Sonic Syndicate (Karin Axelsson)
Giovani ma lanciatissimi. I Sonic Syndicate sono una band che non ci ha messo molto a prendere il volo nel panorama metal,
probabilmente grazie ad una promozione martellante giostrata da Nuclear Blast, ancor più probabilmente per la loro musica
orecchiabilissima ed adatta al pubblico sia di genere che non, ma forse anche per un talento non indifferente nel creare belle canzoni
piacevoli fin dal primo ascolto. Vengo raggiunto telefonicamente da Karin Axelsson, bassista recentemente salita agli onori delle
cronache per essere entrata nella classifica delle Hottest Chicks in Metal, ma che, almeno a parole, nulla vuole aver a che fare con il
mondo delle pinup. Sentiamo cosa ha da dirci.
Ciao Karin e benvenuta su Truemetal. Partiamo con qualche domanda sul vostro ultimo disco: Love and Other Disasters. Come mai
l’amore è un disastro?
Non è detto che lo sia sempre, ma può esserlo come tutte le cose, dipende da ciò che succede.
L’illustrazione di copertina del disco sembra essere un’evoluzione di quella del precedente. Potete spiegarci l’idea che sta
dietro di essa?
E’ un’idea dei ragazzi, si tratta di un insetto che si sta progressivamente trasformando in essere umano.
Quindi possiamo aspettarci un seguito su questo tema anche nella copertina del prossimo album che farete?
Beh, credo di sì, anche se non posso esserne sicura credo (ride nda).
Ad un primo ascolto di Love and Other Disasters la sensazione che ho avuto è stata che in ogni canzone voi cerchiate di
raggiungere il ritornello il più velocemente possibile. Ok, avere dei bei ritornelli è una buonissima cosa, ma non pensate che includere
qualche struttura un po’ più complessa avrebbe giovato alla longevità del disco?
Sinceramente sei la prima persona che mi fa una domanda come questa. Sinceramente non è che pensiamo molto a queste cose quando
componiamo, naturalmente avere dei bei ritornelli per noi è importante, ma non è che li cerchiamo, semplicemente le canzoni escono così
come l’ispirazione ci suggerisce. La cosa importante è che questa volta tutti i membri della band sono stati coinvolti nel processo di
scrittura delle canzoni, cosa che prima non era mai successa.
Quindi possiamo dire che anche le canzoni più lente, ossia My Escape e Contradiction, sono il frutto dell’ispirazione del momento
e non qualcosa di programmato per variare un po’ la tracklist.
Naturalmente volevamo che ci fossero anche delle ballate nell’album, ma come ti ho detto questa volta ci siamo fatti guidare
dall’ispirazione: Contradiction ad esempio l’avevamo scritta prima di My Escape, ma alla fine è stata quest’ultima ad essere scelta come
singolo per l’album.
Come produttore per i vostri ultimi due album avete avuto Jonas Kjellgren degli Scar Symmetry e penso che la sua influenza sia
evidente, soprattutto per quanto riguarda gli arrangiamenti di tastiere che voi avete nonostante non abbiate un tastierista in line
up.
Su questo devo contraddirti: noi originariamente avevamo un tastierista, solo che poi se n’è andato e, invece che cercarne un altro,
abbiamo deciso di fare senza. Quindi gli arrangiamenti di sintetizzatore sono un’idea nostra e non derivano dall’influenza degli Scar
Symmetry o di Jonas in veste di produttore.
Riproporrete le tastiere anche dal vivo in versione base registrata?
Sì, lo faremo.
E non pensate che si perda un po’ dell’emozione di un concerto dal vivo in questa maniera?
No, assolutamente: oramai lo fanno tutti e poi sono solo tastiere, credo vada bene fino a che tutto il resto lo suoniamo per davvero
nei concerti.
Passiamo a qualche domanda un po’ più personale: parlando con delle amiche musiciste ho scoperto che il loro problema principale è
quello di riuscire a convincere coloro che stanno nel mondo della musica che una ragazza può essere una musicista altrettanto brava
rispetto ad un uomo. E’ un problema che soffri o hai sofferto anche tu in passato?
Sinceramente sì, è un problema che sento molto anche io. Mi è anche successo di parlare con delle persone che insinuavano che non
fossi veramente io a suonare il basso durante i concerti, che insomma usassi il playback o chissà con quale altro trucco.
C’è però anche un’altra faccia della medaglia: alle volte sinceramente mi viene da pensare che le band metal utilizzino le ragazze
che hanno in formazione come veicolo promozionale, come metodo per attirare l’attenzione che non ha nulla a che fare con la musica. Cosa
pensi di ciò?
Non credo sinceramente che sia così. Non credo che i ragazzi della mia band mi abbiano chiesto di unirmi a loro perchè ero una
ragazza, ma piuttosto perchè potevo dare un apporto al gruppo come musicista. Naturalmente poi siamo in un mondo che è anche spettacolo
e dove se sei una ragazza attiri l’attenzione, che tu lo voglia o no.
Quindi a te non piacciono questo tipo di attenzioni?
Non mi danno fastidio, non ho problemi con esse. Comunque io sono una musicista.
Dopo l’uscita del vostro album andrete in tour con gli In Flames, una band capace di raccogliere migliaia di fans ai propri
concerti. Come vi sentite?
Penso che sarà fantastico. Sono gente molto simpatica, andiamo molto d’accordo e credo che formeremo un’ottima squadra in questo
tour.
Se escludiamo le situazioni “da festival” ci sono bands con una storia molto più lunga della vostra, come ad esempio gli Heaven
Shall Burn, che ancora fanno tour in piccoli locali capaci di contenere solo poche centinaia di persone. Voi invece avete già girato con
bands come i Nightwish ad esempio, come mai secondo te siete riusciti a bruciare le tappe ed ad arrivare a questi livelli dopo soltanto
due albums?
Non lo so a dire il vero. Di sicuro abbiamo un’ottima promozione, inoltre noi stessi lavoriamo davvero duro, cerchiamo sempre di fare
le cose al meglio. Posso anche dire che siamo sempre molto diponibili con i nostri fans durante i tour e poi… che dire, siamo stati
fortunati!
Fortunati, ruffiani, modaioli… ma ammettiamolo, forse anche la bravura ha giocato un suo ruolo.