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Sylosis (Josh Middleton)

Di - 30 Ottobre 2008 - 13:13
Sylosis (Josh Middleton)

In previsione dell’uscita di Conclusion of an Age, debut-album dei britannici Sylosis, abbiamo raggiunto il leader della band, Josh Middleton. Di seguito l’intervista completa che il chitarrista ha concesso a TrueMetal.it. Buona lettura!

Ciao Josh, benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it!

Conclusion of an Age è il vostro album di debutto, ma la band è prossima a celebrare dieci anni di attività. Vuoi introdurre il gruppo ai nostri lettori? Come e dove è iniziato tutto?

La band è nata intorno al 2000, non siamo ancora alla decima candelina. Il nucleo iniziale era composto da compagni di scuola uniti dalla passione per suonare metal; avevamo tutti circa quindici anni all’epoca. Personalmente sono cresciuto con il desiderio di suonare in una band, piuttosto che guadagnarmi da vivere con un lavoro stabile e regolare; per questo motivo ho dedicato molto tempo alla musica e al mio gruppo. Io e Carl, il bassista, siamo gli unici superstiti della prima formazione. Per qualche anno non abbiamo suonato molto al di fuori di Reading, perché non esisteva una scena vera e propria nel Regno Unito.

Qual è il significato del vostro monicker?

E’ un nome piuttosto stupido. All’epoca i nostri ascolti erano monopolizzati dalle band della vecchia guardia death metal, come Morbid Angel o primi Cannibal Corpse, e volevamo un monicker adatto al genere. Abbiamo scelto una parola e ne abbiamo variato lo spelling, al punto che nessuno è a conoscenza del reale significato… e non siamo intenzionati a svelarlo! (ride)

Il vostro primo full-length per Nuclear Blast esce dopo una coppia di EP, Casting Shadows e The Supreme Oppressor. Cosa conservi, come musicista e songwriter, di quei lavori? Se li riascolti e li paragoni al nuovo materiale, ritieni che la band abbia fatto un salto di qualità?

Ritengo che gli EP abbiano permesso al gruppo di maturare un sound più inquadrato. In precedenza tendevamo a mescolare tutte le nostre influenze, ma la coabitazione era spesso difficile; qualsiasi band di nostro gradimento era fonte d’ispirazione e i primi brani che abbiamo composto difettavano di coesione. L’uscita del primo EP è coincisa con una proposta più definita. Siamo molto cambiati da allora. All’epoca la nostra principale influenza era la scuola svedese capitanata da At The Gates, ma quel taglio nel riffing è finito per essere associato al metalcore, genere da cui abbiamo cercato di prendere le distanze; abbiamo accordato le chitarre in MI e ottenuto un suono più old-school. D’altronde siamo cresciuti ascoltando Metallica, primi Sepultura – “fast thrashy stuff”: è stato un processo del tutto naturale.


Carl (basso) – Bailey (chitarra) – Jamie (voce) – Rob (batteria) – Josh (chitarra) 

Sul vostro MySpace sono segnalate varie band alla voce “influenze”: Death, Forbidden, Atheist… prevalentemente gruppi tecnicamente dotati. Che valore daresti (da 1 a 10) all’importanza della tecnica nelle vostre composizioni?

10, ma non in termini di scrivere brani tecnici a tutti i costi. Crediamo tutti che il segreto per dare il meglio di sè sia maturare abilità superiori a quelle che la band richiede; la tecnica fine a sè stessa non porta da nessuna parte. L’unica ragione che ci spinge a migliorare tecnicamente è la necessità di perfezionare le performance di gruppo. E posso già anticiparti che il prossimo album seguirà questa direzione, perchè abbiamo raggiunto un livello superiore come esecutori. Non ridurremo mai un disco a vetrina delle nostre capacità.

Brani come After Lifeless Years o la title-track sono davvero potenti, ma non siete i primi a combinare thrash moderno con melodie accattivanti. Convinci i lettori a comprare il vostro CD.

Grazie! Non rivendichiamo l’invenzione di un genere, ma credo che in fondo non siano tante le band che combinano le nostre stesse influenze. Esistono senza dubbio molti gruppi che fanno incetta di melodie per richiamare un certo tipo di pubblico o guadagnare più soldi, ma non è il nostro caso. Spendiamo ore e ore ad arrangiare i brani e concepire le linee vocali, come del resto accade per le parti più heavy e tecniche. C’è molta cura per il dettaglio, anche se l’album potrebbe suonare, nel complesso, piuttosto semplice.

Il titolo dell’album ha un riferimento particolare? E per quanto riguarda i testi in generale, vi interessate a specifici temi?

Non è un concept in senso stretto, ma esiste una tematica di fondo che collega la maggior parte delle canzoni. E’ semplicemente un’osservazione distaccata del mondo in cui viviamo, con uno sguardo particolare alla società e alle condizioni ambientali. Il titolo fa riferimento all’estinzione del genere umano; nessuno può prevedere se la Terra andrà avanti o meno dopo essersi “ripulita” dei suoi abitanti. Non intendiamo comunque imprimere a nessuno le nostre considerazioni.

Nuclear Blast è una delle più grandi, se non la più grande label specializzata in metal del mondo: come siete finiti nella sua scuderia? Non vi sentite un po’ le matricole della situazione, tra giganti come Testament, In Flames e Death Angel (per citarne alcuni)?

Hanno fatto tutto loro. Eravamo in tour quando abbiamo ricevuto una mail dall’etichetta, in cui ci veniva proposta la collaborazione; nel giro di poco tempo era tutto firmato. Personalmente è una grande emozione condividere la stessa label con mostri sacri come Testament o Anthrax. Dal deposito del contratto abbiamo trascorso la maggior parte del tempo in studio, per cui non abbiamo ancora avuto la fortuna di incrociare qualche illustre collega; la speranza è di prendere parte a un tour di supporto il prima possibile. Suonare a fianco dei Testament sarebbe un sogno che si avvera.

Gruppi del calibro di Evile o Gama Bomb sono leader della ribattezzata new wave of thrash nel Regno Unito: vi piacciono? In che condizioni versa la scena metal in UK? Hai qualche band da suggerire ai lettori?

Yeah, adoro quelle band. La scena thrash nel Regno Unito è in netta ripresa da qualche tempo, anche se personalmente non ritengo che sia mai sparita del tutto. Purtroppo il nostro album esce in ritardo rispetto al boom del movimento: qualcuno potrebbe bollarci come meri seguaci del trend, ma suoniamo esattamente quello che ci piace; a dirla tutta combiniamo diverse influenze, per cui non rientramo esattamente nei canoni del genere. Tra i gruppi da seguire consiglio Divine Chaos, nostri cari amici.

Sognar non costa nulla: la/le band con cui vorresti condividere il palco a tutti i costi?

Metallica per ovvie ragioni. Forbidden sarebbe altrettanto fantastico! Nella band siamo grandi fan di Gojira, vederli suonare ogni sera sarebbe uno spettacolo.

Che opinione ti sei fatto, da leader di una band emergente, del fenomeno MySpace? Decine di migliaia di artisti, compresi Sylosis, scelgono un profilo su MySpace come quartier generale: è questa l’ultima frontiera della promozione musicale?

Tralasciando il fatto che MySpace è pieno zeppo di stupidi adolescenti con acconciature assurde, è una piattaforma fantastica. Non avremmo attirato l’attenzione della nostra prima etichetta o di Nuclear Blast senza questa opportunità. Prima dell’avvento di MySpace non esisteva una vera scena underground nel Regno Unito: ora band e promoter sfruttano un mezzo veloce ed efficace per entrare in contatto e anche un gruppo alle prime armi, come eravamo noi agli esordi, ha maggiori possibilità di esibirsi e promuovere il proprio lavoro.

Passiamo a un altro argomento spinoso: il filesharing. Svariate big band lamentano vendite in ribasso, ma a mio parere le vittime reali del fenomeno sono i gruppi emergenti… Gli e-store sono la soluzione?

Non saprei, la soluzione non è a portata di mano. Non supporto il filesharing, non ho mai scaricato un singolo album in vita mia. Può essere letale per le piccole band. Le vendite sono in calo, molti gruppi si sciolgono perchè oberati dai debiti e senza dubbio il filesharing non aiuta queste realtà. D’altro canto sono consapevole del fatto che lo scambio di mp3 et similia può essere un veicolo di diffusione ed esposizione della tua musica potentissimo. Resto comunque dell’idea che possedere un CD originale non sia paragonabile: investiamo tempo e denaro per creare un prodotto che sia apprezzabile sotto il profilo musicale e iconografico, dai brani all’artwork. Non c’è storia.

In conclusione, piani per il futuro?

Tour, tour e ancora tour. Al contempo proseguirà l’opera di scrittura del nuovo album; non vogliamo ridurci all’ultimo per la sovrapposizione di numerosi impegni.

Ok Josh, siamo agli sgoccioli: chiudi come preferisci l’intervista…

Grazie per il supporto, è stato un piacere. A tutti i lettori: date un ascolto a Conclusion of an Age e acquistatene una copia. Se amate il metal in generale non vi deluderà!

Federico Mahmoud