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Suffocation (Mike Smith)

Di Alberto Fittarelli - 1 Febbraio 2007 - 23:38
Suffocation (Mike Smith)

Un’intervista con Mike Smith, drummer dei fondamentali Suffocation,
è di quelle che si ricordano, specie dopo un album come Suffocation,
appunto, che prende lo stile della band di New York e lo porta definitivamente
nel terzo millennio. Il batterista è alquanto loquace e schietto, tanto da fare
alcune dichiarazioni che vi sorprenderanno decisamente. Bando alle ciance, a lui
la parola.

Dopo tanti anni è arrivato anche per voi il momento dell’album auto-intitolato…come mai proprio ora?

“Come dicevi dopo aver passato tanti anni a scegliere di volta in volta i titoli dei nostri dischi abbiamo scelto oggi di preoccuparci solo della musica. Siamo convinti che questo disco ci rappresenti a pieno, ne siamo orgogliosi, credo quindi che basti la musica a identificarlo.”

Immagino che lo stesso principio valesse per la cover, che è cambiata molto rispetto ai soliti standard…

“Sì, è più o meno la stessa cosa. Non abbiamo voluto usare un altro di segno di Dan Seagrave per staccare un po’ col passato, ma allo stesso tempo non potevamo nemmeno mettere una cover completamente nera, perché sappiamo quanto i nostri fan tengano anche al lato visuale di un nostro disco. Credo che il disegno utilizzato si adatti alle atmosfere ‘gloomy’ del disco, che sia perfetto per quello che volevamo esprimere. Non potrebbe essere altrimenti, l’abbiamo scelto con attenzione. Il tatuatore JonZig è l’autore della cover di quest’album, e noi lo abbiamo lasciato libero di esprimersi in base alla musica.”

Sei convinto che ‘Suffocation’ rappresenti un passo in avanti rispetto al precedente ‘Souls To Deny’? In che modo, secondo te?

“Sicuro, è un grosso passo in avanti. Siamo stati attenti ad ogni dettaglio questa volta, anche perché ne abbiamo avuto tempo e modo: eravamo nel nostro home studio, con tutta la calma necessaria, e ci siamo assicurati che ogni canzone fosse articolata e arrangiata nel modo che meritava. ‘Souls To Deny’ era figlio di un periodo frenetico, avremmo voluto avere più tempo per lavorarci, ma era il disco del ritorno e siamo stati costretti a seguire una tabella di marcia molto rigida, purtroppo. ‘Suffocation’ semplicemente è l’espressione completa della nostra capacità
compositiva.”

I Suffocation hanno sempre evoluto il proprio sound di album in album, ma mi sembra questa volta che vi siate fermati a perfezionare ciò che avete già creato negli anni, dico bene?

“Beh vedi, ‘STD’ non era in realtà una grande svolta nel nostro sound: tornava a riprendere i nostri classici stilemi cercando allo stesso tempo di non essere noioso o datato. In ogni disco del resto noi siamo stati attenti a inserire una componente nuova, più matura, più complessa e interessante, e la stessa cosa vale per gli ultimi due album. Anche nel nuovo, quindi, non abbiamo stravolto il nostro stile ma ci siamo impegnati per renderlo al meglio e per interessare gli ascoltatori, e credo che ci siamo riusciti. D’altronde siamo i Suffocation, siamo inseriti in un determinato genere musicale, ed è questo che vogliamo suonare.”

Pensi che, modestia a parte, si possa dire che la tua batteria sia il vero motore della band?

“È una domanda delicata, io penso che per esempio i testi e le parti vocali di Frank siano ugualmente importanti…In ogni caso sono estremamente contento di quanto suono su ‘Suffocation’, anche perché la produzione è molto pulita, più che in ‘Souls To Deny’, e ogni parte viene enfatizzata nel modo giusto. E poi la band è davvero in forma, tutti quanti noi, senza distinzione; per cui registrare un disco in queste condizioni è il massimo dell’appagamento. Anche per quanto riguarda il lavoro delle chitarre abbiamo tentato di andare un passo oltre: ci sono un sacco di inserti tecnici inediti, che ci piacerà suonare dal vivo; e la voce di Frank è anche più pulita e chiara che in passato, con un risultato secondo me molto migliore. Insomma, si invecchia e si migliora, per noi tutti vale questo discorso.”

Credi ci sia una o più canzoni che, meglio delle altre, rappresentino questa crescita? Io citerei ‘Translucent Patterns Of Delirium’, per esempio…

“La nostra intenzione era quella di ottenere un album completo nel suo insieme, valido in ogni sua parte, quindi non credo ci siano pezzi che spiccano particolarmente rispetto agli altri. Amiamo ogni singola canzone,e non ci sarà una canzone che suoneremo di sicuro né una che non eseguiremo dal vivo perché in fin dei conti non ci piace poi così tanto…In ogni caso anch’io apprezzo molto ‘Translucent’, un ottimo pezzo davvero.”

Avete realizzato un interessante videoclip per lo scorso album, c’è qualcosa in programma anche per questo?

“Sì, abbiamo filmato un clip per ‘Abomination Reborn’, la prima del disco (dopo l’intro). Anche in questo caso vale il discorso che abbiamo fatto prima sulla crescita della band: non solo dal punto di vista musicale, ma anche visuale. Un buon video ti aiuta ad attrarre nuovi fan, a portarli ai concerti, anche se non sono soliti ascoltare il tuo genere musicale; se non piace loro la musica, perlomeno resteranno affascinati dal video: una delle due cose riuscirà a catturarli.”

E vi evolverete tanto da sfornare un DVD, nei prossimi tempi?

“Ovviamente non programmiamo l’uscita di un DVD a breve termine, perché distoglierebbe l’attenzione dall’album e non è utile. In realtà la realizzazione di un DVD è un continuo ‘work in progress’, dato che vogliamo inserire tutto quanto ci sarà possibile sia sulla storia della band, con scene dai nostri primissimi tour, sia sui presenti successi dei Suffocation. A questo proposito abbiamo diversi tour programmati, per cui si tratterà di scegliere le immagini migliori da ciascuno. Il nostro obiettivo è quello di suonare il più possibile sui palchi di tutto il mondo, e un DVD deve rappresentare questo. I fan devo portare pazienza, nel frattempo abbiamo pubblicato un live, questo album e stiamo per imbarcarci in un sacco di date live, per cui non direi proprio che li lasciamo a bocca asciutta; il DVD verrà al momento giusto.”

Hai citato il live autoprodotto (!) ‘The Close Of A Chapter’, che è uscito decisamente in sordina e senza alcun tipo di promozione: si è trattato di una scelta obbligata o cosa?

“Ce ne siamo occupati noi da soli, è vero. La verità è che oggigiorno noi raggiungiamo posti che la nostra etichetta e i suoi distributori non toccano, andando a suonare live o semplicemente proponendo il merchandise sul nostro sito web; quindi ci è sembrato più giusto farlo uscire liberamente di nostra iniziativa. Il punto è che i Suffocation sono arrivati ad uno stadio in cui devono generare guadagno in modo costante, perché le bollette a noi arrivano in modo costante: ecco dove nasce l’idea dietro ad un CD del genere. D’altra parte si tratta di un disco che la gente ha tutto l’interesse di comprare, dato che non abbiamo mai pubblicato un vero e proprio live album prima d’ora. Bisogna considerare che se fossimo su una major non avremmo problemi di questo tipo, ma i Suffocation sono per alcuni di noi un lavoro a tempo pieno, e per continuare a proporre la nostra musica dobbiamo essere messi nelle condizioni economiche per farlo. Quando ci siamo accorti che il tour, e quella data in particolare, erano venuti alla grande, abbiamo deciso di sfruttare la cosa per un live album che valesse la pena di diffondere noi stessi.”

Visto che siamo sull’argomento, sono state le regioni economiche a portarvi al temporaneo scioglimento, 6 anni fa, dopo il MCD ‘Despise The
Sun’?

“C’era un gran bel casino nella band al tempo, eravamo stanchi l’uno dell’altro per motivi prettamente personali e non c’era la spinta per andare avanti. Ognuno di noi aveva i suoi problemi, non eravamo più ragazzini che suonavano per divertirsi e, tra lavori e famiglie, non c’era più spazio per i Suffocation, in quel momento. Avremmo dovuto sacrificare troppo e non eravamo né in grado di farlo né intenzionati a farlo, in quel momento; ci era sembrato giusto uscire di scena con del buon materiale alle spalle, come sino a quel momento avevamo pubblicato, piuttosto che buttarne fuori di pessimo perché demotivati. Fu una decisione presa di comune accordo, devo dire, non avrebbe senso oggi darci la colpa l’un l’altro: ma oggi non c’è alcun tipo di rancore, ci siamo semplicemente mossi verso il livello superiore, uniti dalla passione per il death metal.”

Siete consapevoli del ruolo che rivestite nei confronti di tante giovani (e anche meno giovani) band in tutto il mondo, come punto di riferimento fondamentale?

“Ce ne rendiamo conto anche solo suonando dal vivo e ricevendo così tanti attestati di stima dai ragazzi che ci vengono a vedere, e che dichiarano di seguire la nostra musica come principale ispirazione coi propri gruppi. D’altra parte contiamo di esserlo, perché siamo quel tipo di persone che prendono la propria opera in modo tremendamente serio, ci lavoriamo duramente da anni e anni e crediamo che valga la pena di considerarla con attenzione. Si tratta di un grande successo per i Suffocation, ovviamente la cosa ci fa un enorme piacere.”

Mi sembra evidente tra l’altro che amiate comunicare con la vostra base di fan: anche per il nuovo album avete messo online in tempi diversi due nuovi pezzi, tramite MySpace, aspettandovi i pareri dei ragazzi…Quanto credi sia importante, per i Suffocation, il feedback diretto della gente?

“Beh non è così fondamentale, nel senso che noi, come tutto il death metal, siamo ancora una band underground, o comunque di sicuro non mainstream, e non abbiamo quindi orde di fan scatenati che fanno pazzie per noi ed esercitano pressioni enormi per conoscere la nostra vita privata o indirizza la nostra musica. Il giorno che venderemo un milione di copie del nostro album sarà diverso, ma quel giorno per ora è ben lontano…A noi interessa ciò che i ragazzi pensano di noi, ciò che ci chiedono, e questo è il nostro lavoro: è poi bello stringere amicizie in giro per il mondo e ritrovarle, commentare con loro la nostra musica. Insomma, ci sono vari aspetti positivi nel farsi conoscere pubblicando album.”

Che ne dici di raccontarmi qualcosa sul tour che avete recentemente fatto in America con Shadows Fall, It Dies Today, Vision Of Disorder e alcuni altri gruppi: un bill quantomeno insolito per il vostro genere…

“L’abbiamo terminato solo un paio di settimane fa ed è stato un grande test infatti, perché non si trattava di un tour death metal. La gente non sapeva quasi nulla di noi, mentre di solito siamo abituati a fare da headliners per tour con una base di ragazzi che ci conoscono, tra il pubblico. Era quello di cui avevamo bisogno, confrontarci con realtà musicali diverse per allargare la nostra audience: quelli che sono rimasti colpiti dal nostro show si saranno messi a indagare nella scena death metal scoprendo di più anche su di noi, e si è trattato quindi di un ottimo mezzo promozionale per la band. Shadows Fall, Poison The Well e gli altri che facevano parte del bill hanno tutti una buona base di pubblico, ma nessuno conosceva a fondo i Suffocation: il miglior modo quindi di farci apprezzare era quello di mostrare le nostre capacità sul palco, e direi che ci siamo riusciti nella stragrande maggioranza dei casi, visti i commenti che ricevevamo dopo i concerti. I ragazzi più giovani del resto si formano con questi nuovi gruppi, per noi è utile poterci agganciare a questi sound dal punto di vista promozionale. Simile sarà anche il tour che faremo coi Fear Factory ad ottobre: i loro fan ci conoscono ma non troppo, cercheremo di catturare il loro interesse. Possiamo adattarci a qualsiasi bill, del resto più piacciamo alla gente e più dischi vendiamo…Vogliamo fare un milione di dollari, vendere dischi ovunque, suonare con gruppi sempre più grossi! (Ride,
Nda)”

Hai recentemente negato che sareste andati in tour europeo coi Napalm Death, quali sono allora i piani per il nostro continente?

“Quel tour era una chiacchiera diffusasi sul web a causa di un promoter che parlava a sproposito, la cosa non dipendeva da noi: non so cosa stesse tentando di fare, in ogni caso si deve vergognare. Nei prossimi tempi non faremo tour, abbiamo tutti famiglia e dobbiamo pensare a stare a casa in questo periodo: per il momento faremo uscire il disco e poi si vedrà su quali ipotesi lavorare. Sicuramente nel 2007 vedremo di mettere sul tavolo l’Europa, l’Asia e in generale diverse zone da raggiungere, puoi stare tranquillo.”

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli