Recensione libro: Glenn Hughes
GLENN HUGHES
L’autobiografia della voce del rock
di Glenn Hughes e Joel McIver
I Cicloni 13 – 208 pagine + 16 di foto a colori – 16×23 – ISBN 978-88-96131-50-3 – 19,50 Euro
Questo libro vi sta facendo capire cosa significhi convivere con la tossicodipendenza. In questa frase è racchiuso il senso dell’autobiografia di Glenn Hughes. Si tratta, infatti, di un’opera che può essere paragonata a The Heroin Diaries di Nikki Sixx, anche se prende in considerazione tutta la vita dell’artista a cui si riferisce e non un periodo limitato di tempo. Il focus del volume recensito in questa sede non è, come ci si potrebbe aspettare, la carriera musicale di una delle più grandi voci dell’hard rock, ma un riassunto di come la dipendenza da varie droghe abbia rovinato molti momenti della sua vita.
Se, di primo acchito, questo fatto lascia un po’ interdetto il lettore, andando avanti con la lettura si inizia ad assaporare la chiave proposta dal libro e si entra in universo fatto di perdizione, di spacciatori e droga. Illustri colleghi e personaggi che hanno preso parte a brevi o lunghi momenti della vita di Hughes ne testimoniano tramite aneddoti e pensieri lo stato di salute: Tony Iommi, David Coverdale, Angie Bowie, Ozzy Osbourne, KK Downing, Rob Halford sono solo alcuni dei nomi che compaiono a dare un quadro generale dei periodi condivisi con il protagonista del volume.
Il sottofondo “musicale” di questa autobiografia è, poi, composto dalla lunghissima carriera musicale di Glenn: dai Trapeze ai Deep Purple Mark III (Coverdale, Blackmore, Lord, Hughes, Paice) e Mark IV (Coverdale, Bolin, Lord, Hughes, Paice), dai Black Sabbath ai Black Country Communion, passando per le sue mille collaborazioni (Hughes/Thrall, Hughes/Turner, Hughes/Iommi) e per la sua carriera solista.
Un viaggio composto da riflessioni, pentimenti, scuse nei confronti delle persone ferite e ritorno da un inferno personale con tanto di rinascita spirituale. Il Glenn odierno non teme di raccontare l’esperienza vissuta e di colpevolizzarsi ove necessario, quindi non risparmia autocritiche e narra con piglio il suo percorso che l’ha portato ad essere un uomo nuovo, con tanta voglia di dimostrare che può ancora fare dell’ottima musica.
Forse il sottotitolo adatto a questa autobiografia potrebbe essere All’inferno e ritorno, ma piace pensare che Mr. The Voice Of Rock, il suo girone dantesco se lo sia costruito da solo per poi uscirne con fatica, ma sempre a testa alta.