Smartphone ai concerti: per l’esperto si tratta di ipnosi collettiva
Da anni ormai assistiamo alla sempre più massiccia, praticamente totale, presenza degli smatphone in ogni ambito della nostra quotidianità. Non ne sono esenti neanche i concerti. Chiunque di noi, partecipando ad eventi live non avrà potuto far a meno di notare la presenza, pressochè costante, di dispositivi elettronici rivolti verso il palco durante le esibizioni dei vari artisti.
Per Enzo Di Frenna, giornalista e promotore di Netdipendenza Onlus, organizzazione che promuove l’anti-tecnostress, si tratta di una vera e propria dipendenza da contrastare con una sorta di educazione digitale.
Di Frenna cita il concerto del 1 maggio di Roma con il rapper Achille Lauro che invitava i presenti a riporre gli smartphone. Ma d’altronde nel panorama musicale non sono pochi gli artisti che hanno, già in passato, preso posizione contro l’uso eccessivo di tali apparecchi alle serate live. Bob Dylan ha imposto il divieto di smartphone ai suoi concerti, ma anche nel mondo del metal, da Corey Taylor a Bruce Dickinson, sempre più nomi hanno manifestato insofferenza verso lo spropositato utilizzo di tali apparecchi.
Ma secondo Di Frenna però, l’appello dei vari artisti non è sufficiente. L’esperto infatti ha detto:
“Gli appelli lanciati dal palco o dai giornali sono qualcosa di fugace, che alimenta una fugace notizia estemporanea. Qualcuno la leggerà, qualcuno per il tempo di una canzone metterà pure in tasca lo smartphone, ma poi di fatto tornerà alle sue abitudini. Serve di più. Serve un educazione digitale, una formazione per addestrare le persone a gestire l’apparecchio. E serve insegnarlo fin dalle scuole. Se i volti noti vogliono veramente fare la differenza allora devono piuttosto fare pressione sulle istituzioni perché affrontino strutturalmente il problema.
Non ci si accorge di ciò che si sta facendo, si ha il cellulare in mano e ci si estranea dalla realtà, non si è più neanche consapevoli. Milioni di cellulari riprendono il palco e chi è dietro a quello schermo è ipnotizzato dalla realtà virtuale. Tra la persona e l’artista in quel momento c’è un filtro. Guardiamo alla realtà non più in maniera diretta, ma con gli occhi della videocamera, del cellulare. E questo è un problema serio dal punto di vista psicologico.”
Quindi, per Di Franna, ci troviamo di fronte ad una sorta di ipnosi, un comportamento quasi compulsivo:
“Succede qualcosa di bello? Si sta vivendo un’esperienza piacevole? La frase ricorrente è: ‘Aspetta, faccio una foto, faccio un video’ Immagini che quasi certamente finiranno nel dimenticatoio, in un archivio che nessuno aprirà più. O diventano strumenti per mostrare agli altri qualcosa per qualche secondo sui social”.
Ma il fenomeno dei concerti parrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Sempre secondo Di Franna infatti, il problema sarebbe molto più ampio:
“Gli psicologi avevano lanciato diversi moniti in passato ed è quello che sta succedendo. E’ un’espressione della telefono-dipendenza, forse più importante oggi, se pensiamo che il 95% delle persone fruisce di qualsiasi tipo di informazione attraverso il cellulare. Con il cellulare si va sui social, si guarda il meteo, si interrogano motori di ricerca, si controllano le email. Quasi tutto viene filtrato dallo smartphone. E’ un’ipnosi sempre più dilagante. Anche perché adesso la grande novità è che nei telefonini sta entrando l’intelligenza artificiale, che capisce cosa vuoi e ti dà quello che corrisponde alle tue emozioni e desideri. Avremo migliaia e migliaia di persone, in particolare ragazzi, che non si accorgono di quello che riesce a fare l’algoritmo dell’Ai quando hanno il cellulare in mano.”
A questo punto ci pare appropriato concludere con il video di Hashtag Your Life dei Kissin’ Dynamite anche per uno spunto di riflessione.