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Stormlord (Tutta La Band)

Di Angelo D'Acunto - 11 Agosto 2008 - 0:53
Stormlord (Tutta La Band)

Tornati da poco sul mercato con l’ottimo
Mare
Nostrum
, gli Stormlord si sono confermati essere una delle band di punta del
panorama estremo tricolore. Abbiamo raggiunto il gruppo nel backstage dell’Arena
Parco Nord di Bologna dopo un’eccellente (seppur troppo breve) esibizione
all’edizione 2008 del Gods Of Metal per parlare del nuovo album e delle novità
in cantiere. Buona lettura.



Ciao ragazzi, prima di tutto complimenti per l’esibizione di oggi a questa
edizione del Gods Of Metal.
Che ne dite di parlarmi del recente divorzio con la Scarlet Records?

Cristiano – Più che un divorzio è un passo avanti perché problemi con la
Scarlet non ce ne sono mai stati: con loro abbiamo sempre avuto un eccellente
rapporto anche interpersonale e di amicizia nel corso degli anni. Semplicemente
eravamo in scadenza di contratto; ne abbiamo parlato con loro e li abbiamo
informati del fatto che avremmo fatto un promo per mandarlo ad altre etichette
più grandi. Non avevamo nessun interesse a cercare un’altra etichetta come la
Scarlet, perché ci trovavamo già benissimo così. Loro sono stati i primi a
essere d’accordo con questa scelta e hanno scherzato sul fatto che, nel caso
fossimo diventati i nuovi Metallica, avrebbero fatto comunque buoni affari vendendo il nostro vecchio catalogo. Quando abbiamo comunicato loro che la
Locomotive sarebbe stata interessata a noi e che avremmo firmato un nuovo
contratto, ci hanno fatto i complimenti.

C’era qualche altra etichetta interessata oltre alla Locomotive?

Cristiano – Ci sono state altre etichette interessate con cui ho avuto qualche contatto, ma appena la Locomotive si è fatta sentire,
abbiamo accettato subito. Si tratta di una casa discografica molto importante:
la sede si trova in Spagna dove oramai è anche Warner, ha un ufficio in Germania dove si occupa del mercato europeo e in America è la più grossa che ci sia,
addirittura le etichette della stessa importanza escono come Locomotive. È
chiaro a noi interessa una realtà di questo tipo e ci proviamo.


Quindi siete soddisfatti di come sta andando?

Cristiano – Sì, siamo soddisfatti, stiamo facendo molta promozione e
molte interviste. È chiaro che per la Scarlet eravamo una realtà di punta,
mentre per Locomotive non siamo una delle loro priorità: hanno Grave Digger,
Astral Doors e altri gruppi più grandi di noi a cui badare.

Francesco – C’è da dire che la promozione Frontiers sta facendo cose eccellenti
e noi ci sentiamo molto motivati a dare il meglio.

Parliamo dell’ultimo cambio di line up: che cosa è successo con il
tastierista?

Francesco – Il tastierista ha vinto una borsa di studio alla Berkley
University di Boston: lui è sempre stato affascinato dal mondo delle colonne
sonore e il suo obiettivo principale è sempre stato lavorare in questo ambito.
Ovviamente questa è una cosa che in un mercato ristretto come quello italiano è
una cosa veramente difficile da realizzare e lui, essendo un eccellente
musicista proveniente dal conservatorio si è impegnato, ha vinto una borsa di
studio per la Berkley dove per chi non lo sapesse è quella da cui sono usciti i
Dream Theater. La conseguenza più ovvia di tutto questo è che ha dovuto
abbandonare baracca e burattini e trasferirsi a Boston; questo è anche il motivo
per cui ci abbiamo impiegato quattro anni per fare il disco: Simone era un
elemento molto importante per noi e abbiamo dovuto provare un bel po’ di
tastieristi per trovare quello giusto.
Ci siamo poi accorti che avevamo la soluzione sotto il naso perché, dopo aver
sentito numerosi musicisti eccellenti, abbiamo scelto Gianpaolo, che aveva tutti
i requisiti che cercavamo. Per noi la tastiera è uno strumento
fondamentale e occorreva capire come la volevamo utilizzare, visto che non è tanto la
tecnica quella che ci serve, ma la testa. Lui è entrato come chitarrista, ma
anche nei suoi vecchi gruppi si occupava di quello strumento, ne abbiamo parlato, gli
ho chiesto se se la sentiva e ha accettato, dando dei risultati strepitosi.
Ho letto diverse recensioni in cui questo nuovo cambio è stata considerata una
cosa molto positiva: Gianpaolo è meno legato all’impostazione classica, più estroso, più
rock; Simone era più legato ad alcune dinamiche legate al conservatorio, mentre lui è
più vicino alla musica degli anni ’80, quindi sente più la musica da un certo
punto di vista, forse è più adatto e il risultato si vede.

…direi che il risultato è ottimo.

Gianpaolo – Se posso inserirmi nel discorso, è avvenuto tutto quanto
abbastanza automaticamente perché, mentre eravamo alla ricerca di un
tastierista, il lavoro iniziava ad andare avanti e io mi sono sempre di più
responsabilizzato e ho incominciato ad avere la visione dei pezzi nuovi e in che
direzione potessero andare e che sapore potessero avere. Quindi tutto è nato
spontaneamente, poi ci siamo resi conto tutti quanti che il materiale nuovo era buono e aveva un sapore mediterraneo che, lavorandoci sopra, ha prodotto questo
disco.



Avevate parlato di questo album come un ritorno al passato. Se devo essere
sincero, a me sembra più un passo avanti rispetto alle precedenti release.

Francesco – Questo disco in realtà è un ritorno al passato, in un certo
senso. Io credo che ogni nostro album sia estremamente caratterizzato: quando
noi usciamo dallo studio puntiamo a essere soddisfatti al 110%. Può essere
interpretato come un ritorno al passato nel senso che abbiamo recuperato delle
atmosfere particolari dei nostri esordi. The Gorgon Cult è un disco che
adoro alla follia e virava verso tematiche più oscure, però Mare Nostrum non è
Supreme Art Of War, né At The Gates Of Utopia. Come al solito, quando esce un
disco lo adoriamo, ma a questo segue anche un percorso di autocritica, dove
cerchiamo di capire a mente fredda quali sono le cose che possono essere
migliorate: c’è sempre qualcosa da migliorare, altrimenti non continueremmo a
suonare se non avessimo quantomeno la speranza di qualcosa meglio. Ovviamente a
mente fredda perché dopo che passi un anno a comporre un disco e due mesi a
registrarlo, non sei lucido.
Abbiamo sì recuperato delle atmosfere epiche ma non dimenticato il
nostro passato più recente, filtrandolo attraverso ciò che
c’era di buono in Gorgon Cult per poi metterci ancora altre influenze come
strumenti etnici e musica mediterranea per creare il quarto disco Stormlord che
si mette di fronte agli altri tre in maniera paritaria.

E per quanto riguarda i testi?

Francesco – A partire dal ’99 mi occupo prevalentemente io dei testi:
sono molto soddisfatto perché ho potuto sviluppare delle tematiche che negli
altri album ho solamente accennato. Mare Nostrum è un titolo molto forte che ci
rappresenta molto. Questo non riguarda solamente noi romani, ma è un concetto
che rappresenta la latinità che abbiamo nel sangue noi, dalla Tunisia, dalla
Spagna all’Egitto, l’Italia tutta. Come avrai notato ci sono molte influenze
come quelle arabiche e indiane che, pur essendo paesi lontani dal punto di vista geografico,
hanno avuto forti scambi commerciali con l’Impero Romano.
A noi piace parlare delle cose che conosciamo: anche se apprezziamo molto
l’iconografia scandinava o tedesca, non è una cosa che sentiamo nostra. Viviamo a Roma e vivere a Roma non è come vivere in una città qualunque perché
tu senti il respiro della storia sin da quando nasci e cresci in questa città.
Crediamo che ci sia da essere fieri del nostro tipo di cultura in quanto ha
influenzato quella occidentale degli ultimi 3000 anni e non vediamo per quale
motivo di stupida xenofilia dovremmo avere problemi a parlare del Mare Nostrum,
di Roma e dell’Italia quando i norvegesi hanno parlato per vent’anni delle loro
foreste, comunque meravigliose.
Un altro tipo di tematica, oltre a quella storica è il tema del viaggio: negli
ultimi quattro anni ho avuto la fortuna di viaggiare molto, soprattutto in
oriente. Ho visto paesi e civiltà come India, Nepal, Birmania, Indonesia che mi
hanno fatto maturare sia come persona, sia come musicista. Ho cercato di
assimilare tutte queste influenze e riportarle nella musica; in questo senso il
nostro disco è anche un inno alla tolleranza: purtroppo l’essere umano teme
tutto ciò che è sconosciuto. Avendo avuto incontri con culture diverse ma
altrettanto dignitose ho scoperto come cosa vada approfondita per essere
compresa, sembra una banalità ma non è sempre così.
La terza linea guida è un concetto diciamo “filosofico” che parla della mia
visione dell’evoluzione morale ed epica dell’essere umano, ma onestamente te ne
potrei parlare per un’ora e quindi è meglio che mi contattiate in privato se a
qualcuno interessa approfondire con me questo aspetto.




Durante l’ascolto di Mare Nostrum, la traccia che mi ha sorpreso più di tutte è
sicuramente The Castaway. Da dov’è nata l’idea per questo esperimento acustico?

Francesco – Questo è un parto di Gianpaolo, forse dovrebbe parlarne lui.

Gianpaolo – È frutto di una mia fantasia, non tanto di un esperimento,
più che altro era un altro lato Stormlord da esprimere, da raccontare. Poi era
affascinante l’idea vedere che cosa succedeva facendo una traccia del disco in
cui le chitarre non esistono; però è un brano che ha le stesse sonorità, le
stesse note e le stesse scale che si trovano negli altri pezzi. Sfrutta la
stessa tipologia di arrangiamenti degli altri brani. È un pezzo Stormlord a
tutti gli effetti e per nostra fortuna si sposa ottimamente con la voce di
Cristiano che si è immedesimato molto nel brano.

Francesco – È un tipo di lavoro che abbiamo potuto fare ora proprio per
un discorso di moderazione sua vocale. Per me Cristiano è uno dei cantanti
estremi migliori in Italia che riesce a esprimersi su più timbriche e tonalità.
Per questo disco si è fatto un culo così: questa volta c’è stata una scelta di
maggiore maturità e questa ci ha permesso anche di affrontare The Castaway, non
perché prima non fosse bravo, ma perché doveva ancora crescere.

Di recente avete anche pubblicato il DVD The Battle Of Quebec City, come
mai avete scelto una location canadese?

Francesco – Non è stata una scelta preventivata: noi abbiamo avuto questa
fantastica esperienza canadese che è andata benissimo: abbiamo avuto
questa fortuna nella prima data, in cui il promoter ci ha detto che saremmo stati
ripresi: credo volessero montare un promo per farsi
pubblicità. Fatto sta che siamo stati filmati a Quebec City da cinque
telecamere, però non pensavamo di fare un DVD, quindi abbiamo suonato rilassati,
senza lo stress di sentirci ripresi. Quando siamo tornati in Italia ci hanno
mandato un brano montato e abbiamo visto che era di ottima qualità; a quel punto
la nostra ex-etichetta Scarlet ha richiesto di assemblare il tutto e ha recuperato
dal mixer l’audio originale, siamo andati da Giuseppe Orlando nei suoi Outer Sound
Studios Studios e lì l’abbiamo sistemato da farla sembrare
professionale. Avevamo anche del materiale “bootleg” registrato nelle altre date
e siamo riusciti a comporre un buon prodotto.
Sono due cose che sono molto belle: una è la nostra assoluta spontaneità, anche
se magari i nostri dischi possono sembrare iper-arrangiati, è sulle assi dello
stage che ci sentiamo vivi, come spero abbiate potuto notare. La seconda è il
bellissimo ricordo di un’esperienza straordinaria perché quando abbiamo iniziato
a suonare tanti anni fa, con tutte le speranze mai avremmo pensato di poter
varcare l’oceano.
Il momento più bello è stato arrivare a Toronto: siamo usciti e c’erano i grattacieli, è stato un momento molto “wow”, anche se non si tratta di un
discorso di “ce l’ho fatta/non ce l’ho fatta”, perché si parla comunque di
metal estremo e, o lo fai per passione, o non lo fai. Però è una bella
soddisfazione pensare che mentre sei a Toronto, nel backstage il pubblico inizia
a urlare il tuo nome.

Gianpaolo – Quando siamo saliti sul palco c’è stato un boato tale che i
microfoni sono andati in protezione, cosa che non è nemmeno successa mentre
suonavamo, è stata una cosa davvero commuovente vedere che il boato della gente
è stato più forte dei nostri amplificatori.

Francesco – È una soddisfazione immensa. Noi abbiamo questa esigenza di esprimerci in modo diverso che
catalizziamo dentro gli Stormlord ed è ovvio che mi faccia sapere che più gente
ascolti la nostra musica, che poi è anche la nostra anima perché è il
modo con cui l’uomo si rapporta con l’immortalità. Non che abbiamo la pretesa di
essere Mozart, però nel nostro piccolo cerchiamo di lasciare parte di noi su un
disco e sapere che questo viene ascoltato e apprezzato anche da persone in
luoghi geograficamente lontani è il motivo per cui siamo qui a parlare con te.

Che programmi avete per il prossimo futuro?

Cristiano – Tra due settimane saremo in Germania per un festival con
Destruction e altri gruppi, poi ad Agosto ci fermeremo un attimo perché abbiamo davvero
bisogno di vacanza. Da settembre sicuramente
riprenderemo, vediamo se riusciamo a tornare in Canada, magari un tour in Europa
più avanti e in Belgio.

Bene, siamo giunti alla conclusione, potete chiudere come volete.

Cristiano – Rimandiamo i lettori alla nostra pagina myspace:
www.myspace.com/stormlordband
dove abbiamo messo a disposizione quattro pezzi del nuovo album, in modo che le
persone possano ascoltarli e giudicarli loro stessi, indipendentemente dalle
recensioni, delle interviste e di quel che si può sentire, leggere e dire. Alla
fine quello che conta è la musica: sono quattro pezzi da ascoltare e speriamo
che vi piacciano.

Angelo ‘KK’ D’Acunto