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Saint Deamon (Ronny Milianowicz)

Di - 25 Gennaio 2008 - 9:20
Saint Deamon (Ronny Milianowicz)

Il debutto dei Saint Deamon finisce direttamente, e già a gennaio, nella lista dei pretendenti al titolo di miglior disco power del 2008: dubito saranno in molti a contendere lo scettro a “In Shadows Lost From The Brave“. L’intervista a Ronny Milianowicz è un servizio che reputo necessario e doveroso, andiamo a scoprire i segreti di un album formidabile. Buona lettura.

Servizio a cura di Gaetano Loffredo

Ciao Ronny, è un piacere ospitarti sulle pagine di Truemetal. Voglio sbilanciarmi fin da subito facendoti le mie più sincere congratulazioni per il debutto dei Saint Deamon, uno dei migliori dischi power metal dell’ultimo decennio: sono rimasto attonito dopo i primi ascolti, e oggi, dopo oltre un mese di sosta prolungata nel mio lettore, sono sempre più convinto della sua validità.

Wow! Grazie infinite “Italian brother of Metal”. Conta tantissimo sentire opinioni come la tua perchè era nostra ferma intenzione pubblicare un lavoro che avesse le qualità dei dischi del 1988 (indica la data precisa, ndg) con una produzione degna dei giorni nostri e, per concludere, potente e melodico come il metal degli anni ottanta.

 

E ci siete riusciti. Che ne dici di introdurci la tua nuova band e parlarci del vostro singolare nome? Perché avete deciso di chiamarvi Saint Deamon?

Potremmo definire il capitano S. Deamon, quello comanda il vascello che vedi sulla copertina, come il nostro “Eddie”. Il nome Saint Deamon è un simbolo di vita, nella quale puoi scegliere di essere a volte un Santo o un Demone, niente e nessuno è soltanto buono o cattivo ma dipende dalle scelte che facciamo giorno dopo giorno. O almeno questo è il nostro pensiero e il nostro messaggio.

E c’è un significato simile che si cela dietro al titolo del disco?

Il titolo mistico rappresenta i testi, e riguardano il Diavolo o il male. Entrambi vogliono prendere possesso del nostro cuore e il controllo della nostra anima. Anche qui, si tratta di una metafora: ogni giorno siamo “tentati” dal male potendo scegliere la strada più facile e meno onesta per ottenere ciò che vogliamo. Il titolo descrive, tra l’altro, la lotta tra paradiso e inferno, una battaglia che ammette “sconfitte combattendo da eroi”. Tutti noi facciamo scelte nella vita, a volte ce ne pentiamo, ma seguire il proprio cuore non è mai un errore.

Bene, mettiamo un attimo da parte il discorso “concettuale” e veniamo alla musica. Non posso fare a meno di farti notare che le melodie e i riff, sebbene abbastanza complessi, sono facili da ricordare e ti gironzolano in testa sin da subito. Mi sembra corretto citare brani quali “No Mans Land” o “Deamons”, tributi alla composizione easy-listening. Siete dunque alla ricerca di un sound che possa essere apprezzato dalla “massa”?

Hai orecchio (ride, ndg). Ho letto recensioni nelle quali hanno scritto frasi tipo “Helloween clone song”, e posso dirti che non ci rimango male anzi, sono felice dell’accostamento. Ma parliamo della title track: un bridge così a quale pezzo degli Helloween può mai essere comparato?
Tornando alla tua domanda, beh, certamente stiamo cercando un sound diretto e non troppo complesso, grandi melodie tipo colonne sonore alla Hans Zimmerman tanto per fare un esempio. Siamo influenzati dagli Helloween ma abbiamo aggiunto qualcosa di nuovo, un buon orecchio se ne accorge all’istante. Riassumendo: influenze anni ottanta, cloni di qualcuno? No, ascoltate e ditemi.

Menzione speciale va assegnata al vostro cantante, Jan Thore Grefstad: il nuovo Jorn Lande. Che ne pensi della sua performance? Credi che Jan sia in grado di mantenere quei livelli on stage?

Siamo stati in concerto con Mr. Lande qualche settimana fa. Questi due ragazzi sono come una Ferrari rossa e una Ferrari nera: quale delle due preferisci? (ride, ndg). Ma c’è una sostanziale caratteristica: Mr. Grefstad ha l’heavy metal nel cuore ed è per questo che è riuscito a sfornare una prestazione degna del miglior Kiske. Quando canta tira fuori il cuore e l’anima, sia all’interno di uno studio che sul palco. Posso assicurartelo.

Se non altro mi hai messo curiosità, ora spero di sentirlo dal vivo. Chi si è occupato delle liriche e chi delle musiche? E di cosa parlano, andando nello specifico, i testi?

Sono pensieri profondi, intimi. Parlano della vita e di dove vogliamo arrivare, più precisamente delle scelte di vita e del fatto che la maggior parte di noi non ha il tempo di ragionare come si deve a causa di un lavoro stressante o di una famiglia da mantenere: è la legge del mondo moderno. Normalmente ogni componente del gruppo prepara del materiale che verifichiamo tutti insieme al momento opportuno, scegliendo il meglio del meglio. Questo è il segreto del concept dei Saint Deamon: ecco perché il disco non ha nemmeno un filler. Quando sei al debutto non hai la possibilità di sbagliare, possono farlo gli Hammerfall con tutti quei dischi alle spalle, non noi, per questo siamo stati estremamente attenti nella scelta del materiale da proporre.
Certo, col prossimo disco avremo gli occhi puntati addosso e molta più pressione, ma cominciamo a goderci questo momento.

 

In Shadows Lost From The Brave incorpora le più disparate influenze: dai Primal Fear agli Hammerfall, dai Masterplan ai Rhapsody Of Fire. Siete ispirati dalle colonne sonore dei film americani, dalla musica classica… ma c’è qualcosa di estremamente personale. Cosa?

Hai perfettamente ragione. E’ vero, ascoltiamo i gruppi che hai citato ma il 40% delle nostre influenze provengono dalla musica non-metal. Musica classica, musica folk svedese, un po’ di pop e… colonne sonore: personalmente sono un grande amante del cinema.

Parlami della decisione (se davvero lo è) di dividere il disco in due tronconi: da “The Exodus” a “The Burden” un mix di oscuro heavy metal e qualche puntatina nel prog, da “No Mans Land” a “Run For Your Life” un mix di metallo sinfonico, epico, quasi “Hollywoodiano” se vogliamo…

Sorprendente, non mi aspettavo questa domanda (ride ndg). Bene, ad essere onesto non era nei nostri piani, almeno non all’inizio. Poi ci siamo accordati per una prima parte diretta, “sparata in pieno volto”, e così la scelta di dividere in due tronconi l’album, proprio come hai detto tu.

Beh, dopo diversi ascolti la differenza tra i primi cinque brani e il resto del disco si sente eccome. Chi vi ha aiutato a produrlo? Anche qui… lavoro ineccepibile.

Grazie. Il 50 per cento del disco l’abbiamo registrato da soli negli Studio Seven, in Svezia. Il resto l’abbiamo fatto con l’aiuto di Jens Bogren, uno dei migliori produttori d’Europa. E’ andato tutto liscio come l’olio, Jens dista a 3 km dai nostri studi di registrazione e ci ha aiutato molto volentieri. Abbiamo registrato 2 dischi coi Dionysus in quello studio, sapevamo sin dall’inizio che suono avremmo potuto tirare fuori, con una differenza fondamentale: qui siamo stati parte integrante della produzione, coi Dionysus suonavamo soltanto.
Abbiamo raggiunto i risultati sperati e il suono è vero, reale. Il power metal, spesso, soffre di produzioni meccaniche, “plastificate”, ma abbiamo speso un sacco di tempo e di soldi per garantire alle nostre composizioni un suono eccellente.
 

Ronny, siete licenziati da Frontiers Records, la nostra etichetta di punta, spesso impegnata sul fronte Aor e Hard Rock. Ultimamente si è affacciata al power, ingaggiando i Primal Fear e  fortunatamente… voi. Come vi trovate con Frontiers? Che ne pensi di New Religion dei Primal Fear, disco sul quale hai anche lavorato?

Mat Sinner è un mio grande amico, un vero “brother of metal” per dirla tutta. E’ stato lui che ci ha fatto conoscere Mr. Serafino Perugino, il “padrino d’Italia” (dice proprio così, ndg). I ragazzi della Frontiers hanno fatto un lavoro fantastico riguardo alla promozione del nostro disco, siamo soddisfatti al cento per cento.
Passiamo ai Primal Fear. E’ vero, mi sono occupato anche io del songwriting di “Fighting The Darkness” e di “New Religion” (i brani migliori in pratica, ndg), Mat e Ralf sono come eroi per me e siamo diventati grandi amici nel corso degli anni. Penso che gran parte dei brani presenti su New Religion rappresentino il meglio del catalogo dei Primal Fear, e la produzione è magica.

Avete già fissato qualche data per promuovere il nuovo disco?

Questo è il problema principale di ogni gruppo esordiente, le agenzie non si fidano se non hanno una statistica dettagliata sulle vendite. La stampa ci sta trattando benissimo, meglio di quanto speravo, non vedo perché non dovremmo riuscire a partire per un tour. Per ora non restiamo con le mani in mano: abbiamo già cominciato a sondare il terreno, da soli.

Sperando in uno show dalle nostre parti…

Ah, ho suonato da voi coi Dionysus, è stato come essere in paradiso. Spero davvero di poter tornare in Italia, specialmente ora che abbiamo un contratto con un’etichetta italiana.

Lo spero anche io Ronny, grazie per il tuo tempo. Ancora complimenti per il magnifico debutto, l’epilogo è tutto tuo…

Suoneremo per ognuno di voi, sempre, anche se ci pagano soltanto le spese di viaggio e ci garantiscono un posto dove dormire. Chiedete agli organizzatori del vostro festival locale di contattarci, e noi ci saremo!

Gaetano Loffredo