Sieges Even (Oliver Holzwarth)
Per commentare l’atteso ritorno in scena dei teutonici Sieges Even con The Art of Navigating by the Stars abbiamo scambiato quattro chiacchiere con uno squisito Oliver Holzwarth. Tra una risposta e l’altra, l’esperto bassista ha anche avuto occasione di spendere qualche parola in merito alla recente separazione in casa Blind Guardian. Buona lettura!
Il vostro sound dimostra oggi molta più attenzione per le melodie di quanto non ne abbia avuta in passato, pur mantenendo la strutturazione complessa tipica del progressive. Come spieghi questo parziale cambio di sonorità?
Questa è una domanda interessante. A oggi noi della band abbiamo avuto molto esperienze, inciso molti dischi, suonato con altre band, abbiamo tutti passato la trentina (a parte Arno). Quando ci siamo incontrati con Markus abbiamo pensato ai problemi, ai criteri da seguire per fare della buona musica. Come si scrive una buona canzone? In passato molti ci avevano detto che eravamo una band con un grande potenziale, ma che lasciavamo poco spazio alle melodie, all’emozione. Allora abbiamo pensato di provarci: non volevamo più solo complessità ritmica o armonica, ma anche buone melodie. Volevamo un sound sì complesso ma anche e soprattutto melodico. “Poi vedremo che cosa succederà” ci siamo detti. Questa è stata la conclusione del nostro processo di brainstorming.
Come pensi sia cambiata la band dopo l’arrivo di Arno (Menses, n.d.r.)?
Arno si addice perfettamente al nostro sound, è il cantante giusto per completare il quadro. In passato c’era qualcosa che mancava, anche se le strutture erano complesse. Arno è il tetto della casa, dà un’identità alle canzoni per me. Compone melodie fantastiche e si scrive le sue melodie vocali: quando mi dà qualcosa fatto da lui è semplicemente perfetto così com’è, non c’è nulla da cambiare. E’ un po’ come in un sogno, davvero: ci siamo lasciati alle spalle tutti i problemi che avevamo quando ci riunivamo per cercare idee e suggerimenti per delle belle melodie…
L’album inizia immediatamente con la title-track, in cui si può sentire la risata di un bambino. Anche sulla cover si intravede un bambino che ha presumibilmente abbandonato il suo giocattolo per andare… dove?
Il bambino simboleggia l’inizio di un lungo viaggio. Riguarda la vita, il passaggio da un punto a un altro, il prendere direzioni diverse e l’orientarsi tra tante scelte possibili. Ogni viaggio ha un inizio: questo inizio è il bambino, e simboleggia anche il guardarsi alle spalle e ripensare alle decisioni che si sono prese nel passato.
Non dev’essere facile costruire brani di lunghezza superiore agli otto minuti senza scadere nella ripetitività: avete impiegato molto tempo per trovare il giusto equilibrio?
No, non ci è voluto molto tempo perché quando ci ritrovavamo sapevamo bene dove cominciare e dove finire. Poi c’è da dire che di tempo non ne avevamo molto perché il manager ci faceva delle pressioni: la label voleva un demo e noi dovevamo preparare del materiale. Tuttavia ai nostri incontri riuscivamo sempre a trovare molte idee, e non abbiamo avuto alcun problema a combinarle. Direi che in tutto sono stati necessari tre mesi o poco più.
La qualità delle tracce è molto omogenea, e personalmente faccio fatica a scegliere quella che preferisco. Forse The Lonely View of Condors mi ha colpito più delle altre, ma lo scarto è davvero minimo. Per te c’è una traccia più riuscita, o a cui sei più legato rispetto alle altre?
Che domanda difficile! Ogni volta che lo ascolto, comincio con una canzone diversa, poi alla fine le devo ascoltare tutte. Per me sono pari, mi piacciono allo stesso modo. Forse… no, non riesco proprio a scegliere. Comunque penso che alla fine questo sia bene, perché è quello che volevamo fare: un’ora di musica sempre catchy e interessante in ogni momento, senza filler o parti superflue.
Spesso per un artista la sua ultima opera è la migliore che abbia mai prodotto. Quindi, escludendo quest’ultimo album, qual è il lavoro dei Sieges Even che preferisci, dagli inizi della vostra carriera a oggi?
Mah, a parte The Art of Navigating by the Stars tra i dischi del passato ce ne sono alcuni che ricordo con particolare piacere. Sto pensando a Steps, sto pensando ad A Sense of Change… ma sicuramente questo con Arno è quello che ritengo il migliore della nostra discografia.
Dopo lo scioglimento dei Sieges Even nel 1998, tuo fratello Alex è entrato a far parte in pianta stabile dei Rhapsody. Quanto a te, come hai speso gli ultimi anni?
Ah, sono successe un sacco di cose! Cercherò di essere breve: ho finito gli studi di sociologia, ho cominciato a lavorare con un provider online e mi sono occupato principalmente di informatica. Ho anche lavorato con i Blind Guardian: non sono un membro ufficiale della band ma come saprai ho collaborato spesso con loro in passato: in questi ultimi anni li ho accompagnati in un paio di tour, sono molto legato a loro. Ho partecipato anche al tour dei Demons&Wizards, poi da qualche anno ho cominciato a lavorare sul materiale per il nuovo album dei Sieges Even, e questo è quel che ho continuato a fare fino a oggi.
Come tu stesso hai detto poc’anzi, in passato tu e tuo fratello avete collaborato strettamente con i Blind Guardian. Suppongo che tu abbia seguito da vicino gli eventi che hanno portato all’addio di Thomen (Stauch, n.d.r.). Che cosa pensi di questa improvvisa separazione?
Certo, ho seguito molto da vicino le loro vicende e so esattamente come si sono svolte le cose. Penso tuttavia che in certe circostanze sia meglio non esporre pubblicamente certe questioni personali: so che cosa è successo ma penso che la cosa migliore sia evitare che gli eventi diventino una specie di telenovela. Hanno preso la direzione che hanno preso ed evidentemente è bene che sia andata così. Thomen ha lasciato la band perché non sentiva più suo quel tipo di sound, penso non gli piacesse granché. Non è stato piacevole, ma era tempo di mettere fine a una situazione che non sarebbe stata ottimale né per lui né per gli altri. Secondo me ha fatto bene a decidere di iniziare qualcosa da solo. Adesso mi trovo a lavorare con lui e il cantante dei Soilwork nei Coldseed: quando ho visto Thomen mi è sembrato in forma, rideva e scherzava come sempre, credo che questo cambiamento gli abbia fatto bene.
A proposito di Thomen, hai avuto occasione di ascoltare il suo nuovo album con i Savage Circus? In caso affermativo, che cosa ne pensi?
Mi sarebbe piaciuto, purtroppo finora mi è stato possibile solo ascoltare dei pezzi eseguiti da Thomen in studio. Suonavano in modo simile ai vecchi Blind Guardian, sono tutti bravi musicisti e fanno buona musica. Per quanto mi riguarda, penso che sia meglio lavorare a nuovo materiale piuttosto che cercare di replicare i successi di un disco passato, ma è solo un’opinione personale. Voglio dire, la musica è ottima, magari il disco non lo comprerei ma è di gran qualità. Poi se in futuro Thomen vorrà fare qualcosa di più personale, per me sarà anche meglio per lui.
Ora, devo confessarti che in un primo momento avevo pensato di chiederti qualcosa circa le tue influenze musicali, ma dopo aver ascoltato l’album temo che la lunghezza della risposta. Quindi, molto semplicemente (si fa per dire), vorrei che tu mi dicessi quali sono i tre album che ritieni abbiano avuto la maggior influenza sulla tua carriera di musicista.
Uoah! Che domanda tosta! Vediamo un po’… Allora, Moving Pictures sicuramente… dei Rush… poi gli Yes, direi 91025… e poi direi anche uno dei primi Maiden. Sì, direi che il primo Iron Maiden per me è stato molto importante.
Attualmente invece stai ascoltando qualche album in particolare?
Questa è facile. I miei ascolti attuali non sono molto rappresentativi dei miei gusti musicali, perché in questo periodo lavoro molto, ho poco tempo per ascoltare musica e ho l’occasione solo durante gli spostamenti in macchina per andare al lavoro. E in macchina ascolto in genere cose più dirette e immediate. Quindi, a parte il nostro ultimo album, ascolto i Nevermore, l’ultimo album, poi anche l’ultimo Damageplan, l’ultimo Exodus che mi ricorda molto il loro terzo album, e quindi è ottimo… ah, ascolto volentieri anche l’ultimo Limp Bizkit [cosa mi dici mai… n.d.r.].
I fan dei Sieges Even coltivano la non troppo segreta speranza di vedervi in tour dalle nostre parti. Saranno accontentati?
Lo spero. A dicembre daremo inizio a un tour che toccherà Grecia e Russia. Dopo Natale suoneremo per un paio di settimane, sicuramente in Germania, in Austria e spero anche in Italia. Tenete d’occhio il calendario, potremmo passare dalle parti di Milano.
Bene, questa era la mia ultima domanda. Se hai qualcosa da aggiungere, questo è il momento.
Ciao a tutti, grazie del vostro supporto, spero che possiate trovare modo di dare una chance al nostro album, vi assicuro che la merita. Ci vediamo in tour!