Pink Floyd: “Another Brick in the Wall” compie 40 anni, storia di una leggenda
[Fonte MusicMap]
Sono passati 40 anni. “Another Brick In The Wall, Part II”, dei Pink Floyd, raggiunge un traguardo importante. In questi 40 anni, il singolo non ha mai smesso di stupirci, di confonderci, di farci riflettere. La canzone presenta anche una struttura particolare: è divisa, infatti, in tre parti ed è contenuta nell’undicesimo album in studio “The Wall”, uscito nel 1979. A scriverla fu il bassista e cantante Roger Waters, e parla di temi forti legati alla sua infanzia e ai metodi di istruzione vigenti. “Oh, è stato terribile, davvero terribile”, queste sono state le parole dell’artista in riferimento alla sua educazione infantile. Roger, dopo l’uscita del singolo icona del gruppo, rilasciò un’intervista alla BBC nella quale dichiarò: “[Il brano ndr] Non vuole essere una condanna generale di tutti gli insegnanti, ma quelli cattivi possono davvero influenzare i ragazzi”. Rogers presentò una prima bozza del lavoro concettuale che intendeva fare nel disco agli altri membri della band nel luglio del 2018, più di un anno prima della sua uscita. Tra le canzoni, c’era un trittico di brani intitolato “Another Brick in the Wall – Part II”. Il brano si può definire come un inno di protesta verso il sistemo scolastico, che si esprimeva attraverso le lamentele dei ragazzi nei confronti di un’istruzione rigida, capace di fare il lavaggio del cervello agli scolari. “We don’t need no education / We don’t need no thought control” cantava Waters. Il produttore Bob Ezrin prese parte alla realizzazione di “The Wall”. Avendo lavorato per molto tempo con il suono di una discoteca accanto per la produzione dell’album “Nils” di Nils Lofgren, Bob desiderava ardentemente cimentarsi con qualcosa di più ritmato e funky. Quando si trovò davanti “Another Brick In The Wall, Part Two”, ebbe la possibilità di farlo. In un primo momento, la canzone era “cupa e funebre”, come la definì lo stesso batterista Nick Mason. Ma quando Ezrin sentì le inflessioni funk nella parte di chitarra di Gilmour, suggerì di dare al pezzo una nota groove da discoteca. Gilmour all’inizio si dimostrò dubbioso, ma l’approccio di Mason era perfettamente in linea con la filosofia ritmica della disco. È così che nacque uno dei brani più importanti della scena musicale internazionale. Non si sa bene se sia stato Waters o Ezrin a consigliare di aggiungere un suggestivo coro di bambini. Contattarono Nick Griffiths a Londra e gli chiesero di occuparsi della cosa. Nick si rivolse alla vicina Islington Green School e, grazie all’aiuto dell’insegnante di musica Alun Renshaw senza sentire il parere della direttrice dell’istituto, arruolò 23 studenti che in solo mezz’ora diedero del loro meglio. “Tremo ancora oggi ricordando la sensazione che ebbi quando sentì quei bambini cantare”, ha dichiarato Waters un anno dopo aver sentito per la prima volta “Another Brick in the Wall, Part II”. L’intenzione originale era quella di mantenere le voci dei ragazzi in secondo piano, ma alla fine erano diventate l’attrazione principale. Il pezzo era così pronto. Furono eseguiti in seguito alcuni lavori di rifinitura. Fu inserito il graffiante assolo finale di chitarra di Gilmour, e anche un una voce da maestro di scuola sovraincisa che ammonisce i bambini: “If you don’t eat yer meat, you can’t have any pudding”. Il 22 marzo 1980, la canzone divenne l’unico successo dei Pink Floyd negli Stati Uniti. Suscitò anche molte polemiche (come era prevedibile) per la posizione che prendeva, sebbene Waters si affrettò a dire che la sua denuncia non era riferita al sistema educativo in generale, ma a quello che tarpa le ali e massifica le menti dei giovani. Disincantato dai cambiamenti nel sistema educativo inglese, l’insegnante di musica Renshaw – proprio il tipo di educatore lungimirante che Waters avrebbe probabilmente preferito ai sostenitori del “controllo mentale” contro cui si ribellò – si trasferì in Australia. “C’è stata una reazione istintiva alla canzone che non aveva nulla a che fare con il sistema educativo”, ha detto al Sydney Morning Herald nel 2004. “Ho riflettuto sulla vita dell’uomo e su come l’istruzione sia fondamentale. Ho visto il quadro più grande. E anche i genitori hanno lo hanno fatto, perché sono usciti e hanno comprato il disco”. (Virgin Radio)
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