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Primal Fear (Mat Sinner)

Di Lorenzo Bacega - 29 Maggio 2009 - 10:00
Primal Fear (Mat Sinner)

Due anni dopo la pubblicazione di New Religion, da molti considerato l’apice compositivo del gruppo, tornano sulle scene i teutonici Primal Fear con un nuovo disco, l’ottavo della carriera, intitolato 16.6 (Before the Devil knows You’re Dead). Per l’occasione abbiamo raggiunto il mastermind e bassista Mat Sinner per fargli alcune domande a proposito di questa nuova uscita, del passato della band e di cosa bolle in pentola per l’immediato futuro. Buona lettura!


Ciao Mat e benvenuto su Truemetal.it. Puoi introdurre ai nostri lettori la band con un breve resoconto della vostra carriera?

Certo! Siamo i Primal Fear, ci siamo formati intorno al 1998 e abbiamo subito iniziato a registrare album e a girare tutto il mondo in tour. Siamo una band composta da membri provenienti da Germania, Canada e Svezia e 16.6 è il nostro ottavo album, uscito da poco nei negozi tramite Frontiers Records.

Quando hai cominciato all’incirca a lavorare su questo 16.6 (Before the Devil Knows You’re Dead) e quanto tempo ti ha preso nel complesso?

Abbiamo iniziato a comporre i pezzi del nuovo album l’anno scorso, appena terminato il tour per il decennale dei Primal Fear. Io e Henny Wolters ci siamo recati da Magnus (Magnus Karlsson, chitarrista della band ndr) in Svezia per scrivere le canzoni insieme… Sai, Magnus ha una casa magnifica e uno studio di registrazione tutto suo, molto accogliente. Abbiamo scritto davvero molti brani, la maggior parte dei quali è finita sull’album. Ralf Scheepers ha poi aggiunto le linee vocali in un secondo momento, e in seguito ci siamo dedicati alla fase di registrazione. Dopo aver registrato i primi quattro pezzi ci siamo resi conto che il grosso del lavoro era già fatto. Sono passati circa dodici mesi in totale, dal primo giorno in cui abbiamo iniziato a scrivere i pezzi al momento dell’uscita dell’album!

Ho trovato questo nuovo disco abbastanza vario a livello di sound e di atmosfere, a tratti più heavy, a tratti più power, ma mai ripetitivo o noioso. Come descriveresti il sound di 16.6 e come lo metteresti in contrasto con gli altri album dei Primal Fear?

Volevamo fare un album abbastanza diverso dal solito ma che allo stesso tempo risultasse molto interessante. Non eravamo intenzionati a pubblicare un disco in cui ascolti una canzone sola e tutto il resto suona esattamente allo stesso modo. 16.6 è un viaggio attraverso atmosfere completamente diverse a seconda del brano, ma sempre riconducibili a uno stile al 100% Primal Fear. Rispetto a New Religion ci sono più tracce heavy, questo si. Ti posso dire però che non è stata una decisione presa a tavolino, ci siamo seduti a scrivere le canzoni e questo è il risultato.

Qual è il senso del titolo dell’album, “16.6”?

E’ un codice, di cui ovviamente non vogliamo fornire la soluzione (ndr ride). Eravamo alla ricerca di un titolo che fosse accattivante e che rappresentasse nella maniera ideale l’album, e credo che questo 16.6 calzi proprio a pennello.

Di cosa trattano i testi delle canzoni? Sono per caso collegati tra di loro da un concept o da tematiche comuni?

Dal momento che sono state tre persone diverse a dedicarsi alla stesura dei testi le tematiche sono profondamente diverse. La cosa più importante è che le parole si fondano bene con l’atmosfera creata dalla musica. I testi che ho scritto io parlano della vita comune, della quotidianità.



Ci puoi raccontare qualche cosa di più a proposito di Hands of Time, la ballad finale in cui siete in quattro a dividervi le parti cantate? Chi ha avuto questa idea?

La canzone è stata scritta mentre ci trovavamo nello studio di registrazione di Magnus. Ralf non era presente in quel periodo e ci è venuta questa idea di spartirci tra di noi le parti cantate, per provare a fare qualcosa di diverso… E’ nata quasi per scherzo come cosa, ma appena l’abbiamo ascoltata ci siamo resi conto che era uscita davvero bene. Non è una cosa di tutti i giorni avere quattro cantanti diversi nella stessa band! Quando li hai puoi pensare a qualcosa di divertente da fare, e penso che questa Hands of Time sia una cosa davvero interessante da ascoltare per I nostri fans.

Che reazione vi aspettate dalla stampa specializzata e dai vostri fan in seguito all’uscita del nuovo disco?

Abbiamo già letto sulle 60/70 recensioni provenienti da ogni parte del mondo, per cui sappiamo già più o meno come è stato accolto questo nuovo disco. Dappertutto i feedback sono stati davvero positivi, sono all’incirca tutti contenti della qualità dell’album. Inoltre da quello che abbiamo visto sembra che molti fan siano contenti di questo ritorno a sonorità meno sinfoniche e più nello stile dei Primal Fear, e questa è una cosa che ci ha reso molto felici.

Siete sotto contratto attualmente con la nostra etichetta di punta, la Frontiers Records. Siete soddisfatti del lavoro che stanno facendo?

Certamente, siamo davvero soddisfatti, sono un partner eccezionale.

Questo è il primo disco registrato con Magnus Karlsson alla chitarra, aveva già partecipato in maniera minore a New Religion ma non era ancora ufficialmente un membro della band. Come lo descriveresti come artista? Si è ben integrato all’interno del gruppo?

Si, è entrato nel gruppo durante il tour del 2008. E’ uno degli artisti più talentuosi con i quali abbia mai lavorato, è un bravo ragazzo, un ottimo compositore, ha una gran bella voce e suona praticamente ogni strumento immaginabile!

Che giudizio hai a proposito dell’attuale scena metal internazionale?

Tiene botta… è ancora poco considerata, soprattutto dai mass media… inoltre le vendite sono quello che sono, cioè poca roba. Dal canto mio, sono molto contento del fatto di poter suonare in giro per il mondo e incontrare dei fan in praticamente ogni paese. Questo è l’aspetto che mi rende più felice del mio lavoro di musicista.



Comincerete a breve un nuovo tour mondiale che vi terrà occupati per un bel po’ di tempo. E’ in programma anche qualche data italiana?

Certo, sicuramente, l’Italia è sempre stato un paese molto caldo per i live dei Primal Fear. Abbiamo una data in programma il 28 di Ottobre al Music Dome di Milano, ma non è escluso che altre date vengano aggiunte strada facendo!

Che altro ci sarà nel futuro dei Primal Fear? C’è già qualcosa di deciso o si vedrà in seguito, magari dopo il tour?

Per il tour ci concentreremo con maggiore attenzione sugli Stati Uniti. Con il nuovo album stiamo ricevendo delle ottime risposte da oltreoceano, e nel passato abbiamo un po’ trascurato i live in America, nonostante avessimo molte richieste. Ci porteremo dietro molte telecamere per tutta la durata del tour e registreremo tutti i concerti, anche quelli nelle location più strane e insolite. Può darsi che faremo uscire un nuovo live dvd ma è una cosa che decideremo solamente dopo, in un secondo momento. Di sicuro una volta terminati i concerti inizieremo a lavorare su un nuovo disco, visto che questo gruppo ha ancora molto da dire musicalmente.

Hai la possibilità di convincere i nostri lettori a comprare il vostro nuovo disco: che cosa diresti per persuaderli nell’acquisto?

Se state cercando un disco onesto al 100% e di altissima qualità allora ascoltate 16.6. Non ne resterete per nulla delusi.

Ok, questa era la mia ultima domanda. Grazie per il tempo a disposizione Mat, a te l’ultima battuta per chiudere questa chiaccherata.

Grazie a te, è sempre piacevole passare un po’ di tempo con voi. Un caloroso saluto ai fan italiani, mi auguro di vedervi numerosi a Milano e spero che il nuovo album vi piaccia!

Mat Sinner

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega