Report Heavy Metal Nights del 05-04-03 Demon’s Whip
Inizio questo report porgendovi le mie scuse.
Perchè vi porgo le mie scuse se ancora non ho detto nulla? Semplicemente perchè vista la band che si è esibista al Sitting Bull, la musica da loro proposta e come hanno suonato, sarà per me difficile riuscire a mantenere un tono oggettivo negli eventi che mi accingo a narrare.
Ma andiamo a cominciare:
Signore e Signori, per la prima volta al Sitting Bull: I MANOWAR!!! Cioè, no… non esattamente, Signore e Signori vi presento i Demon’s Whip! Cover band di Roma degli assoluti e incontrastati King of Metal!!!
Voi non avete idea di quale aspettativa c’era per me nei confronti di questo concerto, per la prima volta, finalmente una cover band dei Manowar si esibiva al Sitting Bull, per un fan come me del quartetto americano era una occasione che non potevo perdere e infatti così è stato.
Nonostante avessi la stessa sera la festa di laurea di una mia carissima amica, a una certa ora ho dovuto salutare perchè al richiamo del vero metallo non si può resistere.
Arrivato al Sitting Bull, ancora in giacca e cravatta, non potevo chiedere ai miei occhi, il locale era strapieno, la gente aveva risposto coralmente alla proposta del locale e la gente era ammassata fin fuori dalla porta, accalcata per riuscire a sentire la band.
Con qualche spintone e qualche comitata riesco ad aprirmi un varco, per prima cosa mi dirigo in bagno e, mentre mi sto cambiando e alleggerendo di camicia, giacca e cravatta per mettermi una più comoda maglietta con la copertina di Kings of Metal, sento che cominciano a risuonare le prime note di Hector’s Storm the Wall.
Finisco di sistemarmi in men che non si dica e schizzo fuori dal bagno, altro bagno ma questa volta di folla fino a riuscire a conquistarmi la prima fila e quando tra me e il cantante non c’è più nessuno, solo in quel momento comincia veramente il concerto per me. La mia testa comincia ad andare dissennatamente su e giù con il rischio sempre più reale che possa svitarsi dalla sua sede naturale e rotolare tra i piedi del pubblico come in una delle storie narrate dagli dei del metallo.
Il numero di canzoni eseguite è impressionante, ma impressionante è anche la band, tutti tecnicamente preparatissimi, sono in quattro come gli originali: voce, basso, chitarra e batteria e non c’è n’è uno che non lasci impietriti per la tecnica che sfoggia essendo sempre praticamente perfetti. Menzione particolare poi per il cantante che oltre alla bella voce, eccezzionale per tutto il concerto, dall’inizio alla fine senza un solo calo di tono, sfoggia anche un fisico che incarna (è proprio il caso di dirlo) lo spirito dei Manowar. A parte per le braccia ricoperte di tatuaggi, per il resto sembra davvero il Warrior delle copertine dei quattro musicisti americani.
Ma passiamo a parlare anche delle canzoni che i Demon’s Whip hanno eseguito in questa fantastica serata. Come avevo già detto il brano di apertura è stato Hector’s Storm the Wall e a questo ha subito fatto seguito Death of Patroclos.
Poi in rapida successione tutta una serie di successi pescando soprattutto però tra gli album più classici della band statunitense. E’ il caso di canzoni come Armour of Gods, l’immensa Blood of the King, Blood of My Enemies, Fighting the World, Thor (the powerhead), Bridge of Death, Gloves of Metal, impossibile poi non pogare sulle note di Kill with Power, Sign of the Hammer, Battle Hymn, Spirit Horse of the Cherokee (canzone intonatissima tra l’altro al locale come fatto giustamente risaltare anche dal cantante dei Demon’s Whip), Black Wind, Fire and Steel, Hail and Kill (forse la canzone più bella dei Manowar), Brothers of Metal e March of Revenge.
Un concerto lunghissimo, bellissimo, che doveva tra l’altro anche finire prima ma che il calore e la voglia del pubblico hanno fatto allungare canzone dopo canzone, una prova musicale di prim’ordine da parte dei Demon’s Whip che non si sono assolutamente risparmiati nonostante si fossero sobbarcati nel pomeriggio il lungo viaggio fin da Roma e sapevano che li aspettava l’altrettanto lungo viaggio di ritorno.
Dal canto mio mi sono lascato tanto coinvolgere dal concerto da essere uscito che pesavo probabilmente qualche kg in meno per tutto il sudore che ho lasciato davanti a quel palco cantando a squarciagola tutte le canzoni e dimenandomi come un forsennato. Per me era impossibile restare impassibile di fronte alla chiamata del vero metallo e così è stato per tutto il pubblico presente quella sera.
Un concerto, una esibizione e una serata di certo non avida di emozioni che sono sicuro mi ricorderò a lungo e per la quale devo ringraziare ancora i Demon’s Whip: grazie fratelli e tornate presto a suonare al Sitting Bull!
Alex “Engash-Krul” Calvi