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Serena Rock Band (Franco Maria Serena)

Di Stefano Ricetti - 29 Marzo 2012 - 8:58
Serena Rock Band (Franco Maria Serena)

Intervistare un personaggio del calibro di Franco Serena è davvero un privilegio per chi come me ha vissuto quasi quattro decenni di musica Rock italiana e di grande passione. Siamo di fronte a un vero fondatore del nostro genere musicale, una persona che ha fatto la storia di questa musica all’interno dello Stivale dagli anni Sessanta fino ad oggi. Questa intervista vuole essere un tributo all’artista e anche una testimonianza di vita vissuta per tutti i lettori meno avvezzi alla tradizione musicale del passato. Oggi sono altri i gruppi di riferimento, sono cambiate tantissime cose nel mondo musicale ma mi sembra doveroso aprire un varco nel tempo darvi la possibilità di leggere la storia dalle parole di chi l’ha scritta.

Buona lettura.

Alessandro Cardinale  
 

 

Ciao Franco, intanto lasciami dire che è davvero un immenso onore poterti intervistare e vorrei cominciare dagli albori del tuo percorso artistico, dobbiamo tornare indietro fino agli anni Sessanta per trovare la tua prima incarnazione: I Ragazzi Dai Capelli Verdi, cosa mi puoi raccontare di quel periodo? Quali ricordi ti legano a quelle prime esperienze e cosa ti evocano i primi concerti?

Ti ringrazio per l’opportunità che mi dai e nel farmi ricordare quel periodo, a me molto caro. I RANGER SOUND erano cinque ragazzotti ancora da svezzare, ma ben preparati musicalmente e con le idee chiare. Nell’estate del 1965 sbarcammo a Roma e quando fummo nel piazzale della Stazione “Termini” (con gli strumenti, bagaglio appresso), ci stupimmo nel vedere un megatabellone m.6 x m.4 che indicava, a caratteri cubitali, che il suddetto complesso sarebbe stato ospite nel più importante locale d’Italia,”Il PIPER”. Qualcuno di noi, incredulo, disse, con molta serietà, che forse un’altra band, portava la nostra stessa denominazione.

Il gruppo divenne in seguito, il più noto “I RAGAZZI DAI CAPELLI VERDI”. Nell’inverno ‘66/67 mi trovai a Milano in compagnia di Franco dei NEW DADA, nei pressi del Duomo, quando un signore dall’aspetto compito (forse un indossatore) ma stranamente con i capelli tinti di verde, ci incrociò senza degnarci di uno sguardo, mi sorprese, mi sentii nessuno, pur sapendo di essere io, tra i fautori di tale originale moda. Già dai primi concerti mi resi conto che la musica mi aveva scelto e non viceversa, e che grazie ad essa godevo di molte, straordinarie attenzioni, una fantastica Dea molto pericolosa.

Veniamo al decennio successivo quando ti troviamo tra le fila dei progressivi Nuvole di Paglia, un progetto che viene spesso menzionato dagli amanti del genere in questione. Quali furono le principali motivazioni che ti spinsero a intraprendere una nuova strada e quali furono le registrazioni e i live che ricordi più interessanti?

E’ stato un periodo di transizione, obbligatorio, tutte le band erano orientate alla ricerca, all’innovazione. Le mie proposte furono poco commerciali e i discografici non accettarono le mie artistiche convinzioni. Tra i pochi che apprezzarono i miei prodotti, l’amico Alberto Radius.

L’avventura della Serena Rock Band comincia all’alba degli anni Ottanta: perché decidesti di incominciare un progetto personale così importante da dargli il tuo nome? Quali furono le principali motivazioni di questa scelta e cosa puoi dirmi dei primi momenti della band?

Certamente, gli anni ‘80 mi hanno liberato dai vincoli dettati e imposti dai  tre decenni precedenti, permettendomi di creare il mio ROCK. Grazie all’esperienza acquisita, mi sono dedicato con pazienza e attenzione alla ricerca dei musicisti che mi avrebbero affiancato. Il mio nome lo decise uno dei primi chitarristi della SRB, si apriva il concerto con uno strumentale (l’adattamento delle 4 stagioni di VIVALDI), poi il Toni gridava “SERENA ROCK BAND!” A quel punto, io entravo in scena.

 

Nel 1983 la Serena Rock Band registrò la sua prima demo di due tracce, quali furono i responsi da parte della critica e dei vostri supporter? Pensavate di aver raggiunto un buon risultato con quei pezzi?

Furono entusiastiche le critiche giornalistiche, mi fecero capire che avrei percorso un itinerario unico e personale.

Nel 1984 riusciste finalmente a registrare il primo album “Serena” per la City Rock Records, vorrei soffermarmi su questo importante traguardo e su cosa ti lega a quel disco ancora oggi. Come nacquero i brani e quale impatto ebbero dal vivo ?

Credo sia doveroso ricordare, che la SRB, volutamente, avrebbe percorso la sua strada allontanandosi, ma non troppo, dall’imperante movimento Metal, scelta difficile, poiché il popolo rock era allora compatto e votato al nuovo genere. Ma il risultato fu, che ciò ci permise, dall’inizio, pur creandoci qualche antipatia, di distinguerci. Questo fu il mio obiettivo principale. I brani nacquero con delle regole fisse, i ‘70, il blues, ogni pezzo deve rimanere nella memoria, devono essere diversi tra loro, è l’esecuzione che ne definisce l’omogeneità.  

Il disco poteva vantare una registrazione e una produzione davvero molto qualitativa per quel periodo, come giungesti al contratto con la casa discografica? Come conoscesti Tolo Marton dei Le Orme che suonò sul pezzo “Joe Starley Story”?

Grazie alla notorietà raggiunta, non mi fu difficile firmare per l’etichetta milanese. Il Tolo che conobbi era un giovane chitarrista promettente, nel 1971, negli anni ‘80 divenni il suo manager, mi sembrò un sincero gesto d’affetto averlo come ospite.

 

Il disco è stato appena ristampato su cd dalla Heart Of Steel di Mirko De Fox dei leggendari X-Hero, come valuti questa operazione? Sei soddisfatto del risultato finale? Da quanto tempo vi conoscete tu e il singer degli X-Hero?

Eccezionale, Il cd è come me lo aspettavo, devo essere sincero, anch’io ho partecipato alla realizzazione. Ci conosciamo da molto, forse da sempre, Mirko è un mio caro amico, mi è gemello nel pensare ed operare, amiamo la musica con la stessa intensità, credo che non ci sia mai stato un momento in cui le nostre menti abbiano avute divergenze inconsce, nonostante le nostre diversità.

La seconda fatica discografica della Serena Rock Band “Rolling On The Road” finisce inspiegabilmente perduta per due decenni abbondanti finché il disco non viene finalmente stampato dalla SteelHeart Memories Records e reso disponibile ai vostri fan nel 2008. Mi puoi dire cosa successe a questo album e per quale motivo sia rimasto sepolto? Quali differenze c’erano tra il debutto e questo secondo parto?

Per essere precisi è stata la quarta registrazione effettuata dalla SRB che fu abbandonata, perché nello stesso periodo incidemmo ”BUCHI NELL’ANIMA” per la casa editrice CIVITAS di Bologna, la stessa di ZUCCHERO, che diede molta importanza al prodotto, mettendo in secondo piano il precedente lavoro.

 


Molti musicisti di rango hanno diviso il palco con te nella Serena Rock Band alcuni tra questi ha intrapreso carriere soliste e progetti di grande prestigio. Puoi dirmi quali nomi ti sono rimasti più impressi nella memoria per tecnica, talento, attitudine? Ti ritieni uno scopritore di musicisti visto che hai sempre portato fortuna a chi ha suonato con te?

Mah, io sono un chitarrista mancato, forse per questo mi è stato facile scoprire alcuni talenti, con i quali ho mantenuto un buon rapporto. Ognuno di loro ha caratteristiche diverse,  per questo non posso dire di  preferirne uno in particolare, ma bensì, li vorrei ancora tutti, felicemente insieme.

Proseguiamo nella tua avventura con il disco “Like a Dream” del 1994, ormai diventato una vera rarità. In quegli anni erano davvero in pochi a ricordarsi di te e della tua musica, come venne concepito questo disco e cosa ti spinse a tornare sulle scene dopo un lungo periodo di silenzio?

A dire il vero , questo è il secondo lavoro discografico, spero ben presto di poterlo rimissare  riportandolo, grazie alle nuove tecnologie, ai livelli delle altre registrazioni, in modo di poterlo così riproporre nel filone destinato al collezionismo, i brani non mancano. In quel periodo la CONTEMPO RECORDS di Firenze, aveva riunito I RAGAZZI DAI CAPELLI VERDI pubblicando un Lp “ SUMMER’ 66” ed un 45g, dalla stessa label fui ingaggiato come produttore del primo Lp degli AVVOLTOI di Bologna. Dovetti rallentare la mia attività con la SRB, ma senza dimenticarla.  

Quali furono le differenze rispetto all’approccio artistico degli anni Ottanta? Insomma quante cose erano cambiate e come ti trovavi a cantare dal vivo di nuovo con la Serena Rock Band?

Nessuna differenza, semmai la certezza che le scelte fatte allora, furono oculate.

 

Lo stesso anno registrasti pure la misteriosa cassetta “Franco Maria Serena 94” mi puoi rivelare cosa ti spinse a intraprendere questa produzione? Quali erano le differenze musicali rispetto alla Serena Rock Band secondo te?

Questa cassetta è la pubblicazione di “BUCHI NELL’ANIMA” della Editrice CIVITAS.

Qualche anno dopo venni in possesso di un nuovo album “fantasma” della Serena Rock Band” intitolato “On The Move”, forse del 1997, ancora una volta potresti dirci qualcosa rispetto a questa registrazione? Ci sarà mai la possibilità di avere le undici canzoni di questo disco incise ufficialmente su un cd?

E’ il titolo provvisorio di ROLLING ON THE ROAD.

A questo punto puoi dirmi qualcosa rispetto all’intensa attività live della tua band e alle molte registrazioni più o meno ufficiali dal vivo? Quali furono i concerti più importanti della tua carriera? Hai qualche aneddoto particolare da raccontarmi sulle performance dal vivo della Serena Rock Band?

Ultimo dell’anno 2004 di fronte a 50 mila persone, SRB con LE ORME e CHUCK FRYERS BAND , non si dimentica.

Dopo un lungo periodo di pausa la Serena Rock band torna nel 2005 con il disco “Buchi Nell’Anima” forse il più maturo e completo della tua carriera. Ancora una volta hai deciso di rimetterti in gioco e di puntare su un nuovo lavoro? Quali stimoli ti hanno motivato in questa scelta dopo tutti quegli anni e sei soddisfatto del risultato finale?

Certo, è un buon lavoro commerciale che non trovò il canale giusto, fu realizzato per la CIVITAS dei vari ZUCCHERO, ANTONACCI, ecc… fu girato un video a Montecatini, ma non decollò, anche nella musica c’è la politica. Ma il lavoro che più mi soddisfa,  registrato nel 1997, si intitola ROCHO TROPICAL, ben presto in uscita, edito dalla “HEART OF STEEL RECORDS”.

Dopo questo capitolo ufficiale hai registrato un nuovo cd dal vivo “Live At Banale” che raccoglie il meglio della tua produzione in studio e regala alcuni momenti veramente molto emozionanti, pensi che la dimensione live sia la più naturale per la Serena Rock Band? Come valuti questo live album?

Non proprio il meglio, ma tra le migliori composizioni ed arrangiamenti, la vera dimensione di SRB. L’album doveva essere un bootleg e lo è.

Dopo quasi mezzo secolo di musica suonata, concerti, dischi e passione non hai qualche rimpianto o rimorso? Ci sono scelte che non rifaresti o occasioni perse di cui ti sei pentito? Non senti qualche volta di aver raccolto relativamente poco successo rispetto al tuo enorme percorso artistico?  

Direi di no, troppo facile per me dire: “se fossi nato nel paese del Rock and Roll…”

Come ti rapporti con la scena musicale di oggi? Cosa pensi dei ragazzi che suonano in questo momento e di quelli che li vanno a sentire? La maggioranza dei lettori di questa intervista credo non abbiano più di venticinque anni e ti conoscano molto vagamente, cosa gli consiglieresti per approcciare le sonorità che tu ami? Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

I giovani sono sempre gli stessi, di ogni generazione, li accomuna la loro bellezza interiore e la necessità di spiccare il volo.  A loro, agli appassionati della chitarra elettrica, consiglio di ascoltare, divorare tutta la musica possibile, con una certa attenzione ai ‘50,’60,’70. Artisti di riferimento:  All’inizio i neri, poi i bianchi con l’anima dei neri.
 
Penso sia giusto lasciarti lo spazio per concludere questa lunga intervista come meglio credi, grazie per il tuo tempo e complimenti sinceri per la tua carriera, come ultima domanda ti chiedo cosa significhi per te la parola “Rock”

ROCK: Nel 1965, ascoltando HELP dei BEATLES piansi di gioia.

Un abbraccio a tutti. Musicalmente, Franco Maria Serena.

Alessandro Cardinale