Suffocation (Frank Mullen)
Intervistare delle leggende non può che essere leggendario a sua volta. C’è bisogno di presentare i Suffocation? C’è bisogno di dire che sono il gruppo forse più influente della storia del brutal death metal? No, capolavori come Effigy of the Forgotten, Pierced From Within e tanti altri fino all’ultimo album omonimo parlano da soli. E allora cosa sono due ore di macchina ad andare, due a tornare e quattro di attesa per 15 minuti di chiacchierata? Cosa sono i problemi con l’organizzazione che dice di non aver ricevuto la conferma dell’autorizzazione a permettere l’intervista? Nulla, anche quando ciò che ne viene fuori è cotanto ricco di contenuti, particolari piccanti inclusi.
Ciao Frank, è un onore per me. Forse ti ricordi, ci siamo già incontrati un anno fa a Reggio Emilia, dopo il vostro concerto al Tempo Rock di Gualtieri.
Ah, davvero? Fantastico.
Ehm… bene. In quell’occasione oltre che con te ho parlato anche con Terrance Hobbs e lui mi ha detto che avrebbe preferito suonare in un locale più piccolo. E’ anche la tua opinione? Come mai questo?
Il fatto è che quando si suona in un locale piccolo è tutto più intimo, si sente di più la ficinanza con il pubblico. Per quanto mi riguarda non m’importa dove si suona, basta che ci sia un sacco di gente e che ci si riesca a divertire, ma certe volte un posto non troppo grande aiuta a creare il giusto feeling tra noi ed il pubblico.
Preferite tours da headliner oppure situazioni come questa nella quale dividete il palco con altre bands?
Preferisco molto di più situazioni come questa. Quando sei Headliner è tutto… troppo! Troppe canzoni, troppo tempo sul palco… molto meglio così.
Sul vostro blog di Myspace avete recentemente pubblicato una lista nera nella quale mettete alla berlina tutti coloro che hanno cercato di truffarvi in questo tour, o che comunque si sono rivelati poco professionali. Vuoi spiegarci meglio?
Fondamentalmente è solo un modo per far sì che tutti sappiano qual’è la gente con cui non si dovrebbe voler lavorare. Ci siamo imbattuti in tante persone che hanno cercato di fregarci nei più svariati modi nel corso della nostra carriera, quindi era giunto il momento di dire basta e cominciare ad avvertire pubblicamente su chi non è onesto e rispettoso e chi invece lo è. Poi naturalmente ognuno è libero di fare come vuole, di non ascoltarci e continuare a fidarsi di quelle persone che hanno cercato di truffarci, ma lì sono punti di vista e noi rispettiamo tutti.
Sembra che ogni band brutal abbia un debito di gratitudine con voi. Ho intervistato in passato Sven de Caluwe degli aborted e Mat Kuikendall degli All Shall Perish ed entrambi hanno sottolineato orgogliosamente di conoscervi personalmente. Cosa pensate che le band di oggi vi debbano dal punto di vista dell’ispirazione?
Penso che nessuno ci debba qualcosa. Noi andiamo in giro e trattiamo tutti quanti esattamente come vorremmo essere trattati noi… sai, tutto alla fine torna all’industria musicale, può darsi che loro ci guardino un po’ con soggezione pensando di essere davanti ad una band che è riuscita a cambiare qualcosa all’interno dell’industria stessa, ma alla fine anche loro stanno facendo la stessa cosa probabilmente, solo che hanno cominciato da meno tempo. Comunque non penso che siano in debito con noi.
Dopo tutti questi anni riuscite a vivere con i soldi che guadagnate con la musica?
Diciamo che non va male. Qualcuno di noi ci riesce, qualcun altro no, per quanto mi riguarda io ho deciso di lavorare, anche se è stata una mia scelta personale, Terrance ad esempio vive facendo il musicista.
Tu come mai sei ancora qui? Non è frustrante essere considerato come uno dei musicisti più influenti della storia del death e non riuscire a mantenerti facendo il musicista?
Tutto torna all’industria. Insomma, la musica che noi suoniamo non sarà mai accettata da tutti, dal grande pubblico intendo, quindi non potremo mai sognare di fare i soldi con il brutal, ed in effetti non lo abbiamo mai fatto. Noi lo facciamo per passione, questo non è un mestiere che ti permette di cambiare il tuo stile di vita… con esso puoi toglierti qualche soddisfazione, ma di fare i soldi non se ne parla.
Avete registrato degli album che hanno fatto la storia del genere sia dal punto di vista della musica che dal punto di vista della produzione. Ogni vostro lavoro da Effigy in avanti è stato una pietra miliare a cui tutti si sono dovuti riferire per capire come un disco brutal doveva suonare.
Con ogni album si può dire che siamo cresciuti, anche dal punto di vista della maturità artistica. Ogni volta ci mettevamo lì e ci chiedevamo cosa volevamo migliorare e lo facevamo. Abbiamo anche avuto la fortuna di lavorare con dei grandi produttori, come ad esempio Scott Burns oppure Joe Cincotta che con noi ha fatto gli ultimi due dischi. In generale potremmo dire che ogni volta che si ha il tempo di sedersi e dedicare seriamente del tempo a mettere insieme l’album non può uscirne altro che qualcosa di migliore rispetto ai lavori precedenti.
Nonostante il vostro ultimo CD, Suffocation, sia un esempio lampante di quanto abbiamo appena detto c’è anche chi lo critica in quanto sembra che abbiate un po’ semplificato le parti strumentali rispetto al passato. Cosa avete da dire a queste persone?
Noi scriviamo ciò che ci suona bene, non pensiamo che le difficoltà tecniche siano qualcosa che definisce il brutal. Non possiamo soddisfare tutti, noi suoniamo ciò che crediamo sia buono, poi ognuno ha il diritto di avere la propria opinione.
Ora state lavorando sul nuovo album. Cambierete ancora a livello di produzione?
Non così tanto. Continuerà ad essere un disco dei Suffocation, assolutamente, sarà pesante, non faremo un brutto album, semplicemente continueremo nel nostro processo di evoluzione.
Il titolo provvisorio è ancora Blood Oath?
Si, è ancora quello.
Avete già un contratto con un’etichetta per quanto riguarda la promozione e la distribuzione?
Ci stiamo lavorando proprio adesso, nei prossimi due mesi dovremmo essere in grado di fornire notizie un po’ più dettagliate. Comunque sì, l’album sarà autoprodotto, ma non autodistribuito, quindi ci troveremo un’etichetta.
Mentre altri generi di metal stanno morendo il death è in costante ascesa, sia dal punto di vista del pubblico che per quanto riguarda coloro che lo vogliono suonare. Sei d’accordo con questa visione delle cose?
Penso che il death metal stia crescendo in quanto in questi anni ha finalmente la visibilità che si è sempre meritato, ma che per lungo tempo non ha mai ottenuto. Ho cominciato a suonare questo genere nel 1988 e ai tempi era tutto basato sullo scambio di nastri e sulle fanzines, adesso invece ci sono i Video, c’è MTV, c’è internet e parallelamente alla maggior diffusione che in questo modo si riesce ad avere per tutta la musica di tutti i generi si comincia anche a percepire i generi estremi come più accettabili. Credo inoltre che ci sia sempre stato un fronte che ha rappresentato la musica estrema: all’inizio degli anni 80 c’era il thrash, che poi è diventato death mentre veniva fuori pure l’hardcore, quindi c’è sempre stato qualcosa a cui coloro che volevano sentire roba brutale e senza compromessi potevano riferirsi e questo qualcosa è andato evolvendosi nel corso degli anni. Adesso come adesso siamo ad un punto in cui coloro che si approcciano alla musica cominciano subito da roba molto più pesante rispetto a quella che poteva sentirsi anni fa. Le Hair Metal bands come i Poison o i Van Halen hanno ancora i loro fans naturalmente, ma è più difficile per i giovani musicisti provare a riproporre quanto facevano loro al giorno d’oggi. La musica procede in circoli… ciò che va di moda oggi non andrà di moda domani e poi tornerà se mai, ma in una diversa forma.
15 o 20 anni fa i componenti delle band estreme erano un po’ i reietti della scena musicale, ma oggi grazie ai generi -core, anche il death sta diventando una musica mainstream, forse anche un po’ modaiola. Com’è potuto accadere?
La musica riesce sempre a superare qualsiasi barriera. Nessuno sa cosa succederà quando si mette a suonare qualcosa di nuovo per la prima volta… semplicemente continua a spingere la sua visione sempre più avanti, poi altri riprendono da dove lui si è fermato e continuano questo percorso. Quando noi abbiamo cominciato ci siamo ispirati ad un sacco di gruppi, dal thrash allo speed all’hardcore e li abbiamo riadattati alla nostra visione facendo assumere al tutto una dimensione nuova. Adesso si è arrivati a questo, ma non c’è da stupirsi.
Come mai secondo te bands di ispirazione prettamente melodica, quando non heavy/power, come Scar Symmetry, Mercenary o Killswitch Engage oggi scelgono di usare lo screaming?
Ah beh… è la nuova generazione, non saprei cosa dire… di sicuro io non mi metterò mai a fare della roba del genere, se però piace a loro…
Concludo raccontandoti una storia: non molto tempo fa sono stato chiamato in una scuola media per spiegare ai ragazzini cosa fosse il metal. Una volta arrivato la prima domanda che ho fatto è stata: “Conoscete qualche nome di gruppi metal?” Mi aspettavo di sentir dire Iron Maiden o Metallica e invece si è alzata in piedi questa ragazzina di tredici anni che ha detto senza esitazione: “Io conosco i Bring Me The Horizon!”. Letteralmente sbalordito le ho chiesto se li conoscesse solo di nome o se le piacessero veramente e lei, senza batter ciglio mi ha detto: “Certo che mi piacciono e mi piacciono perchè urlano.”. Che sta succedendo? Ora bisogna farsi il gruppo death e non più hard rock per beccare le ragazze?
Naaaa… te l’ho detto, si tratta della nuova generazione… ci sono gruppi come i Dillinger Escape Plan che urlano sì, ma fanno parte di una nuova ondata di band estreme che poco hanno a che vedere con il passato… forse la cosa può funzionare per loro, ma non certo per noi.
Ci salutiamo cordialmente e la conversazione finisce, ma mentre vengo scortato fuori dal locale da un solerte tecnico con ciuffo sbilenco e piercing al labbro mi ritrovo a domandarmi: il vecchio Frank Mullen me l’avrà raccontata giusta? Il dovere di cronaca esige chiarimenti, mi metto dunque in caccia e solo poche ore dopo sono già in possesso della risposta. Ecco le esatte, testuali parole che mi riferirà una PR del locale dopo un’affabile conversazione:
Mentre camminavo tranquillamente per il locale mi sento un braccio che mi tira a se ed era il chitarrista, poi insieme al batterista hanno iniziato a dirmi che vengono da new york ecc ecc.. Io poi mi blocco dato che già sono degli idoli e in più non si sentiva un cazzo per via della musica alta, allora ho detto ad entrambi soltanto “you are great!”
Il chitarrista mi fa “no, you are greater” e altre cose. Poi dopo una breve chiacchierata e un paio di foto in cui facevano degli urli da suini infoiati e battutine sul fatto che ero tra di loro, mi fa il chitarrista “Do you have a boyfriend?” (ride NdA) Io poi sono andata via dicendogli che era fuori!
Marpioni ma sfortunati dunque i nostri Suffocation? Forse, ma quando esco dal locale a fine nottata e mi ritrovo davanti il tourbus non ancora partito, con le quattro freccie inserite ed i finestrini al piano di sopra completamente appannati mentre buona parte della band sta aspettando in strada chissà che cosa qualche dubbio mi sovviene.
Diciamoci la verità: il brutallaro, nonostante sia sporco, brutto e cattivo… è dannatamente affascinante.
Davide “Ellànimbor” Iori