Ravage (Al Ravage)
Intervista ai Ravage nella persona di Alec “Al Ravage” Firicano, vocalist del combo statunitense particolarmente fiero della release del recente The End Of Tomorrow, secondo capitolo discografico della carriera, uscito sotto l’egida della prestigiosa etichetta Metal Blade Records.
Buona lettura.
Steven Rich.
Quando nacque la band e con quali motivazioni?
L’idea albergava nei meandri della mia mente fin dai primi anni Novanta. A quell’epoca avevo dodici/tredici anni ed ero invasato di Iron Maiden, Metallica, Ozzy Osbourne e Judas Priest. Di mio suonavo già la batteria e volevo fortemente formare una band heavy metal, quindi coinvolsi mio fratello Eli al basso – successivamente passò alla sei corde – nonché altri musicisti e iniziammo a provare duramente in soffitte e cantine. Il primo show ufficiale dei Ravage risale al novembre del 1996 e personalmente intendo quella data come il vero inizio ufficiale della storia del gruppo, nonostante avessimo già registrato qualcosa durante le varie prove in cantina. Tengo a precisare che all’inizio suonavamo da schifo: non eravamo altro che dei ragazzi che tentavano di proporre dell’heavy metal ma inesorabilmente quello che usciva dagli ampli era assimilabile al Punk, dal tanto era minimale.
Come mai la scelta del moniker Ravage? Sapevi che esisteva un’altra band con lo stesso nome negli Usa autrice dell’album Wrecking Ball nel 1986?
Nella metà degli anni Novanta, quando formai la band, pensai che Ravage fosse un grandissimo nome per un gruppo heavy metal. Prima di decidere la cosa in maniera definitiva feci passare parecchi negozi di dischi per scoprire se già qualcun altro possedeva quel nome. Non esisteva ancora internet ed era l’unico modo che mi venne in mente per fare quel tipo di controllo. Ovviamente non trovai alcuna release di band omonime e iniziai quindi di gran carriera a far produrre adesivi nonché a dipingere il logo “Ravage” sulla mia batteria, ancor prima di formare la line-up del progetto! Solamente anni dopo e a cose fatte venni a sapere che esistevano degli altri Ravage americani in maniera totalmente casuale, spulciando una lista di vinili di un amico. Con il nostro nome c’è anche un gruppo tedesco e un altro chiamato Ravager, che mi risulta sciolto, però. L’eventuale tentazione di cambiare moniker è stata fugata dai fan, sicuri che con il sound che esprimiamo noi Ravage sia unico al mondo. Per di più siamo quelli che con questo nome hanno avuto la carriera più lunga sia in termini di tempo che in termini di numero di uscite discografiche. La Nostra perseveranza ci porta a pensare che ci meritiamo quel nome, anche considerando che gli altri pretendenti non hanno avuto particolare successo, indi…
Al, chiaramente tu hai origini italiane. Da dove proviene il ceppo della tua famiglia?
Dalla Sicilia. Anche gli altri membri del gruppo hanno un background italiano, ma non ti so dire di preciso da quale zona provengano precisamente.
Immagino che all’inizio per Voi fosse davvero dura suonare HM classico in piena era Grunge, negli Stati Uniti. Hai qualche curioso aneddoto da raccontare in merito?
In realtà per Noi è dura in qualsiasi era! Ah,ah,ah! Agli inizi fu davvero divertente perché gli altri ragazzi della Nostra età erano prevalentemente coinvolti nell’ascolto di musica Punk o Grunge tanto che quando ci esibivamo noi all’interno delle varie festicciole, con canzoni anche lunghe dai cinque ai sette minuti che parlavano di morte, re e demoni, costituivamo la novità assoluta e nessuno sapeva come prenderci. In pratica li spiazzavamo totalmente. Eravamo molto giovani e quindi ci si esibiva solo in feste private, spesso nel cortile di qualcuno o addirittura, nelle soffitte. Una volta in particolare fu buffo perché stavamo suonando nella cantina di un’altra band che in realtà conoscevamo poco e quando il nostro concerto terminò ci raggiunse un nostro amico dal piano di sopra, con in mano un quadro del Papa con il vetro spezzato. I genitori dei ragazzi padroni del garage erano infatti religiosissimi e tenevano appese dappertutto immagini sacre o sculture a tema. Pare che durante l’interpretazione del Nostro pezzo “Master Of Evil” si sia rotto il quadro, per via delle vibrazioni causate dagli altissimi volumi! Un’altra volta, durante un party di una ragazza che conoscevamo a malapena, dopo il nostro concerto si presentò alla festa suo fratello più grande in compagnia di altri ragazzi ubriachi fradici. Non so per quale strano motivo saltarono addosso a uno dei nostri amici e fummo costretti a fuggire fra le vie della città, con questi alle calcagna che minacciavano di ammazzarci! Piuttosto divertente, vero? Ah, ah!
La Vostra discografia è davvero particolare: solo due album ufficiali e una marea tra live e stranezze varie. Puoi spiegarne i motivi?
Quelli non sono in realtà dei live album. La discografia riportata su Metal-Archives è piena di bootleg e demo solamente perché un Nostro fedelissimo fan degli inizia aveva il vizio di registrare tutto e poi pubblicare dei bootleg di qualità infima, mal suonati e dalla resa indecente. Il demo “Black Horizon” del 1997 contiene due rough ‘studio’ song e una manciata di pezzi suonati durante le prove; “Out Of The Depths” del 1999 è da studio ma soffre dell’errore perpetuato dal produttore che ha cancellato le tracce appenda dopo un missaggio orribile: quindi giorni di lavoro buttati alle ortiche e nessuna possibilità di recuperare. L’unico demo decente è quindi “Curse Of Heaven” del 2003. In pratica l’abbiamo sempre preso in quel posto per via dei vari pseudo-produttori che hanno gravitato intorno a noi: capitava che sparissero prima della fase di mix, o dovevano andarsene per dare in pegno il Loro equipaggiamento oppure, più semplicemente lasciavano la musica e si dedicavano ad altro mentre erano impegnati con noi, ah,ah,ah! E’ successo per ben tre o quattro volte dal 1999 al 2003: una sorta di maledizione!
All’interno del Vostro ultimo disco The End Of Tomorrow ho trovato parecchie influenze legate a band classiche che elenco. Dammi un tuo parere per ognuna di loro.
Overkill – Grande band, una delle favorite di mio fratello Eli, cosa che ha inevitabilmente scolpito il Suo guitar playing. I primi Overkill hanno tuttora una grande influenza su di Noi: “Feel The Fire” è un disco meraviglioso.
Grave Digger – Altro combo fra i favoriti di me ed Eli – I Grave Digger, così come molte altre German band, hanno influenzato moltissimo il nostro stile chitarristico. Di loro mi piace il fatto che abbiano una timbrica diversa rispetto al resto delle altre Power Metal band, oltre naturalmente al fatto che scrivono grandi pezzi. Quando idealizzo cosa vorrebbero essere o diventare i Ravage penso a Loro.
Iron Maiden – E’ il gruppo che mi ha ispirato a creare una band mia. Posseggono un’immagine fantastica e grandi canzoni in qualsiasi era della Loro carriera. Una delle top metal band di tutti i tempi e probabilmente la Nostra maggior influenza a livello di songwriting, sia per le voci che per le e chitarre.
Saxon – Li ho scoperti realmente da solo dieci anni, prima mi limitavo a sentire occasionalmente uno dei Loro live album soltanto. La scintilla è scoccata dopo che Eli ha portato a casa “Unleash The Beast”. Le influenze dei Saxon sui Ravage si possono indirizzare prevalentemente all’uso della voce, infatti credo che Biff sia un maestro nel mantenere la giusta dose di melodia anche all’interno dei brani HM più furiosi. Inutile sottolineare che il mio ascolto dei Saxon si è di molto intensificato dopo aver scoperto Unleash…
Judas Priest – Trovai una copia demagnetizzata di “Defenders Of The Faith” in un campo nel 1993 e, dopo averne sentito il contenuto pensai che Rob Halford fosse una creatura proveniente dall’inferno oppure addirittura un alieno caduto sulla terra per poter cantare a certi livelli. Quel disco mi spiazzò sia per il contenuto che per la potenza del suono. Ritengo che con Painkiller i Judas Priest abbiano scritto il più grande album heavy metal di tutti i tempi: pezzi fantastici, chitarre assassine, Halford al meglio ma soprattutto un incontenibile Scott Travis, batterista fra i migliori al mondo. Di Loro amo comunque anche gli altri classici, a partire da “Sin After Sin”. Per Noi sarebbe un sogno saper scrivere anche solo a un decimo del livello medio dei pezzi composti dai Judas Priest in carriera.
Running Wild – Una grande band sottostimata. E’ un peccato che non abbiano tentato la carta Stati Uniti prima del loro split. Le influenze dei Running Wild sui Ravage riguardano il suono delle chitarre, che trovo sublime.
E in generale, cosa pensi di:
Annihilator – Buona band. Una delle favorite di mio fratello Eli insieme ai canadesi Exciter. Per lo più le Loro ultime release non ci piacciono ma tuttora assumiamo dosi da cavallo di album come “Set The World On Fire” e naturalmente “Alice In Hell”. Mi fa piacere che siano ancora in giro ma gradirei che tornassero al loro classico sound e facessero più concerti negli USA.
Vicious Rumors – Carl Albert è stato uno dei più grandi vocalist HM della storia. Non ci facciamo mai mancare il Loro album omonimo durante i Nostri spostamenti sul tour bus e inoltre custodiamo il vinile di quel disco a casa. Inoltre penso che anche “Digital Dictator” sia un brande album. Mi entusiasmò sapere che James Rivera fosse divenuto il cantante dei Vicious Rumors anche se purtroppo non sono riuscito a vederli dal vivo con lui dietro al microfono. Mi riprometto comunque di andare a un Loro concerto con la line-up attuale appena possibile.
Trovo che la copertina di The End Of Tomorrow da parte di Ed Repka sia riuscita molto bene: ficcante e a tema…
Tutto è partito dal fatto che la copertina del disco precedente, “Spectral Rider” facesse schifo alla stragrande maggioranza dei Nostri fan. Per evitare il ripetersi di questo tipo di situazione ci siamo rivolti a un professionista come Ed Repka che personalmente reputo uno dei migliori artisti in questo campo a livello mondiale. Possiede uno stile personale caratteristico capace di traslarti con un disegno in un’altra dimensione. I ragni meccanici che attaccano una città rappresentati sulla copertina di The End Of Tomorrow riportano il pensiero ai film di fantascienza degli anni Cinquanta, tematica peraltro particolarmente appropriata al testo della title track, dove il protagonista si immagina di essere l’ultimo essere umano sulla terra, senza più il sole e in un paesaggio degradato a causa delle guerre nucleari.
Ho appezzato parecchio il Vostro ultimo album al di fuori della cover dei Judas Priest Nightcrawler, che considero poco profonda e quindi un passo falso all’interno del disco.
Riguardo questo argomento ti posso riportare le opinioni più disparate: alcuni avrebbero preferito un pezzo nostro in più e non un remake, altri non amano l’album ma hanno apprezzato Nightcrawler. A me piace come è uscita, alla fine. Non credo sia il miglior pezzo dei Judas Priest della storia e nemmeno il migliore tratto da Painkiller ma solamente una buona song che Noi abbiamo cercato di interpretare nella maniera più energica possibile. Se fosse dipeso solo da me averi scelto altri brani da quel disco, come ad esempio “Hell Patrol” o “One Shot At Glory”, che sono quelli che mi piacciono di più, ma quando si è in una band bisogna scendere a dei compromessi e così è uscita Nightcrawler. In ogni caso ritengo che si innesti bene all’interno del resto del materiale che compone The End Of Tomorrow.
Conosci qualche band italiana?
E’ nostra abitudine sentire ogni tanto i lavori di Rhapsody Of Fire e Labyrinth anche se recentemente abbiamo scoperto realtà Thrash come National Suicide e Planar Evil che hanno scritto roba decisamente interessante. Per ora, comunque, non ho ancora incontrato di persona alcun membro dei gruppi appena citati.
Secondo te esiste un futuro per un gruppo di HM classico come il Vostro?
A livello di certezze economiche non ne ho la minima idea ma ti dirò che mi interessa davvero poco sapere quanta gente a in termini di numeri sia attirata dalla musica dei Ravage. Il nostro gol è scrivere dei buoni album che ci permettano di suonare nei grandi Festival e intraprendere dei tour, tutto qua, realistico e realizzabile. Io sono felice se con le vendite di un disco possiamo incidere quello successivo, se la gente che viene a vederci dal vivo lo desidera fortemente e così via. Mi piacerebbe suonare in posti esotici, questo si, speriamo capiti l’occasione in futuro, ma non ne faccio di certo una malattia. Per raggiungere questi obiettivi minimali però non scandiamo a nessun compromesso: creiamo la musica che ci piace di più al meglio delle nostre possibilità. L’heavy metal classico a certi livelli vivrà sempre, ci sarà sempre gente interessata a questo genere in quanto rappresenta una grande espressione di arte che crea fortissime connessioni con gli appassionati.
Ci sono delle band statunitensi che consideri vicine ai Ravage sia per attitudine che per suono?
Sinceramente non saprei. Penso che noi si sia molto vicini, a livello di sound, a gruppi come i Metal Church o i primi Overkill. A quanto ne so non esistono molte band targate Usa che fondono l’HM tradizionale con il Thrash come facciamo noi, viceversa ce ne sono molte che suonano Thrash puro piuttosto che heavy metal classico alla maniera della NWOBHM, come ad esempio i White Wizzard.
Quali sono gli highlight della carriera dei Ravage dal vivo e in studio?
Riguardo la prima parte della domanda sicuramente il concerto allo Swordbrothers Festival 2006 in Germania. Eravamo accasati con una piccola etichetta tedesca ma nonostante questo molti dei metalhead convenuti ci conoscevano bene e oltre a questo cantavano le Nostre canzoni. E’ stato meraviglioso. Per quanto attiene il discordo dischi in studio quest’ultimo è stato il più “duro” da realizzare: abbiamo dovuto sobbarcarci noi tutte le spese e le rotture di palle legate al processo di lavorazione ma oggi possiamo dire che ne sia valsa davvero al pena, uscire su una label storica come la Metal Blade vuol dire avere già scritto un importante pezzo della Nostra storia e in un certo qual modo ricompensa tutti i sacrifici fatti fino a qua, oltre a darci una carica particolare.
Chiudi l’intervista come meglio credi, Al. Grazie.
Voglio ringraziare chi ha acquistato una copia di “The End Of Tomorrow” sia in Italia che al di fuori, se ci legge. Chi supporta Noi e l’HM tradizionale deve sapere che apprezziamo tantissimo la cosa e speriamo un giorno di avere la possibilità di suonare lì da Voi. Di tanto in tanto controllate il sito della Metal Blade (metalblade.com) oppure il MySpace www.myspace.com/swwr per rimanere aggiornati sugli ultimi sviluppi legati all’evoluzione della band. Grazie per l’intervista.
RAVAGE IN PEACE!!!
Al
Stefano “Steven Rich” Ricetti