RPWL – (Karlheinz Wallner)
In gennaio 2005 verrà messo in vetrina il successore di Stock, album sigillo del successo della band tedesca RPWL, strappiamo informazioni utili all’interpretazione dalle dita del chitarrista. Karlheinz Wallner risponde con pazienza alle mie domande pronunciate in perfetto inglese maccheronico.
Ok. Cominciamo con la descrizione del nuovo artwork.
Benissimo, domanda pertinente perchè la copertina è decisamente particolare. Abbiamo cercato di utilizzare dei colori stravaganti e contrastanti ma sempre e comunque luminosi proprio come le canzoni presenti nel disco che appunto risultano molto diverse fra loro perchè frutto di diverse ispirazioni stilistiche. Ogni canzone ha una propria storia ed una propria brillantezza che viene riflessa dai colori della copertina.
Stock è stato sicuramente una bella dimostrazione di forza. Puoi descrivere contenuti e differenze rispetto al passato nel vostro nuovo album?
Stock va considerato quasi come una compilation per la sua estrema irregolarità strutturale, ha una forma che difficilmente può essere ricondotta alla natura tipica di un album vero e proprio come nel caso dei nostri primi due lavori. Al contrario questo nuovo lavoro rappresenta quasi una via di mezzo perchè ogni canzone può essere studiata come diversi capitoli dello stesso libro, diversi ma emozionanti ed intensi allo stesso modo senza cali di tensione. Ovviamente questa caratteristica può essere ricondotta al doverso modo di concepire i nostri pezzi nel corso del tempo, questa volta ci siamo trovati in possesso di tanta materia prima scritta individualemente mentre prima facevamo dell’improvvisazione e della jam durante le prove la principale fonte di stesura. Troverete pop, rock ed influenze affascinanti potete scommetterci.
Musicalmente quali sono le principali influenze di questa release?
Penso che guardando in profondità le influenze principali restino dentro, questo per sottolineare come che le sacre lezioni imparate da gruppi che hanno fatto la storia del rock psichedelico come i Pink Floyd non saranno certo cancellate dal semplice scorrere del tempo. Mi rendo conto che il nostro nome sarà sempre legato al gruppo inglese ma posso affermare con certezza che questa volta mettiamo in mostra con maggiore efficacia originalità e personalità della nostra musica ovviando alla necessità di restare al passo con i tempi. Certo le ispirazioni sono parecche, ad esempio per quanto mi riguarda posso citare Red Hot e Radiohead ma certo non compaiono nella mia musica.
E’ cambiato il tuo modo di scrivere musica dopo il successo di Stock?
Sinceramente no, cerco sempre di dare vita a qualcosa di intenso tutto qui. Poi ovviamente alla composizione totale si aggiungono un sacco di fattori compositivi e stilistici che abbelliscono il tutto e rendono ogni disco un’occasione unica ed irripetibile, come in questo caso la presenza di Ray Wilson nella quarta traccia e la relazione costante con sonorità di origine indiana.
Cosa sai dirmi a riguardo delle liriche?
Beh Yogi Lang dovrebbe rispondere a questa domanda perchè lui è l’autore. Posso solo dirti che rispecchiano il titolo del disco, è un invito ad aprire gli occhi. Viviamo in un mondo davvro materiale dove la maggior parte delle persone pensa soltanto a fare soldi, noi vorremmo piuttosto ricordare che c’è un’infinità di cose più importanti che non si possono comprare, emozioni affetti e valori ad esempio. La cultura indiana è una fonte ricchissima di saggezza e buoni insegnamenti, una cultura particolare ed opposta a quella tipicamente occidentale che separa incessantemente contrari come bello/brutto, buono/cattivo, povero/ricco senza guardare in fondo al problema. Le cose possono andare storte ma ci sono diverse prospettive di visione del problema.
Avete concerti in programma?
Le danze relative alla nostra ultima release si apriranno in marzo 2005 negli Stati Uniti ed in mezza Europa, purtroppo senza passare dal tuo paese. Suonare dalle vostre parti sarebbe ideale per mantenere alto il nostro entusiasmo, speriamo che si possa combinare qualcosa il prossimo anno.
Grazie!
Andrea’Onirica’Perdichizzi