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RPWL (Yogi Lang)

Di Riccardo Angelini - 22 Marzo 2008 - 14:22
RPWL (Yogi Lang)

Da sempre considerati come una delle realtà più interessanti del panorama progressive europeo, i tedeschi RPWL, ritornano sul mercato a tre anni dall’uscita dell’ottimo The World Through My Eyes. Abbiamo raggiunto il cantante Yogi Lang per parlare del nuovo The RPWL Experience. Buona lettura.

Intervista a cura di Angelo ‘KK’ D’Acunto.

Ciao Yogi, benvenuto sulle pagine di Truemetal.it. The RPWL Experience esce a tre anni di distanza dal precedente The World Through My Eyes, avete passato tutto questo tempo a lavorare sul nuovo disco?

Ciao a te Angelo. I lavori per il nuovo album sono cominciati nella scorsa estate ed abbiamo finito di mixarlo nei primi giorni di dicembre. Avevamo già composto alcune canzoni in passato ed abbiamo avuto l’occasione di testarle nelle ultime fasi del tour di supporto al precedente The World Through My Eyes, in modo da cominciare a vedere le prime reazione del pubblico di fronte ai pezzi nuovi.

A mio avviso, i punti più alti dell’album si possono trovare in pezzi come Silenced, Breath In, Breath Out e Masters Of War. Ci sono brani più riusciti o ai quali ti senti più legato?

Sono molto legato a Silenced; oltre ad essere l’opener, è anche il primo brano che abbiamo cominciato a scrivere. E’ un pezzo molto maturo e legato a vicende che ci circondano quotidianamente distaccandosi in qualche modo da quelle che erano le tematiche affrontate nel disco precedente. Per il resto, considero la qualità del disco molto omogenea, non riuscirei davvero ad individuarne i punti più deboli. Ma non spetta a me fare queste considerazioni, vedremo cosa ne penseranno gli addetti ai lavori.

Per quanto riguarda This Is Not A Prog Song; è un pezzo che esce dai soliti schemi della band, è decisamente molto allegro e coinvolgente, da dov’è nata l’idea per la sua realizzazione?

Sono contento del tuo modo allegro di interprestare This Is Not A Prog Song, anche perché è realmente così; un pezzo allegro e solare. Volevamo distaccarci in qualche modo da tematiche troppo pesanti e in qualche modo “oscure” come era già successo nelle release precedenti. E’ un pezzo ben riuscito e davvero molto divertente, probabilmente verrà inserito nella set-list del prossimo tour. Già mi vedo sul palco a cantarla con un bel sorrisone dipinto sul mio volto. (risate)

Per quanto riguarda le parti di tastiera presenti in Masters Of War: non ho fatto a meno di notare una certa somiglianza con alcuni passaggi presenti in The Wall. A questo punto ti chiedo: come ci si sente ad essere sempre paragonati ai Pink Floyd?

C’è sicuramente da esserne fieri di questo paragone con una delle leggende del rock. Da una parte ci sentiamo lusingati da tutti questi accostamenti con i Pink Floyd, visto anche la forte influenza che hanno avuto sui nostri dischi precedenti. Ma alla fin fine cerchiamo sempre di riuscire a distaccarci in qualche modo da questi paragoni sforzandoci di maturare in modo da raggiungere uno stile personale. Per quanto riguarda Masters Of War: le tematiche affrontate mirano a colpire direttamente la testa e il cuore di chi ascolta e possono ricollegarsi in qualche modo ai lavori dei Pink Floyd, e quindi anche il sound viene influenzato da questo genere di contaminazioni.

Chi si occupa della stesura dei testi?

E’ tutta la band ad occuparsi della stesura dei pezzi che vanno a comporre i nostri album: ci mettiamo seduti intorno ad un tavolo e ognuno dà il suo contributo per la stesura dei pezzi.

Possiamo considerare The RPWL Experience un passo avanti rispetto ai precedenti album?

Direi di sì. Vedi ad esempio il precedente The World Through My Eyes, il mio accento tedesco ha praticamente distrutto quell’album… poteva uscirne fuori un lavoro decisamente migliore (risate). Scherzi a parte, come ti dicevo prima, il nostro intento è quello di raggiungere uno stile che sia il più personale possibile. Gli echi di Pink Floyd sono ancora presenti nelle nostre influenze (vedi Masters Of War), ma posso dire che The RPWL Experience è un gran passo in avanti verso il raggiungimento di un sound più personale.

La produzione è fra le migliori che si possano avere. Sei soddisfatto del risultato ottenuto?

Sono sempre stato dell’idea che quando un lavoro è compiuto non si può più tornare indietro e quindi bisogna accettarlo anche se il risultato non è dei migliori che si possano ottenere. Questo non è il caso di The RPWL Experience ovviamente; la produzione tende ad ottimizzare ogni minimo dettaglio, valorizza tutti gli strumenti riuscendo a renderlo gradevolissimo in fase d’ascolto… solo un pazzo non si sentirebbe soddisfatto di tutto ciò.

Per questo nuovo disco, che reazione ti aspetti da parte del pubblico e della critica?

Abbiamo ricevuto molti pareri positivi per tutti i dischi precedenti, sopratutto per quanto riguarda la nostra ultima release, la quale veniva addirittura considerata come il nostro capolavoro. A mio avviso, The RPWL Experience è il miglior disco che potevano realizzare in questo momento e quindi credo che piacerà e riceverà molti apprezzamenti sia da parte del nostro pubblico che da parte della critica. Sono decisamente fiducioso, ma aspettiamo le prime recensioni per sapere se sarà realmente così. 

Quali sono le tue influenze come musicista?

Ho sempre cercato di mantenere una mentalità aperta dedicandomi all’ascolto di vari generi musicali diversi l’uno dall’altro, ma ovviamente le mie più grandi influenze sono riconducibili ai gruppi che giravano negli anni 70. Ho sempre amato i lavori di gruppi del calibro di Pink Floyd (strano eh?), Genesis e Yes, apprezzando la maturità e le emozioni che riuscivano a donare con le loro canzoni. Sono veramente dei grandi esempi di come un semplice brano possa trasmettere delle emozioni tanto forti. Ed è questo quello che abbiamo in comune tutti i componenti della band; ci siamo messi a suonare insieme perché volevamo trasmettere a nostra volta emozioni a chi ci ascoltava.

In tutti questi anni passati con la tua band, guardandoti indietro ci sono più soddisfazioni o rimpianti?

Direi nessun rimpianto. Fin da quando ci siamo formati come semplice cover band dei Pink Floyd, fino ad arrivare alla pubblicazione del nostro primo album, mi sono sempre divertito e sentendomi soddisfatto per quello che facevo. Ovviamente abbiamo attraversato anche dei momenti brutti, ma queste cose si superano grazie all’amicizia che mi lega agli altri componenti della band, anche perché prima di un gruppo siamo sopratutto quattro amici. Quindi, solo soddisfazioni ricevute fin’ora, e spero possa continuare così anche in futuro.

Una curiosità: cosa sta a significare il monicker “RPWL”?

Sono semplicemente le iniziali dei nostri cognomi:
Risettion Paul
Postl Christian
Wallner Karlheinz
Lang Yogi
semplice ed efficace.

Ti va di darmi la tua definizione di “prog rock”?

Non riuscirei mai a darti una mia definizione di prog rock, sai? Io suono semplicemente la musica con la mia band, se poi vogliamo definirla prog rock o neo-prog facciamolo pure, ma resta pur sempre la nostra musica.

Come vedi la scena progressive attuale, ci sono band che ti piacciono più di altre?

Il vero problema è uno solo: io non seguo più di tanto la scena progressive odierna. Ti spiego subito; quando ho voglia di rilassarmi, ascolto più che altro i vecchi album dei Pink Floyd e altri gruppi di quegli anni. Questo non vuol dire che io non apprezzi i gruppi moderni, ci mancherebbe, ma sono troppo pigro per riuscire a dedicarmi agli RPWL e a seguire gli altri gruppi contemporaneamente.

Avete già avuto modo di programmare le date del tour? Avete in programma qualche show in Italia?

Stiamo programmando alcune date che vedranno la nostra presenza ad alcuni festival estivi sia in Europa che in America. Purtroppo non abbiamo mai suonato in Italia, e ammetto che mi piacerebbe da matti esibirmi nel vostro bellissimo paese. Per adesso non posso prometterti nulla, staremo a vedere se in futuro ci sarà la possibilità di suonare anche in Italia.

Che programmi ci sono per il futuro della band?

Tanti concerti, ovviamente. Poi vedremo di registrare qualche show in modo da riuscire a realizzare il tanto desiderato live dvd che avevamo programmato già da moltissimo tempo. Inoltre abbiamo già alcune idee per i pezzi che andranno a comporre il successore di The RPWL Experience, ma per quello dovremo aspettare la fine del tour. Per adesso abbiamo solo una gran voglia di esibirci di fronte al nostro pubblico.

Questa era la mia ultima domanda, a te l’onore di chiudere l’intervista.

Ti ringrazio per la disponibilità e per il supporto. Speriamo di riuscire a suonare nel tuo bellissimo paese il prima possibile.

Angelo ‘KK’ D’Acunto