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Rhapsody (Alex Staropoli)

Di - 9 Settembre 2004 - 21:45
Rhapsody (Alex Staropoli)

Intervista e Prelistening a cura di Simo.

Ecco il resoconto di una piacevole chiacchierata fatta in quel di Milano con Alex Staropoli, in trasferta lombarda per promuovere il mini recentemente uscito e soprattutto il full lenght di prossima pubblicazione. Dalla conferenza, fatta in compagnia di Stefano di Silent Scream, è venuto fuori un Alex simpatico e con molta voglia di parlare, schietto quanto basta ma altrettanto attento a non uscire fuori dalle righe.

Innanzitutto volevo fare i complimenti a te e Luca (Turilli, ndS) per come avete gestito il progetto Rhapsody: parliamoci chiaro siete la prima e direi quasi unica band italiana ad aver creato un movimento di tali dimensioni. Avete qualche formula segreta? Ci sono state coincidenze favorevoli?

La formula segreta è la passione, il tempo speso, la dedizione, il rischio e anche un pizzico di fortuna se vogliamo. Fin dall’inizio abbiamo fatto quello che volevamo fare. Non ci siamo mai posti il problema “siamo italiani”. Cioè il problema sarebbe porsi il problema o pensare alle complicazioni che ci potrebbero essere facendo un certo tipo di scelte. Noi eravamo liberi e, a parte la famiglia, non avevamo nessun legame o impegno particolare che ci legasse all’Italia. Potevamo e volevamo rischiare. Te lo dico molto sinceramente, e mi dispiace per le altre band, ma per noi è stato tutto così facile… ma non facile dal punto di vista umano, musicale o di lavoro, ma facile per la naturalezza con cui si sono svolte le cose: abbiamo fatto un demo, l’abbiamo mandato in giro, è piaciuto e abbiamo firmato un contratto. Dopo sono seguiti due anni di duro lavoro per realizzare quello che avevamo in mente.

Del cambio di management cosa ci dici?

Beh più che cambio di management è stato un cambio di etichetta, di casa discografica. Il contratto con Limb era giunto al termine e, pur ringraziandolo per tutto il supporto che ci ha dato in questi anni, ci siamo guardati un po’ intorno trovando nella SPV l’etichetta che può offrirci il budget di cui abbiamo bisogno. E questo è molto importante per noi. Per esempio, una cosa che non sopporto quando parlano male di noi è che la gente non sa quanto abbiamo investito nel progetto, quanto ci abbiamo messo del nostro per realizzare ciò che volevamo. Già dal primo disco abbiamo investito soldi nostri, soldi che ci hanno permesso di fare quel salto che con il budget di Limb non saremmo riusciti a fare. Non è che fosse un budget povero, anzi va benissimo per una band normale, però non bastava per una band come i Rhapsody, per realizzare quello che volevamo noi. Chi avrebbe investito tutto quel denaro in un primo album? Noi credevamo talmente tanto nella nostra musica, nel nostro progetto che abbiamo voluto rischiare. Poi la storia si è ripetuta con il secondo disco, perché volevamo fare ancora di più con tutte le difficoltà che ne seguono. Ci è andata bene. Adesso c’è questa nuova situazione che è un po’ una nuova vita, ci sono nuove energie per fare quello che abbiamo in mente, con nuovo spirito, con la solita serietà. Per quanto riguarda il management per noi era importante avere un punto d’appoggio in Europa e uno nel Nord America. Adesso con Joey (De Maio, ndS) abbiamo questa possibilità per gestire meglio tutta una serie di situazioni e ne siamo contenti.

E la collaborazione con Christopher Lee invece come è nata?

E’ nata vedendo il Signore Degli Anelli. Ci è capitato di vederlo prima all’estero in versione originale che qui in Italia e fin da subito siamo rimasti rapiti dalla sua incredibile voce e dalla sua interpretazione. Abbiamo pensato che sarebbe stato perfetto per un nostro disco, però all’inizio era più un sogno, un idea. L’abbiamo proposta e poi Joey (De Maio, nds) avendo già lavorato con Wells aveva i contatti giusti per proporgli la cosa. Lee ha sentito i nostri lavori e li ha apprezzati: ha apprezzato il nostro lato più operistico e ha accettato. Così a dicembre ci siamo visti negli studios a Londra e abbiamo registrato le parti che lo vedono protagonista. Tra l’altro il grosso del tempo l’abbiamo speso a parlare con lui, perché è talmente bravo che in poche takes ha interpretato tutto alla perfezione.

Per quanto riguarda l’orchestra: è sempre più presente. Quanto volete spingervi oltre? Continuando così il prossimo passo potrebbe essere un disco tutto per orchestra?

Penso che attualmente abbiamo raggiunto l’equilibrio perfetto tra metal e musica classica. Adesso giocheremo un po’ con i due fattori: qualche volta saranno più presenti gli strumenti elettrici qualche altra volta l’orchestra.

Ma in questo contesto, tu che ruolo riesci a ritagliarti a livello pratico? Non rischi di essere messo un po’ in disparte almeno in studio?

Non direi. La composizione dà sempre molta soddisfazione, inoltre se è vero che in molti casi l’orchestra l’abbiamo lasciata “al naturale” in altre abbiamo preferito miscelarle con i miei campionamenti e le mie parti. Tieni conto che di tastiera ci sono circa cento tracce per ogni canzone! Mai avuto così tante tracce da suonare in vita mia. Poi anche lo spazio che io e Luca ci siamo ritagliati per gli assoli è maggiore che in passato. No, non sento affatto una mancanza di ruolo e questo vale un po’ per tutti: Alex ha suonato la batteria come mai prima e lo stesso vale anche per Patrice al basso. Lo stesso Fabio ha cantato come mai in vita sua, con voce più dinamica, più alta, più bassa…

Ecco a proposito di Fabio, quanto conta per voi avere un cantante di questo tipo, con questa versatilità?

Per me quello che conta è proprio questa sua versatilità diciamo “recentemente” scoperta: canta aggressivo, canta tipico “Rhapsody”, canta un po’ alla Branduardi, canta tenore, canta basso, canta lirico. E in più ha quell’approccio teatrale nell’interpretazione. Poi oltre a queste doti ha un timbro unico e a me piacciono i cantanti che hanno un timbro molto riconoscibile: canta De Feis e lo riconosci subito, canta Eric Adams, Midnight, Joey Tempest e sai subito chi sono. Sì, mi piacciono proprio questi cantanti unici, con personalità, con una voce incredibile e che interpretano sempre al massimo: Fabio è uno di questi… Abbiamo avuto molta fortuna a trovare un cantante con un timbro così unico, riconoscibile. Sai non ti nascondo che all’inizio c’è stato anche qualche problema con lui, una cosa del tutto naturale tuttavia. E’ stato un processo molto veloce a livello personale, abbiamo vissuto in 5 anni quelle esperienze che normalmente si vivono in 15 anni, quindi qualche incomprensione è più che normale. Adesso ovviamente è tutto risolto e c’è un bel rapporto di amicizia.

A giudicare dal titolo le tematiche del nuovo disco sembrano affini a quelle della saga precedente. Cosa lega i due concept?

Questa saga si svolge temporalmente dopo rispetto alla prima, però ne conserva alcuni personaggi e alcuni luoghi. Il tutto serve un po’ come base di partenza, poi la storia si evolverà in modo autonomo. Vedremo gli sviluppi futuri.

Da dove prendete l’ispirazione?

Beh principalmente è Luca quello che scrive le liriche, però quello che ci ispira sono i film che vediamo. Anche quelli visti molto tempo fa come “La storia infinita”. Penso che ogni film, ogni immagine anche di film visti durante l’adolescenza o dedicati ai ragazzi, come appunto il già citato “La storia infinita”, lasci un segno e un’emozione. Non ho mai letto un libro fantasy e neanche Luca, però ci è bastato vedere film come Il Signore Degli Anelli o film epici, horror e storici. Soprattutto Luca, che ha una mente “oltre”, è capace di ricordarsi certi particolari e a ricreare delle situazioni, inventare delle storie. E’ un lavoro notevole, complesso: ogni particolare lirico e sonoro deve essere pensato accuratamente, perché in fondo quello che vogliamo restituire con la nostra musica sono immagini ed emozioni.

A proposito di tematiche affrontate: non pensate che esplorando altri temi “cinematografici” come l’horror, la fantascienza o il thriller si possano aprire nuove strade alla vostra musica, anche solo a livello di sonorità?

Attualmente la fantascienza non è prevista mentre l’horror o comunque situazioni horrorifiche e gotiche sono già presenti nei nostri ultimi lavori. Ora come ora sentiamo di avere in mano il sound giusto, quello che avremo sempre voluto fare. Inoltre siamo confortati anche dal fatto che la gente apprezza ancora queste tematiche epiche e lo si capisce anche dai film di maggior successo degli ultimi due o tre anni.

Dal punto di vista visivo, quanto vi piacerebbe poter realizzare dei video all’altezza della musica proposta? Immagino sarebbe troppo oneroso realizzare dei corti “fantasy”.

Beh sì, noi abbiamo sempre avuto in mente grandi idee, grandi cose, volevamo realizzare chissà che però poi ci siamo sempre scontrati con la realtà. Effettivamente è troppo costoso realizzare qualcosa di veramente valido come l’abbiamo in mente. I costi sono nettamente superiori a quelli già notevoli che affrontiamo per produrre la nostra musica.

L’ultimo video infatti è un po’ più semplice e forse più riuscito. Magari meglio puntare su qualche ripresa live.

Si infatti puntando sulla semplicità le cose vengono meglio. Poi devo fare i complimenti al nostro regista perché con i mezzi a disposizione ha sempre cercato di tirare fuori il massimo. E’ ovvio che con più soldi viene tutto più facile: è più facile avere idee perché se ne possono realizzare di più, si può viaggiare, adottare questa o quella soluzione. Noi cerchiamo comunque di fare prodotti che possano rappresentarci al meglio che possano rappresentare al meglio la nostra musica, che è di impatto e seria.

Dal punto di vista live state già pianificando il tour?

Stiamo già pensando a qualcosa, manca ancora qualche mese e dobbiamo valutare qualche possibilità. Però uscendo così tardi il disco non penso che faremo date quest’anno

Una domanda che penso sia frequente: qualche data speciale con l’orchestra, magari in qualche teatro?

E’ una domanda che ci viene fatta spesso. Penso che si farà un giorno. Non nell’immediato futuro, però è una cosa che vorremmo fare e penso che prima o poi accadrà.

Dal punto di vista compositivo, pensate alla resa live dei vostri brani o vi preoccupate di più della resa in studio?

Sì che ci pensiamo. Suonando dal vivo ti rendi conto che alcuni brani sono insuonabili o suonabili ma facendo molta fatica. Poi bisogna fare presa sul pubblico con brani più diretti, qualche mid tempo e poi tutto quello che c’è intorno: una bella scenografia, luci poche ma che creino l’atmosfera giusta per coinvolgere gli spettatori.

Manuel (flautista, fratello di Alex, ndS)? Lo possiamo considerare un membro in più visto che è sempre presente?

Si è sempre presente e in questo disco è presente più che mai. Personalmente lo ritengo molto importante. Riesce sempre ad offrire qualcosa in più. E’ uno dei migliori flautisti in circolazione. Ultimamente si è anche trasferito a Torino dove ha più possibilità di fare concerti e di insegnare. Suonando con noi si è un po’ “sciolto”: essendo abituato a suonare sugli spartiti non ha quella capacità di improvvisare, però ultimamente riesce a trovare soluzioni diverse, nuove. E’ incredibile.

Sbaglio o c’è un po’ di Vivaldi nell’ultimo lavoro? Fa parte dei vostri ascolti la musica classica?

Sì, c’è un po’ di Vivaldi. Più che nei nostri ascolti, visto che è quasi impossibile ascoltare altra musica nei mesi che si sta in studio, c’è in noi, fa parte del nostro background. Si sente un po’ in “Thunder’s mighty roar”, nell’assolo di flauto e in qualche altro assolo lungo il disco. Più in generale c’è un approccio molto classico.

Tornando un attimo al tema live, qual è il posto dove venite accolti meglio? Dove vi piace di più suonare?

E’ bello suonare in Italia perché la gente è calorosa, è bello suonare in Francia perché ci accolgono sempre bene però se vogliamo parlare di essere acclamati qualsiasi cosa succeda, allora sicuramente bisogna parlare di Sud America e Giappone. Anche se l’episodio in cui l’audience è stato incredibile è successo in Corea. Avevamo suonato a San Paolo davanti a 5000 persone, bellissima accoglienza ma un po’ te l’aspetti. Lì in Corea invece non erano neanche mille persone e per tutto il concerto hanno gridato istericamente sovrastando quasi gli strumenti. Scene che personalmente non avevo mai visto. Un po’ come quando fanno vedere le fans che impazziscono per Micheal Jackson. Un’emozione incredibile. Comunque è in Sud America che avvengono le manifestazioni più calorose. Lì il supporto alla band sale talmente tanto che passa all’eccitazione e si trasforma in violenza (ride, ndS). Non si ha più il controllo del pubblico. Un piccolo contrattempo o un minimo ritardo non è tollerato. C’è successo in Colombia che per via di cablaggi non proprio perfetti (lì l’organizzazione è un po’ “casereccia”) ci siamo ritrovati a suonare solo con i monitor e la gente ha gradito talmente poco che stava scattando veramente la violenza, quasi quasi se va qualcosa male la gente lì ti mena (ride ancora, ndS)…

Progetto solista. Se ne parla da tanto ma ancora niente.

Si è vero se ne parla da tanto. Ma se devo essere onesto il lavoro per i Rhapsody mi coinvolge talmente tanto che una volta finito mi manca l’energia per pensare a qualcosa di mio.

Luca nel frattempo però ha fatto già due dischi…

Si ma Luca ha un altro carattere. Lui finisce in studio con noi va a casa e già pensa al suo progetto solista. Io invece ho bisogno di riposare, di rilassarmi, di uscire. Quando arrivano le vacanze dopo sei mesi di registrazione per me c’è il sole, il mare e gli amici. Ho bisogno di riprendermi. Luca deve stare un po’ attento a sfruttare così se stesso, perché tante volte c’è il rischio di non riuscire a stare dietro a tutto. Potrei fare anche io così, ma preferisco lasciare passare del tempo, rifletterci su, farmi venire le idee. Diciamo che per come stanno le cose adesso non uscirò prima della fine del 2005. Parlare del genere è ancora prematuro perché non ci sono idee ben definite.

Niente di simile ai Rhapsody comunque?

No, non avrebbe senso per me e per il mio progetto. Ci sarà un approccio completamente diverso. Certo potrà capitare un brano con l’orchestra, ma sicuramente avrà un’attitudine diversa e un sound non teutonico, diciamo così.

Una curiosità su Fabio: come mai è avvenuto il divorzio dai Vision Divine? Una questione di impegni inconciliabili o altro? Se n’è parlato poco di questa storia.

Io so che Fabio non era molto felice, in generale. E delle volte ultimamente neanche con i componenti dei Vision Divine e personalmente forse neanche con i Rhapsody, perché abbiamo avuto vari attriti. Come ti dicevo il nostro è un rapporto di amicizia che è dovuto partire da zero e questi momenti capitano. Lui sembrava un po’ in crisi, ma erano problemi che non valeva la pena enfatizzare troppo perché sapevamo che comunque tutto si sarebbe risolto e che Fabio sarebbe rimasto con noi. Per quello che so Fabio avrebbe anche potuto cantare sul nuovo album dei Vision Divine ma sarebbe stato comunque l’ultimo. Così ha preferito rendere chiara la cosa fin da subito, per essere corretto con tutti. Loro poi hanno scelto di ripartire direttamente con il nuovo cantante. Per il resto non abbiamo mai avuto problemi di accavallamento degli impegni, si è sempre incastrato tutto bene per quel che riguarda sia l’attività in studio che i concerti.

Un’ultima domanda: voi siete una band che divide in due il pubblico, o vi amano o vi odiano. Come la vivete questa cosa?

Ma guarda chi ci odia si vede che non ha altro da fare. Io personalmente se una band non mi piace non l’ascolto e basta. Gli auguro il massimo del bene ma non mi interessa. Invece chi ama la band ci supporta sinceramente e ovviamente ci fa molto piacere, gliene siamo grati. Poi se c’è chi vuole criticare mi sorge il dubbio che lo faccia un po’ per invidia: mi sembra ovvio che chi perde tempo per stare lì a scrivere, a criticare, a stare in internet a dire “i Rhapsody di qui e di lì” abbia secondi fini. Libertà di parola a tutti, ci mancherebbe… boh… Io non è che vado in giro a dire odio quella band… Ma devo dire che questa cosa succede soprattutto in Italia. Comunque a parte il nostro forum gli altri non li seguo, perché non mi interessa stare lì a vedere chi parla bene e chi parla male. Non ne vale proprio la pena. L’importante è fare bene e con serietà le cose che devo fare.

Bene il tempo a nostra dispostone è finito. Grazie per la chiacchierata.

Grazie a voi. Un saluto a tutti i fans che leggeranno l’intervista. Ciao!



Prelistening di “Symphony of enchanted land Part II –The dark secret”

Prima dell’intervista ad Alex Staropoli, c’è stata la possibilità per me e gli altri ragazzi delle varie webzine di ascoltare per intero il nuovo cd dei Rhapsody (Symphony of enchanted land Part II -The dark secret) e di vederne la copertina. Quest’ultima è in linea con quella dell’album precedente, quindi un bel drago con la bocca spalancata e sullo sfondo le terre incantate da cui il titolo dell’album. La struttura del disco invece molto diversa rispetto al passato: non più 10 tracce con la suite messa a chiudere, bensì 12 brani di cui due molto lunghi (più di 10 minuti a testa) posti nella seconda metà della track list e la chiusura affidata a due brani complessi ma non lunghissimi (tra i 7 e gli 8 minuti) per un totale di oltre 70 minuti di musica. Bisogna subito dire che come prima impressione è stata positiva. Quanto fatto intuire dal mini sembra rispettato in pieno e se alcuni brani sono più diretti e in un certo senso allegri, altri sono più cupi, complessi, magari introdotti da piccole parti recitate o da effetti sonori atti a calare l’ascoltatore nella storia creata dalla band (a proposito di trama: il racconto riprende alcuni personaggi ed alcuni luoghi visti nella saga precedente ma messi in un contesto temporale diverso).
Sicuramente, data la mole di arrangiamenti e di elementi presenti, non è un disco che si può liquidare dopo un solo ascolto, tuttavia quelli che seguono sono dei primi commenti nati durante e subito dopo l’ascolto di questa anteprima.

01) The Dark Secret (4:13): Lunga introduzione per buona parte narrata da Christopher Lee. Il sottofondo musicale è pian piano cresce e il recitato lascia il posto ad un coro classico sempre più corposo ma comunque distante da quanto proposto nei precedenti album (quindi niente di simile ad “Ira Tenax” o “Lux Triumphans”)
02) Unholy Warcry (5:54): E’ la versione lunga del brano che compariva sul singolo. La differenza sta nella parte centrale dove trovano spazio nuovi cori e un lungo assolo di Turilli.
03) Never Forgotten Heroes (5:33): Il brano più vicino a quanto proposto dalla band in “Symphony Part I”. Tutti gli amanti di “Wisdom of the Kings” troveranno di che gioire.
04) Elgard’s Green Valleys (2.20): E’ il momento dell’immancabile, ma ben riuscito anche stavolta, brano acustico/medievale.
05) The Magic Of The Wizard’s Dream (4:30): Se fin qui tutto è stato abbastanza canonico, questa quinta traccia offre invece un esperimento in stile “Lamento Eroico”. Ci troviamo difatti di fronte ad un brano molto lirico, epico e di forte presa. E’ uno dei brani che ho avuto modo di ascoltare più volte e direi che potrebbe diventare uno degli highlight del disco.
06) Erian’s Mystical Rhymes (10:32): Altra novità e altro ottimo risultato. Il primo vero mid-tempo dei Rhapsody si presenta con una chitarra ritmica molto epica, mai utilizzata in questo modo dalla band, che personalmente mi ha riportato molto indietro negli anni. Ovviamente a far da cornice ci sono imponenti orchestrazioni, un intermezzo classico e qualche breve accelerazione come consuetudine per la band. Da riascoltare di sicuro.
07) The Last Angel’s Call (4:37): Classico brano da mettere come apripista… Una nuova “Emerald Sword”, tanto per intenderci.
08) Dragonland’s River (3:45): Altro brano acustico medievale. Flauto e cembalo duettano, Lione incanta.
09) Sacred Power Of Raging Winds (10.27): E’ la stessa suite che appare sul singolo. Nessuna variazione apparente.
10) Guardiani del Destino(5:51): La versione in italiano di “Guardians of Destiny” anch’essa apparsa sul mini di recente pubblicazione. La musica rimane invariata, il cantato in lingua madre dona a mio parere ancora più fascino.
11) Shadows Of Death (8.13): Brano in perfetto stile Rhapsody. Molto canonica, è il brano che mi ha fatto l’impressione meno positiva. Forse per la sua lunghezza forse perché arrivata dopo un’oretta di ascolto. Da riascoltare per eventuali conferme o smentite.
12) Nightfall On The Grey Mountains (7.20): Altro mid-tempo molto epico nelle ritmiche e nelle linee vocali. Sembra nata per i concerti, dove dovrebbe mietere molte vittime.