Rob Halford: un sogno quando siamo sbarcati per la prima volta in America nei ’70 e lo è ogni volta
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Parlando al programma radio “Whiplash” riguardo all’imminente cinquantesimo anniversario dei Judas Priest, Rob Halford ha raccontato di quanto ami suonare negli States, dalla primissima volta, fino ai giorni nostri.
Quando i Judas Priest sono sbarcati qui negli States per la prima volta, nella seconda metà dei Settanta, è stoto un sogno che diventava realtà, per una band britannica come i Priest. Oserei dire che sia così per qualsiasi band che va a suonare in America. L’America è tuttora un gran melting pot di stili musicali e molti musicisti farebbero di tutto per visitarla e stabilirvisi, per creare un punto d’appoggio e una fanbase. Perciò quelle nostre prime avventure, aprendo per i Foghat, Molly Hatchet e 38 Special, mi riportano solo a bei ricordi. Quella volta in cui abbiamo aperto per i Led Zeppelin al ‘Day On The Green’ nella Bay Area… Grandiosi ricordi, con i quali conviveremo per sempre. Adesso stiamo portando in scena il tour di “Firepower”, passando da città come Los Angeles, Atlanta, Denver, Miami, Seattle, New York City, Portland – diamine, sembra quasi che abbiamo suonato in ogni dove negli States, perché le prime volte che siamo venuti abbiamo suonato per mesi e mesi. Vogliamo portare il gospel dei Priest ad ognuno dei 4 angoli del Paese ed è quello che facciamo. Ogni città in cui andiamo, guardo dal finestrino del bus e mi vengono in mente ricordi rilevanti. Un qualcosa che mi tengo caro e del quale sono grato. Specie ai metal maniacs che tengono la fiamma accesa e così forte.