Persefone (Miguel Espinosa)
Sottovalutatissimi, eppure autori di uno degli album più ricchi e appassionanti degli ultimi anni, i Persefone riflettono nella loro storia i paradossi che attanagliano il business musicale odierno, metal o non metal che sia. Un business in cui di fronte alle lamentele e alle critiche (spesso anche giustificate) che noi – il pubblico – rivolgiamo alle grandi band, gli unici a navigare in acque tranquille sono proprio quei grandi nomi che, nella buona e nella cattiva sorte, continuano a vendere dischi su dischi e a esibirsi di fronte a folle oceaniche. Alle piccole realtà, come i Persefone, non resta che contentarsi della nicchia cui sempre noi – il pubblico – le releghiamo.
A un biennio di distanza da ‘Core‘, piccolo gioiello dell’estremo sperimentale passato inosservato ai più, Truemetal ha scambiato qualche battuta con Miguel Espinosa, tastierista della misconosciuta band di Andorra, il quale ci ha raccontato i Persefone: la loro storia, la loro musica, le loro speranze.
Intervista a cura di Marco ‘Fleba Il Fenicio’ Migliorelli.
Miguel, per prima cosa: grazie di aver dato disponibilità per questa intervista! Fai gli onori di casa: come nasce questo gruppo? Quale idea lo forma?
Hey Marco! E’ un vero piacere per me risponderti. Il gruppo ha iniziato il suo percorso musicale sette anni fa nell’agosto del 2001. Da allora è stata principalmente una cover band temprata dalle canzoni dei Dark Tranquillity, degli In Flames e dei Dissection. Intorno alle metà del 2002 sono entrato nel gruppo e successivamente fin dal momento in cui io e Carlos ci siamo incontrati sul piano personale e musicale, è sorta l’idea di iniziare a comporre quello che poi è diventato l’album “Truth inside the shades”. Lo scopo principale è stato da sempre lo stesso: crescere e crescere con ogni mezzo e sacrificio necessari per conseguire tale maturità. Noi vorremmo davvero vivere di musica ma, come ben sai, il business è brutale: nessuno dà alcunché senza ricevere qualcosa in cambio; così ogni due anni abbiamo “carta bianca” da riempire di musica ed ogni volta ci impegniamo affinché tutto risulti perfetto: studiamo la musica, ci lavoriamo su creativamente con l’idea di aumentare la nostra abilità con ogni mezzo; successivamente cerchiamo di canalizzare in ogni album proprio tutto quello che abbiamo appreso negli anni.
Come è nata l’idea, il concetto di quest’album? Perché riunire la vostra creatività musicale dietro il mito ed il nome di Persefone?
Bene, l’idea di base dietro “Core” è quella di onorare la dea che ci ha dato nome: Persefone. Col tempo questo concetto si è evoluto fino al rappresentare qualcosa di realmente grande e difficile da realizzare. Dopo “Truth inside the shades” sentimmo la necessità di creare un’opera più ambiziosa; di liberare la testa dalla musica e dar vita a un disco mai ascoltato precedentemente. Fu un compito difficile e non è razionalmente definibile come esattamente siamo arrivati a questa concezione di partenza: stabilimmo di comporre un album di tre canzoni (suddivise in sottotracce nell’edizione Europea), nelle quali sostanzialmente prendesse corpo la storia di Persefone attraverso tre differenti punti di vista corrispondenti ad altrettanti personaggi del mito: Demetra, madre di Persefone, Ade, signore del mondo sotterraneo dei morti e rapitore di Core; infine Persefone stessa, conosciuta come Core prima di diventare Regina del regno dei Morti. Tre personaggi che abbiamo voluto introdurre ed accompagnare attraverso melodie ben definite che li connotassero ed ambientassero secondo molteplici livelli. Su questa base concepimmo uno storyboard simile a quello necessario per un film riempiendo però con la musica le scene immaginarie.
Stavo ascoltando la tua apertura di pianoforte in “To face the truth” e mi chiedevo, dominando la forte emozione di quei pochi secondi, quali fossero le tue basi di musica classica; quali siano i tuoi come dire “Maestri Invisibili”.
Fantastico! Ti ringrazio per quel che hai detto.. questo brano di pianoforte lo composi diverso tempo prima di iniziare a lavorare su “Core”. Tutti i ragazzi del gruppo lo apprezzavano e capimmo che in questo punto della storia avrebbe ricevuto un degno risalto.
Per quanto riguarda la mia formazione al pianoforte sono stato autodidatta fino a tempi recenti; negli ultimi anni ho invece studiato teoria della musica e musica orchestrale con l’idea di diventare un musicista migliore e questo anche col serio tentativo di migliorare il mio cantato; credimi, non c’è niente di meglio che l’amore per la musica per trovare la strada che ti porta ad essere un onesto musicista. Sono ancora su questa strada..Tornando a noi, le mie influenze musicali sono molto variegate: dai compositori Classici come Beethoven, Chopin, Stravinskij fino ai maestri del progressive come Michael Romeo (e il suo gruppo per intero naturalmente!!) ma anche compositori di colonne sonore come John Williams o Danny Elfman. Voglio immaginarmi, sentirmi come un musicista dalla mente completamente aperta a tutto.
Sparsamente si possono cogliere influenze di gruppi death come Dark Tranquillity e primi Opeth (negli aspetti più furibondi); ed ancora, dietro al tuo lavoro alle tastiere (a tratti settantiano come nell’apertura di Released) di raccordo e tessitura, una struttura prog leggera ed insieme capace di riunire bellissimi soli da parte di tutti i membri del gruppo e passaggi strumentali ispirati, privi di cali emotivi. Quanto vi ritrovate in questa analisi? Hai qualcosa da aggiungere o correggere o da approfondire?
Beh… è molto più di quel che siamo. Smentire le nostre influenze sarebbe sciocco dal momento che ognuno di noi ha le sue proprie ma è anche vero che da quando abbiamo maggior coscienza di queste stesse influenze, ci impegniamo duramente ad annullarle. Quando Carlos e io abbiamo iniziato lavorare su questo concept, il primo approccio fu quello di creare qualcosa che potesse suonare come Opeth, Symphony X, Dream Theater, Dark Tranquillity, ma non troppo; e questo sinceramente da quando il nostro punto di vista ha iniziato a differenziarsi rispetto a quelli di coloro che sono veri maestri nella musica che suonano. Siamo quindi tornati a lavorare a questa idea per ore, giorni. Fu un lavoro di gruppo che a volte ci ha anche indotto a stare ore su 30 secondi di musica, fino a provare la sensazione profonda che non ci fosse proprio nient’altro di meglio o più interessante che potessimo comporre. Non c’è un solo momento della nostra musica che non sia stato precedentemente studiato secondo dopo secondo, nota dopo nota.
L’album è molto ricco di soli ispirati, chi ha scritto queste parti?
Lavoro solitario o creatività di gruppo?
Le sezioni strumentali sono qualcosa di realmente importante. Ad essere sinceri, queste sono le uniche sezioni su cui abbiamo lavorate separatamente rispetto al resto delle canzoni. Amiamo un po’ tutti suonare dei soli e sviluppare ulteriormente le nostre capacità; non c’è occasione migliore di questa per testare il livello di tecnica ed abilità compositiva raggiunto da ognuno di noi!
Di solito lavoriamo su una base ritmica per poi creare su questa un assolo. Talvolta elaboriamo molto la base ritmica in modo da sperimentare differenti tipi di assolo come ad esempio il solo di Carlos su “Sanctuary: exiled to the void”. Penso proprio che non potrà mai esistere una canzone dei Persefone senza dei soli!
La sfida di un concept album prog deth metal comporta spesso il rischio di troppa semplicità oppure troppo tecnicismo; come vedi il rapporto in musica fra tecnica ed emotività?
Il bello di poter riunire progressive e death metal in un unico stile risiede nella possibilità di dar vita alle sonorità più bizzarre e particolari che il progressive consenta ed al contempo di dar vita a momenti di semplice e brutale death metal. La tecnica è senz’altro un elemento necessario e non solo per chi suona progressive quanto piuttosto per chiunque si ritenga un musicista ambizioso. Questo perché è la strada per rendere possibile ogni realizzazione. Se insistiamo su questo aspetto è perché spesso tradurre quel che prende forma nelle nostre menti necessità della migliore tecnica per essere espresso al meglio; diverse volte non siamo realmente in grado di dar suono a quel che vogliamo così come lo abbiamo immaginato ed è a questo punto che iniziamo ad impegnarci duramente. Non ci consideriamo dei grandi musicisti ma anche nutriamo il desiderio di diventarlo un giorno; l’unica strada possibile è quella di lavorar sodo.
L’impressione finale complessiva è quella di un gruppo cosciente di una sua forte personalità, sicuro di una propria vena ispirativa; che tipo di suono ritenete di aver creato per “Persefone”? Quale idea di musica volete esprimere?
Non è così facile rispondere.. il sound dei Persefone è a se stante in ogni album; per esempio in “Truth inside the shades” abbiamo cercato un sound che fosse il più chiaro e limpido possibile. Su “Core” l’idea è completamete diversa dal momento che avevamo in mente sonorità più oscure ed opprimenti secondo quelle che erano le intrinseche esigenze del mito rappresentato. Quel che è sempre il sound di un nostro album dipende sempre strettamente dal concept o dall’idea cui abbiamo messo mano. Per quanto riguarda l’idea che vogliamo comunicare suonando, la definizione migliore potrebbe essere semplicemente “musica di un certo spessore per chi la musica la ama”. Non siamo un gruppo da “primo ascolto”, siamo invece certi che anche dopo aver ascoltato “Core” cento volte, continuerai sempre a rinvenire nella nostra musica nuovi elementi, nuove sensazioni. Dai, non è veramente bello scoprire che dopo anni dacché lo possiedi non hai ancora ascoltato un album così tanto da averlo esaurito tutto?! Siamo convinti che è proprio questo che rende grande nel tempo un gruppo. Le musica di oggi è musica dell’istante: ascolti un nuovo CD e poi quando arriva il successivo quello che lo precede sembra non esser mai esistito. Decisamente non è questa la nostra idea di musica.
“Core” è un’opera che intreccia più voci rese attraverso growl e screaming ma anche clean maschili e femminili; spesso a queste voci sono abbinati dei temi drammatici bellissimi (come il Father’s Theme nei passaggi di apertura) che ricorrono durante tutto il disco rafforzando l’idea di un lavoro compatto e immane; com’è nata questa idea, perché avete scelto questa impostazione?
Questo è uno dei punti focali di “Core”. Quando vai al cinema o guardi semplicemente un film, ti rendi conto che spesso c’è un tema principale per ogni personaggio importante; tema che viene spesso ripetutto lungo tutta la durata del film. Noi amiamo le colonne sonore e cerchiamo quindi sempre di riprodurre questo feeling nella nostra musica; per questo abbiamo composto un tema principale per ogni personaggio; come puoi vedere anche seguendo la vicenda di Core sul libretto, questi temi ricorsivi sono ben segnati lungo tutto lo svolgersi dei testi; in questo modo c’è continuità di musica e testi e fra musica e testi.
Sul discorso delle vocals ti dico che amiamo servirci di ogni mezzo a nostra disposizione; così per un concept album abbiamo tranquillamente stabilito di dare espressione ad ogni tipo di vocals: growl, screaming e clean sia maschili che femminili.
Growl e screaming sono di Marc; il cantato femminile è di Marta Masafret, un amica del gruppo; è una cantante pop! Ci intrigava l’idea di questa insolita commistione e ha funzionato!
Per quanto mi riguarda ho invece canato alcune parti maschili mentre i cori sono cantati da tutti i membri del gruppo.
Nascita di una poesia: “A ray of hope”; tu sai già bene quanto mi sia entusiasmato per questo pezzo; semplicemente raccontateci come è nata..
Andava fatto. L’inizio della canzone di Persefone! Quel che elle provava, cosa viveva interiormente rispetto al suo rapimento… Tutto ciò andava espresso in un brano acustico. Non l’avevamo mai ancora fatto, ci serviva un punto di partenza. Circa cinque anni fa andai a casa di Carlos. Mi disse che aveva composto una melodia particolare (il tema di Persefone). Iniziò a suonarla e nell’ascolto provai un gran senso di pace. Mi entusiasmò fin dal primo momento e non nutrii alcun dubbio che sarebbe dovuta diventare il tema principale del nuovo album: collimava perfettamente con la personalità di Core, una quieta amabile musa. Non trasmetteva altro questo personaggio che non fosse pace dietro ad un velato seme di perversione. Su questa base quindi abbiamo iniziato a strutturare meglio il nostro brano acustico, qualcosa di nuovo per noi… La composizione del chorus rafforzò l’idea che avevamo l’approccio giusto per definire un raffinato brano acustico. Da ultimo scrissi il testo perché amo poter catare io stesso le mie parole: ho cercato di dar voce alle sensazioni di una musa che proveniva dalla più chiara luce, dall’aria fresca di un cielo vastoe che una volta rapita è stata costretta in un mondo di polvere, oscurità, morte e sofferenza..
Core rivela un gruppo dai molti volti; in questo c’è una corrispondenza fra la vostra varietà espressiva a livello musicale e la dialogica interna del concept (Core-Persefone; Core-Persefone-Demetra; Zeus-Ade..); se “A ray of hope” rappresenta il vostro lato più malinconico e meditativo “Clash of the titans” è un degno esempio della furia e della potenza evocativa del vostro sound nel riunire death di alta qualità e prog senza vuoti compositivi. Mi chiedo come riuscite ad ottenere un livello espressivo così vario; qual è il vostro background musicale, quindi come nasce un pezzo dei Persefone: emozioni? Vita privata? Dialoghi che sorgono fra voi o una discussione specifica di gruppo sulle tematiche scelte? Come e quando arrivano le note?
Non penso che i Persefone facciamo qualcosa di estreamente diverso da quel che fanno altri gruppi. Comporre una canzone è un processo creativo che richiede tranquillità, ispirazione e lavoro costante. Ascoltiamo davvero tanta musica e tanti generi differenti secondo quel che è più prossimo alle nostre esigenze così quando vogliamo creare una canzone iniziamo da una panoramica su tutte le idee più particolari sui cui vale la pena lavorare.
“Core” però richiede un modo di comporre leggermente diverso dal solito e questo perché avevamo uno storyboard fin dall’inizio e quindi non una libertà totale di comporre quel che volevamo. Conoscere come esattamente vuoi fare in una canzone è metà lavoro già svolto e questo perché nel momento in cui andrai a disporre realmente le dita su una tastiera o una chitarra saprai già cosa più o meno stai cercando di esprimere.
Principalmente siamo io e Carlos ad occuparci dell’aspetto compositivo ma questo non significa assolutamente escludere gli altri ragazzi. Loro danno un gran contributo a livello di idee e noi (io e Carlos) cerchiamo di trasporlo in musica al meglio correggendo laddove è necessario.
L’aspetto testuale del disco è decisamente ben curato e ricco; in mezzo a tante trattazioni di mito e letteratura così stereotipiche e abusate “Core” emerge per profondità e coerenza; chi si è occupato di questo aspetto? Che tipo di lavoro ha comportato?
Innanzitutto abbiamo dovuto leggere il mito stesso di Persefone-Core. Il problema successivo consisteva nel fatto che ci fossero differenti versioni dello stesso mito; abbiamo allora iniziato a riportare con ordine ogni versione del mito di Persefone da internet alle biblioteche, quindi abbiamo rilevato ogni elemento sentito come importante per la creazione di una nostra personale visione della vicenda. Un nostro taglio prospettico. Ci sono stati molti punti del mito che ritenevamo rappresentare l’immagine che ci andavamo formando in testa…prendi ad esempio il momento dela trasformazione di core in Persefone; il momento in cui Core appare come Persefone a sua madre Demetra.
In un secondo tempo, poiché l’idea era di presentare il concept sotto tre punto di vista, abbiamo suddiviso in tre differenti parti la storia. E’ logico pensare che Demetra non abbia visto svolgersi gli eventi come Ade nel mondo delle ombre, così nelle canzoni vengono presentati sia punti di vista differenti che punti di vista comuni laddove le parti si intrecciano.
Un esempio, Ermes reca il messaggio di Zeus sulla restituzione al mondo dei vivi di Core a Demetra ed Ade. Ermes appare quindi in “Sanctuary” ed “Under world” ma non in “Seed” perché Persefone non vede concretamente Ermes. Sulla composizione dei testi, considera che non è impresa difficile quando hai un’idea chiara di quella che è la storia. Alla fine tutto quel che devi fare è mettere le parole in musica.
Ok Miguel, passiamo a domande più leggere, spero tu abbia con te un’aspirina! In assoluta sincerità io come anche Riccardo riteniamo questo un lavoro d’alto livello; alta ispirazione, originalità sposano una struttura complessa e certo meritevole di molta attenzione ma mai veramente “pesante”; va alla Burning Star Records pur con tutti i limiti di una label così piccola (è molto difficile reperire i vostri dischi on store) il merito ed il coraggio di aver investito su un gruppo portatore di una musica assolutamente non commerciale. Tempo fa mi hai spiegato che spesso la vostra musica, anche se lodata, è stata definita “poco commerciale”. Hai considerazioni in merito? Si aprono spiragli o tutto ristagna?
Eh eh, naturalmente ho diverse mie considerazioni sul rifiuto globale di “Core”; e quando dico “globale” mi riferisco all’aver bussato davvero ala porta di ogni label del mondo (enormi, grandi, piccole, medie…) per ricevere sempre la stessa risposta: “No grazie”. Il problema è che il tutto non è abbastanza commerciale per loro da indurli ad investire soldi su una eventuale release. Nei tempi in cui viviamo nessuna label rischia veramente i suoi soldi per un gruppo. Eccezioni: Soundholic (Giappone) e Burning Star (Grecia). Vorrei quindi ringraziare la Soundholic per averci dato l’opportunità di rilasciare sul mercato “Core” nel modo in cui l’vevamo concepito (3 lunghe canzoni, la versione recensita da Riccardo Angelini ndMarco) e la Burning Star per aver avuto il coraggio che nessuno ha avuto nel mondo investendo su di noi.
Posso comprendere le repliche delle altre label perché sappiamo bene che “Core” NON è un album commerciale; questo però non significa che sia un pessimo lavoro. Ci rattristiamo di questa impressione perché viviamo e sentiamo “Core” come un grande viaggio lungo il mito che vorremmo condividere con ognuno… Questo era semplicemente impossibile; e invece no! Non ci siamo MAI fermati.
Son due cose ben diverse fare un “affare” e comporre, creare musica. Il primo è business, il secondo è l’aria di cui abbiamo bisogno per vivere. Stiamo quindi lavorando ad un nuovo album. Vorremmo averlo pronto nei primi mesi del 2009. Abbiamo del nuovo materiale su cui lavorare ed un grande concept; stiamo già componendo da Marzo ma è un processo lento perché abbiamo dovuto interrompere la fase creativa per degli eventi estivi cui abbiamo preso parte promuovendo “Core”.
Al momento posso dirti solo questo in merito: siamo convinti di aver raggiunto il miglior sound che i Persefone abbiano mai avuto su cd ed anche abbiamo sviluppato un ottimo approccio al nuovo materiale. Siamo veramente molto ispirati.
Ancora ho letto fra i ringraziamenti il Ministero della Cultura di
Andorra; c’è stato un aiuto sostanzioso da parte del Ministero? Avete ricevuto
attenzione per il vostro progetto musicale? Promozione locale? É interessante
nella misura in cui in Italia è difficile anche solo organizzare eventi per
questo tipo di musica.
Come già sai, Andorra è un principato davvero piccolo, totalmente indipendente da Francia e Spagna; non ci sono quindi molti gruppi attivi qui. Abbiamo voluto fare il nome del Ministero della Cultura perché ci han permesso di far uso di un’ECCEZIONALE sala prove e perché ci hanno contattato per diversi eventi estivi. Marc ha avuto l’occasione di dispiegare il suo screaming davanti ad un pubblico, abbiamo ricevuto un aiuto non indifferente rispetto ad altri gruppi, siamo quindi felici per l’opportunità che ci è stata concessa.
Ci sono quindi buone prospettive nell’immediato futuro…
Finiremo di comporre il nuovo album e suoneremo in alcuni eventi, probabilmente in Francia. Quando avremo finito di registrare ci prenderemo un periodo di pace nel quale suoneremo da qualche altra parte; non molto dopo però torneremo a por mente ad un nuovo concept album.
Miguel, siamo davvero alla “fine” ora; vuoi lanciare un messaggio ai ragazzi di Truemetal con le forze che ti restano? Magari “a ray of hope” per una vostra partecipazione live italiana?
Ma certo! Voglio ringraziare ognuno di voi che ha avuto la pazienza di leggere oggi le mie parole e di seguire i “Persefone”. Lo apprezziamo sinceramente e vi siamo davvero grati per esser qui ora. Ovviamente se venissimo in Italia saremmo ben felici di incontrarvi tutti e trascorrere del tempo insieme!! KEEP METAL!!!