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Symphony X (Russell Allen)

Di Riccardo Angelini - 23 Novembre 2007 - 0:05
Symphony X (Russell Allen)

In occasione del concerto tenutosi alla Land Rover Arena dello scorso 25 ottobre, abbiamo avuto occasione di intervistare Russell Allen, voce dei Symphony X – che non pochi hanno ritenuto gli autentici protagonisti dello show. Il titanico cantante statunitense, nonostante un tono di voce visibilmente provato da raffreddore e acciacchi di sorta (ma chi se ne è accorto durante il concerto è bravo), si è trattenuto con noi anche oltre l’esiguo tempo a disposizione per rispondere con grande disponibilità alle nostre domande. A lui la parola.

A costo di sembrarti poco sincero, non posso esimermi dal farti i complimenti per il concerto. Avete fatto tremare il palazzetto, come si dice in queste occasioni “è stato breve ma intenso”. Tu che valutazione dai della serata?

 

Devo ammettere che sono molto soddisfatto. La gente ha risposto alla grande, non ce lo aspettavamo. Il palco su cui ci siamo esibiti oggi è più ampio di quello che ci era stato concesso in Germania, e anche il pubblico è decisamente più numeroso. Per me è stata una bella sfida cantare oggi, perché come puoi sentire ho dei problemi alla voce per via di un fastidioso raffreddore che non mi molla da qualche giorno…

 

Se posso darti il mio parere spassionato, penso che siano stati in pochi a sospettarlo.

 

Ti ringrazio, in effetti ho fatto del mio meglio per dare tutto nel tempo che avevamo a disposizione. Il pubblico è tutto ciò che conta, vale la pena fare qualche sacrificio extra per offrirgli lo spettacolo migliore.

 

A tal proposito, ho avuto l’impressione che almeno parte dei presenti fosse qui anche, se non addirittura appositamente per i Symphony X. Tu che ne dici?

 

Sì beh devo dire che soprattutto dalla gente nelle prime file ho visto un’ottima risposta. Conoscevano le nuove canzone e cantavano con me sulle strofe e i ritornelli. Contiamo di tornare per loro quanto prima.

 

Quindi possiamo aspettarci un vostro passaggio in Italia con un minutaggio degno di questo nome a vostra disposizione?

 

Sì, a primavera saremo di nuovo in tour, ma stavolta da headliner. Dobbiamo ancora definire bene le date, ma sicuramente passeremo dall’Italia. Allora meno di due ore e mezza di concerto non le faremo di sicuro!

 

Parlando di concerti, quest’anno siete già passati una volta in Italia. Come avrai indovinato sto parlando della vostra esibizione sui palchi del Gods of Metal, quest’estate. Che ti è parso del festival nel complesso.

 

Mi sono molto divertito, è stato un bell’evento. In generale mi piace molto l’atmosfera dei festival, relativamente rilassata e molto piacevole. È anche un’occasione per conoscere le giovani band più promettenti, e naturalmente per incontrare i tuoi eroi della vecchia scuola. Dividere il palco con gli Heaven And Hell, per esempio, è stata un’emozione che non dimenticherò mai…

 

Ne devo dedurre che Ronnie James Dio è uno dei tuoi punti di riferimento?

 

Assolutamente: Ronnie ha una voce straordinaria, è nella scena da secoli e sembra non risentire minimamente dell’età. È unico, non solo per la tecnica, ma anche per il carisma e la presenza scenica, un vero animale da palcoscenico. A mio parere lui è un vero e proprio modello, una persona umile e gentile benché abbiamo molto da insegnare: ha un carattere estremamente affabile e disponibile con tutti, veramente un punto di riferimento.

 

Parlavi anche delle band più giovani. Ne ricordi qualcuna in particolare che ti ha colpito?

 

Gli Echoes Of Eternity mi sono sembrati un’ottima formazione, con un bel sound molto potente e personale, li ho ascoltati con gran piacere. C’è stata anche un’altra band italiana, purtroppo adesso non mi sovviene il nome ma ci siamo trovati molto bene con loro, sia on stage sia fuori dal palco. Ottimi ragazzi e ottimi musicisti.

 

Tornando a oggi, si può dire che i nuovi pezzi abbiano superato brillantemente la prova del live. Canzoni come ‘Set The World On Fire’ o “The Serpent’s Kiss” hanno veramente un tiro impressionante e rappresentano un ottimo acquisto nell’arsenale dei vostri brani più oscuri e potenti. ‘Paradise Lost’ è in effetti il vostro album più heavy e diretto: pensi che in futuro continuerete su questa strada?

 

Ora come ora è impossibile a dirsi, lo scopriremo strada facendo. Ogni album dei Symphony X nasce come un’opera a se stante, senza schemi o piani precisi alla base. Non ci diamo vincoli né costrizioni di sorta fino a che non ci troviamo insieme: semplicemente suoniamo quello che ci viene di volta in volta. Come sarà il prossimo album, lo scopriremo solo quando cominceremo a suonarlo.

 

Spero se non altro che non ci tocchi aspettare altri cinque anni prima di ascoltarlo…

 

Stai tranquillo, l’attesa per Paradise Lost può considerarsi un evento eccezionale dovuto a una serie di circostanze non sempre fortunate (non ultima la malattia di Lepond, ndr). Abbiamo dovuto attendere a lungo prima di pubblicare l’album e questo ci ha messo addosso molta pressione. Dal 2002 a oggi il pubblico poteva essersi dimenticato di noi, fallire avrebbe significato un notevole passo indietro, dovevamo farcela a tutti costi e ce l’abbiamo fatta. È stata una bella soddisfazione, ma ti posso garantire che non ci teniamo a rifarlo: in futuro non capiterà di nuovo che debbano trascorrere cinque anni tra un disco e l’altro.

 

Ti dirò, l’unica cosa che proprio non mi è piaciuto del nuovo album è la copertina. Preferivo i vecchi artwork pittorci disegnati a mano, questo mi sembra troppo freddo e moderno. Tu cosa ne pensi?

 

Non sono d’accordo, a me il nuovo artwork piace molto. Inoltre anche questo è stato disegnato a mano, l’artista è famoso per aver curato gli effetti speciali di alcune grandi produzioni hollywoodiane, come per esempio King Kong, e si è occupato dei disegni di persona, senza usare alcun programma. Non ci sono poligoni o cose simili, è tutto disegnato a mano e solo la colorazione è avvenuta in seguito con un programma apposito. Probabilmente uno spazio ridotto come quello della copertina dell’album non rende giustizia alla bellezza di quel disegno. Io ti suggerisco di cercarne su internet una versione più grande, in modo da vederla con calma nei dettagli. Così vedrai quanto è davvero bella e curata.

 

Ok, farò un tentativo. Ora, guardando al futuro, non pensi che possa essere giunta l’ora anche per voi di dare alle stampe un DVD live?

 

Sì, è una possibilità che ci interessa molto. Al momento stiamo valutando un contratto al riguardo, vogliamo fare un DVD nel futuro prossimo ma ci teniamo a farlo nelle condizioni migliori. Ci vuole un setting adatto, una scaletta appropriata, noi dobbiamo essere al meglio e francamente oggi non lo ero (direi che comunque non se n’è accorto nessuno, ndr). La cosa più importante poi è il pubblico: è il pubblico il vero protagonista di un concerto, e noi vogliamo che il pubblico sia protagonista anche nel nostro DVD. Penso che l’occasione migliore si presenterà nel corso del prossimo tour, quando saremo headliner, per realizzare un prodotto della qualità più alta possibile. Direi che per la fine del 2008 potremmo aver portato a termine questo progetto, sicuramente uscirà prima questo, poi il nuovo album.

 

Dal frastuono che si sente lassù direi che il concerto dei Dream Theater è entrato nel vivo. Che cosa ne pensi dei tuoi colleghi che stanno suonando ora sul palco? In tutta franchezza, preferisci i loro pezzi vecchi o quelli nuovi?

 

Ti dirò che sono un estimatore dei Dream Theater. Sono veramente una band eccezionale, guardarli suonare è sempre un piacere. Non sbagliano mai una nota, sono veramente impressionanti. Mi piace parecchio il vecchio materiale, trovo che sia molto vicino al progressive degli anni settante, ma anche i nuovi pezzi più pesanti li ascolto con piacere. Soprattutto dal vivo credo che abbiano un’ottima resa, e con un repertorio così ampio trovo veramente difficile annoiarmi a un loro concerto. Sono molto contento di dividere il palco con loro.

 

Un’ultima domanda sui tuoi progetti personali. Nel recente passato hai realizzato due dischi in collaborazione con una delle migliori voci del settore, sicuramente uno dei più grandi cantanti europei, e non solo. Come valuti la tua esperienza con Jorn Lande?

 

Jorn è veramente un grandissimo cantante. Per me è stato un enorme piacere lavorare con lui, è stata un’esperienza che mi ha fatto maturare molto. Tecnicamente è stato piuttosto difficile lavorare con qualcuno che non ho mai incontrato: le parti vocali sono state registrate in luoghi e momenti diversi, ma alla fine si è rivelata una sfida avvincente. Il tipo di musica che abbiamo fatto insieme è molto diverso da quello cui sono abituato nei Symphony X, in pratica si potrebbe dire che è una specie di pop particolarmente heavy. Ha avuto un successo inaspettato, molte persone sono arrivate a conoscere me attraverso questo progetto prima che attraverso i Symphony X, e penso che molti di costori si siano avvicinati al nuovo album anche per questo. In definitiva, è stata un’ottima esperienza.

 

Ti ringrazio della tua disponibilità Russell, è stato un vero piacere parlare con te, spero di rivederti da queste parti in primavera.

 

Ci puoi contare! Il piacere è stato mio, ci rivediamo tra qualche mese. A presto!

 

 

Riccardo Angelini