Freschi di pubblicazione del terzo full-length, gli albionici Sylosis, confermano tutte le proprie ambizioni artistiche, consegnando ai posteri un album sospeso tra tradizione e innovazione come l’imponente “Monolith”. Siamo convinti che per il gruppo questo non sia un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso che in futuro potrebbe elevarli tra le più interessanti realtà del nuovo millennio nel loro genere, essendo ancora piuttosto giovani. Non potevamo farci sfuggire l’occasione, quindi, di fare il punto della situazione con il leader Josh Middleton, il quale, nonostante non brilli particolarmente quanto a loquacità, si è prestato ben volentieri a rispondere alle domande che lo staff di TM gli ha formulato.
Buona lettura!
Intervista a cura di Tarja Virmakari, Fabio Vellata e Orso Comellini
-Ciao Josh, sono Tarja, benvenuto su Truemetal.it. Per iniziare raccontami del nome del vostro gruppo…
E’ solo una stupida parola composta. L’abbiamo inventata a scuola quando avevamo 14/15 anni ed è semplicemente rimasta così da allora.
-Prima di raggiungere la stabilità con questa formazione, i Sylosis hanno subito vari rimestamenti di line up, tanto che nel 2010 – dopo l’abbandono di Jamie Graham – hai dovuto assumere il ruolo di frontman, oltre che di chitarrista solista. Come è nata quest’idea? Un tuo desiderio di completarti meglio come artista o un’esigenza dettata dalla carenza di altri validi rimpiazzi?
Un po’ tutt’e due le cose. All’inizio per una mancanza di sostituti, semplicemente perché non volevamo prenderci pause, ma dopo un po’ ho capito che era una cosa che avrei voluto fare sin dall’inizio e come hai detto tu, mi completa come artista.
-So che sul finire dello scorso anno, il vostro chitarrista Alex si è fratturato un braccio, evento che lo ha costretto a stare lontano dal palco per un po’. Come procede la sua riabilitazione? Ha risolto tutti i suoi problemi e potrà tornare a calcare la scena come prima?
Si è rotto il polso nel nostro ultimo tour americano e ha dovuto saltare due date, ma da marzo di quest’anno suona di nuovo con noi e le sue abilità sono ancora incredibili!
-Nel mese di marzo avete affrontato un tour europeo in compagnia dei Textures, in occasione del quale avete raggiunto anche l’Italia per alcuni show. Raccontaci qualcosa di quell’esperienza!
Abbiamo fatto solo una data e dopo un lungo viaggio in auto, siamo stati fermati al confine, sia in entrata che in uscita dall’Italia, ahahah, ma lo show è stato fantastico e la gente altrettanto fantastica. Abbiamo davvero apprezzato il tour con i Textures, sono una band incredibile.
-Parliamo adesso del vostro album “Monolith”, uscito il 5 ottobre … tecnicamente parlando, come si differenzia dai primi 2 album?
E’ molto più dark e più organico. La musica poi è più intensa e viva. Ci sono alcuni elementi nuovi nel nostro suono che pesca un po’ dal doom e l’album ha un’atmosfera davvero forte.
-Raccontami delle canzoni e delle loro tematiche … dove hai preso l’ispirazione per questo concept?
Si tratta di un concept album su di una persona che cerca di riportare la moglie indietro dalla morte. E’ simile al mito greco di Orfeo ed Euridice, ma non è basato su di esso. Tutte le canzoni hanno doppi sensi anche al di fuori del concept, ma principalmente riguardano il fatto di accettare di non essere la bella persona che hai sempre pensato.
-Il vostro stile è descritto come un incrocio tra progressive, death melodico e thrash metal. Il nuovo album “Monolith” confermerà questo approccio stilistico o sono in arrivo novità di qualche tipo?
Non abbiamo mai avuto alcun elemento death metal nel nostro sound. È thrash ed è melodico ma non death melodico. Questo, per me, vale per tutte quelle band svedesi come gli At The Gates ecc. Grandi gruppi che sono ispirati dal thrash ‘vecchia scuola’ e che cercano solo di mettere una propria impronta melodica ad esso. Come ho detto prima, gli elementi nuovi sono una maggiore presenza di influenze doom o sludge, oltre che una ventata di prog anni ’70 o, comunque, di vibrazioni rock.
-A posteriori, siete riusciti a conferire all’album tutto quello che avevate appositamente concepito?
Si! Avevamo un’idea precisa di quello che volevamo fare con questo album e siamo riusciti a realizzarla. Sono davvero contento di come è venuto fuori.
-La copertina, disegnata da Dan Goldsworthy, ha una sorta di tocco greco antico…raccontami dell’idea che c’è dietro.
La copertina riflette gli aspetti relativi ai concetti di cui ho parlato prima, volevamo qualcosa di davvero sofisticato e maturo. Amiamo tutti i tipi di metal, ma per la nostra band, volevamo evitare tutti i cliché e i luoghi comuni che questo genere si porta dietro. Questo tipo di raffigurazione era in voga negli anni ’70 ed è quello che volevamo.
-L’album è stato registrato con Romesh Dodangoda in Galles, presso gli studi Monnow Valley e prodotto e mixato da Romesh e masterizzato Jens Bogren. Com’è stato lavorare con loro?
Entrambi sono stati fantastici. Lavorare con Romesh è stato davvero diverso dal solito, visto che prima non aveva fatto niente di così tanto Metal. In ogni caso eravamo abbastanza sicuri di noi stessi in studio, perché anche io produco band e avrei potuto indirizzare le cose nella giusta direzione, ma in tutta verità non ne abbiamo mai avuto bisogno. Lui ha capito da subito quello che volevamo e siamo davvero soddisfatti. Jens ha masterizzato l’album, tuttavia non siamo riusciti a lavorare con lui di persona e alla fine si è dimostrato davvero intenzionato a mettere la sua impronta sull’album.
-All’inizio di agosto avete rilasciato 2 nuove canzoni “A Dying Vine” e “Born Anew” … che tipo di reazione avete avuto dai vostri fan e dalla critica?
Entrambe sono state accolte molto bene, in particolare “A Dying Vine”, che è una delle mie canzoni preferite dell’album. Non eravamo sicuri di come sarebbero andate, ma siamo rimasti stupefatti dalla risposta.
-Se tu dovessi scegliere solo una song preferita da questo album, quale sarebbe?
Probabilmente “Out From Below”, ma è davvero difficile scegliere. Adoro quella canzone in quanto mette in mostra tutto ciò che siamo adesso e quello che c’è in serbo per il resto dell’album.
-Allora, dopo la pubblicazione dell’album, cosa succederà e cosa farete per promuovere questo album? un tour suppongo …
Oh yes! Andremo in tour con i Lamb Of God in America tra poche settimane, poi, Regno Unito, Australia e in Europa nel 2013. Vogliamo girare il più possibile.
-Avete poi intenzione di fare un video? in caso affermativo, puoi già rivelare il titolo della canzone?
In realtà, nei prossimi giorni inizieremo le riprese del videoclip di “Fear the World”, ma ancora non so come sarà.
-Ed ora l’ultima domanda… A te la parola: cosa vorresti dire ai lettori di TrueMetal e più in generale ai vostri fans?
Ascoltate il nostro nuovo album, “Monolith”, faremo in modo di venire a suonare per tutti voi l’anno prossimo!