Sieges Even (Oliver Holzwart)
Abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Oliver Holzwart, protagonista del ritorno in grande stile dei pionieri Sieges Even. Ecco ciò che ci ha raccontato sulla band e sul suo nuovo album.
Domande a cura di Riccardo Angelini, intervista raccolta da Gloria Baldoni
‘The Art Of Navigating By The Stars’ presentava dei Sieges Even radicalmente diversi da quelli del passato, sempre tecnici ma più attenti alla melodia. ‘Paramount’ sembra insistere nella medesima direzione, rafforzando i nuovi punti di forza. Nessun ripensamento dunque?
E’ stata una nostra decisione, era naturale che continuassimo sulla strada intrapresa con ‘The Art Of Navigating By The Stars’. Ci siamo riuniti svariate volte per decidere il da farsi, e alla fine eravamo tutti d’accordo sul fatto che sarebbe stato meglio per la band andare avanti in quel senso. Ci siamo detti: “Hey, abbiamo un nuovo cantante che spacca, perché non gli diamo più possibilità di esprimersi al meglio?”.
Quando ho visto per la prima volta la copertina di Panamount sono rimasto sorpreso. Dopo l’esplosione di luce e speranza dell’artwork di The Art Of Navigating…, non mi aspettavo un’immagine così cupa e desolante. Quale significato racchiude?
Beh, per la verità ‘Paramount’ affronta temi per la maggior parte positivi.. La copertina si presta alle interpretazioni, ma a mio avviso può avere una qualche relazione con la nostra musica e con il concept del disco. In fondo il filo rosso dell’album sono le aspettative, gli obiettivi che uno si pone, e nei quali può avere successo ma anche fallire. Forse la copertina può essere ricondotta a questa seconda alternativa.
Quando i Sieges Even sono tornati in vita, tu, Alex (Holzwarth, il fratello) e Markus (Steffen, il chitarrista) eravate già un gruppo esperto e affiatato. Se in quello che si può definire il vostro secondo esordio Arno Menses (il nuovo cantante) aveva dato prova del proprio talento, con il nuovo album credo abbia dimostrato di sapere integrare sempre meglio le sue linee vocali al vostro stile. Puoi parlarci del lavoro che avete svolto assieme in questi anni?
E’ come ti dicevo prima: Arno si è integrato benissimo, soprattutto perché abbiamo deciso di evolvere la nostra musica anche tenendo conto delle sue caratteristiche.
Rispetto al passato ho l’impressione che i singoli brani accolgano un numero di influenze ancora maggiore – per esempio jazz, folk o AOR – senza mai perdere il loro equilibrio. Come si è svolta la fase di songwriting? In genere preferite improvvisare su idee che escono in sala prove o per così dire vi portate il lavoro già pronto da casa?
Beh, innanzitutto sappi che molto del lavoro viene da Markus e che sul lavoro di chitarra costruiamo il resto. La cosa buffa è che non riusciamo quasi mai a incontrarci tutti insieme, perché ognuno vive in una città diversa! E allora ci viene in aiuto internet, che usiamo per scambiarci idee, per inviarci il materiale che ognuno registra.. E tutte le opinioni sono importanti, non c’è nessuno che abbia l’ultima parola. E’ una cosa a cui tengo molto, ognuno deve avere la possibilità di tirare fuori le proprie idee.
Quando avete iniziato a scrivere i nuovi brani, e quanto a lungo sono durati i lavori sull’album?
Il processo di writing è stato infinito, quasi due anni. Il problema è che tutti noi abbiamo un altro lavoro al di fuori della musica, per cui purtroppo non possiamo dedicarci alla musica 24/7 – anche se ti assicuro che mi piacerebbe moltissimo!! Una volta scritto tutto, ci sono volute poche settimane per registrare e ultimare l’album.
Una cosa che mi ha impressionato favorevolmente fin dai primi ascolti è la qualità dei suoni. Sbaglio o avete posto una particolare attenzione alla fase di produzione?
Naturalmente, bisogna farlo! Quando vuoi mettere sul mercato un prodotto, questo prodotto deve essere perfetto in tutto e per tutto, specialmente nella produzione! Bisogna fare attenzione a non danneggiare la canzone, a permetterle di suonare al meglio. Su questo aspetto abbiamo lavorato molto, ed è per questo motivo che credo che l’album suoni così maturo e ben composto.
I pezzi di valore nella tracklist sono molti (oserei dire tutti), ma sono rimasto particolarmente colpito dal brano Mounting Castles In The Red Blood Sky, nel quale offrite una particolare interpretazione del celebre discorso di Martin Luther King, I Have A Dream. Me ne vuoi parlare?
Ritorniamo al discorso di prima: il disco voleva essere un concept sugli obiettivi della nostra vita, e mi è sembrato che questo discorso di Martin Luther King veicolasse al meglio il messaggio che intendevamo trasmettere.
Ho dato un’occhiata ai vostri progetti live sul vostro sito ufficiale, e non mi pare di aver visto date previste per l’Italia? Quando intendete rimediare a questa grave mancanza?
Tranquilli, vogliamo venire eccome! Indicativamente direi che saremo da voi nella seconda parte del nostro tour, verso marzo, perché prima ci dedicheremo al nord Europa e poi scenderemo in Francia, Spagna, Grecia e appunto Italoa.
E quando sarà il momento di decidere la scaletta, credi che tenderete a privilegiare i pezzi nuovi o cercherete di trovare un equilibrio con il vecchio repertorio?
Ovviamente la priorità sarà promuovere ‘Paramount’, e quindi ci concentremo su quello, ma la scaletta sarà piuttosto equilibrata perché suoneremo anche parecchie canzoni dai nostri primi tre dischi. Io spero che saranno tutti soddisfatti, e invito tutti i lettori di TrueMetal.it a venirci a vedere!
Riccardo Angelini