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Stamina (Luca Sellitto)

Di Fabio Vellata - 13 Dicembre 2010 - 20:12
Stamina (Luca Sellitto)

Quando si parla di valide realtà emergenti presenti sul territorio nazionale, una menzione d’obbligo è certo da riservare ai salernitani Stamina.
Autore da poche settimane del sorprendente “Two Of A Kind”, secondo capitolo discografico in carriera, il gruppo campano mette in mostra valori da primi della classe e grande determinazione.
Il definitivo salto di qualità è dietro l’angolo…

 

 

Ciao Luca e benvenuto sulle nostre pagine!
Ho avuto modo di apprezzare il vostro nuovo album “Two Of A Kind”, confermando le impressioni su di un gruppo di musicisti di notevole bravura e spessore artistico, rimasto però sinora un po’ troppo in ombra. Avete già una buona esperienza alle spalle: vorresti raccontarmi com’è iniziata la vostra avventura?

Il tutto è cominciato all’inizio dell’estate del 2001. Avevo diciassette anni e tanta voglia di formare una band per suonare le mie canzoni. Presi contatto per primo con il tastierista Andrea Barone, grazie ad un amico comune. Inrealtà lo avevo già conosciuto un anno prima ad un corso di solfeggio presso la scuola di musica che entrambi  frequentavamo all’epoca, ma non avevamo stretto particolarmente amicizia e non sapevo che anche a lui piacessero generi come l’hard-rock, il metal melodico e il progressive. I primi mesi li passammo a provare in una vecchia cantina di mio nonno soltanto in due, poi dopo vari cambi di line-up si sono aggiunti Roberto Chiumiento al basso e Giorgio Adamo alla voce…

E da lì si sono nati gli Stamina. Effettivamente il moniker che vi siete scelti è piuttosto particolare. Una cosa che mi par di capire, sottintenda concetti d’energia e vitalità…

Esatto, energia e vitalità!  Suonare il nostro genere richiede resistenza (stamina) in tutti i sensi.  Ci vuole sempre dedizione e passione per lo strumento ed è molto facile a volte perdere le giuste motivazioni, dato che non è di certo un tipo di musica che ti fa crescere particolarmente il conto in banca!

Oltretutto la vostra è una proposta piuttosto particolare ed elaborata, come la chiamate voi, “Progressive-Rock-Fusion”. Questa natura multiforme, nasce da una precisa volontà o è diretta conseguenza delle diverse radici dei vari membri della band?

Credo sia una naturale conseguenza delle diverse influenze presenti nel mio stile compositivo e chitarristico!

Se però dovessi scegliere un termine, uno soltanto, come biglietto da visita, a quale ti affideresti?

Eheheh è divertente per me vedere come ogni recensore definisca in maniera differente lo stile degli Stamina. In effetti, avrei difficoltà anch’io a scegliere un solo termine per descrivere esaustivamente la nostra proposta.  Siamo troppo hard-rock per essere definiti heavy-metal e viceversa…troppo progressive per essere definiti power e viceversa…Non saprei! In fondo mi fa molto piacere che sia difficile catalogarci stilisticamente, forse vuol dire che almeno siamo particolari e non eccessivamente prevedibili.

Una domanda un po’ particolare. Quando si parla di influenze ed ispirazioni per un gruppo, s’intende di solito un ristretto numero di band già famose cui il suono fa necessariamente riferimento. Non è raro tuttavia, trovare artisti non molto lieti nel sentirsi definire come “ispirati” da altri. Come ti poni in questo senso? Per te ricevere “influenze” ed ispirazioni – in qualche misura, magari, “assomigliare” – a qualcuno, è un vanto o un qualcosa che ti irrita e preferisci non sentirti dire?

Per me è un vanto quando ci accomunano a band ed artisti che stimo da sempre e che effettivamente hanno influenzato il mio songwriting. M’infastidisco, al contrario, quando ci accostano a gruppi che a stento conosco di nome e che non hanno significato praticamente nulla per la mia formazione musicale!

Parlando sempre di “riferimenti”, questa credo sia doverosa. Cosa ne pensi quando affermo che il vostro singer Giorgio Adamo ricorda a volte in modo incredibile Tobias Sammet degli Edguy? E soprattutto, cosa ne pensa lui, visto che l’ho scritto anche in recensione???

Che è vero! Il timbro di Giorgio somiglia un po’ a quello di Sammet. Non so dirti tuttavia cosa ne pensi lui, immagino gli faccia comunque piacere essere accostato ad un bravo cantante come Sammet!

Parliamo finalmente del vostro nuovo album.
Il vostro secondo capitolo “Two of A Kind” è disponibile già da qualche settimana. È un album che ho personalmente avuto modo di giudicare ricco di raffinatezza e grande buon gusto. Quali sono state le reazioni sinora a livello nazionale e, si spera, internazionale?

Il disco sta ottenendo degli ottimi consensi da gran parte della critica, sia in Italia sia all’estero. Ovviamente ci fa immensamente piacere, speriamo di riuscire ad accrescere sempre più il nostro seguito di sostenitori. Invito, pertanto, tutti i lettori di Truemetal ad ascoltare alcuni brani del nostro nuovo lavoro sul nostro myspace.

Ciò che più ho gradito, è stata la buona amalgama tra armonie e soluzioni ricercate, aspetti che denotano grande cura ed attenzione per i particolari. Quando pensi ad una canzone “vincente”, che possa davvero “sfondare”, cosa immagini? E come agisci poi per tentare di renderla concreta?

Beh, credo che la cosa veramente importante in una canzone sia la melodia vocale. Se la melodia è convincente, incisiva e d’impatto, allora si che con il giusto supporto strumentale ed i giusti arrangiamenti il brano può veramente decollare! È per questo che pongo particolare attenzione alla stesura delle linee vocali, cercando di creare sempre qualcosa che possa “restare in testa” anche dopo uno o due ascolti soltanto…

A livello di business invece, non ho potuto non notare il cambio d’etichetta che vi ha visto approdare alla Ice Warrior Records, piccola ma agguerrita divisione della Rock It Up. Come siete venuti in contatto?

Per questo secondo album abbiamo ricevuto diverse offerte, ma sinceramente quella di Franko Sturm della Ice Warrior ci è sembrata l’unica sufficientemente valida. Inviai a Franko il brano “Eyes of The warrior” per email e mi rispose dopo poche ore, già con la chiara intenzione di offrirci un contratto per la pubblicazione! Ovviamente poi mi ha chiesto di spedirgli l’intero lavoro per un ascolto ben approfondito del nostro materiale, ma già la sola “Eyes of the warrior” lo aveva spinto a “sbilanciarsi” nei nostri confronti!

Come è nata poi la collaborazione con Henrik Brockmann e Kenny Lubcke?

Che dire…è nata per magia! Qualche scambio di mail, qualche conversazione in chat, la proposta buttata lì quasi per scherzo e poi….la realizzazione di un sogno !
Sono un grandissimo fan dei Royal Hunt e sin da quando ero ragazzino Kenny ed Henrik sono nella lista dei miei cantanti preferiti. In particolare di Kenny ho sempre apprezzato l’incredibile bravura nell’eseguire i cori e, infatti, come molti dei lettori di Truemetal fan dei Royal Hunt già sapranno, dalla band di Andersen viene sempre ingaggiato per occuparsi delle backing vocals in studio, sin dal loro “Paradox” del 1997. Ovviamente Kenny rende alla grande anche da voce solista, così come si può apprezzare sul primo solo album  “Changing skin” di Andrè Andersen e sui vecchi albums dei Narita. E’ per questo che, oltre ad affidargli i cori su 4 brani del disco, gli ho anche chiesto di cantare le parti di voce solista in “Too tired to live” e “Maker of the Universe”, inserendole poi come bonus tracks.
Di Henrik Brockmann, invece, ho sempre apprezzato la voce unica e particolare. Non è un cantante tecnico, almeno non nel senso comune del termine. Ha un modo di cantare molto istintivo ed a tratti anche grezzo e “scorretto”, ma a mio parere c’è un qualcosa di veramente magico nel suo timbro e nel suo stile grintoso…Adoro i primi due albums dei Royal Hunt con lui alla voce, li ho letteralmente consumati per i troppi ascolti quando ero adolescente, ed ancora oggi li apprezzo molto, così come continuo ad apprezzare quasi tutto il resto della discografia dei Royal Hunt!

Dalla pubblicazione del vostro precedente album “Permanent Damage” a “Two Of A Kind” sono trascorsi tre anni. Un tempo comunque ragguardevole per un gruppo che desidera affermarsi. Motivi? Cambio di label? Desiderio di fare le cose con calma e massima cura? Che altro?

In realtà avevo terminato la composizione di tutto il materiale già a Maggio 2009, e speravo di riuscire a far uscire il disco tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. Purtroppo, però, gli altri membri della band hanno avuto delle difficoltà nel rispettare i tempi inizialmente previsti, per vari motivi: lavoro, studio, cambio di strumentazione…
A ciò poi si è aggiunto, come accennavi tu, il cambio di label. Il master del disco era già pronto a fine Maggio di quest’anno, ma solo a fine Luglio abbiamo definitivamente siglato l’accordo con la Ice Warrior e la prima data disponibile per la nostra uscita era l’8 Ottobre!

Considerando che il vostro suono è, come dicevamo prima, piuttosto elaborato, come vi porrete dal punto di vista “live”? Come cercherete cioè, di riproporre la vostra musica fedelmente dal vivo in quelli che saranno i vostri prossimi concerti?

Nulla di particolare…per alcuni brani utilizzeremo delle basi, in modo da riprodurre dal vivo i fantastici cori cantati da Kenny Lubcke sul disco!

 

Bene Luca, a questo punto, dopo questa sventagliata di domande diciamo di “routine”, possiamo passare a qualcosa di meno impostato e magari, per te, più divertente. Per esempio, potresti dirmi chi sono, in assoluto, i tuoi chitarristi preferiti e quali sono i cinque album da cui non ti separeresti mai…?

Beh, confesso di non essere tanto un “fissato” della chitarra. Generalmente ho sempre preferito ascoltare dischi cantati piuttosto che dischi strumentali di virtuosi chitarristi. Troppo spesso sterili e un po’ freddi a mio parere.
Comunque, in ambito rock/metal i miei preferiti sono: Yngwie Malmsteen, Vinnie Moore, John Norum e Nuno Bettencourt. In ambito fusion e rock/fusion: Brett Garsed, Frank Gambale, Al DiMeola…e Allan Holdsworth, che sotto certi aspetti è il più grande di tutti secondo me.
Tra i chitarristi che invece ho scoperto più di recente mi piace Mattias Eklundh, ha un modo di suonare piuttosto personale.
E’ molto difficile invece elencarti soltanto cinque albums dai quali non mi separerei mai, ci provo comunque (in ordine casuale):

Yngwie Malmsteen / Odyssey
Royal Hunt / Clown in the mirror
Emerson Lake and Palmer / Trilogy
Jens Johansson / Fission
Black Sabbath/ Tyr

Ma questa lista è troppo breve, ci sono tanti altri dischi dai quali non potrei mai separarmi:”Fragile” dei Yes, “Fire And Ice” di Malmsteen e “The final countdown” degli Europe ad esempio…

Cosa ne pensi invece del rapporto tra carta stampata e webzine? Con cosa ti senti più a tuo agio nell’interagire e quale pensi sia al momento il servizio che meglio si adatta alle esigenze dei musicisti, ed a quelle degli ascoltatori?

Credo che webzines e magazines si adattino all’incirca alla pari alle esigenze dei musicisti, in fondo per noi l’importante è che si parli un po’ della nostra band per far sapere che esistiamo. Forse però le webzines rispetto ai magazines si adattano meglio alle esigenze degli ascoltatori…è sufficiente un semplice click per visualizzare recensioni, interviste e quant’altro su internet!

Crisi economica e pochi soldi in giro. Problemi che di certo si riflettono anche su vendite ed accessi ai concerti per i gruppi emergenti. Quale pensi sia la soluzione? Abbassare i prezzi dei supporti discografici per facilitarne la circolazione o, come fanno le grandi label, aumentare i costi, aggiungendo però extra multimediali e gadget di vario tipo?

E’ molto difficile trovare una soluzione alla crisi del mercato discografico. Credo che la generale crisi economica centri soltanto in parte con il fatto che ormai pochissime persone comprano cd originali. Il vero problema sta nel download illegale e nella mentalità dei ragazzi delle nuove generazioni, che purtroppo non concepiscono di dover spendere dei soldi per ascoltare musica. Di sicuro sarebbe opportuno abbassare un po’ i costi dei cd in Italia, ma è anche vero che tutti dovrebbero rendersi conto che se vogliono che le loro band preferite sopravvivano e facciano ancora dischi, devono supportarle comprando i cd e andando ai concerti.

Oltretutto voi arrivate da una zona non molto nota per il fermento musicale, soprattutto in settori come il vostro. È molto difficile fare un po’ di strada per una band come voi, non proveniente da grosse aree metropolitane, o questa cosa non vi è mai pesata più di tanto?

Ci è pesata eccome…e continua a pesarci! Qui è veramente difficile per una band del nostro genere avere la possibilità di esibirsi in condizioni decenti!!!

In definitiva quali sono i vostri veri obiettivi? Semplice divertimento o desiderio di successo e fama?

Beh Fabio, se avessimo voluto diventare ricchi e famosi non avremmo di certo scelto di suonare questo tipo di musica. Però è chiaro che puntiamo ad accrescere sempre di più la nostra schiera di fan e la qualità della nostra proposta musicale. Per quanto mi riguarda la cosa più importante è essere sempre se stessi, convinti delle proprie scelte e della propria musica.

Per concludere: cosa vogliono fare “da grandi” gli Stamina?

Al momento il nostro obiettivo principale è quello di suonare il più possibile dal vivo per promuovere “Two of a kind”. Poi sarà il tempo a dire che mosse desidereremo fare in seguito…

 

Fabio Vellata

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Pagina Myspace Stamina

Discografia:

Permanent Damage (2007)
Two Of A Kind (2010)