Rage (Victor Smolsky)
Victor Smolsky è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni. Carved In Stone è il nuovo disco dei Rage, discutiamone con il virtuoso chitarrista. Buona lettura.
Servizio a cura di Gaetano Loffredo
Ciao Victor, bentornato sulle pagine di www.truemetal.it, è la nostra seconda intervista in pochi mesi.
Ciao Gaetano, è un piacere risentirti dopo la nostra chiacchierata su “Into The Light”.
Innanzitutto inizio con il farti i complimenti per il vostro nuovo album, “Carved In Stone”. Mi piacerebbe definirlo come il classico metal “con le palle” alla Rage, oltretutto i tuoi numeri alla chitarra sono incredibili. Penso che il titolo del nuovo disco sia rappresentativo dell’intera discografia dei Rage, è così?
Inizio con il ringraziarti per i tuoi complimenti. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto con “Carved in Stone”, album Rage al 100%, e mi preme sottolineare questo perchè diverse persone hanno un’idea confusa su quello che è il trademark della band. E’ stata un’esperienza molto bella e appassionante, però è importante capire che anche nelle parti ricche di orchestrazioni il nostro sound di base rimane sempre lo stesso.
Mi sembra che “Carved In Stone” segua lo stile di “Soundchaser”, cosa ne pensi?
Si, concordo, diciamo che più in generale siamo tornati al nostro tipico sound dopo il disco precedente, impostato sull’aspetto orchestrale. Per “Carved In Stone” abbiamo plasmato il suono in base alle nostre idee e il risultato è qualcosa di molto potente: è importante avere dei riff di chitarra granitici perché riescono a trasmettere energia, e da questo punto di vista sono totalmente soddisfatto del lavoro svolto, anche perché pur mantenendo il nostro sound abbiamo provato qualche nuova soluzione.
Come sempre del resto, Victor…
Si in effetti hai ragione, proviamo sempre a fare qualche piccolo esperimento, e ogni album dei Rage aggiunge qualcosa di nuovo rispetto al precedente. Non vogliamo fermarci, cerchiamo costantemente di migliorare.
Victor, restando su questo discorso, di recente sul sito ufficiale dei Rage è apparsa questa affermazione: “Posso promettervi che questa volta il nostro sound sarà diretto, senza esperimenti, solo belle melodie e riff possenti”. Come mai la scelta di escludere la vostra vena più sperimentale? Credo che la suite “Lingua Mortis” sia qualcosa di fenomenale…
Lo penso anch’io. L’esperimento “Lingua Mortis” è stato perfetto e lo adoro, è qualcosa che nasce in maniera spontanea, non ci si può sedere ad un tavolo con un’orchestra e mettere giù le basi per il nuovo lavoro. La fase compositiva è molto complessa, cominci trasportando in musica una tua idea, che in realtà continua a mutare e si evolve arricchendosi di particolari. Quando invece componi pezzi metal più tradizionali, il processo compositivo si snellisce di molto. In futuro faremo altri esperimenti, ma ora avevamo voglia di metal, semplice, diretto e senza eccessive complicazioni.
Quando usi il termine “esperimento”, io ci leggo la parola orchestra…
E’ così.
E la canzone “Lord Of The Flies” è un piccolo esperimento se confrontata agli altri brani del disco.
E’ vero, è stata l’unica canzone nata da uno studio approfondito a tavolino e, per la prima volta, mentre lavoravamo sugli arrangiamenti abbiamo pensato di introdurre anche una voce femminile. “Lord Of The Flies” è un pezzo speciale, sulla scia di quanto fatto con Into The Light per festeggiare i vent’anni della Nuclear Blast.
Ho letto che all’interno di un brano di Carved In Stone avete ri-arrangiato una famosa melodia… quale?
E’ una storia molto buffa e divertente, c’è un pezzo sul quale puoi ascoltare una parte dell’inno nazionale tedesco. Passeggiavo in studio e ho sentito un ragazzo canticchiare l’inno che mi è piaciuto all’istante. Devo ammettere che non mi ero mai interessato a questo genere di musica, così ho chiesto al ragazzo di cantarmelo per intero, l’ho ri-arrangiato e inserito nel disco: è stato molto divertente.
E di quale pezzo si tratta? Io ho fatto fatica a riconoscerlo…
Di “Out Of It”, è stato divertente inserire l’inno in un contesto metal ed è stata anche una bella sfida perchè gli altri componenti della band avevano paura di offendere i fan tedeschi. Si tratta solo di un giochino stimolante che non vuole offendere nessuno, anzi vuole essere un piccola dedica.
Beh, se si tratta di una dedica col prossimo disco voglio sentire l’inno italiano (risate, ndg).
Questa è un’ottima idea, anche perchè in passato avevo già usato l’inno russo. Potrei specializzarmi utilizzando gli inni di diversi paesi come melodie per un disco così da poter suonare su ogni palco l’inno della nazione che ci ospita.
Certo, in ogni caso vogliamo anche la versione italiana di “Full Moon”…
Sarà fatto, ogni desiderio è un ordine (risate, ndr).
Le lyrics di “Lord Of The Flies” sono ispirate dal libro di William Goldings “1954”, un testo molto tetro e pessimistico. Lo avete usato per rappresentare la società odierna? E tu Victor sei una persona pessimista?
Ah, no Gaetano, non sono per nulla pessimista, anche se ovviamente non mi lancio in facili ed inutili entusiasmi.
I testi sono descrizioni di mondi fantastici nei quali si possono intravedere le nostre idee, ma che non necessariamente devono rispecchiare il nostro modo di essere. Comunque sono tutt’altro che pessimista, e non mi preoccuperò se la mia vita andrà avanti su questi binari. Per tutte le domande specifiche sui testi ti rimando a Peavy.
Insomma Victor, per te conta solo la chitarra…
Non proprio, però è vero che considero la musica più importante dei testi.
Ok, parliamo del nuovo batterista Andrè Hilgers, vale Mike Terrana?
Direi di si anche se non è facile confrontarli. Andrè è un batterista molto diverso da Terrana e lo considero la scelta migliore per la band. Questo non per sminuire il lavoro che ha fatto con noi Mike, che ancora oggi considero perfetto, è stato molto bello lavorare con lui e soprattutto molto divertente, ma negli ultimi anni si è allontanato da noi trasferendosi in Danimarca. Pensa che quando abbiamo registrato “Speak Of The Dead” Mike si è presentato senza nemmeno avere l’idea di quello che avrebbe dovuto suonare. A questi aspetti va aggiunto anche l’allontanamento che Mike stava vivendo nei confronti della musica metal in favore di generi meno estremi e più tradizionali e abbiamo discusso, tanto. Faticavamo a condividere anche certe prese di posizione, vedi i suoi lunghi assoli di batteria durante i concerti, ci obbligava a togliere un paio di pezzi dalla scaletta e questo atteggiamento non ci sembrava corretto nei confronti dei fan che si presentavano per sentire le canzoni dei Rage. Vuoi un esempio dello scarso feeling? A Barcellona Mike litigò on stage con Peavy e smise addirittura di suonare. Non c’erano più le basi per continuare a lavorare insieme.
Ma ora, dopo un po’ di distacco, come sono i rapporti con Mike?
Sono assolutamente nulli, non ci vediamo e non ci sentiamo da molto tempo, ci tengo però a sottolineare che io non avrei alcun problema a parlare con lui e stare in sua compagnia, ma questa deve essere una cosa reciproca e al momento non lo è.
Siamo contenti di aver trovato Andrè, che oltre ad essere un ottimo batterista è una bravissima persona e soprattutto, da buon tedesco, ama il metal e questo rende ancora più facile il nostro lavoro. Quando all’interno del gruppo c’è armonia i risultati sono sempre migliori e ora va certamente meglio rispetto a qualche tempo fa.
Argomento produzione. Penso che si tratti della migliore mai avuta dai Rage, senza dubbio un grande lavoro da parte di Czajkowski e Bauerfeind. Avete cambiato qualcosa o sbaglio?
Si è trattato proprio di un cambio di strumentazioni, il sound della batteria è completamente diverso e risulta essere molto più naturale ed arioso. Stesso discorso per le chitarre, sono molto più “aggressive” e ne vado orgoglioso.
So che sei coinvolto nel progetto Mind Odissey, come procedono i lavori? Hai altri progetti in cantiere?
No, al momento mi sto dedicando soltanto a Mind Odissey, il mio nuovo progetto solista, e il materiale è a buon punto. Quando inizierà il tour dei Rage (a marzo, ndg), avrò pronte tutte le canzoni.
Guarda Victor, ti confesso che mi piacerebbe vederti in un progetto per la realizzazione di una colonna sonora, un po’ come quello su cui sono impegnati i Blind Guardian da un centinaio di anni.
Beh allora spero che ti piaccia il progetto Mind Odissey che è un qualcosa di diverso rispetto al sound dei Rage e ti posso anticipare che ci saranno anche alcune parti orchestrali.
Ho ascoltato, recensito e mal digerito il progetto Bassinvaiders di Markus Grosfkopf, in cui Peavy appare come guest star. Hai avuto occasione di sentirlo?
Si l’ho ascoltato e per quanto partisse da un’idea divertente ed originale non è stato sviluppato nel migliore dei modi, soprattutto per quanto riguarda la produzione che è scarsa, poco curata.
Siamo sulla stessa frequenza. Torniamo ai Rage: quali sono i vostri impegni futuri? Qualche festival italiano?
Al momento c’è stato qualche contatto ma niente di definitivo riguardo a eventuali partecipazioni ai festival estivi italiani. Comunque, a breve, suoneremo da voi a Piacenza e a Firenze: non vediamo l’ora.
Bene Victor, siamo giunti al termine, ti ringrazio e ti do appuntamento alla prossima intervista. Prima, però, ti chiedo di salutare i nostri lettori.
Spero di vedervi in molti durante il nostro prossimo tour perché voi italiani siete un audience incredibile anche se ammetto, non so per quale motivo, che in Italia amo suonare nei piccoli e chiassosi locali piuttosto che all’aperto, forse perché con voi si riesce a creare un feeling davvero unico.
Gaetano Loffredo