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T.I.R. (Tutta la band)

Di Alessandro Cardinale - 22 Dicembre 2011 - 0:10
T.I.R. (Tutta la band)

In seguito alla pubblicazione dell’attesissimo “Heavy Metal”, prima fatica discografica dei romani TIR, era doveroso andare a scambiare due chiacchiere con la band e farci raccontare la storia che si cela dietro quasi tre decenni di sacrifici, passione, vittorie e delusioni. Sergio Bonelli, Danilo Antonini, Giuseppe “Ciape” Cialone e Dino Gubinelli ossia le due asce, la voce e il bassista dell’inossidabile gruppo tricolore si sono dimostrati disponibili, simpatici e sinceri come la musica che suonano da tanti anni.

Chi ama L’Heavy Metal Italiano degli anni Ottanta, o chi semplicemente vuole conoscere un gruppo composto da persone vere troverà tra queste righe pane per i propri denti.

Buona lettura.

Alessandro Cardinale
 

Cominciamo dalle origini della band: potete dirmi quando si sono formati e in quale situazione vi siete inizialmente trovati a suonare sotto il nome di T.I.R.? Cosa si celava sotto il vostro acronimo (Temple Infernal Rock)?

SERGIO: I TIR si formano negli anni ‘80 con: Sergio Bonelli e Danilo Antonini (chitarre), Fausto D’Eramo ( batteria) Tommy Conti (basso) e Ulisse Minervini (voce) che lascia una  sua impronta sul demo TIR, ma avendo poca disponibilità per i concerti viene  sostituito a breve da  Franco Pallucca. Il nostro primo concerto con bandiera  TIR, sarà proprio in occasione del 1° raduno heavy metal romano a S. Maria della Pietà, dove ci riconoscono un posto d’onore nell’underground capitolino. All’epoca  TIR era ancora un ingenuo nome di un gruppo non pensato come acronimo ma soltanto come: camion potente, sarà con la crescita del gruppo che prenderà sostanza e verrà definito: Temple Infernal Rock.   

Quali ricordi avete dei primi anni Ottanta e in quale contesto siete cresciuti nell’underground romano di quegli anni? Eravate un gruppo con un folto seguito già all’epoca, vorrei sapere quali motivazioni vi legavano ai dettami dell’Heavy Metal in quegli anni lontani rispetto a tante altre formazioni più modaiole.

SERGIO: All’inizio degli anni ‘80 era ancora presto parlare di heavy metal, però c’era questa ricerca di un nuovo stile di vita  un cambiamento di look di musica, si trattava di capire cosa cercavamo e tra  incontri nelle cosiddette cantine e gli ascolti di   gruppi già famosi all’estero, ma da noi ancora sconosciuti, siamo arrivati  a trovare la nostra dimensione che risulterà poi essere l’ Heavy Metal. Tutto questo ci ha dato  sicurezza come se finalmente avessimo trovato la famiglia che ci mancava.

 

T.I.R. line-up 2011

All’inizio la vostra attività live vi garantì un notevole consenso da parte degli appassionati più sfegatati, cosa avevano (e hanno) di speciale i vostri concerti, quale credete sia la magia segreta dei T.I.R. ?

DANILO: Niente di magico, altrimenti non saremmo qui ad essere intervistati per il disco del debutto… magari per quello dei trent’anni sulla scena, eh! eh! Credo che la nostra arma fosse quella di cercare combinazioni vincenti, cioè lavorare Tutti su cinque strumenti e non Ognuno sul proprio, cercando di mettere in sequenza incastri che suonavano naturali all’orecchio, senza perderci in ricerche specifiche al di sopra delle nostre possibilità.

La scena romana di quel periodo era ricca di ottimi nomi come Astaroth, Stiff, Thunder… avete stretto qualche amicizia con altri gruppi attivi in quel momento e con i quali magari avete anche suonato?

SERGIO, DANILO, DINO, CIAPE: Avendo suonato in molti concerti locali ci siamo incontrati con quasi tutti i gruppi della scena heavy metal capitolina, però i TIR degli anni ‘80 non hanno mai varcato il confine regionale quindi, chi ha avuto più  fortuna  lo abbiamo  perso di vista.

L’anno della svolta è il 1984 con la registrazione della prima demo dei T.I.R. Un poker di brani bellissimi che facevano capire perfettamente le vostre intenzioni, come valutate oggi quella registrazione? Suonate ancora quei brani?

SERGIO: All’epoca ci sembrò un ottimo lavoro, lo abbiamo proposto alle radio e alle tv private ricevendo sempre  critiche positive. E’ stata una buona  presentazione che ci ha permesso di partecipare a molti concerti. Un brano di questi  ha avuto la sua fortuna: Amsterdam, oggi nell’Anima, gli altri vedremo se rispolverandoli  avranno anche loro un’ “anima”.

 

Infatti, in quel nastro troviamo una delle più belle song della storia dell’HM italiano, “Amsterdam”, che verrà inclusa nella famosissima compilation Metallo Italia del 1985. Come siete giunti alla pubblicazione del pezzo sulla compilation e quali speranze nutrivate all’epoca?

DANILO: Personalmente ho un ricordo negativo della partecipazione alla compilation e ti spiego subito il perché: abbiamo registrato a Roma in uno studio dove è poi stato fatto un pre-master che ci soddisfaceva appieno, il tutto è stato poi trasferito ad un altro studio, sempre a Roma, con l’intento di migliorare non so che cosa… forse sono riusciti a migliorare quello che volevano, ma hanno talmente stravolto il sound della traccia tanto da renderla irriconoscibile rispetto alla registrazione originale, a mio parere di gran lunga migliore!

Dopo il successo della compilation Metallo Italia, che fu addirittura “disco TV” (veniva venduta a prezzo maggiorato!) c’erano i presupposti per un debutto discografico ufficiale per i T.I.R. ? Come mai non giungeste alla pubblicazione di un platter ufficiale come successe per tutte le altre band coinvolte in quel progetto?

DANILO: Sicuramente! Lo stesso produttore di Metallo Italia si era impegnato per farci giungere al debutto, purtroppo gli elementi a nostro favore non compensavano gli eventi negativi che imperversavano sulla band costringendola a numerosi stop.

Di voi si persero le tracce dopo poco, cosa successe?

DANILO: Mio malgrado dovetti abbandonare la band, perdendo quindi i contatti con gli altri e non sapendo più nulla dei TIR, fino all’attuale reunion.

 

Che rapporto avevate con la stampa specializzata HM degli anni Ottanta? Avete ricevuto buoni riscontri se ben ricordo e vorrei sapere se siete mai riusciti a suonare al di fuori dei confini italiani.

SERGIO: Ci ricordiamo poco di quante interviste o articoli di giornali ci hanno  interessato. Abbiamo più ricordi legati a partecipazioni in TV e radio private, c’era un grande interesse ispiravamo curiosità forse anche per il nostro look molto allegorico, eravamo molto  “trucco e parrucco”. Con l’uscita della compilation Metallo Italia speravamo tanto in una bella tournèe fuori Paese, ma tutto è svanito per la mancanza d’investimento del produttore.

Passano gli anni Ottanta e improvvisamente i T.I.R. ricompaiono in un momento di forte contrazione di tutta la scena HM italiana con una seconda demo intitolata “Mordigli L’Anima”. Ora lo stile della band è indirizzato verso l’Hard Rock e i testi in italiano si fanno notare, cosa vi spinse a ritrovarvi e che ricordi avete di questa seconda demo?

DINO: In questo c’è un errore, io credo che “Mordigli L’anima” non sia altro che “Nell’Anima”. Difatti, negli anni ‘90 i TIR ricalcano la scena con una nuova formazione a quattro: Sergio, Dino Gubinelli (basso) Gianfranco Tassella (batteria) Mirko Crippa (voce). L’arrangiamento dei  pezzi  per una sola chitarra insieme alla voce melodica di Mirko crea una linea  più hard rock. Per  la scelta di cantare in Italiano, vennero cambiati tutti i testi e alcuni  titoli, ma l’unico demo dell’epoca che abbiamo inciso su cd  racchiude VAI e Nell’Anima. La produzione non era soddisfacente e quindi non l’abbiamo proposta.

Veniamo ora al passato recente e alla reunion dei T.I.R. con l’ingaggio del bravissimo singer Giuseppe “Ciape” Cialone, frontman dei Rosae Crucis: come avete conosciuto lui e la sua band madre? So che c’è stato un concerto (magari più di uno) in cui i Rosae Crucis hanno condiviso il palco coi T.I.R. cosa vi ha fatto capire che lui era la voce ideale per il Vostro sound?

DINO: Nel 2005 Sergio e Danilo si incontrano di nuovo. I TIR erano fermi da alcuni anni, cosi quasi per gioco scommettiamo di rimettere su il gruppo ma avevamo  bisogno dei supporter voce e batteria. Conoscevo Giuseppe e Piero e loro conoscevano i vecchi TIR, non dovetti insistere molto per avere un loro aiuto. Giuseppe stava già affrontando l’esperimento del cantato in lingua madre per i Rosae Crucis  e quindi non ebbe difficoltà, cosi  siamo andati avanti tra prove, concerti e un demo che porta “Nell’anima” e “Vai”,  fino all’ esibizione di  Bologna, dove abbiamo condiviso il palco, cantante e batterista  con i Rosae. In quella occasione è arrivato l’invito di Antonio Keller che, più convinto di noi, ci propone questo progetto.

 

 

Ora vorrei spendere due parole per descrivere il sound attuale della vostra band e il carattere musicale dei musicisti che la animano, in special modo riguardo le due asce: Sergio Bonelli e Danilo Antonini. Quali sono le vostre influenze principali e gli artisti che vi hanno maggiormente ispirato in questa lunga carriera ?

DANILO: Vorrei fare una precisazione, la collaborazione con Sergio nasce almeno due anni prima di TIR. Non avendo ancora idee chiare su come impostare quello che stavamo elaborando eravamo dediti all’ascolto di band come Lynyrd Skynyrd, Blackfoot, Outlaws, Johnny Winter etc… che nulla hanno a che fare con l’H.M. ma che ci hanno ispirato quel tanto che basta ad aver innescato la naturale selezione dell’ascolto di band che combinavano il lavoro di due chitarre, con preferenza assoluta per i Judas Priest.

In breve tempo anche il chitarrista Andrea “Kiraya” Magini dei Rosae Crucis diventa un punto di riferimento per la vostra reunion. Come tecnico, amico, musicista quale contributo ha dato alla rinascita della vostra band?

CIAPE: Per quanto mi riguarda Andrea per me è uno stimolo continuo, sinceramente se non ci fosse lui non credo che la mia voce risulterebbe come la sentite sul disco. E’ una persona che non si accontenta mai e ti spinge a dare il massimo in ogni circostanza, è un tecnico del suono fantastico e in fase di registrazione riesce a trasportarti letteralmente all’interno della canzone, i suoi consigli sono FONDAMENTALI sia per l’interpretazione che per la giusta dose di rabbia che serve a caratterizzare un pezzo HEAVY METAL che si rispetti.

SERGIO, DANILO, DINO: Anche per noi è stato grande, un papà che ti consiglia, un amico che ha pazienza, un riflessivo che studia le possibilità, non si è perso mai d’animo anche se sapeva che sarebbe stato un lavoro difficile, ha lavorato per mantenere quello che il disco doveva rappresentare: un Heavy Metal classico e puro. E poi è un vero metallaro… con tanto cuore!

La Jolly Roger Records coraggiosamente ha supportato il ritorno dei T.I.R. e finalmente siete giunti al traguardo del debutto discografico “Heavy Metal T.I.R.”. A disco finito come vi sentite ad aver tra le mani il frutto di tre decenni di sacrifici ?

DANILO: E’ d’obbligo un ringraziamento alla Jolly Roger Records, che per noi è comunque sentito sinceramente! Siamo contenti e soddisfatti! E consapevoli…

 

Come per altre ottime produzioni della Jolly Roger Records (Strana Officina, Rosae Crucis, Cappanera, Fiaba) anche voi cantate in italiano. Questa scelta da quali motivazioni è spinta? Avete trovato un feeling particolare con questa etichetta modenese? Quando è nata la collaborazione?

CIAPE: Il fatto di cantare in italiano ci è venuto spontaneo, abbiamo ri-arrangiato alcuni pezzi già esistenti dei vecchi TIR che a loro volta erano stati già scritti in lingua madre. La collaborazione con Antonio è stata una scelta naturale, quando ha saputo del ritorno dei TIR ha preso la palla al balzo e non si è fatto sfuggire l’occasione di firmare questa grande produzione.

DINO: Antonio collaborava già da alcuni anni con  i Rosae Crucis e conosceva bene le potenzialità di Giuseppe e Piero, credo che con l’ascolto del  demo dei TIR abbia trovato  interessante  questa fusione e dopo la prova  live si è convinto e ci ha convinto a realizzare questo disco.

Potete raccontarmi in breve come sono nate le canzoni che troviamo sul disco e se si tratta di pezzi storici del vostro repertorio uniti a composizioni più recenti? “Heavy Metal T.I.R.” è un disco antologico?

CIAPE: Le canzoni che trovate su HEAVY METAL sono tutti pezzi storici dell’epoca, abbiamo arrangiato qualche cantato e ho riscritto il testo di ROMA su base già esistente.

Quali appuntamenti live avete in cantiere per supportare l’uscita del disco e quali sono stati i concerti più belli di questo periodo, avete qualche aneddoto in merito?

SERGIO: Con questa ultima formazione senz’altro il nostro  primo concerto è stato il più emozionante; risuonare dopo vent’anni con Danilo, a due chitarre, davanti ad un folto pubblico curioso: quello dei  Rosae per sentire Ciape e Piero e quello dei TIR che da anni ormai aspettava una ripresa. Poi il concerto di Bologna all’Ep Fest 2009, perché malgrado non ci conoscessero, i giovani metallari ci apprezzarono.

Altra scelta coraggiosa fatta dalla vostra formazione e dalla vostra etichetta: produrre il disco in vinile. Secondo voi in un mondo fatto di tecnologie ha senso la passione l’oggetto circolare di colla vinilica?

SERGIO: L’Heavy Metal  che proponiamo è quello degli anni Ottanta, quando si ascoltava in vinile e sono sicuro che tutti hanno ancora gelosamente conservato il loro piatto. Sono d’accordo con la tecnologia che  è utile e indispensabile, ma rimane molto fredda. Quindi si alle riproduzioni di ascolti con prodotti tecnologici ma vuoi mettere la figura che fa  sulla mensola quella bella copertina 30×30?

CIAPE: Io personalmente trovo il vinile una scelta perfetta e penso che per un musicista avere il proprio vinile faccia molto più effetto di un Cd. Questo non vuol dire che sia una persona che è rimasta indietro con i tempi, anzi, credo che il vinile prima o poi tornerà ad essere fondamentale nella scena musicale!

Da ormai alcuni anni è disponibile il libro enciclopedico “Italian Metal Legion” sulla storia delle band e del movimento HM italiano degli anni Ottanta, ma i T.I.R. non hanno trovato nemmeno una menzione tra le demo-band, non vi ha dato fastidio questa dimenticanza?

SERGIO: Credo che sia dovuto al fatto che i TIR sono rimasti troppo fermi, molto conosciuti nell’underground romano ma pochissimo fuori, speriamo di rifarci, c’è sempre tempo.

Con quale band del panorama HM internazionale vi piacerebbe suonare? Quale gruppo vi ha fatti diventare Metallari?

DANILO: Judas Priest forever!

Spazio a disposizione per concludere l’intervista come meglio credete, grazie!

CIAPE: “HEAVY METAL” è un disco fatto con il cuore e credo che mai titolo fu più adatto per un lavoro del genere… è la conferma totale che l’HM in Italia non è secondo a nessuno.

SERGIO: Grazie a te Alessandro, speriamo di poter dimostrare, come dice Ciape, che l’HM c’è, esiste e ha ancora molto da dire. Uu saluto a TRUEMETAL dai TIR!
 

Alessandro Cardinale