Vario

Sacradis (Winternius)

Di Daniele Balestrieri - 15 Settembre 2008 - 2:38
Sacradis (Winternius)

In occasione dell’uscita di Damnatio Memoriae, siamo andati a intervistare delle vecchie conoscenze del Black Metal italiano, i genovesi Sacradis, che con cordialità ci conducono nelle profondità del loro ultimo incubo…

– Ciao, qui è Daniele “Fenrir” Balestrieri da Truemetal.it
Complimenti per il disco, che ho trovato una ventata d’aria fresca non indifferente. Siamo lontani dalle chitarre-zanzara a tout court e scream senza cervello. Avete deciso invece di imprimere atmosfere cupe, brani vari e un cantato vibrante a metà tra Darkthrone e Immortal. Nonostante non percepisca quest’album come black tradizionale, la vena moderna non ne ha inquinata l’anima “primitiva”. Qual è il vostro giudizio finale? Avete ottenuto tutto ciò che speravate, vi considerate soddisfatti al 100%?

Ciao Daniele e grazie per l’intervista e per avere ascoltato attentamente il lavoro in questione; cosa che potrebbe apparire scontata, ma non lo è affatto. Spesso infatti ci giungono sia domande che recensioni da persone che hanno, più che evidentemente, ascoltato il disco di sfuggita, senza una vera e propria intenzione di ascoltare musica, in due parole: per lavoro, o peggio, per puro desiderio di criticare. A tale proposito, scusaci lo sfogo, continuiamo a notare due pesi e due misure per quello che riguarda i lavori italiani rispetto a quelli esteri. Tornando a noi, per rispondere alla tua domanda direi che un gruppo soddisfatto al 100% del proprio lavoro è un gruppo finito. Ci deve sempre essere desiderio di migliorare. Tale desiderio non ci manca di certo! Damnatio è comunque, come il precedente Darkness, quello che ci eravamo professati di ottenere.

– Come nasce un disco in casa Sacradis? Da cosa traete l’ispirazione per la scrittura di un brano? Si tratta di puro istinto o di accurata premeditazione?

Si potrebbe dire che entrambe le affermazioni siano corrette, ovvero la traccia nasce istintiva e viene poi rielaborata da tutti con attento spirito autocritico. Questo è comunque un discorso “di massima” che non vale sempre. Alcune tracce sono state rielaborate per anni, altre sono nate praticamente perfette e ritoccate poco e niente.

– Con che genere di musica vi siete formati, oltre a chiaramente il black metal di vecchio stampo? A volte si possono trovare mentori insperati in gruppi totalmente inattesi.

Il Black Metal scandinavo ci ha evidentemente più che influenzato, nonostante ciò ascoltiamo molti altri generi musicali. Ognuno di noi ha le proprie preferenze che spaziano  dal rock , al blues, al jazz ed alla musica classica. Nonostante questo preferiamo, controtendenza, non praticare commistioni e mantenere il genere “puro”. Questo nostro atteggiamento, da molti vissuto come “immobilità stilistica”, non ci ha reso molto popolari. Beh, in definitiva, non ce ne frega molto della popolarità, se dobbiamo pagarla vendendoci al grande pubblico, inquinando la nostra musica. Il Rock è progressista, il Black è tradizione. Questo è ovviamente il nostro personalissimo modo di interpretare la questione, traslando, nel nostro rimanere puristi, la critica ad una società vacua, che ha bisogno costantemente di cambiare perchè non ha punti fermi,  valori inalterabili.

– La line-up ha subito diversi scossoni, specialmente nell’ultimo periodo. In che modo l’ascesa di Ulfe alle voci ha modificato il vostro sound?

Ulfe suona nei Sacradis dagli albori della formazione, quindi non ci sono stati scossoni stilistici atti ad adeguare un nuovo elemento nella band. Il modo in cui la sua presenza alla voce sarà accolto si potrà giudicare dai live e dal prossimo album, poiché Damnatio è ancora un lavoro cantato da Kadath. Pensiamo comunque che Ulfe sarà una gradita sorpresa al pubblico, come lo è stata per noi. Siamo molto soddisfatti del cambiamento, senza nulla togliere al valore del precedente singer.

– In che modo vi ponete nei confronti del satanismo? Il richiamo agli Immortal nella vostra figura è più che palese, e specie in passato la vostra produzione non ha lasciato adito a molti dubbi. In che modo alimentate la fiamma della vostra filosofia blasfema?

Il Satanismo inteso come culto non ci è proprio. Semmai professiamo una vera libertà, svincolata dai dogmi della chiesa, in cui anche esso possa essere liberamente professato. Ciò che meno tolleriamo è l’ipocrisia di una finta libertà in cui si è liberi di fare ciò che si vuole a patto che sia inutile e vuoto, privo di una critica costruttiva. A questo proposito la figura di Satana è stata da noi allegoricamente utilizzata per rappresentare la libertà non solo di parola, ma anche di azione.

– In che maniera siete arrivati all’accordo con la Behemoth? Le ali della Masterpiece sono molto comode, sicuramente l’avrete notato. È stato un accordo proficuo?

La Masterpiece è una società che finora si è dimostrata seria e competente, anche se parlarne adesso è prematuro in quanto, nonostante già il precedente lavoro fosse sotto la sua egida, il primo contratto lo abbiamo stipulato adesso, con il nuovo album. Comunque la partenza è incoraggiante.

– Visto che ormai aleggiate nel genere da 12 anni, è un buon momento per guardarsi alle spalle: cosa è rimasto dei primissimi Sacradis? Qual è stato il punto più alto e il punto più basso della vostra carriera, a vostra opinione?

Il punto più alto deve ancora arrivare, un po’ per sfortuna, ma molto perchè non abbiamo avuto la maturità per sfruttare appieno le nostre potenzialità. Dopo 12 anni ci mettiamo ancora in gioco, e questo è quanto. Dei primissimi Sacradis è rimasta inalterata la passione per questo meraviglioso, quanto bistrattato genere, che fa ancora storcere il naso a molti, anche fra i metallari stessi.

– Nel vostro sound ho notato ben più di un accenno a band come Dark Funeral o Forgotten Tomb, specie nelle atmosfere. E il black metal italiano? Qual è la vostra opinione della nostra scena?

Dai Dark Funeral abbiamo senza dubbio tratto grande ispirazione. Con tutto rispetto della band in questione non possiamo dire lo stesso dei Forgotten Tomb che non conoscevamo quando abbiamo mosso i primi passi nel genere. La scena italica è ricchissima di band validissime, una qualunque appartenente al movimento Invitta Armata può essere esempio della validità della proposta. Quello che manca alla scena italiana è la fiducia, la quale ci viene costantemente rifiutata. Questo è evidentissimo soprattutto in sede live, dove si vedono cose incredibili. Possiamo raccontari un episodio su tutti per dare l’idea: in un concerto siamo dovuti salire sul palco ( era un evento importante, diciamo solo questo) senza neanche uno straccio di sound check, abbiamo dovuto pagarci da bere e le nostre ragazze hanno dovuto corrispondere il prezzo del biglietto. Inutile dire che non siamo stati pagati vero? Qualcuno ha poi avuto il coraggio di criticarci perchè poco professionali, poiché i suoni erano impastati in sede live ( parliamo di una recensione, non di una critica fra amici davanti ad una birra); come se fosse colpa nostra! Questo penalizza la scena italiana.

– Ho visto che il libretto è particolarmente prodigo di araldiche e figure, oltre che di meri testi. Vedo la bandiera dell’Inghilterra, ma potrei sbagliarmi, e statue, iconografie oscure e inquietanti. Puoi raccontarci cosa si cela dietro a tali simbologie?

Il libretto rappresenta un ipotetico cammino dapprima fatto di parole, per poi scemare nell’immagine infine chiuso dalla morte, a raffigurare appieno il concetto di Damnatio Memoriae. Non ci soffermeremo sull’ermetismo delle immagini, ma possiamo dire che ognuna di esse si ricollega indistricabilmente ad un testo particolare, completandone il significato. Per quello che riguarda l’araldica l’unica bandiera utilizzata, per lo meno intenzionalmente, da noi in Damnatio Memoriae è quella rappresentante la Repubblica di Genova.

– So che avete avuto il piacere di suonare con mostri del black come Enthroned e soprattutto Mayhem. Cosa vi è rimasto di un incontro tanto importante? Ha influenzato in qualche modo il vostro modo di fare musica?

I due live dei quali parli sono stati un bello stimolo ed una esperienza interessante. Solo peccato che la nostra prestazione sia stata, come al solito, penalizzata dalle problematiche già discusse nelle precedenti domande. Se avessimo avuto le possibilità di avere suoni di impatto come i MayheM, i quali hanno occupato tutto il tempo a disposizione per il sound check, probabilmente avremmo potuto competere con loro in quanto a professionalità e precisione di esecuzione.

– Sempre a proposito di Live, vi è capitato di fare date all’estero? Com’è stata l’accoglienza? Se invece non vi è mai capitato, come è stato il responso del pubblico italiano? Pensate che in Europa sarà differente?

Per ora ci dobbiamo rodare con la nuova formazione, poi si parlerà di date. Soprattutto se ci saranno condizioni soddisfacenti. Preferiamo pochi live di qualità alla quantità dei concerti. Il pubblico Italiano ci ha sempre accolto o con amore incondizionato o con disprezzo. Siamo un gruppo che divide perchè siamo genuini. Solo i leccaculo hanno la simpatia di tutti. All’estero non abbiamo ancora messo piede. Quando sarà il momento si vedrà. Non ci facciamo illusioni.

– Cosa vedete nel futuro dei Sacradis, oltre a un immancabile e spero proficuo tour? Avete già idee riguardo a un prossimo album?

Abbiamo più che idee. Un nuovo lavoro è già in fase di registrazione. La voglia di suonare è ancora tanta!

– Siamo giunti alla fine… vi lascio la fatidica “bottom line” e in bocca a un branco di lupi per la riuscita di quest’album. Keep the black flame alive!

Grazie ancora per l’intervista che ci hai concesso e che ci ha dato l’opportunità di sfogare un po’ di amarezza per la poca considerazione che abbiamo ricevuto dopo dodici anni di impegno, e grazie per gli auguri! Chi volesse contattarci lo può fare sul sito www.myspace.com/sacradis.  Un grosso grazie a chi, controtendenza, ci ha seguiti ed apprezzati fino dall’inizio della nostra carriera, criticando costruttivamente il nostro lavoro ed aiutandoci a crescere. Grazie anche ai nuovi fans, che per fortuna sono tanti, che ci incoraggiano ad andare avanti ed a mantenere alta la bandiera del Black Metal Italiano.