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Psycroptic (Dave Haley)

Di Alberto Fittarelli - 28 Settembre 2008 - 14:49
Psycroptic (Dave Haley)

 

Devo dire che il vostro album sorprende una volta di più: dopo la deriva ipertecnica di Symbols Of Failure, sembra che stiate seguendo la stessa linea, ma con strutture in qualche modo più semplici e una maggiore varietà vocale… Che scopo avevate nel comporre in questo modo?

“Credo che quello fosse il nostro obiettivo: semplificare l’approccio alle canzoni e renderle più catchy. Abbiamo già utilizzato l’approccio ultratecnico, come dicevi, per cui non c’è alcun bisogno di ripetersi… A livello vocale, Jason ha deciso di portare il suo stile verso una direzione diversa dal solito e provare nuove soluzioni, cosa che io ho approvato totalmente. Non ci piace fare le stesse cose più volte di seguito, per cui ogni cosa che faremo sarà in qualche modo diversa da quanto abbiamo fatto in passato.”

In effetti il cambiamento maggiore è proprio quello relativo alle vocals: Jason usa sia i classici growl e scream, più un timbro urlato quasi hardcore, nel concetto, che è incidentalmente il timbro vocale più usato sull’album…

“Non lo definirei un timbro hardcore, è solo un approccio aggressivo in cui i testi siano chiaramente comprensibili… e sì, devo ammettere che questo potrebbe essere considerato un trademark tipico dello stile hardcore. Jason ha voluto rendere la sua voce decifrabile, ma allo stesso mantenerla completamente aggressiva: siamo davvero contenti di quanto ha fatto sull’album.”

Allo stesso tempo, il tuo drumming è a volte più lineare, ma allo stesso tempo rimanda in alcuni passaggi a The Scepter Of The Ancients: concordi?

“Sarò onesto con te: non ascolto quasi mai quello che ho fatto dopo averlo registrato, a parte la pratica necessaria per imparare i pezzi e suonarli dal vivo. Non c’è mai stat l’idea di tornare indietro a quello stile, si è trattato solo del naturale processo di composizione dei brani. Forse ho avuto un approccio simile ai pezzi? Non ne sono troppo sicuro: provo semplicemente a suonare quello che ritengo necessario per le canzoni che scrivo.”

Uno dei pezzi migliori, secondo me, è ‘Horde In Devolution’: è passato un po’ di tempo da quando scrivevate pezzi così epici, non trovi?

“Suonerà un po’ strano, ma di nuovo, quando scriviamo canzoni non stiamo a pensare a quanto stia venendo lungo il brano, almeno fino a quando non lo abbiamo terminato e facciamo un demo per vedere che cosa risulta: è solo a quel punto che notiamo quale sia l’attuale lunghezza dei pezzi. Non ci sediamo al tavolo per dire “Ok, facciamo un pezzo lungo ed epico”
(io però parlavo di epicità, non di lunghezza… Nda). Scriviamo e basta. Questo album è stato scritto principalmente da Joe (Haley, chitarrista e fratello di Dave, Nda): è venuto da me con un pugno di canzoni che aveva scritto e registrato come demo, e le abbiamo usate.”

Parliamo allora, come d’obbligo, del nuovo contratto con Nuclear Blast: come ci siete arrivati?

“Eravamo in contatto con Gerardo della Nuclear Blast USA da diverso tempo, è un fan della nostra musica; gli abbiamo chiesto della possibilità di pubblicare il successivo album degli Psycroptic, ed era decisamente interessato, ma doveva ottenere l’approvazione della sede tedesca della label. Dopo qualche discussione e persone come Maurizio Iacono dei Kataklysm, che ha messo una buona parola per noi, la Nuclear ci ha contattati con un’offerta grandiosa. Siamo molto contenti di come tutto si è svolto.”

Voi siete un caso pressoché unico nel campo del brutal tecnico, anche se questo stile ha generato tutta una serie di sott-correnti: gente come i Deeds Of Flesh, i Dying Fetus, i Disavowed, e così via. Come credi che abbiate raggiunto il vostro sound attuale? Suonate ad ogni modo diversi in ogni album, c’è una particolare ricerca dietro questo, per te?

“Tutti noi ascoltiamo tipi diversi di musica, e come dicevo non ci piace ripeterci. È un caso di “Ok, questo lo abbiamo già fatto, ora vediamo di fare qualcosa di diverso”. Manteniamo il timone saldamente sulla musica estrema, ma cambiamo la nostra visione ad ogni disco; credo che sia la naturale conseguenza di quattro persone che uniscono le loro ispirazioni e gusti musicali.”

Passiamo per un attimo alla produzione del disco: avete scelto Logan Mader (già attivo con The Cavalera Conspiracy e Gojira, ad esempio) per il mixing, ed è abbastanza inusuale per il brutal death. non credi? Siete soddisfatti di quanto ha saputo fare?

“Logan ha solo mixato l’album, appunto, mentre la produzione vera e propria è stata realizzata da Joe. Abbiamo inviato a Logan i master, che poi lui ha mixato e masterizzato: il risultato è eccellente: non avevamo un sound da perseguire, abbiamo semplicemente apprezzato subito quello che Logan ha creato. È molto pulito e preciso, ma allo stesso tempo fottutamente pesante.”

A questo punto sono però curioso di sapere chi sia l’ “osservatore”, o forse il servitore, di cui parlate nel titolo dell’album…

“Ci sono diverse idee dietro ad ogni blocco di testi, e hanno un significato specifico per me, che li scrivo. Ma le lyrics sono scritte in modo che l’ascoltatore possa interpretarle come preferisce, e dare loro il significato che vuole. Come si dice, tutto sta nell’occhio dell’osservatore… Il vero concept dietro alla canzone Ob(Servant) riguarda un umanoide capace di vedere il futuro, ma non di modificarlo: questo è il motivo per cui la parola ‘servant’ è evidenziata: può vedere ogni cosa, ma non ha il potere di agire e di cambiare o fermare nulla.”

Avete pubblicato l’album quasi contemporaneamente al nuovo The Amenta, ‘nOn’: un breve commento per i nostri lettori?

“Suggerisco a tutti di cercarlo quando sarà disponibile, è davvero in anticipo coi tempi quanto a mentalità! “Il nuovo The Amenta è semplicemente fantastico (ricordiamo che Dave ne fa parte, anche se non è il compositore, Nda): questi ragazzi hanno creato qualcosa di davvero unico nel metal estremo.I The Amenta sono un gruppo davvero sottovalutato, se non li avete ascoltati, andate a comprare l’album!”

Ci sono solo poche cose che mi vengono in mente quando si parla di Tasmania, e sicuramente non il Death Metal! Come vi sentite a provenire da laggiù e dover conquistare i veri “mercati metal”, come quelli europei e americani?

“La Tasmania è un posto molto bello, e sono davvero orgoglioso di provenire da quell’isola. Un sacco di gente da altri paesi si stupisce quando viene a sapere che siamo tasmani, molti di loro non credono che esista veramente! È un posto decisamente piccolo, in termini di territorio e popolazione: solo 450.000 persone vivono sull’isola. E sì, anche il Diavolo della Tasmania esiste, ovviamente: è un animale delle dimensioni di un cane di media taglia.”

Avete visitato l’Italia una volta, in passato: pensate di tornarci? Avete piani per tour nei prossimi mesi? Sarebbe davvero interessante vedervi all’opera coi nuovi pezzi…

“Siamo stati in Italia nel 2007 coi Deicide, in effetti, e ho appena avuto le date del tour: abbiamo 2 concerti italiani! Siamo molto emozionati a riguardo, siamo stati benissimo l’ultima volta e non vediamo l’ora di tornarci.”

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli