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Red Cat Promotion (Alice Cortella)

Di Fabio Vellata - 22 Agosto 2013 - 15:37
Red Cat Promotion (Alice Cortella)

Sarà il clima estivo, sarà la voglia di testare qualcosa di nuovo, ma ogni tanto, ci piace poter deviare un pizzico dai binari consueti, per offrire qualche spunto diverso dal solito ai nostri lettori.
Abbiamo avuto così il piacere di intervistare su www.Truemetal.it la promotrice discografica più giovane d’Italia, Alice Cortella, attuale responsabile di Red Cat Promotions. Un esempio concreto di cosa voglia dire rincorrere con tenacia la propria passione per poterla tramutare in un lavoro quotidiano: qualcosa che, in tempi difficili e travagliati come quelli attuali, ha il sapore più che di una sfida, di una vera e propria partita “a testa o croce”.
Come diceva Gianni Morandi, “uno su mille ce la fa”: l’esempio di miss Cortella tuttavia, è una storia incoraggiante che invita a non mollare mai i propri sogni…

Intervista a cura di Fabio Vellata
Foto a cura di Lorenzo Desiati

Alice, vorresti anzitutto presentarti ai nostri lettori, raccontandoci qualcosa di te per soffermarti in particolare sul come è nata la tua passione per la musica?

Innanzitutto saluto tutti i lettori di Truemetal, portale col quale ho il piacere di collaborare ormai da tempo.
Sono nata a Domodossola, ma ormai da diversi anni vivo a Firenze. Ho sempre avuto una grande passione per l’arte in generale, dalla musica, al cinema e alla pittura: infatti sono laureata in restauro e ho svolto il lavoro di pittrice per diverso tempo. Amo la musica da sempre e questo sentimento è maturato e cresciuto con gli anni, durante i quali lo confesso ho anche provato a suonare qualche strumento, ma con scarsi risultati. Quindi mi sono “limitata” ad essere un’ascoltatrice e tutto ciò mi ha portato infine a fare di questa passione un vero e proprio lavoro.  

Discografica – Italia – 2013. Un lavoro, un territorio ed un periodo storico che legati insieme definiscono una formula che offre come risultato, “difficoltà”. Ci spieghi come e quando ti è venuta in mente, in Italia, in un periodo complicato come quello attuale, l’idea di impegnarti in una professione assolutamente ardua come questa?

“Come ti è saltato in mente!”. Sicuramente questo è uno dei commenti più frequenti che mi vengono rivolti, quando racconto della mia attività. Quando ho aperto Red Cat venivo da un periodo della mia vita molto incerto: si era appena conclusa la mia esperienza come dipendente per un’altra agenzia musicale e mi stavo guardando intorno. Sapevo benissimo che in quel momento, come ora, spedire decine di curriculum al giorno mi avrebbe portato al massimo a trovare un lavoretto part-time e non di certo in ambito musicale. Dopo aver accantonato quindi la possibilità di cercare un lavoro come dipendente, mi sono sentita in un certo senso totalmente libera di disporre della mia vita come credevo: l’unica soluzione che mi rimaneva era di “inventarmi” un lavoro e potevo scegliere ciò che volevo. Così è nata Red Cat: inizialmente senza un budget, senza un nome, ma con tantissimo entusiasmo.

Ritieni siano necessari dei requisiti specifici per svolgere il tuo lavoro o è sufficiente essere animati da pura passione?

Sicuramente la passione è fondamentale, ma non solo per la musica, ma anche per il lavoro che si svolge. Poi direi buone capacità organizzative, di coordinamento, intraprendenza e tanta tanta pazienza!

Come hai iniziato precisamente? I risultati sono venuti nell’immediato, o c’è stato un momento in cui ha pensato di abbandonare tutto quanto e dedicarti ad altro?

Ho iniziato semplicemente con un ufficio, un computer e creando da me un sito internet. Di certo mi ha aiutato molto l’esperienza lavorativa in questo settore accumulata negli anni precedenti: sapevo a grandi linee come muovermi e come propormi.
In questi anni ho avuto qualche delusione, momenti molto difficili dovuti sia alle difficoltà economiche che alla totale dedizione che questo lavoro richiede. Nonostante questo non ho mai pensato per un solo istante di abbandonare tutto: mi piace troppo ciò che faccio e Red Cat è una mia “creatura” che spero di non dover lasciare mai.

 

Perdonami se sono indiscreto e pecco magari un pelo di mancanza di signorilità. Ma il fatto di essere donna e dall’aspetto gradevole, suppongo possa rivelarsi un’arma a doppio taglio in un universo solitamente “maschilista” come quello del management musicale. Ti è mai capitato di dover affrontare difficoltà particolari legate a questo aspetto specifico e nel caso, come le hai superate?

Ti ringrazio innanzitutto per il complimento. A dire il vero l’essere donna mi ha creato solo occasionalmente qualche problema, ma nemmeno troppo rilevante. Mi capita di notare a volte un po’ di diffidenza, soprattutto da parte dei musicisti, quando mi addentro in argomenti legati strettamente alla produzione, settore che è prettamente “maschile”. Ma credo in realtà che si tratti solo di disabitudine.
Ho trovati invece più difficoltà legate alla mia età, soprattutto fra gli addetti ai lavori come discografici o manager, che in Italia hanno tutti un’età abbastanza avanzata e che quindi faticano a dare credito ad una “novellina”.

Come selezioni e su quali basi ti orienti, al fine di scegliere i prodotti da promuovere e le band da sostenere? Semplice intuito, gusti personali, logica del profitto imprenditoriale o un mix delle tre cose?

L’intuito credo che funzioni abbastanza, dato che sono molto soddisfatta di tutte le band del nostro rooster. Il mio gusto personale, che lo voglia o meno, rientra sempre in parte nella scelta. La logica del profitto invece a volte sì, altre viene a mancare, intralciata spesso dal gusto personale.
Poi sicuramente per me è fondamentale l’attitudine di una band, valutando sia la loro proposta musicale che i primi incontri e colloqui insieme: sono persone con cui collaborerò per mesi, a volte anche di più, e credo sia fondamentale avere la certezza di poterci lavorare bene e con gli stessi propositi.

Crisi economica, crollo dei consumi ed inevitabile diminuzione di vendite. Un mercato già da tempo in sofferenza come quello discografico, sta di certo accusando un colpo ancora più severo in tempi grami come questi: quali sono le strategie che vengono messe in atto a livello promozionale per cercare di resistere e sopperire all’inevitabile calo del giro di affari?

Alcune risorse, se pur minime, si possono trovare nella distribuzione digitale, la quale è affiliata a portali come YouTube, Spotify e Deezer, che rendicontano anche solo l’ascolto in streaming dei brani di un album. Si parla di cifre comunque minime, soprattutto in Italia, ma è comunque un modo per promuovere un disco e allo stesso tempo guadagnare qualcosa.
Io comunque credo fermamente che il mercato discografico si riprenderà, e un segnale che appoggia la mia tesi può essere ad esempio il ritorno d’interesse nel vinile.

Come ti poni nei confronti del web? Buona opportunità o rischio concreto di vedere vanificato il proprio lavoro e quello delle band, grazie al sempre più incontrollabile fenomeno di file sharing?

Buona opportunità, se sfruttata con intelligenza. Ci sono diversi artisti che sono a favore del file sharing, visto come unico modo per far arrivare la propria musica più facilmente. Ma spesso capita che le vie più semplici non siano quelle giuste, almeno dal mio punto di vista. Non riesco infatti ad accettare che un musicista regali la propria musica, quando a lui stesso è costata lavoro, sudore e denaro (senza contare il valore artistico in sé). Su questo punto sono irremovibile, anche se ovviamente permetto che i brani di un disco si possano ascoltare su Internet, ma solo tramite siti sicuri o per mezzo di videoclip.

La tua opinione sulla SIAE?

Principi giusti, gestione sbagliata. Comunque si parla così tanto, forse troppo della Siae, come se fosse la causa primaria di tutti i mali del mondo musicale…Come se a qualsiasi band, anche la più piccola e che ha all’attivo tre concerti, spettassero migliaia di euro che non gli vengono rendicontizzati. Bisogna avere un capro espiatorio e la Siae va tanto di moda. Se tutte le persone che si lamentano andassero invece a vedere qualche concerto in più, penso che ne guadagnerebbero loro e le band. Ovviamente le assurde regole e i costi della Siae rimangono dei punti da risolvere e nel mio piccolo cerco di aiutare come posso i miei gruppi, ma non è perché ora l’iscrizione è salita a 150 euro che il mondo musicale andrà in rovina!

E sull’editoria online? (Occhio, Truemetal ti ascolta, ahah!)

Per me che ho un ufficio stampa rappresenta la salvezza! E non lo dico perché questa frase finirà sulle pagine di una webzine, ma perchè sicuramente è il mezzo promozionale più efficace e trasparente . Per raggiungere altri media, quali radio , tv e magazine, basta avere un grosso budget a disposizione e il gioco è fatto. Ma per ricevere dei pareri sinceri da giornalisti ed appassionati, l’unica via rimane fondamentalmente quella dei portali.
E’ vero anche che a volte può essere un’arma a doppio taglio, poiché mi è capitato in passato che i dischi inviati ad una redazione fossero trattati con estrema sufficienza. Non ho nulla da ridire se un album non piace e la recensione è di conseguenza negativa, ma non tollero che tutto il lavoro e l’impegno sia mio che dei miei gruppi venga liquidato in tre righe senza significato. Può capitare che una redazione sia in difficoltà perché ha molto lavoro arretrato e pochi collaboratori, ma allora preferirei sentirmi dire che si rinuncia alla recensione piuttosto che vedere pubblicato un articolo senza alcun senso.
Bisogna stare molto attenti perché in internet le parole di un’idiota hanno purtroppo lo stesso peso e la stessa visibilità di articoli seri e competenti. Fortunatamente mi è capitata molto di rado una situazione del genere e per questo motivo continuo a preferire il web.

Ti è mai capitato di pensare che “questo oceano è diventato troppo pieno di pesci”? Ovvero che, grazie alle nuove tecnologie ed all’abbassamento dei costi relativi alla produzione di un album, ormai sono davvero troppe le realtà musicali che giungono al debutto, talvolta in modo anche ingiustificato? Non pensi che la presenza troppo massiccia e priva di filtri di tante, troppe proposte, possa rischiare – nel lungo termine – di divenire un freno all’emersione di chi merita realmente?

Penso che di band che meriterebbero più visibilità ce ne siano già molte.
Ma i motivi sono tanti, non dipende solo dalla quantità delle proposte oggigiorno. Un gruppo underground che pubblica il suo album di debutto e poi si scoglie, quanto pubblico avrà potuto “rubare” agli altri? Infatti se ci fai caso le band underground più conosciute sono ormai in giro da diversi anni (parlo in ambito rock e metal ovviamente): la determinazione a lungo andare dà i suoi frutti! Si tratta di procedere a piccoli passi, senza pensare che con un primo disco si “farà il botto”: di certo non avverrà nemmeno al secondo e forse neanche al terzo…
Di certo una grossa responsabilità è dei media che ci propongono solo gruppi “raccomandati” e dove la passione nello scovare artisti di talento sembra ormai essersi perduta.

Se non facessi la discografica…?

Farei la pittrice a tempo pieno!

Di domande te ne ho poste forse sin troppe, ma un messaggio conclusivo è di certo d’obbligo. Alla luce della tua esperienza, te la sentiresti di consigliare d’intraprendere la tua professione ai giovani in cerca di lavoro, magari traslandola nell’ambito della semplice passione per qualcosa che non necessariamente sia musica?

Assolutamente sì! Non bisogna avere paura di osare, pensare che il proprio progetto non si realizzerà mai ancora prima di provarci. Di sicuro bisogna essere molto determinati e forse ci vuole anche una certa dose di incoscienza, ma la soddisfazione che ne puoi trarre è immensa.

Saluti finali…a te la conclusione nella forma più libera possibile…

Ringrazio innanzitutto la redazione di Truemetal e te Fabio per questa bella opportunità. Spero che le parole che ci siamo scambiati possano essere d’aiuto e servire da spunto a chi ci legge.
Un abbraccio e a presto.

A presto e grazie mille!

 

 

 

Fabio Vellata

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Sito web Red Cat Promotion