Raintime (Claudio Coassin)
I Raintime sono una delle sorprese più piacevoli del metal “Made In Italy” degli ultimi anni. Il loro esordio, “Tales From Sadness“, ha riscosso gli entusiasmi di critica e pubblico internazionali, forte di un sound innovativo e qualitativamente superiore. Ne parliamo oggi col simpatico e disponibile Claudio Coassin, voce, tastiera e colonna portante del gruppo.
Intervista a cura di Matteo “once” Lasagni.
Claudio per iniziare non posso che farti i miei più sentiti complimenti per questo vostro entusiasmante debutto, uno degli album migliori che ho avuto modo di sentire negli ultimi tempi. Vuoi presentarci a grandi linee “Tales From Sadness”?
Grazie mille per i complimenti! Siamo davvero felici che il nostro lavoro venga apprezzato in questo modo!”Tales from Sadness” è il risultato di un lungo lavoro di composizione, arrangiamento e di studio armonico che noi Raintime abbiamo fatto in questi ultimi tempi. E’ un po’ il frutto di tutta l’esperienza che abbiamo acquisito negli anni. Abbiamo cercato di esprimere al massimo la nostra energia senza però tralasciare la linea fondamentalmente melodica che ci caratterizza fin dai nostri inizi.
Avete costruito un sound molto personale e ricco di sfumature, cosa rara di questi tempi. E’ stata una scelta in qualche modo studiata a tavolino, oppure avete semplicemente dato libero sfogo ai vostri istinti musicali?
Non direi proprio che è stata una scelta studiata a tavolino, il risultato che abbiamo ottenuto è frutto di ciò che sentivamo di dover esprimere…inoltre ho provato a sperimentare l’alternanza di voci pulite e screaming e questo penso sia una delle caratteristiche che può farci contraddistinguere.
Nella mia recensione ho citato come vostri maggiori riferimenti Children Of Bodom e Labyrinth. Trovi appropriati questi nomi? E quali altri gruppi pensi abbiano influenzato la vostra musica?
Sono “d’accordissimo” con te sui Bimbi finlandesi…tutti noi andiamo pazzi per loro…ma non direi proprio che ci ispiriamo ai Labyrinth. Sebbene siano nostri compagni di Label non sentirei questa affinità stilistica…più che altro parlerei dei maestri Iron Maiden, soprattutto per quanto riguarda le scelte melodiche molto semplici ma d’impatto.
Credo però che in fondo il vostro stile sia praticamente unico, una qualità questa davvero inestimabile. Dietro “Tales From Sadness” si sente infatti una band già rodata e matura, compatta e agguerrita. Se non sbaglio agli inizi della vostra carriera suonavate puro prog metal strumentale non è vero Claudio?
In effetti dobbiamo darti ragione, all’inizio eravamo affascinati dai “tempi incasinati” e tutti i crismi del prog alla Dream Theater, inoltre io non cantavo ancora perciò abbiamo registrato il nostro primo demo, interamente strumentale, con i classici tempi strani a cui facevo riferimento prima, ma comunque caratterizzato da una forte componente melodica che è rimasta tuttora.
Poi un bel giorno è arrivato il nuovo drummer Enrico Fabris e tu hai deciso di prendere in mano il microfono….e da lì i Raintime hanno cominciato a cambiare volto. Raccontaci un pò come è andata.
Dunque, per motivi di studio il nostro primo batterista, Matteo Barzan, decise di abbandonare il gruppo, così noi disperati mettemmo subito un annuncio su un giornale locale a cui rispose il caro Enrico. E’ bastata una Jam assieme per capire che doveva essere parte dei Raintime! Per quanto riguarda me ti posso dire che già canticchiavo…così…sotto la doccia come tutti…insomma, non ho mai preso alcuna lezione di canto, ma dal momento che dalle nostre parti trovare un cantante è praticamente impossibile ho deciso di improvvisarmi come tale. Da quel momento in poi i Raintime hanno preso una direzione ben precisa… cambiato volto, gusti musicali (senza mai comunque rinnegare il nostro passato da prog metallers) e atteggiamento….il risultato è quello che potete sentire in “Tales From Sadness”.
Parlando più strettamente di “Tales From Sadness”, ho trovato straordinaria l’opener “Moot-Lie”, che penso rappresenti al meglio il vostro sound e le vostre potenzialità, non trovi? In particolare il finale del pezzo è sconvolgente, un lancio vorticoso nell’iperspazio speed power-death, grazie ad un chorus maestoso ed una ritmica travolgente. Un’immediatezza che non è riscontrabile in modo così evidente nel resto dell’album, un aspetto che forse potreste implementare nel prossimo futuro, cosa ne pensi?
In effetti anche noi pensiamo che “Moot-lie” sia il brano che rappresenta il nostro stile. La scelta di iniziare l’album con questa è stata praticamente obbligata…insomma…il primo brano di un Cd deve sempre “spaccare”!!! Per fare un paragone cinematografico, Moot-lie è stata la canzone pilota…ha funzionato…il prossimo nostro lavoro sarà quindi incentrato sull’immediatezza tipica di questa song. Posso assicurarti che i brani che stiamo componendo ora sono molto semplici, ma allo stesso tempo cattivissimi e riprendono molto le atmosfere create da “Moot-lie”!
Credo che “The Experiment” sarebbe perfetta per girare sui network internazionali, un mix riuscitissimo fra thrash, rap, power e death. Suona pesante e moderna, esattamente come i maggiori circuiti musicali richiedono, non trovi?
Beh, sarebbe proprio bello…effettivamente ha tutte le carte in regola per poter girare, ma purtroppo non siamo nessuno per il momento. So che sta girando abbastanza per le radio insieme a “Moot-lie” e “Faithland”, ma non è certo questo che ci potrà dare la spinta necessaria per coronare i nostri sogni. Purtroppo nell’epoca in cui viviamo è difficile che un gruppo nuovissimo possa raggiungere la fama…noi per il momento siamo felici di quello che stiamo facendo e di sicuro non molleremo mai!!!Ed ora il classico luogo comune: “La speranza non deve morire”…eh eh eh
E poi Claudio sono da sottolineare le splendide fughe strumentali che caratterizzano tutto l’album. Sorretti da una sezione ritmica davvero portentosa, tu e Matteo Di Bon (chitarrista) mi sembra abbiate un’intesa perfetta, anche a livello stilistico.
Grazie ancora!!! Io e Matteo siamo amici di vecchia data e abbiamo ascoltato la stessa musica per molti anni…insomma io capisco cosa vuole suonare e lui capisce quello che voglio dire io…c’è molto feeling con lui ma anche con tutto il resto del gruppo, poi siamo tutti amici e non ci sono mai screzi all’interno, e questo è molto importante per una band. Per quanto riguarda le fughe strumentali che hai giustamente sottolineato, ti posso dire che sono state create per arricchire il disco e dargli quel tocco di melodia e di atmosfera a nostro avviso necessario perchè non risultasse noioso…e poi penso che in qualsiasi disco debbano esserci dei momenti di respiro.
Sinceramente in un disco così aggressivo non mi sarei mai aspettato un lento dolcissimo come “Chains Of Sadness” e invece mi avete proprio sorpreso! Siete dei teneroni in fondo!
Sì, sì…abbiamo il cuore tenero…sembriamo così cattivi ma in fondo siamo tutti e 5 dei ragazzi molto sensibili…a parte gli scherzi, ho scritto questa canzone qualche anno prima di “Tales From Sadness” e abbiamo deciso di inserirla con le opportune rivisitazioni perchè desse un attimo di riposo al disco. Inoltre si lega benissimo all’atmosfera e al resto dei testi creati in tutto l’album.
Potresti provare a scegliere quelli che secondo te sono i momenti clou dell’album? Per quanto mi riguarda, a parte il già citato gran finale di “Moot-Lie”, mi sono innamorato del pirotecnico solo finale di keyboards su “The Experiment”, ma anche dell’incantevole assolo centrale di chitarra in “Denied Recollection”….sei d’accordo?
Sì…sono d’accordissimo con te…però alle tue considerazioni aggiungerei l’inizio di “Moot-lie”(per tutti gli headbangers!), la parte strumentale prima del ritornello di “Faithland”(anche questa per le frange più esagitate di headbangers) ed il finale di “Daily Execution / Paradox Defeat”, che è poi il brano che chiude il disco ed in cui vedo il riassunto di tutti gli elementi del disco: energia, melodia, sinfonia e cattiveria!!!
Dal punto di vista canoro Claudio com’è stato il tuo approccio a questo nuovo album? Hai dovuto studiare molto per ottenere gli ottimi risultati che abbiamo potuto sentire su “Tales From Sadness”?
Come ho detto già in precedenza non ho preso alcuna lezione di canto, non ho studiato nulla e ho iniziato a cantare così, cercando di imitare l’impostazione di alcuni cantanti. Ho però fatto molta attenzione all’interpretazione da dare ad ogni singola parola ed alla scelta delle armonizzazioni vocali, entrambe cose fondamentali per la buona riuscita di un disco.
I tastieristi che hanno segnato la tua crescita musicale?
Oserei dire il grande Kevin dei Dream Theater…anche se non ascolto più molto prog non posso negare la sua grande influenza nei miei confronti. Per il resto non ce ne sono molti altri…oppure, se volete considerare i pianisti classici dei tastieristi, ne potrei elencare all’infinito!
Ci puoi spiegare cosa rappresenta la bellissima copertina dell’album?
La copertina vuole rappresentare la speranza che dev’esserci in ciascuno di noi e le farfalle che escono così luminose dalle tasche della bimba in primo piano sono la metafora di questa speranza. I racconti sono tutti cupi e tristi ma “Using The Light Forever” è la spiegazione di tutto! Quando leggerete i testi capirete anche il perchè della cover!
La produzione di “Tales From Sadness” è davvero stellare. Quanto tempo avete impiegato per registrare e mixare il tutto in modo così perfetto?
Ti ringrazio, anche noi siamo soddisfatti della produzione.Siamo stati circa 3 settimane ai New Sin Studios di Luigi Stefanini…tre settimane di fuoco in cui abbiamo registrato, mixato e fatto il mastering.
So che siete molto attivi dal vivo e immagino che con l’uscita di questo full-lengh avrete in progetto un’attività live ancora più intensa.
In questo periodo ci stiamo impegnando a trovare delle date in giro…per ora ci hanno chiamato di supporto ai Necrodeath il 12 Novembre a Pordenone e ne siamo onorati!!! Per il resto, oltre a dei concerti in zona, ci affidiamo al nostro management danese, l'”Intromental Management” di Claus Jensen che dovrebbe garantirci dei tour europei di supporto a grosse band; a breve sapremo se riusciranno ad organizzarci un tour con una grandissima band di cui però non vogliamo fare il nome per pura scaramanzia!!!Perdonateci, comunque, se dovesse accadere, la news sarà sul nostro sito al più presto: www.raintime.com!
Come siete entrati in contatto con la Arise Records? Siete contenti del loro attuale lavoro di promozione?
Alla fine delle registrazioni in studio ci siamo prontamente impegnati a spedire il nostro lavoro a più etichette possibili in giro per il mondo, abbiamo ricevuto alcune interessanti proposte, ma alla fine abbiamo optato per quella dell’Arise perchè ci è sembrata quella più vantaggiosa! Per il momento siamo soddisfatti del loro lavoro di promozione…la cosa più bella che hanno fatto è stata quella di inserire “Moot-lie” in alcune testate giornalistiche internazionali…ECCELLENTE!!!
Claudio grazie per questa nostra prima intervista e lascio a te quest’ultimo scorcio d’intervista per salutare i già numerosi fans dei Raintime!
Grazie a te per l’intervista!Saluto tutti i lettori di Truemetal e ricordo a tutti i Metalheads di ascoltare “Tales From Sadness”…supportate il metal italiano nel mondo!!!Un grosso “Mandi” dal Friuli!!!!!!!!!!