Ritual (Patrik Lundström)
Freschi del nuovo full-length i Ritual (nella persona di Patrik Lundström) ci hanno contattato telefonicamente per farsi quattro chiacchere in merito all’attività che li vede impegnati nella la promozione di “The Hemulic Voluntary Band”, ultimo studio album uscito di recente sotto InsideOut/Audioglobe. Dall’altra parte della cornetta c’è un affabile Patrik che con calma e grande disponibilità discorre col sottoscritto. Dopo i saluti di rito si passa alle domande.
Ciao Patrik. Prima di tutto ti va di introdurre con qualche parola il nuovo album ai tuoi fans di Truemetal.it?
Ciao a tutti. Il disco è una storia tratta dai libri di Tove Jansson, novellista finlandese. “The Hemulic Voluntary Band” è una orchestra di creature (Hemulens) che vivono a Moomin Valley. Questa band è citata in più di una storia comparendo in vari modi ed in diverse situazioni. Abbiamo preso spunto da questi caratteri epici e, mescolandoli quindi ad arrangiamenti complessi e sfumature folk abbiamo cercato di conferire al prodotto la rappresentazione della magia che quei racconti vogliono esprimere, strutturando infine il tutto secondo canoni progressive. Un mix quindi di struttura, epicità, musica, folklore e melodia.
Interessante, forse ora capisco perchè ho fatto tanta fatica nell’ascoltarlo la prima volta…
(Risate, n.d.r.) Non sei il primo che me lo dice…
E quindi come è stata la reazione degli ascoltatori?
Le reazioni sono state molto positive nonchè sono rimasto molto ben impressionato da recensioni davvero entusiaste. Ti dirò che la fortuna è stata anche che abbiamo avuto un sacco di tempo per realizzarlo, prendendoci quindi con calma giorno dopo giorno e pianificando ogni singolo passaggio con la massima cura. Siamo entrati in studio ad inizio autunno 2005 e ne siamo usciti a prodotto finito a metà dicembre 2006. Tra una cosa e l’altra ci abbiamo messo praticamente due anni. Poi sai, abbiamo comunque qualche anno di esperienza alle spalle per cui non abbiamo faticato molto a focalizzare gli elementi che volevamo mettere in evidenza. Credo che il risultato di tale impegno sia stato capito ed ora è un piacere che gli ascoltatori possano compiacersi della nostra musica.
Come vi siete evoluti rispetto al precedente “Think Like a Mountain” (2003, n.d.r.)? “The Hemulic Voluntary Band” sembra che vi abbia portato a utilizzare strumenti compositivi diversi per esprimere la vostra ispirazione artistica…dimmi se sbaglio…
Come osservazione è corretta solo che vorrei non focalizzarmi su una evoluzione. Ogni album è comunque diverso dall’altro; è dettato dall’ispirazione del momento. “Think Like a Mountain” parlava del rapporto tra uomo ed ambiente per cui necessitava di un altro stile per essere rappresentato. Certo che comunque se vuoi che te lo dica dal punto di vista tecnico allora posso immaginare che “Think Like a Mountain” sia una combinazione dei primi due album (“Ritual” (1996) e “Superb Birth” (1999), n.d.r.) ovvero oscilla tra le giocose componenti maggiormente rock del primo e quelle un pò più oscure e progressive del secondo. A questo punto “The Hemulic Voluntary Band” può rappresentare il capitolo più completo di tutti e tre in quanto anche dotato di strutture marcate di matrice progressive rock oltre che di melodie ben mirate.
A me la copertina è piaciuta molto. Mi racconti qualcosa circa il suo concepimento?
E’ opera di un autore peruviano nostro amico chiamato Javier Herbozo. Volevamo qualcosa che rappresentasse la filosofia degli scritti di Tove Jansson, che mettesse in evidenza il tema principale degli Hemulens, ma che richiamasse contemporaneamente anche la presenza della nostra band. Lui ci ha lavorato sopra con perizia ed alla fine è nato questo artwork che rappresenta in tutto e per tutto il nostro alter-ego…(risate, n.d.r.)
Ottima idea. Ci racconti ora qualcosa delle tue influenze musicali? Band, dischi che ascolti con maggior piacere di frequente…
Io sono cresciuto a diretto contatto con la musica degli anni 70. Ho masticato per anni e anni gruppi come Beatles, Jimi Hendrix, Eagles; i The Mamas & the Papas poi non li posso dimenticare perchè avevano davvero una grande capacità di mescolare il folk al concetto di melodia. Successivamente mi sono legato fortemente ai Queen per poi sconfinare nel progressive più classico di band come Yes, Genesis e non ultimi i miei preferiti, ovvero i Gentle Giant. In quanto a dischi ti dico che sono molto legato ai classici, li ascolto in continuazione perchè sono immortali. Al momento ci sto dando sotto con Genesis e Queen e sono particolarmente legato ad “Ok Computer” dei Radiohead che ritengo un capolavoro.
Lo ho sempre ritenuto anche io un grandissimo album, come profondità ed espressività del songwriting se la gioca con i grandissimi full-length dell’ultimo decennio…
Assolutamente d’accordo.
Vorrei chiederti che ne pensi della scena progressive svedese odierna. Al momento mi vengono in mente The Flower Kings, The Tangent, i Kaipa (in cui suona anche lo stesso Patrik Lundström, n.d.r.) e sicuramente gli A.C.T. che per me rappresentano una delle più importanti e significative realtà contemporanee…
Hai ragione ce ne sono molti. D’accordo sui nomi, ma se mi permetti mi sento di citare anche i Black Bonzo perchè hanno ottime idee che stanno portando in un concetto musicale altrettanto interessante. Poi la Svezia ha una grande storia ed anche concepibile che molti artisti si trovino in contesti artistici sempre stimolanti. Concetto che vale per ogni realtà geografica comunque. Basta poi lavorare bene ed i risultati arrivano sempre.
Come state pianificando l’imminente futuro?
Ora è il momento di promuovere “The Hemulic Voluntary Band”. Quindi i nostri impegni giornalieri sono quelli come questo fra me e te ora, oppure qualche conferenza. Finito questo inizieremo i live, ma ancora non ho dei riferimenti. Per darti un’idea di tempi non credo che calcheremo palchi prima di marzo del prossimo anno. Così come è nato l’album così vogliamo proseguire, con calma, facendo le cose per bene e godendoci questi momenti di positivo riscontro. Abbiamo solo qualche data programmata prima della fine del 2007 in Norvegia e Svezia, ma più per non arruginirci che ai fini di una vera e propria programmazione di date live. Diciamo che per un tour vero e proprio se ne riparlerà dai primi mesi del nuovo anno in poi.
Quindi ancora nessuna novità in merito alla possibilità che capitiate sul suolo italiano…
Ma io lo spero tantissimo mi devi credere. Siamo già stati in Italia anni fa e ci siamo divertiti da morire. Sia il clima che il paesaggio che la gente sono stati fantastici. A memoria abbiamo toccato l’Italia con quattro date e il ricordo più intenso lo conservo ancora dalle location di Roma e Vicenza. Ora che ne parlo mi piacerebbe ritornare…(risate, n.d.r.). Proveremo di certo ad esserci.
Ok Patrik, il tempo è tiranno ed è stato davvero un grandissimo piacere farmi questa chiaccherata con te. Credo che i nostri lettori abbiano ora maggior consapevolezza del nuovo disco soprattutto come chiave di lettura tecnica dei pezzi. Lascio a te i saluti…
Anche per me è stato un piacere farmi questa rilassante discussione con te e ringrazio Truemetal.it per la disponibilità. Mi auguro che chiunque abbia voglia di seguirici in live – vedrai che verremo – (risate, n.d.r.) ascolti questo nostro ultimo full-length così potrà poi goderselo quando verrà a vederci. Saluto tutti gli utenti di Truemetal.it e ti ringrazio ancora per questa telefonata. Ciao ragazzi.
Nicola “nik76” Furlan