Stormlord (Francesco Bucci, Cristiano Borchi)

Di Matteo Di Leo - 1 Ottobre 2013 - 0:01
Stormlord (Francesco Bucci, Cristiano Borchi)

 

Salve ragazzi e benvenuti su Truemetal.it. Il 20 settembre è uscito il nuovo album degli Stormlord, “Hesperia”. Vi va di presentarlo ai nostri lettori?

(Francesco Bucci) “Vi ringrazio per la vostra disponibilità e per il benvenuto. “Hesperia” è il quinto album della nostra carriera e, musicalmente, fotografa il momento di massima maturazione di quello stile che chiamiamo Extreme Epic Metal. Credo che queste tre parole descrivano il sound degli Stormlord meglio di ore di chiacchiere: “Extreme” poiché le influenze estreme, a partire dal drumming e dalla voce, nonché dalle nostre radici, sono innegabili; “Epic” perché da anni cerchiamo di miscelare le atmosfere epiche e le tradizioni musicali del mediterraneo con un approccio moderno e diretto; “Metal” poiché tale attitudine, energica e priva di preconcetti, rimane la spina dorsale della nostra proposta. Dal punto di vista lirico, ‘Hesperia’ è un concept album e rappresenta il nostro primo tentativo in tal senso; non ci siamo limitati a scrivere dei testi che avessero un filo conduttore simile ma abbiamo cercato di concepire l’intera opera come una vera e propria colonna sonora che, attingendo e rielaborando dal nostro passato, potesse immergere l’ascoltatore nei travagli e nei trionfi che hanno segnato il viaggio di Enea e dei suoi compagni.”

“Hesperia” è un giustappunto basato sui primi sei libri dell’Eneide di Virgilio. Come mai proprio questa scelta? Da romani potevate scegliere tra una marea di testi e poemi, se volevate omaggiare la nostra cultura, cosa che io appoggio in pieno dopo anni e anni di inconcepibile esterofilia (da parte di stessi musicisti italiani, spesse volte).

(Francesco Bucci) “Come hai giustamente affermato, la cultura classica presenta infinite fonti di ispirazione. L’idea di cimentarmi con l’”Eneide”, il poema epico scritto dal sommo Publio Virgilio Marone fra il 29 ed il 19 a.C., è nata nel corso di una chiacchierata con il mio amico Flavio, chitarrista dei Lahmia, e si è immediatamente rivelata adatta allo stile di Stormlord. La figura di Enea mi ha sempre affascinato per la sua attualità: egli non è un invincibile supereroe come Achille, né un personaggio dall’incrollabile sicurezza con una risposta ad ogni domanda. Piuttosto, il principe Troiano è un uomo come noi che si ritrova, per volere degli Dei e dei suoi Padri, a sopportare un grosso fardello latore sia di gloria imperitura sia di sudore, sangue e lacrime.Non è forse questo ciò che siamo? Esseri umani che dubitano, che temono, che compiono scelte non sempre corrette ma che, in alcuni casi, riescono a dimostrarsi più eroici di qualsiasi personaggio di fantasia. Ho sempre trovato naturale attingere e, di conseguenza, rendere omaggio alla nostra cultura. Sin dal disco di esordio, “Supreme Art of War” (1999), ho trattato delle tradizioni storiche e mitologiche di Roma e della Magna Grecia in genere perché queste sono le tematiche con cui sono cresciuto e delle quali mi sento di poter parlare. Non che mi sia fossilizzato esclusivamente su tali argomenti; nel corso della nostra carriera ho tratto ispirazione dalle più disparate forme d’arte, dalle poesie di Blake e Coleridge ai libri di Richard Matheson al cinema di Mario Bava ai miei stessi viaggi, ma gli argomenti attinenti alla latinità hanno sempre rappresentato il supporto lirico ideale per la musica di Stormlord, pertanto, era necessario approfondirle in un disco ad hoc. Fortunatamente col passare del tempo abbiamo smesso di essere un “unicum” (o quasi, dato che band come Rosae Crucis trattano argomenti simili sin dagli anni ‘90) ed abbiamo assistito con piacere ad una fioritura di gruppi italiani interessati alle nostre radici piuttosto che a cantare di terre lontane migliaia di chilometri. E pensare che, ai tempi degli esordi, abbiamo dovuto affrontare anche delle critiche per questa nostra scelta a causa di una frangia di ascoltatori poco attenti che vollero trovare a tutti i costi un messaggio politico – assolutamente assente dalla dimensione di Stormlord, ci tengo a ribadirlo ove mai ce ne fosse bisogno – lì dove c’era solo la voglia di riscoprire e valorizzare una tradizione culturale riconosciuta, studiata e rispettata dal mondo intero.”

Sembra comunque che voi abbiate voluto “far vostra” l’opera di Virgilio, approfondendone taluni aspetti o immaginandovi determinati stati d’animo dell’eroe troiano. Sbaglio?

(Francesco Bucci) “Hai centrato il punto. Alla base di questo lavoro c’è la volontà di affrontare il concept non come una didascalica esposizione dell’opera di riferimento (con una mera esposizione cronologica dei capitoli dell’Eneide, per intenderci), bensì come tentativo di esprimere e sviluppare alcune riflessioni personali stimolate dal lavoro di Virgilio. I testi, in particolare, sono scritti in tre diverse lingue, italiano, inglese e latino, ed analizzano il personaggio di Enea e la sua relazione con il Volere Divino ed il Fato sia dal punto di vista ultraterreno – l’eroe era infatti figlio della dea Venere e del mortale Anchise, quindi un semidio a tutti gli effetti – che da quello umano; l’intera storia può essere vista come una sorta di flashback (quindi una mia libera interpretazione del pensiero del protagonista) nell’ambito del quale Enea riesamina e valuta, come in un flusso di coscienza, alcuni episodi della sua vita che lo hanno spinto a provare sentimenti di amore, odio, scoramento e  vendetta, untiti al suo rispetto per gli antenati ed alla speranza riposta nelle nuove generazioni. In particolare, credo che il messaggio dietro il concept di “Hesperia” differisca dalle tematiche trattate dalla maggior delle band dedite al metal estremo. Cercherò di essere più chiaro su questo punto: l’heavy metal è una musica di reazione che spesso estrinseca la propria urgenza comunicativa attraverso testi piuttosto nichilistici e distruttivi (e, nella maggior parte dei casi, è bellissimo che sia così). D’altro canto penso che i difficili tempi in cui viviamo richiedano un approccio capace di andare oltre atteggiamenti quali: “possa bruciare il mondo, io me ne frego!”. Ciò che si legge fra le righe del concept di “Hesperia” è che se noi, intesi come società, vogliamo compiere dei progressi dobbiamo trovare il coraggio e la volontà di lavorare duramente per cambiare ciò che non ci piace piuttosto che limitarci a palesare disgusto per la situazione attuale. Sono fermamente convinto che, ai giorni nostri, un uomo capace di lottare per i propri ideali, anche accettando l’inevitabile carico di delusioni e fatica che ne deriva, sia il prototipo dell’eroe che noi tutti dovremmo imitare.”

Nel descrivere il disco ho usato spesso l’aggettivo “coraggioso” e la scelta di usare esametro dattilico, tipico dei poemi epici, nel brano “Aeneas” è uno dei motivi. Quante difficoltà si incontrano per inserire questa metrica classica in un brano metal?

(Francesco Bucci) “Ti ringrazio per le tue belle parole. In verità non ci siamo sentiti particolarmente coraggiosi proprio perché lo stile di Stormlord, grazie alla sua natura eterogenea, ci ha sempre permesso di sperimentare in qualsiasi campo senza correre il rischio di tradire il nostro approccio originario. È stata la nostra voglia di esplorare nuovi orizzonti, unita al desiderio di creare un ponte fra passato e presente, che ci ha spinto a mettere in musica, nell’opener ‘Aeneas’, il proemio dell’Eneide utilizzando le parole di Virgilio cantate da Cristiano seguendo la metrica originale in esametro dattilico. Credo che un esperimento del genere non sia mai stato tentato prima nell’ambito della musica metal. L’idea di utilizzare la metrica originale proviene direttamente dal mio passato sui banchi di scuola del liceo Classico. Per la parte puramente tecnica, comunque, ho preferito avvalermi della preziosa collaborazione di due latinisti seri, Maurizio Rosati e Patrizia Marra, che hanno studiato i testi e ci hanno garantito un approccio corretto all’utilizzo di detta metrica. Una volta entrati in possesso del testo correttamente accentato, ho lavorato duramente con Cristiano sulle linee vocali del brano in modo da adattarle al contesto musicale nella maniera più omogenea possibile. La difficoltà principale è consistita nella cadenza delle parole, quasi a mo’ di filastrocca, che la metrica classica porta con sé e che mal si adatta alla musica metal. Dopo qualche prova, però, ritengo che siamo riusciti a trovare la chiave di volta e, tuttora, ‘Aeneas’ rappresenta uno degli episodi che preferisco all’interno del nuovo disco.”

Ci sono delle motivazioni particolari alla base dell’ampio arco di tempo intercorso tra questa pubblicazione ed il precedente disco “Mare Nostrum”?

(Francesco Bucci) “Hai ragione, è passato molto tempo dal precedente disco ma ci sono una serie di cause che vanno analizzate: innanzitutto, per tipologia di arrangiamenti, volontà di ricerca dei suoni ed evoluzione stilistica, il genere che proponiamo richiede lunghi periodi di lavorazione. Inoltre non va dimenticato che Stormlord è un progetto retto unicamente dalla passione e dalla dedizione dei singoli membri (che nel frattempo si trovano a dover gestire anche delle dinamiche quotidiane come lavoro, famiglia e pagamento di bollette). Per questo motivo, non avendo particolari tornaconti economici dipendenti dalla musica, possiamo focalizzarci esclusivamente sulla riuscita del prodotto rispetto alle nostre intenzioni. In altre parole, ogni singola nota deve soddisfarci al 100%, altrimenti preferiamo perdere un po’ di tempo in più per non correre il rischio di pubblicare qualcosa che non rispecchi i nostri propositi. In questi cinque anni d’interim fra ‘Mare Nostrum’ e ‘Hesperia’ abbiamo lavorato parecchio sui nuovi brani e sui testi, abbiamo cercato di evolvere il nostro stile con sonorità ed arrangiamenti capaci di darci nuovi stimoli ed abbiamo dovuto sistemare la nostra line-up, il tutto mentre gestivamo l’attività live. Tutto sommato non siamo rimasti con le mani in mano ed abbiamo gettato le fondamenta per un’armonia di interessi e musicale che, mi auguro, ci permetterà di lavorare sul materiale nuovo con tempistiche più brevi rispetto al passato.”

Proprio “Mare Nostrum” sembra la base di partenza per questo album, ma come scritto in sede di recensione, credo che vi sia un recupero delle parti più epiche e feroci dello Stormlord-sound. Concordate con questo?

(Cristiano Borchi): “Sicuramente il legame con ‘Mare Nostum’ c’è, credo che ‘Hesperia’ ne sia il figlio naturale, che ne esprime l’anima più epica e solenne. La componente epica è stata sicuramente messa in maggior risalto rispetto al passato, e si presenta in maggiori sfaccettature, da quelle più classiche del nostro sound ad altre più maestose e altisonanti. C’è stata anche, rispetto a ‘Mare Nostrum’, una ricerca minuziosa del perfezionamento dei dettagli in fase di arrangiamento, un lavoro che ci ha portato via moltissimo tempo ma che ha dato i suoi frutti.”

 

 

Credo, sempre rispetto al disco precedente, che “Hesperia” sia meno dispersivo e più omogeneo. Con il precedente si vedeva la voglia di utilizzare queste sonorità mediterranee che lo hanno marchiato indelebilmente, mentre con il nuovo album sembra siano oramai parte naturale ormai del vostro bagaglio artistico.

(Francesco Bucci) “Sono felice che tu la pensi così perché questo era l’obbiettivo che ci eravamo prefissi. ‘Mare Nostrum’ ha avuto da una parte il pregio di riportarci alle atmosfere epiche dei nostri esordi e, dall’altra, di spingerci verso una maggiore sperimentazione delle sonorità tradizionali che fanno parte del nostro bagaglio culturale e che, sino a ‘The Gorgon Cult’, non avevamo messo in particolare evidenza. Come tutti i dischi di rottura, ‘Mare Nostrum’ presentava delle intuizioni valide e dei piccoli errori dettati dall’inesperienza nel confrontarsi con un campo nuovo. Con il senno di poi ritengo che quel disco sia ancora l’apice della nostra carriera, insieme ad ’Hesperia’, ma che presenti anche alcune incertezze stilistiche dovute allo spaesamento che una band prova quando è in bilico fra passato e futuro e non vuole, giustamente, rinunciare a nessuno dei due. Comporre ‘Mare Nostrum’ ci ha permesso di fare chiarezza su quali parti del nostro sound desiderassimo mettere in evidenza e su come gestirle e miscelarle in maniera appropriata; speriamo che questo approccio più maturo, impossibile da raggiungere senza le nostre precedenti esperienze, ci abbia  portato a comporre un disco omogeneo e capace di aggiungere qualcosa ad una carriera che dura oramai da più di venti anni.”

La title track è sicuramente la traccia più sperimentale da voi proposta. Com’è nata?

(Francesco Bucci) “Anche in questo caso mi trovo d’accordo con te. ‘Hesperia’ è uno di quegli esperimenti che facciamo in totale libertà (l’altro esempio che mi viene in mente sono le strumentali dei primi tre dischi o ‘The Castaway’, il brano acustico presente su ‘Mare Nostrum’), dando libero sfogo alla nostra creatività nel tentativo di evolvere lo stile degli Stormlord verso qualcosa di nuovo senza rinnegare le radici del nostro sound. In poche parole, l’idea era di creare una sorta di colonna sonora che da una parte riuscisse ad esaltare l’aspetto più epico del nostro sound e, dall’altra, fosse valorizzata da un tocco moderno grazie agli arrangiamenti elettronici di cui Gianpaolo (Caprino, chitarrista, tastierista e principale songwriter) è maestro. Volevamo proporre un pezzo sinfonico che non suonasse come la solita canzone bombastica di ispirazione classica di cui i dischi metal sono pieni, piuttosto eravamo alla ricerca di qualcosa di particolare che facesse da ponte fra le nostre tradizionali influenze, musicalmente parlando, e la volontà di guardare avanti. Chi ha detto che un lieve tocco di musica elettronica non possa coesistere con delle atmosfere epiche? Credo che questo preconcetto secondo il quale l’elettronica non possa sposarsi con sonorità classicamente metal (che di certo non suoniamo come i Rammstein) sia retaggio di una passato dove i generi musicali venivano considerati a compartimenti stagni. Fortunatamente la grande diffusione degli stili musicali, in gran parte grazie ad internet, ha insegnato al grande pubblico che ogni tipo di suono deve essere considerato più come un colore della tavolozza che come un quadro a sé stante. Le moderne tecnologie ci hanno dato immense possibilità espressive, sta a noi utilizzarle per sviluppare la nostra personale visione musicale. Alla fine dei giochi, il brano ‘Hesperia’ mi ha soddisfatto tanto da farmi optare per un testo completamente in italiano, il primo della nostra carriera, composto con l’intenzione di rendere il pezzo ancora più ‘nostro’.”

“Those Among the Pyre” può essere considerata la sfida musicale più intrigante finora da voi fronteggiata? Come nasce un brano simile, cosi lungo ed articolato?

(Francesco Bucci) “Credo che ‘Pyre’ rappresenti il manifesto di ciò che Stormlord è nel 2013. Questo brano che ha richiesto mesi di duro lavoro da parte di ogni membro della band proprio perché l’abbiamo sempre ritenuto uno dei migliori, se non il migliore, del lotto. Per questo motivo siamo stati molto cauti nell’affrontarlo senza
tradirne l’essenza e bilanciandone la lunga durata ed i molteplici paesaggi sonori con una struttura piuttosto fluida. Siamo partiti da un demo, presentato Gianpaolo, che includeva l’introduzione ed i primi minuti del pezzo, quindi abbiamo lavorato di fino sugli arrangiamenti e sulle linee vocali fino a lasciarci completamente trascinare dalle vibrazioni del pezzo. A quel punto abbiamo tentato l’esperimento di porre in chiusura alcune partiture acustiche che Gianpaolo aveva composto qualche anno fa sulla falsariga di “The Castaway” (il brano acustico di “Mare Nostrum”). Dopo qualche veloce tentativo tutti gli elementi sono andati al loro posto, compresi gli interventi di mandola di Mirko Palanchini ed i fields recording di Gianpaolo (conchiglie dello Ionio che cozzano fra loro, onde,  sabbia utilizzata a mo’ di maracas) e ci siamo ritrovati con una sorta di suite che rappresenta la summa del nostro sound. Alla luce del lungo e faticoso processo che ti ho appena descritto, spero con tutto il cuore che gli ascoltatori vorranno trovare la pazienza per dare una chance ad un brano complesso che necessita più di un ascolto per essere goduto appieno. Purtroppo al giorno d’oggi chiunque può scaricare ore ed ore di musica con un solo click ma la durata della giornata è rimasta ferma a ventiquattro ore, motivo per cui ho notato che molti fra i ragazzi più giovani tendono ascoltare solo i primi secondi dei brani skippando un po’ a casaccio fra la marea di dati dei loro hard disk. Credo che questo sia un approccio bulimico alla musica; la gente ha bisogno di prendere il proprio tempo, di immergersi nel feeling dei brani e di lasciare che le vibrazioni crescano e si sviluppino senza tenere d’occhio l’orologio.

 

 

Nel disco sono presenti diversi ospiti, ti va di presentarceli e di esporre il contributo proposto?

(Francesco Bucci) “Lo farò con estremo piacere, cogliendo l’occasione per ringraziare ancora una volta quei musicisti che, con la loro passione e disponibilità, hanno contribuito a realizzare ed espandere la nostra visione musicale. Su “Hesperia” sono presenti Simone D’Andrea (che i più attenti di voi ricorderanno fra le fila dei romani Ade), che ha suonato darbouka, doholla, udu drums e saz, Mirko Palanchini alla mandola e Daniele Melis alle benas (un antico strumento sardo), senza dimenticare i nostri storici collaboratori e, soprattutto, amici Elisabetta Marchetti (Riti Occulti) e G/Ab Svenym Volgar dei Xacrestani  (Deviate Damaen) alle voci liriche ed ai narrati.”

Ci sono state degli artisti avulsi dal contesto metal che vi hanno ispirato durante il processo di composizione?

(Francesco Bucci) Noi tutti siamo degli ascoltatori a 360°. Personalmente, ho cessato da tempo di pormi problemi relativi ai generi musicali dato che, oramai, divido la musica solo in quella che mi piace e quella che non ascolto. Ogni membro della band ha le sue preferenze che, sommate fra di loro, coprono praticamente ogni genere, dal blues al grindcore più marcio, dal black metal alla musica folk asiatica e mediterranea passando per l’ambient e per il buon vecchio heavy metal. Per quanto riguarda le influenze lontane dal campo del metal, Gianpaolo Caprino (chitarra e tastiera), che è il principale songwriter, adora le colonne sonore di compositori come Basil Poledouris (autore della soundtrack di “Conan The Barbarian”), James Horner o Ennio Morricone, l’elettronica dei Kraftwerk ed ha persino un feticismo per le vecchie colonne sonore dei videogiochi degli 80’s come Golden Axe o Double Dragon, passione che io appoggio incondizionatamente. In aggiunta a queste sonorità, che anch’io apprezzo in maniera massima e che hanno avuto un impatto larvato ma innegabile sul nostro songwriting, cerco di lasciarmi coinvolgere da ogni tipo di musica tradizionale che incontro durante i miei viaggi. Amo esplorare l’Asia (Nepal ed India in particolare) ed, al ritorno in patria, porto sempre con me qualche strumento tradizionale o qualche CD di musica del luogo da cui trarre dei campioni (come nel caso di ‘Motherland’ o di ‘Legacy Of The Snake’) o a cui ispirarsi per nuove soluzioni ritmiche ed armoniche. Per quanto riguarda i musicisti che in futuro potrebbero influenzarmi, sto letteralmente divorando ‘The Golden Age’ di Woodkid, che piace molto anche a Gianpaolo. Lo trovo un’artista dallo straordinario talento visivo e musicale capace di rileggere sonorità orchestrali dalle forti venature epiche sotto un punto di vista intimista ed elegante, senza mai scadere nel barocchismo e arricchendole con percussioni e sonorità ritmiche strabilianti.”

La produzione affidata a Giuseppe Orlando presso gli Outer Sound Studio è strabiliante, cosi come il mixaggio di Mika Jussila presso i celeberrimi Finnvox Studio. Come siete arrivati a queste felici scelte?

(Francesco Bucci) “Entrambi i personaggi sono stati già ampiamente testati nel corso della nostra carriera ed hanno contribuito, chi più chi meno, alla riuscita dei nostri precedenti dischi. Con Giuseppe Orlando collaboriamo sin dal 2000, anno in cui entrammo nei suoi Outer Sound Studios per registrare il mini CD ‘The Curse Of Medusa’. Da quel momento Giuseppe è stato dietro il mixer per ogni disco successivo, da ‘At The Gates of Utopia’ a ‘Hesperia’, ci ha visti crescere ed ha contribuito a creare il nostro muro di suono anno dopo anno, seguendoci anche come fonico live in molti eventi. Capirai, quindi, che lavorare con un personaggio del genere è come avere a che fare con un membro aggiunto del gruppo… un membro che, incidentalmente, è anche uno dei migliori produttori metal europei (nonché eccellente batterista). Per quanto riguarda Mika Jussilla dei Finnvox, non credo che la persona in questione abbia bisogno di nostre lodi o, in generale, di una presentazione. I suoi mastering hanno segnato i principali dischi metal degli ultimi anni ed il lavoro che aveva già fatto in occasione di ‘Mare Nostrum’ è stato il miglior biglietto di presentazione possibile. Peraltro Mika è anche una persona affabile e disponibile, che non mette pressione e non ha remore nel tornare più di una volta sul suo lavoro per lasciare il gruppo completamente soddisfatto.”

Anche per questo disco ci sono stati ben due cambi di line up…

(Cristiano Borchi): “Quando hai oltre vent’anni di carriera alle spalle è facile che queste cose accadano. I motivi che ci hanno potato a queste separazioni sono molteplici, e credo sarebbe davvero impossibile darne una spiegazione esauriente in poche righe. La cosa che posso dirti è che i nostri rapporti con Pierangelo e Maurizio sono tutt’ora ottimi, ci sentiamo e di tanto in tanto ci vediamo, anche solo per una pizza o un’uscita.”
(Francesco Bucci): “Conoscevamo Andrea Angelini (chitarra) e Riccardo Studer (tastiere) da tempo, sapevamo che erano le persone giuste e, dopo averli messi alla prova per qualche concerto, li abbiamo accolti nella nostra grande famiglia. Speriamo vivamente che questi siano gli ultimi cambi di line up a cui andiamo incontro”.

È già stato programmato un tour a supporto del disco e con quale band ti piacerebbe condividere il palco? Ah, Credo che “Onward to Roma” incendierà non poche platee!!

(Cristiano Borchi) “Abbiamo delle date già programmate in Italia, tra cui il 18 ottobre a Roma e il 19 a Milano, più dei festival confermati per la primavera/estate in Germania, e altre cose arriveranno. Sono anch’io convinto del potenziale live di ‘Onward To Roma’ e non vedo l’ora di suonarla e condividere quell’energia corale con i fans! Gruppi con cui vorrei suonare? Summoning e Falkenbach, ma purtroppo queste band non hanno ancora mai calcato i palchi.”

Perché la scelta della Trollzorn e come vi trovate con questa piccola etichetta tedesca, che pare sempre più specializzarsi nel metal più epico.

(Cristiano Borchi) “E’ vero, Trollzorn è una piccola etichetta, ma devo dirti che siamo realmente sorpresi dall’enorme lavoro che stanno facendo per promuovere l’uscita. Per certi versi è probabilmente la migliore label che abbiamo mai avuto. Il loro supporto è veramente totale, sono un’etichetta ambiziosa, ben strutturata ed in forte crescita, godono di un’ottima distribuzione wroldwide e stiamo toccando con mano quanto credano veramente in noi. Con l’arrivo delle recensioni dell’album, che sono state unanimemente le migliori di sempre, c’è stata un’ulteriore impennata del lavoro promozionale e i risultati sono incredibili. Lavoriamo in sinergia per un fine unico, senza risparmiarci. Siamo davvero felici di stare con loro, non riesco a trovare nulla di cui potremmo lamentarci.”

Sono previste edizioni particolari dell’album, come il vinile o addirittura la musicassetta che pare stia risvegliando l’appetito di molti collezionisti.

(Cristiano Borchi) “Al momento no, ma non escludiamo nulla per il futuro.”
(Francesco Bucci) “La musicassetta fa troppo hipster… non siamo così cool, suoniamo musica pesante, beviamo nei pub e non agli aperitivi ed amiamo i CD. Heheheh.”

In questi giorni avete dato la possibilità di ascoltare tutto l’album in streaming prima ancora che questi venisse pubblicato. Quindi anche voi lo reputate un valido mezzo di promozione.

(Cristiano Borchi): “Benché la cosa sia stata gestita dall’etichetta, siamo assolutamente favorevoli a questo tipo di promozione. Credo che la sua utilità sia palese, in un certo senso è l’equivalente virtuale della classica colonnina con cuffia per ascolto che si trova nei negozi di dischi più organizzati. Ritengo giusto che una persona possa ascoltare un album per decidere se acquistarlo, soprattutto in un’epoca in cui internet offre molte vie illegali per procurarsi un disco. Ha fatto bene l’industria discografica a capirlo, anziché focalizzarsi sull’attaccare i siti pirata senza proporre un’alternativa. Questa idea, unita alla diffusione di Spotify, sono le prime cose davvero concrete ed intelligenti che l’industria discografica ha messo in campo per contrastare la pirateria.”

Sono passati ormai più di venti anni dal primo demo degli Stormlord; da allora avete pubblicato 5 album, 3EP e un DVD celebrativo:  vi va di fare un piccolo bilancio?

(Cristiano Borchi): “Come puoi immaginare in oltre vent’anni abbiamo vissuto e superato ogni tipo di situazione, dalla più difficile alla più esaltante. Il bilancio è sicuramente positivo: abbiamo suonato in tre continenti, condiviso il palco con moltissimi mostri sacri e il gruppo non solo è vivo, ma è tuttora in crescita. Sicuramente abbiamo fatto anche i nostri errori, ma spesso hai bisogno di sbagliare per capire certi meccanismi.”

Bene, credo sia tutto! Grazie mille, spazio alle ultime parole per i lettori di Truemetal!

(Francesco Bucci) “Desidero ringraziarti per quest’intervista esaustiva e divertente; sono felice che tu abbia ascoltato con interesse il nostro disco e ci abbia dato la possibilità di parlarne anche al di là delle solite domande.
Ora la palla passa ai lettori di Truemetal, che spero vorranno donarci un po’ del loro tempo per ascoltare con le proprie orecchie “Hesperia” e magari venirci a trovare il 18 ottobre a Roma ed il 19 ottobre a Milano dove, nel presentare il nuovo materiale, coglieremo l’occasione per mostrare uno show completamente rinnovato. Ove mai foste interessati a conoscere i nostri prossimi programmi o, semplicemente, ad interagire con noi, visitate la nostra pagina facebook www.facebook.com/stormlordband o il sito www.stormlord.net.
Ci vediamo sotto il palco, ONWARD TO GLORY!”

Intervista a cura di Matteo Di Leo