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Stigma (Stefano Ghersi)

Di Daniele D'Adamo - 28 Maggio 2010 - 14:45
Stigma (Stefano Ghersi)

Dopo tanti anni di oblio, il death italiano ha finalmente assunto una propria dimensione, chiara e definita, sulla scena internazionale. Il merito non è evidentemente di una sola band, ma di più act che, provenienti dalle più disparate regioni italiane, hanno prodotto dei dischi di valore assoluto; valore allineato a quello imposto dai moderni standard mondiali. Fra questi gruppi, spiccano i cuneesi Stigma, che hanno da poco realizzato “Concerto For The Undead”, accompagnato da una nutrita schiera di critiche positive da parte della stampa specializzata. Parliamo quindi del disco, della band e di altro ancora con il cantante Stefano “Vlad” Ghersi.
 

Iniziamo dalla musica: il vostro death attuale è consistente e maturo. Come ci siete arrivati, partendo da zero?

Apprezzo molto la tua considerazione, credo che il nostro sound sia semplicemente il frutto di tutte le fasi che la nostra band ha attraversato dagli inizi fino ad oggi. Gli Stigma sono nati come una band che suonava hardcore old school, molto presto però ci siamo resi conto che il death metal era un genere che ci affascinava molto e che allo stesso tempo stava diventando sempre di più un’influenza diretta su tutti noi. Per questo motivo abbiamo prima dato libero sfogo a questa contaminazione, come accadde nei primi due EP, per poi gradualmente affinare la nostra proposta, cercando di non limitarci ad un approccio troppo istintivo, cosa che penso sia evidente su “Concerto For The Undead”, molto di più di quanto non lo fosse sul nostro debut “When Midnight Strikes!”. Questo nostro nuovo album è nato proprio dalle debolezze che avevamo riscontrato sul nostro primo album!

Il deathcore è un sottogenere che tira ancora, in giro. Qualcosa di esso, nel vostro sound, si sente ancora. La vostra direzione futura sarà sempre più spostata verso la tradizione (death), oppure pensate di inserire sempre e comunque elementi *-core?

Sinceramente non abbiamo mai deciso a tavolino quanto hardcore e quanto metal dovessero finire in una nostra canzone, anzi, durante la fase di songwriting cerchiamo semplicemente di dare il massimo e curare al meglio riff, strutture e le parti di ogni singolo musicista. In futuro penso proseguiremo nella direzione di “Concerto For The Undead”, cercando di affinare ulteriormente le nostre armi e legando il tutto ad un altro tema horror di cui stiamo discutendo proprio ultimamente.

Il vostro è un album che, per quanto mi riguarda, ha avuto un impatto più che positivo. Come l’avete costruito, in senso musicale: con la testa, con il cuore o con tutti e due?

Direi entrambi, come ti ho accennato prima, il nostro nuovo album è nato dalla ricerca delle debolezze del nostro debut e, quindi, dalla voglia di scrivere brani che fossero prima di tutto più live oriented, ma anche più tecnici e allo stesso tempo più accessibili anche per un ascoltatore che si imbatte negli Stigma per la prima volta. Tutti questi aspetti, quindi, possiamo dire che rimandano “alla testa”, ma allo stesso tempo, una volta affinata la metodologia di composizione, ci siamo semplicemente detti che volevamo scrivere la musica che avremmo sempre voluto ascoltare e ci siamo messi al lavoro con la consapevolezza che tutti nella band stavano andando nella stessa direzione.

Nel disco, spicca il guitarwork. Come nascono le idee che successivamente vengono tradotte in riff?

Si, le parti di chitarra sono decisamente uno dei punti di forza del disco. Andrea ha lavorato moltissimo sia in fase di composizione che nella stesura degli arrangiamenti e delle parti per entrambe le chitarre. Solitamente tutto parte da un riff di partenza, poi lavoriamo insieme su una struttura, che poi viene elaborata con le parti degli altri strumenti, fino all’aggiunta delle linee vocali e dei cori. A differenza di quanto facevamo in passato, questa volta abbiamo lavorato moltissimo anche sfruttando internet e lo scambio di bozze, per questo il disco è stato scritto in meno della metà del tempo rispetto al nostro debut, e a parer mio, con una cura infinitamente superiore.

Fra le canzoni, mi hanno colpito molto “A Monstrous Feeling”, per il taglio cyber «alla Fear Factory», e “3000 Years And Still Keeping It Real”, per le terrificanti bordate «alla Oceano». Rappresentano due momenti a sé stanti, oppure avete intenzione di riprendere queste sonorità, in futuro?

Quei due brani sono sicuramente tra i punti forti dell’album e della nostra nuova scaletta live. È presto per dirti che cosa comparirà sul nuovo album, ma ti posso assicurare che continueremo a spaziare tra le varie sfaccettature dell’estremo anche in futuro!

La vostra preparazione tecnica è ineccepibile. Quale strada avete percorso per arrivare all’attuale livello qualitativo?

Grazie per il complimento! La cura dell’aspetto tecnico è diventata un elemento imprescindibile della nostra musica, purtroppo, solo negli ultimi anni, grazie anche alle prime cantonate che ci siamo presi fuori dall’Italia, dove nei nostri primi tour, band di quattordicenni ci hanno dato una bella lezione sotto questo punto di vista. Ora tutti i componenti della line-up, incluso il nuovissimo arrivato Jack Poli alla seconda chitarra, dedicano molto tempo allo strumento e questo non fa altro che giovare al gruppo sia dal punto di vista tecnico-compositivo che durante i live, vera e propria prova del nove per ogni band.

Secondo voi, sia in senso tecnico sia in senso compositivo,,ci sono ancora margini di miglioramento?

Assolutamente si! È necessario avere sempre nuove motivazioni e obiettivi da raggiungere! “Concerto For The Undead” è un primo grosso passo verso il sound che vogliamo raggiungere e non vediamo l’ora di ricominciare a scrivere per portare avanti quanto di buono siamo riusciti a fare su questo disco.

Come siete riusciti a chiudere il tanto agognato contratto discografico?

La firma con Pivotal risale al 2007, l’A&R dell’etichetta ci contattò dopo aver sentito il nostro secondo EP “Epitaph Of Pain” e da lì si è creato un rapporto che ci lega tutt’ora. Siamo molto contenti di lavorare con loro, sono una indie davvero ottima, che non ci ha mai fatto mancare nulla e che ci ha sempre dato carta bianca su tutte le nostre idee. Di recente abbiamo anche firmato per STOMP Entertainment, che ha fatto uscire il nostro album in Australia e Nuova Zelanda ad inizio Maggio, e per Doom Patrol Foundation, che si occuperà dell’uscita in Giappone a fine Giugno. “Concerto For The Undead” sarà, quindi, la nostra prima uscita ad essere reperibile in tutto il Mondo.
 

In termini sia di critica sia di vendite come sta andando il CD?

Per le vendite, escluso il preorder che è andato davvero alla grande, è ancora un po’ presto per dirlo, perché non abbiamo ancora i primi numeri dai vari distributori, ma la stampa ha accolto alla grande il lavoro e la cosa ci fa molto piacere. “When Midnight Strikes!” era stato un disco molto fortunato dal punto di vista del feedback della stampa di settore, e il fatto di essere riusciti a superare il suo successo ci dà ulteriori motivazioni per il futuro.

E per quanto riguarda i testi, cosa avete da raccontare?

Questo nuovo album è totalmente ispirato al fumetto americano “Tales From The Crypt”, un cult che è nato negli States per poi approdare anche in Italia con la serie TV “I Racconti della Cripta”. In pratica abbiamo scelto le nostre storie preferite dai fumetti originali, e poi ho iniziato a scrivere i testi, ripercorrendo le storie nella loro interezza o in alcuni casi focalizzandomi maggiormente su alcuni dettagli particolarmente significativi. Il tributo al capolavoro di Ec Comics è completato dall’artwork, che al suo interno rappresenta ogni storia con una vignetta dedicata, in modo da permettere all’ascoltatore di capire a quale vicenda è ispirata ogni canzone.

L’artwork è molto curato e ha un piglio ironico. È davvero quel che volete mostrare? Cioè musica da prendere sul serio, in un contesto – la vita – che dovrebbe essere sempre inquadrata con un po’ di buonumore?

Per noi la musica è un modo fantastico per non prendersi troppo sul serio, e il metal in questo è un esempio perfetto. Quali altri generi musicali ti permettono di parlare di mostri che rincorrono e poi divorano donzelle senza essere preso per un serial killer?! Ahah! Vogliamo che chi ascolti la nostra musica pensi prima di tutto a staccare la spina con la realtà che lo circonda, come quando si va al cinema per godersi un bell’horror … “Tales From The Crypt”, sotto questo punto di vista, era davvero un fumetto avanti: fondeva alla perfezione l’horror e tutti i suoi cliché con uno humour grottesco che spesso lasciava spazio ad una bella risata!

A esser obiettivi, il vostro moniker non è il massimo dell’originalità. Perché, comunque, avete deciso in tal senso?

Abbiamo iniziato con questo nome e ci siamo molto affezionati, è vero, forse era più consono alla nostra dimensione hardcore, ma ormai sono passati tanti anni e proprio non ci vediamo con un moniker diverso!

Per quanto riguarda i live, qual è la situazione?

Dall’uscita dell’album ci siamo esibiti in un paio di date da headliner in Italia e in tre festival all’estero e i riscontri sul nuovo materiale sono stati ottimi! Nell’arco dell’estate concluderemo la nostra promozione in Italia con una data a Torino, una a Cuneo, release party dell’album, una a Roma di spalla ai nostri amici Bleeding Through e una in Veneto, per poi andare in tour in Europa per una decina di date ad Agosto. Per l’autunno stiamo pianificando un altro tour in Europa e, speriamo prima della fine dell’anno, saremo in Australia per il nostro primo tour da quelle parti, insomma ci teniamo impegnati il più possibile!

Siete soddisfatti, in generale, della vostra resa sonora durante i concerti?

Ora si, decisamente! Abbiamo lavorato tantissimo in questa direzione, nei mesi trascorsi tra la fine delle registrazioni di “Concerto For The Undead” e la sua uscita nei negozi, ci siamo rintanati in sala prove per lavorare su ogni dettaglio del nostro nuovo live set e ora stiamo finalmente raccogliendo i frutti con un pubblico molto più partecipe che in passato ai nostri concerti, grazie appunto ad una esecuzione molto più curata da parte nostra.

Dalla mia zona (provincia di Imperia, estremo Ponente ligure), Mondovì è nota per la “Fiera della Provincia Granda” e non certo per la scena metal. Qual è stato il segreto per emergere nella vostra realtà territoriale?

Ahah! Beh, fiere a parte, purtroppo, dalle nostre parti non si può certo dire che ci sia molto da fare, quindi fortunatamente la musica è sempre stata un’ottima via di fuga dalla monotonia di provincia, ci sono parecchie band e alcune sono riuscite a ritagliarsi il loro spazio all’interno della scena. Per noi non è stato facile, come non lo è per gran parte delle band italiane, soprattutto per la mancanza cronica di spazi e per il fatto che il pubblico italiano è sempre più esterofilo, per non parlare poi del fatto che all’estero molti credano che qui da noi tutti facciano o gothic o power, ahah!

Immagino che spendiate tempo e denaro, per il vostro progetto. Come conciliate ciò con le vostre vite private?

Cerchiamo di fare in modo di tenerci occupati con attività che possano metterci in condizione di andare in tour quando ne abbiamo la possibilità, alcuni di noi sono studenti mentre il nostro bassista lavora in un negozio di strumenti musicali.

Tradizionale, ultima domanda: dite quel che vi pare ai lettori di TrueMetail.it!

Grazie a tutti coloro che hanno acquistato “Concerto For The Undead” e a quelli che stanno pensando di farlo, abbiamo ancora alcune date in Italia in programma da qui alla fine dell’estate, se capitiamo dalle vostre parti fate un salto! Keep it evil!