Spiritual Beggars (Per Wiberg)
Quasi se ne erano perse le tracce, ma gli Spiritual Beggars sono tornati,
e anche più in forma che mai. Michael Amott e soci, con
Return To
Zero, confermano che questo non si tratta semplicemente di un side
project, ma di una band vera e propria che non ha la minima intenzione di
deludere chi li ha sempre seguiti. Per l’occasione abbiamo raggiunto il
tastierista
Per Wiberg, per parlare delle novità in casa della band svedese, del
nuovo album e anche del futuro. Buona lettura.
Sono passati circa cinque anni dalla release di “Demons”. Puoi dirmi cosa è successo in questo lasso di tempo?
Siamo stati impegnati con le nostre band principali (Arch Enemy, Carcass, Opeth, Firebird) ed è stato difficile trovare il tempo di suonare insieme con gli Spiritual Beggars. Inoltre, abbiamo anche dovuto cercare un altro cantante, e questo ha rallentato un po’ i lavori di stesura del nuovo album.
Dopo tutti questi anni, consideri gli Spiritual Beggars una band vera e propria o, semplicemente, un side project?
Sono coinvolto in molti progetti e li considero tutti come band vere e proprie, anche se non c’è così tanta possibilità di dedicare troppo tempo ad ogni singolo gruppo. Cerco sempre di impegnarmi al 100% quando suono, e credo che la parola “side project” abbia anche un significato negativo, ed è una definizione di cui non tengo conto, nella maggior parte dei casi. Capisco cosa vuoi dire, ma per me tutte le band, anche se musicalmente diverse, sono comunque importanti, quindi poste sullo stesso livello.
Che cosa sta a significare un titolo come “Return To Zero”? E’ forse collegato anche ad un sound che, per come la vedo io, torna ad essere molto più orientato verso lo stoner?
Più che altro si riferisce al fatto che questo è un nuovo punto di partenza per la band, visto che eravamo fermi da un bel po’ di tempo e che, adesso, abbiamo anche un nuovo membro effettivo (Apollo Papathanasio, ndr).
Come descriveresti questo nuovo album se messo a confronto con il precedente “Demons”?
Penso che il suono di “Return To Zero” sia molto più compatto, forse dovuto anche al fatto che abbiamo lavorato con un solo produttore piuttosto che usare uno studio differente per ogni brano che c’era da registrare, come era già successo con gli ultimi due album. Questo nuovo disco ha dei suoni molto più possenti e organici, senza comunque essere troppo compressi.
Credo che il sound di “Return To Zero” sia anche molto più settantiano, già rispetto ai dischi precedenti. Ci sono anche alcuni momenti in cui ci si chiede se questi sono gli stessi musicisti che suonano in altre band del calibro di Arch Enemy, Opeth e Firewind… e, in ogni caso, la qualità dei pezzi è a dir poco eccellente! Ti senti soddisfatto per i risultati raggiunti dopo aver registrato il disco?
Sono molto felice di aver dato il mio contributo su di un disco del genere! In un certo senso credo che questo nuovo album sia uscito fuori molto meglio di quanto potessimo sperare all’inizio. Questo non significa che avevamo qualche dubbio a riguardo del materiale composto, ma penso anche soprattutto che siamo migliorati un bel po’ già rispetto all’ultima volta che ci eravamo ritrovati in uno studio di registrazione.
Ci sono pezzi che preferisci di più rispetto ad altri? Penso che brani come “Star Born”, “Coming Home” e “Concrete Horizon” siano fra gli episodi migliori della tracklist.
Penso che le preferenze possano cambiare di volta in volta, soprattutto se alcuni brani sembrano ”funzionare” in un certo tipo di ambiente. Al momento le mie preferite sono “Lost In Yesterday” e “The Chaos of Rebirth”.
Parliamo dell’ultimo cambio di line up: come mai Janne ha lasciato la band?
Ha voluto semplicemente dare priorità ai Grand Magus. Noi possiamo capire benissimo, visto soprattutto il recente contratto con Roadrunner Records. Inoltre, loro sono impegnati in tour molto di più rispetto al passato, e quindi noi non possiamo fare altro che augurargli le migliori fortune.
Apollo Papathanasio è conosciuto per essere un cantante power metal, però devo dire che la sua performance su “Return To Zero” è davvero una piacevole sorpresa! Come mai avete deciso di far entrare proprio lui nella band?
Ludwig (Witt, ndr) aveva già suonato con Apollo in alcune piccole band che si esibivano nei bar locali. Quindi lo conosceva sia come musicista sia personalmente, ed è stata proprio una sua idea quella di provarlo come nuovo cantante dei Beggars. Noi abbiamo sempre seguito più o meno lo stesso tipo di musica e, anche se le band precedenti di Apollo non erano esattamente vicine ai nostri “gusti”, eravamo certi che avrebbe fatto comunque un ottimo lavoro anche con noi.
Come vi siete trovati a lavorare con lui? Ha dato anche il suo contributo in fase di songwriting, per caso?
Mike (Amott, ndr) scrive sempre la maggior parte dei pezzi, ed aveva già in mente come dovevano essere le linee vocali ancora prima che cominciassimo a provare con Apollo. Devo dire che è un tipo con cui si può lavorare facilmente, oltre al fatto che ha una grande energia e ottime idee per quanto riguarda le melodie vocali. Per quanto riguarda il songwriting, ha passato un po’ di tempo in studio con Mike, dando anche quindi il suo personale contributo.
Dopo Christian e Janne, Apollo è il vostro terzo singer; il suo arrivo ha influenzato in qualche modo il vostro modo di comporre?
Musicalmente direi di no. La maggior parte dei pezzi sono stati scritti già prima che Apollo si unisse alla band, come ti dicevo prima. In ogni caso è anche normale che qualcosa, anche se in maniera lieve, cambi in un gruppo dopo un “rinnovamento” della line up. E’ stato comunque tutto molto facile, contando anche che ero l’unico a non conoscere Apollo.
Parliamo un attimo degli Opeth: sei con loro ormai da alcuni anni. Questo ha cambiato qualcosa nella tua vita e sei soddisfatto del tuo ruolo nella band?
Direi sì e no, per entrambi. Sono un musicista professionista da circa vent’anni ed è molto più facile essere in una band come gli Opeth, dato che se sei un membro fisso, di regola non hai l’obbligo di cambiare continuamente band come un musicista freelance. Grazie agli Opeth ho avuto l’opportunità di andare in posti che non ho mai visitato e forse mai avrei avuto la possibilità di visitare, se non fosse stato per il fatto che suono con loro, e questo è qualcosa che, naturalmente, ho apprezzato moltissimo.
Escluso il sound completamente differente, che cosa cambia tra il suonare con gli Spiritual Beggars e l’esibirsi invece con gli Opeth?
Guarda, da un certo punto di vista non cambia poi tantissimo: alla fine dei conti uso gli stessi suoni vintage per entrambi i gruppi. Per quanto riguarda il mio modo di suonare, direi che le differenze ci sono: con gli Opeth le mie tastiere sono relegate ad un ruolo di accompagnamento, e quindi il suono appare più come uno “sfondo” già rispetto a quello che fanno gli altri strumenti, mentre con i Beggars l’attitudine è quella di uno strumento solista, che ha sempre un ruolo principale in tutti i pezzi.
Credo che la scena musicale svedese attuale sia molto prolifica, e soprattutto su generi differenti (partendo dal death metal e fino ad arrivare al prog rock). Insomma, cosa si nasconde dietro a tutto questo?
Impossibile saperlo. Però non posso che darti ragione: nonostante la Svezia sia una paese così piccolo, musicalmente stiamo ottenendo un certo successo con alcune band che fanno uscire molti dischi e sono spesso in tour.
La scena internazionale sembra vivere invece di continui alti e bassi. Qual è la tua opinione a riguardo? Ci so gruppi che preferisci di più rispetto ad altri?
Io penso che la scena internazionale sia messa bene. Credo che però dipenda più che altro dal pubblico, piuttosto che dai musicisti: voglio dire, sarebbe molto meglio se la gente fosse più attiva nella ricerca di musica, contando anche che i generi sono davvero tanti… alla fine ci sono molti metodi per ottenere, anche gratuitamente, ciò che si prova a cercare.
Sarei particolarmente felice, inoltre, se il vinile riuscisse a tornasse di moda. Con questo non voglio dire che CD ed mp3 debbano sparire, è solo che vorrei che ci fosse più spazio per tutti i diversi formati.
E per quanto riguarda la tua formazione artistica come musicista, puoi parlarmi del tuo background?
Posso definirmi come un musicista autodidatta, per il semplice fatto che non so leggere la musica. Ho iniziato a suonare il pianoforte quando avevo circa dieci anni, iniziando anche con la chitarra a quindici. Sono cresciuto con il jazz, il blues e tutto ciò che era “popolare” all’epoca, ovvero Hendrix, Neil Young e altri ancora. Poi, successivamente, ho anche scoperto altri generi come il metal e il punk. Per quanto riguarda l’ispirazione, direi che Hendrix, Bad Brains, Sabbath e Miles Davis sono stati quelli che mi hanno dato la giusta spinta per suonare in una band.
Che programmi avete in mente invece per il futuro?
Non ci sono programmi per i Beggars. Siamo persone molto impegnate, che stanno comunque provando a trovare il tempo da dedicare anche a questa band, cercando magari di andare in tour.
Avete già fissato qualche data e, magari, passerete anche dall’Italia?
Non abbiamo programmato nessun tour, per il momento, però penso che in futuro faremo qualche data in giro e, ovviamente, anche alcuni festival estivi (inclusa l’Italia)… anche se per il momento non posso confermare nulla. Cominceremo comunque con una data in Grecia ad ottobre e due show programmati in Giappone, in occasione di un festival denominato Loudpark.
Ok, questa era la mia ultima domanda. Lascio a te l’ultima parola per concludere l’intervista.
Grazie mille per questa intervista e, probabilmente, ci vedremo il prossimo anno per almeno una data in Italia!
Angelo ‘KK’ D’Acunto