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Superbia (Tommaso Careri)

Di Daniele D'Adamo - 29 Novembre 2010 - 23:41
Superbia (Tommaso Careri)

Dopo la recensione del primo full-length dei Superbia, “Overcoming The Pain” (My Kingdom Music), giudicato in modo più che buono dal sottoscritto, è giunta l’ora di una chiacchierata – rilassata, amichevole e serena – sul “Mondo Superbia”. Assieme a Tommaso Careri, uno dei due chitarristi del combo italiano, abbiamo sciorinato un botta-risposta con domande/risposte brevi ma numerose e quindi, si spera, esaustive. 

Ciao Tommy (Tommaso Careri, chitarra) … dunque, voi siete siciliani?
Sì. Piazza Armerina io e Vittorio (Gemini V.) il cantante e San Cono il batterista Antonio Amodeo e il chitarrista Antonio Randazzo, mentre Dino Fiorenza il bassista è di Catania.

Allora è vero che la scena siciliana, per il metal, è buona? O no?
No è pessima. Ci sono tanti buoni musicisti e tanti buoni gruppi, ma c’è poco spazio per suonare e quindi molte band si perdono per strada.

Allora mi sembra che sia ancor peggio che al Nord …
Sì, sicuramente!

Beh come dalle mie parti, allora: sono di Ventimiglia, a pochi km dalla Francia, in prov. di Imperia …
Almeno lì si è ben collegati con il resto dell’Italia.

È come essere nel deserto però voi “ce l’avete fatta”, nel senso che siete arrivati al 1° disco.
Sì, ma non è stato facile. Ci abbiamo creduto molto e abbiamo cercato di conciliare la realizzazione del disco con il lavoro e con lo studio (per quel che mi riguarda), ma fortunatamente c’è la passione per questa musica che ci ha permesso di arrivare a buoni risultati.

Eh la passione è proprio quella che ci muove: pure io faccio il giornalista metal per passione pura. Il mio lavoro è tutt’altro, però ci sbattiamo.
Allora ci puoi capire …

Sisi, eccome! Conosco bene i Necrodeath e ho sia recensito che intervistato gli Schizo poi, gli Inchiuvatu, più o meno, sono noti ovunque, come se la vostra terra facesse una selezione durissima facendo emergere davvero i migliori e i più determinati.
Soprattutto i più determinati.

Sono dieci anni che esistono i Susperia, giusto?
Otto, dal 2002.

Ah ok. Chi è stato il fondatore?
I fondatori sono stati Antonio Amodeo e Antonio Randazzo, che fin da piccoli hanno praticamente sempre suonato insieme. A questi poi si sono aggiunti l’ex bassista Fino La Leggia e Vittorio Castagnola che è l’attuale cantante. Poi io sono arrivato dopo qualche anno.

Siete stabili, ora? O c’è qualcuno che ha semplicemente “dato una mano”?
Per ora quelli stabili siamo io, Vittorio e i due Antonio; Dino Fiorenza essendo un bassista di livello internazionale è sempre impegnato, quindi bisogna conciliare tutto.

Ah si ho letto il curriculum di Dino: impressionante. Dal 2008 al 2009, avete partecipato a tre compilation: come avete fatto?
In che senso? Vuoi sapere come abbiamo avuto i contatti?

 

 

Sisi.
Allora, prima di entrare in My Kingdom Music la promozione veniva fatta da Vittorio, che mandava demo ed e-mail a non finire a webzine, riviste, gruppi, ecc. Si è creata una buona catena di contatti … a qualcuno piacevamo … e le proposte sono praticamente arrivate da sole.

E poi la My Kingdom Music?
Sì, che era stata già contattata per il demo “Superbia” ma non era rimasta impressionata, cosa che invece è accaduta per “Overcoming The Pain”.

Proprio per quest’album, nella vostra biografia su MySpace si legge “Produced and recorded by SuperbiA at personal studio ecc … ” Sarebbe?
Abbiamo uno studio di registrazione privato che sarebbe nello stesso posto della sala prove. Antonio Amodeo è un conoscitore del mondo dell’hard disk recording, abbiamo sfruttato le sue capacità.

Vi siete arrangiati, insomma: chi fa da sé, fa per tre …
Sì esatto. Per il primo album va bene, per il prox no.

Già sapete qualcosa, del prox?
Abbiamo già i canovacci per circa 10 tracce del prox album, a breve partiranno gli arrangiamenti e la registrazione di un demo di questi brani che poi una volta ascoltati e perfezionati andranno riregistrati adeguatamente.

Ma ci ricavate almeno le spese, con la vendita di CD, magliette ecc … ?
In teoria sì, però per ora quello che guadagniamo lo stiamo mettendo da parte per il prox lavoro in cui vogliamo investire maggiori risorse per avere un lavoro di maggiore qualità.

Giusto! come le formichine, ghghgh …
Esatto.

Però, non cambierete mica stile?
No, lo definiremo meglio, penso.

Uhm … è già definito mica male, secondo me, dovreste salire con la qualità delle canzoni per fare un esempio dovreste riuscire a uniformarvi a “Before Dying” o “Paranoid Insomnia”, per me vere chicche di “Overcoming The Pain”. Mia opinione da semplice appassionato, eh!
Sì l’idea è giusto quella, insomma cose moderne e tecniche, ma con molto groove.

Sisi, per me la direzione è quella! Infatti, ai primi ascolti pensavo: “il cantante growleggia come un pazzo, ma cavolo assomiglia a qualcuno … ma a chi?” E poi m’è venuto in mente Paul Di’Anno. Questo per dire che comunque il groove c’è, come il lavoro di voi chitarristi. Un po’ come se gli Iron Maiden si mettessero a fare death!
Sicuramente gli Iron Maiden sono fra le nostre band più ascoltate ma l’intento è di fare un metal di stampo moderno, adatto alle nostre caratteristiche.

Guarda, quando ascolto un gruppo per recensirlo, la prima cosa che guardo è la personalità la maturità del suono, la costanza dello stesso ci sono band che non riescono a focalizzare il proprio sound, e sono tante voi, invece, ci siete riusciti. Ti trovi, in questa mia riflessione?
Sì parecchio. Lo scopo principale è quello di creare lo stile Superbia. Di band che non hanno raggiunto questo scopo, cioè di creare un loro sound ne ho sentite parecchie … cmq se un esperto come te dice che ci stiamo riuscendo, penso che siamo sulla buona strada.

Eheheh … grazie per l'”esperto”.
Prego.

Ma infatti a volte si ascoltano band anche di rilievo che in un album mettono magari 10 canzoni, che sembrano di 10 band diverse. Ho parlato della stessa cosa anche con un vostro illustre collega, Olaf Thorsen, una volta, che mi ha confermato questa difficoltà e quindi il primo vero obiettivo di una band: centrare e soprattutto mantenere il proprio sound. Se si fa questo passo, si è già avanti; e voi lo siete, secondo me.
Ottimo, allora.

E l’idea di inserire Antonella Di Maria (ho sbirciato il suo MySpace, e mi pare che non c’entri nulla, col metal)?
No, infatti. Non verrà inserita ma è un’ottima cantante e non escludo una futura collaborazione.

Quindi in “Overcoming The Pain” è stato una specie di esperimento, la sua partecipazione?
Volevamo una voce femminile a supporto di Vittorio in alcune parti dell’album e conosciamo Antonella da molto tempo. Il batterista aveva un gruppo con Antonella e con l’ex chitarrista dei Superbia. Eravamo sicuri delle sue potenzialità canore e ci è sembrata perfetta per quelle parti. Più che un esperimento direi che eravamo sicuri sulla riuscita di queste parti vocali.

A proposito di “Overcoming The Pain” e di voci, i promo sia fisici sia digitali ci arrivano (quasi) sempre senza i testi. Quindi, a parte i titoli delle canzoni, è difficile farsi un’idea dei temi trattati. Quali sono, quelli di “Overcoming The Pain”?
I testi sono scritti per intero da Vittorio e, come suggerisce il titolo dell’album, riguardano il dolore in varie forme tratti da stralci di vita o situazioni varie.

Anche psicologiche?
Sì, anche quelle.

Le musiche? Chi le scrive?
Le musiche sono state scritte da me, da Antonio Randazzo e da Antonio Amodeo. A canzoni ultimate si è poi aggiunto Dino, a cui abbiamo ovviamente lasciato carta bianca.

Beh, dato il curriculum …
Di solito partiamo con un’idea che può arrivare da chiunque di noi, il solito riff e poi tutti insieme sviluppiamo la canzone. La parte più bella sono gli arrangiamenti: uno sfogo di creatività.

Come negli stupendi soli di “Paranoid Insomnia”?
E sì, quella è una parte a cui ho tenuto molto ovviamente per quel che riguarda gli assoli. Sono opera mia e di Antonio Randazzo, ognuno per il suo. L’ultimo assolo però, cioè quello in polifonia, l’abbiamo composto insieme.

Complimenti veri, e non di facciata: dopo 30 e passa anni nel metal, posso contarli sulla punta di una mano, le “doppiette” come quella che avete tirato fuori in quella canzone! C’è anche un po’ di tastiera, giusto?
Sì, è programmata, opera di Antonio Amodeo.

Per me, la ciliegina sulla torta … del resto, sono passati i tempi in cui la tastiera era sinonimo di “mollume”.
E sì.

Ti chiedo ancora una cosa.
Sì.

L’artwork è molto, molto scarno … perché?
Io lo definirei minimale.

Esatto.
Come lo definisce il creatore dell’artwork, Marco Santoro. Per me è in perfetto accordo con il tema dell’album.

Il dolore …
L’impatto visivo è quello. Mostri e vampiri non ci interessavano.

Sì, si è ben visto!
E non pensavamo fossero adatti.

Posso solo dirvi di continuare così e di non mollare mai: Superbia può andare molto, molto avanti, che dici?
Sì lo penso anch’io. A parte le conferme che ci stanno arrivando dalle recensioni, sia questo che i nuovi lavori ci danno la sicurezza e la carica necessaria per migliorarci per fare meglio e continuare su questa strada, anche se fare metal in Italia e soprattutto in Sicilia è molto difficile. Ma ormai ci siamo abituati: dopo anni di esperienza abbiamo le spalle larghe.

Immagino … allora, grazie per il tuo tempo, Tommy … un saluto alla band e a presto (quando pubblicherò quest’intervista ti farò un fischio)!!!
Ok grazie, ti saluterò tutti e fammi sapere. A presto!

Ok, ancora grazie e ciao!
Ciao!

Daniele “dani66” D’Adamo