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Stillborn (Killer)

Di Daniele D'Adamo - 7 Aprile 2012 - 0:00
Stillborn (Killer)

Autori dell’impressionante “Los Asesinos Del Sur”, full-length uscito nel settembre dell’anno scorso, i polacchi Stillborn rappresentano una delle più solide realtà in ambito death non solo nazionale ma anche mondiale. Frutto di una totale dedizione alla causa e di una ferrea fedeltà alla filosofia underground, che portano la band di Mielec alle vette qualitative del genere. A rispondere alle domande di Truemetal.it c’è Killer, il cantante/chitarrista…
 

Innanzitutto, complimenti per “Los Asesinos Del Sur”, un album davvero convincente sotto tutti i punti vista. A proposito, qual è il significato del suo titolo?

Grazie per la positiva opinione. Il titolo, in effetti, porta a diversi significati, cui ciascuno di noi dà la sua interpretazione. L’idea originale era quella di rispolverare il vecchio nickname Natural Born Destroyers. In più, viviamo nella Polonia del Sud, per cui c’era sembrato perfetta la definizione di “Gli Assassini del Sud”. Se poi vogliamo intendere in tutto ciò una metafora, possiamo associare il Sud all’Inferno e quindi se ricordiamo la frase «guardatevi da chi proviene da Sud», il resto vien da sé.    

Di cosa parlano, i suoi testi?

Odio davvero spiegare titoli, testi, interpretazioni e messaggi. Faccio musica metal e non ho bisogno di spiegare cosa ci sia dietro di essa. Ci sono solo due canzoni con miei testi, in questo disco: “Antonym” e “Blood And Lust”. A mio parere, così semplici e dirette da escludere il bisogno di fare ulteriori analisi. Per quanto riguarda il resto delle song, sarà buona cosa quando ciascun fan leggerà da fuori da essi esattamente ciò che lo annoia. Ci sono anche alcune discussioni egocentriche, ma è inevitabile nel caso degli Stillborn.
 
Gli altri vostri full-length si chiamano “Satanas El Grande” (2004), “Manifiesto De Blasfemia” (2007) e “Esta Rebelión Es Eterna” (2008). Come mai questa scelta di usare la lingua spagnola?

Primo: amo la scena dell’America Latina, specialmente quella degli anni ’80. In questo modo, ho potuto dichiarare al Mondo del metal il mio omaggio all’America Latina, da sempre mia cruciale ispiratrice. Secondo: questa lingua è strettamente legato alla Cultura della Morte, ed io ne percepisco la fonetica assai volgare.

Un’altra curiosità. Avete suddiviso la vostra carriera in cinque segmenti: Desecration Era (1997 ÷ 2003), Satanas Era (2004 ÷ 2006), Blasfemia Era (2007), Rebelión Era (2008) e Asesinos Era (2009 ÷ -). Perché? Cosa significano, queste Ere?

Le ere sopraelencate non sono altro che capitoli della vita degli Stillborn. Ogni Era significa differenti line-up, idee, visioni del Mondo. Ciascuna Era è, semplicemente, un semplice passo del mio progresso personale ed emotivo. Sono esperienze di vita che hanno avuto il loro tempo e il loro luogo.

Gli Stillborn mi sembrano un po’ i Possessed del 2012. Cioè, death metal primigenio allo stato puro. È davvero così?

Non sono così sicuro che tu abbia visto giusto. Comunque, se il metal degli Stillborn provoca questo tipo di associazioni, ne sono contento. Quando si parla di Possessed, infatti, si nomina una delle mie icone, un mio cult indiscutibile. Sono fenomenali e unici come sono unici i Sarcofago.
 

 

Com’è il vostro retroterra culturale? Quali realtà, cioè, hanno influenzato la vostra formazione di musicisti?

Non ho mai agito né come artista, né come musicista. Onestamente, ho sempre voluto essere un metalhead, un figlio di puttana che si oppone al Mondo e alle sue religioni. Sfortunatamente, però, bisogna lavorare e la vita di tutti i giorni esige dei compromessi, per cui – per fortuna – posso trasferire la mia aggressività nell’Inno di Distruzione chiamato ‘metal’.

Qual è la vostra storia prima del 1997, quando cioè la band si è formata?

Preferisco non ricordare, poiché ciò è indissolubilmente legato al passare del tempo. Ricordo comunque che vivevamo solo per provare e che eravamo sempre ubriachi. L’ascolto del metal non ci ha mai completamente soddisfatti per cui abbiamo sempre voluto suonare più forte possibile. Non è facile per me descrivere a parole questi stati d’animo, ma comunque è stato così, sfogando le emozioni, che abbiamo potuto evitare che accadessero eventi anche tragici.  Ed è così che sono nati gli Stillborn. Gli inizi sono stati particolari: garage sporco e freddo, amplificatori rotti, batteria rovinata e registratore a nastro per registrare i risultati. In Polonia, negli anni ’90, gli strumenti musicali erano terribilmente costosi, così se tuo padre non era ‘ammanicato’, dovevi dimostrare di avere un casino di entusiasmo e tantissima perseveranza. Un giorno, nella mia città, capitò che dei ragazzi volessero far esplodere il death metal così mi misi in contatto con loro e nacquero gli Stillborn.

La vostra musica è davvero violentissima. Ma… come fate a suonare con tale intensità?

Ribellione e aggressività sono alla base del metal. Se queste emozioni si dovessero placare, in me, smetterò di registrare materiale con gli Stillborn.
     
In Polonia ci sono molte fra le migliori band di death metal al Mondo. C’è un motivo particolare, per questo?

Ci sono un sacco di buone band ma anche di quelle schifose. Penso che, oltre alla significativa presenza della Chiesa Cattolica nella vita quotidiana dei polacchi, non ci siano altre particolari ragioni per cui si suoni questo genere di musica. Cosa c’è di più patetico… supponendo che molte band non si sentano idonee a vivere nel loro perfetto senso della realtà, provano allora qualcosa di più forte.

Infine, due parole per i lettori di Truemetal.it!

«No fucking pen, no fucking paper, and no words are needed – if I’m holding the axe in my hand! Express yourself – Do it now!». Grazie per la vostra attenzione.
 

Intervista a cura di Daniele dani66 D’Adamo