Sonata Arctica (Henrik Klingenberg)
Ciao Henrik e benvenuto su Truemetal.it!
I Sonata Arctica quest’anno compiono 15 anni: un traguardo importante. Cosa è cambiato in voi in questi quindici anni? Cosa credete di aver raggiunto e cosa pensate di dover ancora raggiungere?
Penso sia cambiato molto durante questi anni e molti cambiamenti devono ancora avvenire. Per quanto riguarda i traguardi, finora abbiamo fatto un sacco di grandi show, qualche buon disco e da allora la cosa più importante per una band come la nostra penso che sia il fatto di avere ancora tanta musica meravigliosa da scrivere assieme!
Parliamo del vostro nuovo album: “Pariah’s Child”. Uscirà il 28 marzo. Quali sono le tue sensazioni ad oggi?
Beh, considerato che è pronto da un po’, sono molto curioso di sapere quanto piacerà alla gente. Penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro ed ovviamente siamo molto soddisfatti di quest’album.
A proposito, come mai questo titolo? Ha a che fare con la casta indiana degli emarginati?
Con la nostra deviazione di percorso dal power metal tradizionale, ad un certo punto ci siamo ritrovati ad essere un po’ dei pariah per alcuni… da qui è nato questo nuovo album: il figlio dei pariah [“Pariah’s Child”, appunto].
Come descriveresti l’album, se dovessi recensirlo?
Abbiamo voluto riportare alcuni tra gli elementi caratterizzanti e distintivi dei primi Sonata Arctica ed anche ovviamente le nuove cose che abbiamo appreso negli ultimi album. Direi che è un buon mix di vecchio e nuovo.
Quali sono le principali differenze dall’ultimo lavoro “Stones Grow Her Name” (2012)?
“Stones Grow Her Name” era più un: “I Sonata Arctica fanno roba hard rock”, che poi era quello che volevamo fare all’epoca. “Pariah’s Child” è più pesante e più veloce!
L’artwork di quest’album è intriso di significati: possiamo contemplare un lupo ed un corvo in una classica atmosfera da Sonata Arctica. Qual è la loro simbologia all’interno del concept?
Sia il lupo che il corvo sono diventati simboli per la band e compaiono principalmente nello stile grafico e visuale come nei testi di quest’album.
Dobbiamo anche intenderla come un ritorno alle radici, a quel “Wolf ad Raven” da “Silence” (2001)? Come mai avete deciso di ripristinare il vecchio logo?
Direi che è più l’aver riportato in auge quelli che erano gli elementi degli esordi della nostra musica, questa è la ragione per la quale abbiamo usato il vecchio logo. Insomma non è un ritorno alle radici tipo: “Silence part 2”.
Il primo singolo “The Wolves die young” è stato rilasciato con tanto di video. Come mai avete scelto questo pezzo? Ha qualche rapporto con la fiaba “Gli abiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen?
Yeah, è la nostra interpretazione del classico di HC Andersen. L’abbiamo scelto come primo singolo perché è uno dei pezzi che rappresenta meglio l’album.
Tra i brani dell’album probabilmente uno tra i più curiosi è “X Marks the Spot”. Da dove avete preso ispirazione? Potete rivelarci qualcosa in più su questo folle brano?
Bisogna avere anche attimi di divertente sollievo ogni tanto: la cosa del predicatore è iniziata così, come uno scherzo con un nostro amico al quale è sempre piaciuto imitare molti tipi di accenti e roba del genere. Forse lo scherzo si è spinto troppo in là, non saprei… questa non è certo la prima volta in cui facciamo idiozie che finiscono poi in un album quindi…
Anche in quest’album i vostri brani hanno sempre una certa accezione di pessimismo. Un pessimismo un po’ sognante, un po’ folle ed un po’ alcolico. Vi ritrovate in questa affermazione?
Non del tutto, penso che quest’album sia l’album più positivo rispetto a quanto fatto da diverso tempo a questa parte.
Pasi Kauppinen è il vostro nuovo bassista. Come vi siete trovati con lui?
Personalmente faccio musica con Pasi da quando avevamo circa 14 anni o roba del genere, lui registra materiale per i Sonata dal 2007 ed ha anche missato entrambi i nostril live DVD quindi tutti noi lo conoscevamo da prima. Era la scelta più logica, insomma, ed ora sembra essersi adattato perfettamente alla band.
Il 28 aprile suonerete di nuovo in Italia. Potete anticiparci qualcosa? Cosa ne pensate del pubblico italiano?
I fan italiani sono sempre molto appassionati ed adorano mostrarlo, quindi non vedo l’ora di tornare e suonare il nuovo materiale e qualche vecchia hit!
Ultima domanda. A te la parola: qual’è il tuo messaggio ai lettori di Truemetal.it ed ai vostri fan italiani?
Mantenete vivo il metal, ci vediamo tutti ad aprile! Cheers!
Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini e Tarja Virmakari.