Sonata Arctica (Henrik
In occasione dell’uscita del nuovo album dei finlandesi Sonata Arctica, The Days Of Grays, truemetal.it ha contattato per voi il tastierista Henrik Klingenberg che ci ha parlato un po’ del disco e di come la band è riuscita a risollevarsi dal precedente Unia. Perchè l’ultimo album dei Sonata Arctica ci ripropone una band in una forma super, capace di scrivere e suonare un power metal delizioso e ricercato, e il buon Henrik non nasconde l’entusiasmo per questa loro ultima fatica.
Buona lettura.
Intervista a cura di Roberto Gallerani.
Ciao ragazzi, e benvenuti sul truemetal.it, è un piacere avervi con noi.
Ciao a tutti, il piacere è tutto mio!
Volete presentare il nuovo album ai nostri lettori? Come è nato e come siete arrivati alla sua uscita?
Certamente. Tony ha scritto tutte le canzoni e si è registrato i brani a casa e solo successivamente ci siamo ritrovati tutti insieme per lavorare alla creazione dell’album
Per quanto mi riguardo vorrei farvi i più sinceri complimenti per The Days Of Grays; l’ho trovato un album molto maturo, che ancora una volta fa crescere la vostro stile aumentando soprattutto il vostro lato più oscuro e più epico. Siete d’accordo con me?
Yeah, sono assolutamente d’accordo con te! L’album è particolarmente dark e oscuro per buona parte, e devo dire che siamo riusciti molto bene a miscelare tra di loro differenti tipi di metal. Sono contento inoltre che ti piaccia.
Il vostro precedente album è stato sicuramente il vostro album più sperimentale, ed è quello che ha diviso di più i vostri fan, tra chi voleva ancora i vecchi sonata arctica e chi si era esaltato per la vostra inversione stilistica. A distanza di tempo, cambieresti qualcosa di quell’album?
No, non cambierei niente… era un album che volevamo fare per noi stessi; effettivamente in alcuni momenti è particolarmente complesso, ma anche questa sperimentazione è stata fondamentale per la sopravvivenza della band.
La domanda precedente serviva per introdurre questa: The Days Of Grays l’ho trovato come un ottimo compromesso tra reckoning night e il precedente Unia, ovvero l’unione delle vostre due anime, quella sperimentale e quella più tradizionalmente power. Questo è nato dall’esigenza di ritornare a un sound più tradizionale anche nei confronti dei vecchi fan che magari non avevano visto di buon occhio la sterzata sperimentale di Unia, oppure è semplicemente l’evoluzione del vostro sound?
Penso che con Unia abbiamo avuto un’impronta molto progressive, ed era proprio ciò che volevamo. Ora era arrivato il momento di offrire ai nostri fan qualcosa di ancora differente; una canzone come Flag In The Ground la si può definire come una canzone in vecchio stile Sonata Arctica, giusto?! Ecco, pensavamo fosse davvero bello fare un brano dove mostriamo alla gente che noi siamo quì e non abbiamo dimenticato le nostre origini.
Di che cosa parla The Days Of Grays? Lo si può definire un concept? Che cosa volete trasmettere ai fan con le vostre canzoni?!
Non è un concept album anche se molte canzoni trattano il tema della morte. C’è una canzone che parla anche di andare a bere… si insomma, sono storie abbastanza differenti tra di loro.
Tornando alla musica, ho trovato un maggior uso delle orchestrazioni. Vi siete avvalsi di una vera e propria orchestra per queste soluzioni?
Attualmente lavoriamo insieme a un nostro amico, un certo Mikko P. Mustonen, e con il suo computer può ricreare alla perfezione una intera orchestra! Credo abbia davvero un grande talento nel fare queste cose, non per niente credo che il sound che abbiamo ricreato su questo album sia qualcosa di veramente grande!
Nonostante le canzoni varino molto tra di loro dal punto di vista stilistico, c’è una canzone che può descrivere quest’album dei Sonata Arctica?
Beh, Deathaura è decisamente la mia preferita, si basa direi su tutti gli elementi che compongono il sound dei Sonata Arctica… ad eccezione del solo di tastiera….eheh…
Ormai siete dei veterani in campo power, una delle realtà più solide e più competitive del panorama. Come vedete la scena attuale rispetto a quando eravate voi degli esordienti? Ci sono band giovani che ritenete valide e di sicuro avvenire?
Sfortunatamente non ho tempo di seguire la scena metal, anche se credo che band come Machine Men, Winterborn e Diablo siano da tenere d’occhio.
Molto spesso capita di sentire album di band esordienti e dire “hanno un suono che si avvicina molto a quello dei Sonata Arctica”; come reagite di fronte a questi casi in cui band emergenti si rifanno spesso al vostro stile?
Sono davvero lusingato quando sento che qualcuno suona simile a me, direi che è dura trovare delle parole giuste di fronte a queste situazioni…
Ovviamente non posso evitare di dirvi che già in molti aspettano una vostra esibizione live qui dalle nostre parti; ci potete dire quali sono i vostri piani in previsione del tour promozionale dell’album?
Partiremo per il tour europeo insieme ai Dragonforce negli US, poi torneremo in Europa e sicuramente passeremo per l’Italia.
Progetti futuri?
Saremo in tour per i prossimi due anni, direi che è già sufficiente come programmi al momento…ehhe…
Io vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato e vi faccio ancora i complimenti per l’album! Potete chiudere l’intervista come meglio credete!
Grazie mille a te Roberto, un grande saluto a tutti i nostri fans italiani! Spero di incontrarvi tutti durante il nostro tour!