacchere a proposito delle ultime uscite, dei progetti paralleli e del futuro della band britannica. Buona lettura!
Intervista a cura di Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
Ciao Nick e benvenuto sulle pagine di Truemetal.it. Nel 2008 è ricorso il trentesimo anniversario dalla fondazione dei Pendragon. Come si è evoluto il sound della band in questi trent’anni?
Da un punto musicale è difficile dirlo, rimaniamo ancora ancorati al nostro bagaglio di influenze come Camel, Genesis e Pink Floyd, però cerchiamo continuamente di sviluppare il nostro sound verso lidi più moderni, pur mantenendo sempre la nostra identità. Dal punto di vista dei testi c’è da dire che siamo cresciuti: ora per me nelle canzoni la cosa più importante è mandare un messaggio che possa in un certo senso colpire e fare riflettere l’ascoltatore. Nei primi tempi i testi invece erano più astratti, più fantasiosi. Non saprei dirti su cosa fossero basati! (ride ndr)
Quando hai cominciato a lavorare su Pure e quanto tempo ti ha preso nel complesso?
E’ stato un lavoro piuttosto lungo e frammentato, purtroppo con i vari progetti, i concerti e le uscite non ho avuto modo di lavorarci sopra in modo costante. Ho iniziato a lavorarci nel 2005, subito dopo l’uscita di Believe, ma senza approfondire più di tanto. Ho ripreso in mano il lavoro nel 2006, quando ho composto buona parte di Indigo, ma è solamente nel 2007 che ho iniziato coinvogliare le mie forze nella composizione del nuovo album
I riff all’interno di Pure si sono fatti molto più Heavy rispetto ai passati lavori. Come puoi spiegarci questo cambiamento nel sound della band?
Si effettivamente c’è un taglio più duro e roccioso nel riffing di Pure. Si tratta di una naturale evoluzione del sound della band: abbiamo cercato di rendere il tutto più moderno, esplorando territori per noi meno consoni come metal e grunge, ma senza per questo trascurare gli aspetti caratteristici del sound dei Pendragon come la ricerca di buone melodie oppure i lunghi assoli di chitarra. Il risultato ottenuto a nostro parere è davvero interessante.
Questo cambiamento ha a che vedere con l’ingresso nella band di Scott Higham alla batteria?
No, non proprio, anche perchè Scott è entrato nel gruppo quando tutto il materiale era già grossomodo composto. Di sicuro ha fatto decisamente un ottimo lavoro e il suo drumming mette in risalto e amplifica questa sensazione di pesantezza. Diciamo che sono due aspetti complementari tra loro, però questa svolta non è dovuta principalmente all’arrivo di Scott.
Qual è il senso del titolo dell’album, Pure?
L’album tratta dei problemi della crescita, in particolare quando verso i 15 e 16 anni tutto ti sembra difficile e arrivi a un punto nella vita in cui vuoi essere qualcuno, vuoi lasciare la tua impronta nel mondo che ti circonda e iniziano i contrasti con i genitori, con la scuola e con le autorità. E’ una cosa che non riguarda solo i giovani ma anche chi è più vecchio e adulto, anche se cambiano le avversità che ci si ritrova ad affrontare. Pure sta quindi a simboleggiare la purezza, l’innocenza dei bambini che ancora non si rendono conto delle difficoltà della vita.
L’artwork dell’album è più oscuro rispetto agli album precedenti. Di chi è stata l’idea?
E’ fondamentalmente una mia idea. Avevo in testa l’immagine di un contorsionista rinchiuso in questo scatolone grande come una lavatrice che avrebbe dovuto simboleggiare un ragazzo intrappolato dalle difficoltà della vita. Ho cercato su internet qualcosa a riguardo e nella ricerca mi sono imbattuto in questa foto nel sito di un’artista tedesca. Ne sono rimasto letteralmente stregato: era proprio quello che cercavo! E’ un’immagine semplice però allo stesso tempo così disturbante e oscura. Le copertine degli album precedenti erano totalmente diverse, più fiabesche e armoniose, più spensierate.
Devo ammettere che il mio pezzo preferito è la lunga suite Comatose, ma tutte le tracce sono davvero ottime. Qual è la tua preferita e perchè?
Credo che la mia canzone preferita sia senza dubbio Indigo, se non altro per come siamo riusciti a coniugare tre parti molto diverse tra loro dal punto di vista musicale in un’unica composizione: la prima si rifà maggiormente a un rock moderno, la seconda è più heavy oriented, mentre la terza è melodica e struggente. Era qualcosa che non avevamo mai provato a fare, qualcosa di diverso e di nuovo, però siamo rimasti davvero sorpresi per il risultato ottenuto. Può suonare strana questa evoluzione per una band come i Pendragon però siamo sicuri che vi piacerà!
Sei da poco tornato da un tour europeo con Mick Pointer, chiamato per l’occasione Script for a Jester’s Tour, per festeggiare i 25 anni di Script for a Jester’s Tear dei Marillion. Cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
E’ stata una cosa incredibile! Sai,ho incontrato i Marillion per la prima volta nel 1982, quando il nostro manager si è accordato con loro per una serie di concerti di supporto in vari locali dell’ambiente londinese, culminati poi in un emozionante spettacolo al Marquee a contatto con un pubblico estremamente caloroso. Fu davvero una grande esperienza quella, contando che avevamo tutti appena vent’anni! Per questo girare per l’Europa con Mick Pointer suonando la chitarra in un tour commemorativo per l’anniversario di Script for a Jester’s Tear è stata un’emozione grandissima.
Cosa pensi a proposito dell’attuale scena progressive internazionale?
Penso che ci siano alcune cose interessanti e altre davvero brutte. Ci sono band nuove come i Riverside che sono salite alla ribalta e stanno dando nuova linfa al progressive. Li reputo davvero dei grandi! Apprezzo molto anche alcuni gruppi della scena nu metal americana che, pur non essendo prog in senso stretto mantengono comunque un atteggiamento progressivo. Si tratta di una scena molto forte, dal sound potente ma che allo stesso tempo rivolge una forte attenzione alla melodia . Molte prog band ormai si limitano sempre a riproporre i soliti stilemi dei Genesis, e questo dopo un po’ inizia a diventare estremamente noioso, mentre questi altri gruppi cercano di spingersi sempre verso qualcosa di nuovo, e li trovo decisamente interessanti.
Ci sono altri artisti o band, anche al di fuori del progressive, che ascolti e apprezzi particolarmente?
Mi piacciono molto i Radiohead, propongono qualcosa di diverso rimanendo comunque sempre abbastanza melodici. Trovo molto interessanti anche i Blackfield. Diciamo che sono attirato principalmente da gruppi che tendono ad esaltare e ad elaborare soprattutto l’aspetto melodico e che cercano di trasmettere emozioni. Non sono molto colpito da gruppi che costruiscono il proprio sound su continui e inutili tecnicismi.
Pure ha vinto il Classic Rock Society Award come miglior album del 2008 e sei stato premiato da Steve Hackett in persona. Puoi descriverci le sensazioni che hai provato in quel momento?
E’ stato incredibile, Hackett per me è una specie di idolo e non l’avevo mai incontrato di persona prima di allora. E’ stato un evento speciale che fosse proprio lui a consegnarmi il premio, Steve è uno degli artisti che più mi ha influenzato come musicista. E’ stata davvero una cosa estremamente emozionante!
Tra Febbraio e Marzo pubblicherete un nuovo live dvd intitolato Concerto Maximo. Vuoi dirci qualcosa a riguardo?
Si tratta del nostro quarto live dvd che abbiamo registrato nell’Ottobre 2008 al Teatr Slaski di Katowice in Polonia durante il tour europeo di supporto a Pure. Abbiamo cercato di inserire nella setlist pezzi che non avevano ancora trovato posto negli altri live, e questo lo renderà sicuramente un prodotto interessante.
Cosa ci sarà nel futuro dei Pendragon?
Adesso avremo un buon numero di concerti in giro per l’Europa nei quali molto probabilmente riproporremo per intero Pure, e poi cominceremo a lavorare su un nuovo disco.
Quando tornerete in Italia per delle date dal vivo?
Torniamo da headliner al Verona Prog Festival il 6 Giugno, quindi tra non molto! Eravamo già venuti lo scorso Ottobre per un paio di date nei pressi di Milano e Roma, e siamo rimasti davvero colpiti dal pubblico italiano, quindi è con piacere che torniamo a Giugno per suonare al Verona Prog Fest!
Ok, questa è stata la mia ultima domanda. Grazie per il tempo a disposizione Nick e a te l’ultima battuta per chiudere.
Grazie a te per il tempo concesso. Vi aspetto tutti a Verona a Giugno per il Verona Prog Festival e spero che il nostro album vi sia piaciuto. A presto!