Saint Deamon (Ronny Milianowicz)
Hanno stupito tutti con il loro album d’esordio In Shadows Lost From The Brave, un disco che, pur non inventando assolutamente nulla di nuovo, ha portato una boccata d’aria fresca a una scena power metal ormai da tempo in crisi creativa. In occasione dell’uscita di Pandeamonium, secondo full length dei Saint Deamon, abbiamo raggiunto il batterista (nonché principale compositore) Ronny Milianowicz per scambiare due parole a proposito delle ultime uscite, del passato e del futuro della band svedese . Buona lettura!
Ciao Ronny e benvenuto su Truemetal.it. E’ passato un anno ormai dall’uscita del vostro debut album “In Shadows Lost from the Brave”. Che cosa è cambiato per i Saint Deamon in questo tempo, dopo l’inaspettato successo riscosso dal vostro primo disco?
Il maggiore cambiamento credo stia nel fatto che un anno fa non eravamo nessuno, non avevamo un nome, nessuno ci conosceva. C’è grande diffidenza verso i gruppi emergenti, perché non sai quanto puoi investire su di loro e quanto effettivamente possano tirare commercialmente, e se non vendi allora hai davvero poche possibilità di suonare dal vivo. Il successo del primo disco ci ha permesso di suonare in davvero tanti paesi e con ciò siamo riusciti a crearci delle solide basi per la promozione di questo secondo album. Oggi abbiamo moltissimi fan, la situazione è totalmente cambiata.
Parliamo di “Pandeamonium”, il vostro nuovo disco uscito da poco nei negozi: quando avete iniziato a lavorare su questo album e quanto tempo vi ha preso nel complesso?
Diciamo che è successo tutto all’improvviso: quattro mesi fa il nostro produttore Jens Bogren si è presentato in studio dicendoci che stava lavorando sul nuovo album dei Paradise Lost e che questo sarebbe uscito nel giro di un anno circa. Da lì è partita una specie di scommessa, ci ha sfidato a preparare il nuovo disco il prima possibile, e noi ovviamente abbiamo accettato. Ci siamo subito messi al lavoro, e nel giro di tre mesi il disco ormai era pronto. Può sembrare un lavoro stressante, ma in realtà non lo è stato affatto. Tre mesi per comporre undici canzoni non è una cosa improponibile, specie se hai quattro ragazzi disponibili a dedicarsi completamente alla musica e concentrarsi totalmente sul lavoro che deve essere fatto.
Ho trovato questo “Pandeamonium” un po’ più heavy rispetto al disco precedente, più maturo e con meno melodie “catchy” se posso definirle così, sei d’accordo con questa analisi dell’album? Come descriveresti il sound di questo cd?
Si è vero, è passato un anno, siamo invecchiati e abbiamo messo su un po’ di pancia… (ndr ride). No sul serio, hai ragione, ci ho pensato a lungo mentre scrivevo il materiale per questo disco e non era nel nostro interesse fare una copia spiaccicata di “In Shadows….”, e il fatto di lavorare in studio con Roy Z ha senz’altro influito sul nostro lato più heavy, basti sentire ad esempio “The Deamon Within”. Ora poi rispetto al passato abbiamo anche iniziato a usare parti orchestrali, ad esempio su “The Only One Sane”. Da una nuova dimensione alle canzoni, quasi alla Nightwish.
Da dove avete tratto ispirazione per i testi? Sono per caso connessi tra di loro da un tema comune?
Il tema comune è sempre quello delle difficoltà della vita, così come nel disco precedente. E’ una tematica abbastanza sentita per noi. Voglio dire, non siamo delle rockstar miliardarie, talvolta diventa davvero difficile combinare il proprio lavoro quotidiano, l’attività con i Saint Deamon e i doveri verso la propria famiglia nel poco tempo a disposizione, visto che tutte queste cose necessitano della più completa dedizione sia dal punto di vista umano che da quello economico. Viviamo continuamente in un precario equilibrio, ed è per questo che molto spesso quando si è davvero al limite alcune band decidono di sciogliersi oppure dei musicisti vogliono lasciare questo mondo per dedicarsi alla vita comune. Solo chi è davvero motivato e affamato di musica può affrontare tutte queste difficoltà e questi sacrifici.
C’è per caso un pezzo all’interno di questo “Pandeamonium” che preferisci rispetto agli altri?
Guarda, sono abbastanza combattuto. Per certi versi sono molto legato a “Oceans of Glory”, dal momento che l’ho composta in casa mia con mio figlio di tre anni sulle ginocchia mentre suonavo il pianoforte: parlando da padre è stata una sensazione assolutamente speciale. Altrimenti sono davvero contento di come è riuscita la title track, brano che abbiamo composto io e Roy Z un pomeriggio nel salone di casa mia (JT stava scrivendo i testi). Parlando da batterista invece sono particolarmente soddisfatto di “Fallen Angel”, ha un drumming molto valido e interessante.
Che reazione ti aspettati dalla critica specializzata e dal pubblico in seguito all’uscita del nuovo disco? Avete già ricevuto dei riscontri positivi?
Ormai mi è venuto un mal di testa assurdo a forza di leggere commenti a proposito di questo secondo album. Ho letto numerose recensioni entusiaste, molte parlano addirittura di “Pandeamonium” come il punto più alto raggiunto finora della band, e ciò mi ha lasciato abbastanza perplesso… cioè insomma, quando l’ho scritto ero si soddisfatto del risultato finale, ma trovo senza alcun dubbio che l’episodio migliore dei Saint Deamon resti il disco d’esordio, “In Shadows Lost From The Brave”.
Siete attualmente sotto contratto con la nostra etichetta di punta, la Frontiers Records. Siete soddisfatti del loro lavoro?
Si, fanno un grandissimo lavoro per noi, devo essere davvero molto grato per tutto quello che fanno di continuo. Sono sempre molto disponibili, sempre gentili e tempestivi a rispondere alle mie email e questo mi da la possibilità di fare al meglio il mio lavoro, cioè comporre della buona musica. Ho avuto svariate esperienze con delle etichette tedesche in passato: dovevo mandare circa una decina di email e fare un paio di telefonate prima di avere una qualunque risposta. Certo, so di essere un vero rompiscatole, ma alle volte devi necessariamente esserlo così da ricevere delle risposte chiare e precise e sapere come e su cosa lavorare.
A proposito della title track “Pandeamonium”, questo pezzo è molto simile come struttura a My Heart, brano del disco precedente: sono ambedue delle ballad appassionanti con un chorus davvero intenso e melodico. E’ per questo motivo che avete scelto proprio questa canzone come singolo apripista con tanto di video promozionale girato?
Si, la tua analisi è corretta… con My Heart abbiamo goduto di davvero tanti passaggi in radio, e questo aiuta e di molto la promozione dell’album. Non mentirò, abbiamo scelto “Pandeamonium” come singolo proprio perché sarebbe stata la scelta più logica.
Siete stati etichettati principalmente (a ragione secondo me) come un gruppo Power Metal: credi che questa definizione calzi a pennello per i Saint Deamon o la trovi riduttiva vista la varietà di influenze che costituiscono il vostro sound?
Power, prog, heavy… mi importa poco questa catalogazione. Molte band oggi non vogliono più essere etichettate come Power Metal perchè è un genere che non va più di moda, che ormai tira poco in termini di vendite. Ma io mi chiedo, “ehi, siete interessati a fare metal o cosa?” Cioè, da un lato li capisco: personalmente non comprerei mai e poi mai un album dei Dragonforce, per citare un gruppo che, con tutto il rispetto, non riesco ad apprezzare. Ma non perché sia brutto, semplicemente non mi ritrovo in questo tipo di musica, non è questo il power metal con cui sono cresciuto. Se siamo power metal o no non te lo so dire, posso dirti che sono cresciuto ascoltando gli Helloween, i Manowar e i Judas Priest e che, di conseguenza, i nostri pezzi saranno molto influenzati da questo metal classico degli anni ottanta.
Che cosa pensi a proposito della scena metal internazionale? La trovi in salute o pensi che sia ormai in declino?
Almeno per quanto riguarda la Svezia ho notato che i festival metal stanno continuamente spuntando dal nulla come le tettone siliconate nei film di Hollywood, ci sono davvero tanti concerti a cui andare e in cui dover suonare. Penso che la scena, almeno nella sua dimensione live, sia ora come ora più viva che mai.
Avete in programma alcune date dal vivo per supportare l’uscita del nuovo album? Per caso c’è la possibilità di vedervi anche qui in Italia?
Siamo in contatto con la Eagle Booking per fissare alcuni concerti, anche se al momento non abbiamo ancora nessuna data confermata. C’è la possibilità di un tour con i Primal Fear a partire da Settembre, ma ancora non c’è nulla di deciso.
Che altro ci sarà nel futuro tuo e dei Saint Deamon?
A breve sarò impegnato nelle vesti di produttore per un disco di una cantante norvegese molto simile a Doro dal punto di vista vocale. Tra l’altro su quel disco ci suonano pure Toya e Nobby, per cui sarà davvero un piacere collaborare. Poi ho in ballo un lavoro con Fergie Fredriksson (ex Toto) e Hess degli Harem Scarem, per i quali dovrei comporre qualche canzone. Inoltre con i Saint Deamon suoneremo nei festival europei per tutta l’estate, prima di lanciarci a partire dall’autunno in un tour abbastanza lungo..
Ok, grazie Ronny per il tempo concesso, questa era la mia ultima domanda. A te l’ultima battuta per chiudere quest’intervista come meglio credi.
E’ stato un piacere come sempre, un saluto ai nostri fan italiani e spero che il nuovo disco vi piaccia tanto quanto l’album di debutto.
Ronny Milianowicz
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega