Vario

Talisman (Jeff Scott Soto e Marcel Jacob)

Di Marcello Catozzi - 21 Gennaio 2008 - 11:47
Talisman (Jeff Scott Soto e Marcel Jacob)

In occasione del Talisman Italian Tour 2007, Truemetal non poteva certo lasciarsi scappare la ghiotta occasione di fare un’intervista alla band che, da più di 15 anni, delizia i palati raffinati dei fans con il suo hard rock di stampo melodico, sebbene, in verità, un po’ imbastardito da quegli inconfondibili influssi funky che ne hanno caratterizzato il sound in questi lustri. Eccoci, dunque, pronti ad avviare un’amichevole chiacchierata con l’anima dei Talisman, ovvero Jeff Scott Soto (una delle più grandi voci esistenti nel panorama mondiale), e Marcel Jacob (uno dei più talentuosi e creativi bassisti del pianeta). I più scettici fra i lettori sono gentilmente invitati a dare un’occhiata ai rispettivi curriculum… Here we go, dunque!

Si potrebbe affermare che i Talisman abbiano avuto due carriere: la prima negli anni 90, la seconda nel nuovo millennio. Cosa ne pensate? Quali sono le vostre aspettative per questa nuova era?
JEFF: qualsiasi band che trascorre insieme più di dieci anni ha una seconda, persino una terza vita, o addirittura di più. Sinceramente non sono in grado di indovinare che cosa ci possa riservare il futuro; posso dirti che faremo musica insieme fintanto che ci divertiremo; quando non sarà più così, smetteremo. Tutto qui.
MARCEL: per carità, ho avuto così tante interruzioni e tanti ritorni che mi è difficile ricordare tutta la storia, al punto che il nostro – chiamiamolo così – “parziale successo” mi rende difficile pensare ai Talisman in termini di “carriera” vera e propria. Aspettative? Non ne ho mai avute: prendo le cose così come vengono, senza preoccuparmi più di tanto. Vedremo cosa succederà…

Qualcuno ha scritto che il Tour 2007 sarà l’ultimo, una sorta di canto del cigno. Cosa mi dite a tale proposito?
JEFF: l’ho dichiarato in molte interviste già prima dell’uscita di “7”. Tale decisione era determinata dal fatto che io mi ero unito a tempo pieno ai Journey, mentre Marcel e Jamie stavano lavorando con Last Autumn’s Dream, e Jamie si era riunito con la sua vecchia band, Treat; Fredrik, dal canto suo, si era messo con gli Opath e, pertanto, non avevamo altra scelta che riporre i Talisman in freezer per un po’. Il discorso relativo al “canto del cigno” aveva l’unica finalità di portare a conoscenza dei nostri fans il fatto che per un po’ non saremmo stati operativi. Ora però, alla luce degli ultimi avvenimenti, mi sentirei di affermare che non rimarremo assenti per così lungo tempo come si sarebbe potuto ritenere inizialmente. I Talisman sono un po’ come quella specie di scarafaggio che sopravvive all’olocausto!
MARCEL: beh… in effetti si pensava che l’ultimo show avrebbe dovuto essere quello di Rio de Janeiro del 7/07/07. Con tutti questi 7 poi, visto che siamo in tour di supporto a “7”… Ah ah! Successivamente, come ben sai, abbiamo aggiunto altre due date in Italia, dunque non si può mai sapere cosa accadrà, a dispetto dei programmi pianificati.

Devo chiederti, Jeff, cosa ci puoi rivelare in merito alla tua fuoruscita dai Journey.
JEFF; onestamente, non lo so. Se lo sapessi, probabilmente non potrei parlarne in modo cosi confidenziale con la stampa. Posso solo dire che l’evento è stato proprio ingiusto e sorprendente per me: un minuto prima stavo facendo interviste, e un minuto dopo dovevo pianificare il mio rientro per riorganizzare la mia carriera solista. La morale è che non si sa mai cosa ti riserva la vita: devi sempre svegliarti ogni giorno e andare avanti, perseverando con le tue idee e con i tuoi principi, perché la vita è troppo corta e non c’è mai tempo per piangere sul latte versato.

Come vedete l’Hard Rock e l’Heavy Metal in questo momento, rispettivamente in Europa e in USA?
JEFF: io lo vedo sempre forte: le vecchie band continuano ad andare in tour e hanno grande seguito, mentre stanno sorgendo nuovi gruppi grazie al bagaglio culturale e all’influenza delle band più datate. I generi vanno e vengono a fasi alterne e, sebbene penso che abbiamo già assistito ai momenti di massimo splendore durante gli anni 80, sono convinto che ci sia ancora abbastanza vita e respiro per le generazioni future, il che è la cosa più bella della musica: essere senza tempo e universale!
MARCEL: confesso di avere perso da molto tempo, ormai, lo stimolo a tenermi aggiornato. A volte mi capita di ascoltare qualcosa che emerge qualitativamente rispetto alla media, tuttavia spesso rimango deluso. Devo ammettere, però, che recentemente il materiale che mi ha impressionato più favorevolmente è l’ultimo lavoro dei Nightwish, con il miglioramento ottenuto grazie al nuovo cantante (il loro genere si potrebbe definire un Metal Abba, eh eh!…), poi la particolarità degli assoli di Serj Tankian (che suona come se fosse ossessionato), e anche il recente lavoro dei Korn non è male…

Jeff, tu che sei solito deliziare le platee con il tuo “piano medley”, cosa pensi dell’AOR, e del Rock melodico più in generale, in USA e in Europa?
JEFF: come ho appena detto, oggi possiamo vedere e sentire nuove band fortemente influenzate dal passato: è motivo di conforto notare che non si tratta di una fase, poiché il movimento ha gambe proprie e queste gambe dimostrano di saper correre bene!

Una domanda per I lettori di Truemetal: cosa pensate della scena attuale dell’Heavy Metal?
JEFF: è sempre vivo e vegeto, sia tra i giovani sia tra i meno giovani: basta guardare ai numeri dei festival e alle significative affluenze.
MARCEL: torno a dire quanto affermato prima: non mi sento molto competente per esprimere un parere, non essendo molto aggiornato sulla situazione, tuttavia ci sono delle band interessanti, fra le quali quelle citate in precedenza.

E parlando di Hard Rock, è vero – secondo voi – che la parabola dell’Hard Rock è in declino, se paragonata alla situazione degli anni 80, o pensate che stiamo vivendo una sorta di rinascita, come sostengono i più incrollabili fra gli ottimisti?
JEFF: come dicevo prima, la situazione non sarà mai più la stessa di una volta, né potrà mai più ripetersi quell’epoca: il passato ormai fa parte della storia, ovvero è qualcosa da cui imparare e grazie alla quale crescere. Amo la musica dai tempi di Motown e Sam Cooke, la cosiddetta Old School R&B, che pure è senza tempo e irripetibile, e continua a influenzare le prossime generazioni: quel sound, infatti, riappare sempre nella musica di oggi e sarà così anche per il futuro!
MARCEL: come ti ho detto poco fa, purtroppo non sono abbastanza aggiornato per rispondere a questa domanda; dopo tutto, la verità potrebbe essere l’una o l’altra delle ipotesi che hai formulato. Staremo a vedere…

Potete dirmi quali band preferite, al momento, nella scena mondiale?
JEFF: Mi piacciono i Maroon 5 e questo artista chiamato Mika, perché entrambi hanno subito le mie stesse influenze, da Stevie Wonder ai Queen. Anche la band di hard rock Alter Bridge merita una segnalazione, secondo me: mescola sapientemente il vecchio e il nuovo ottenendo un piacevole heavy rock.
MARCEL: non sono affatto entusiasta di ciò che offre la scena mondiale. Figurati che l’ultimo CD che ho sentito negli ultimi 5 anni è “Fused”, mentre la miglior band in assoluto che mi sia capitato di vedere è Heaven & Hell (il che ti farà felice, suppongo, eh eh!…). Ricordo che, quand’ero ragazzo, i critici musicali della mia età liquidavano band come Led Zeppelin e Queen con affermazioni del tipo “era molto meglio negli anni 60”. Beh, ora credo di capire il loro punto di vista!

A proposito di “7”: l’ho trovato molto buono. Grande produzione, ottimi suoni, specialmente le chitarre. Il che, secondo voi, è da ascrivere più alla tecnologia o al tocco umano?
JEFF: l’aspetto tecnologico ha avuto una parte fondamentale, se pensi che non c’è un ampli uguale all’altro in tutto il disco! E’ stato realizzato interamente al computer; persino le mie parti vocali sono state registrate nel mio studio di casa, salvate su DVD e inserite nelle tracce master in Svezia per il mix finale. La maggior parte delle registrazioni, attualmente, sono effettuate in questo modo, specie se si considera che i budget sono sempre ben al di sotto di quanto viene effettivamente impiegato e, pertanto, smussare gli angoli è diventato un must, se si vuole fare musica di questi tempi. Io e Marcel non abbiamo scritto una sola canzone insieme in quest’album, tuttavia il risultato finale che abbiamo ottenuto appare come se le avessimo scritte insieme. Questo è stato uno dei fattori che hanno mantenuto vivi i Talisman per tutti questi anni, in cui io vivevo in USA e i ragazzi in Svezia: infatti siamo stati in grado di fare dischi stando lontani, ma senza che nessuno lo sapesse!
MARCEL: ti ringrazio dell’osservazione. Credo comunque che nel disco ci siano entrambi gli aspetti (tecnologico e umano). In ogni caso, va detto che Pontus Norgren è eccezionale quando si tratta di lavorare con i suoni e il mixing digitale, rendendo accettabili persino le mie orribili tracce di sottofondo! Ah ah!


Nel nuovo album ho riscontrato la presenza di Funky in dosi leggermente superiori rispetto ai precedenti lavori (tipo “Cats and Dogs”): era questo il vostro obiettivo?
JEFF: sinceramente non abbiamo mai pensato a questo: abbiamo sempre fatto ciò che sentivamo giusto. Marcel scrive gran parte della musica e così tutto comincia, con l’aggiunta di altre idee. A volte le idee lasciate indietro diventano le mie preferite, perché so che si tratta di qualcosa di nuovo, mai fatto prima insieme o individualmente. Il materiale tradizionale può anche diventare vecchio e noioso, il che ci induce sempre a pensare di creare qualcosa di diverso e di nuovo.
MARCEL: sì, in effetti il tentativo era di lasciare un po’ da parte lo stile prettamente Metal, optando per qualcosa di più datato, anche se in realtà non volevo dare alla Frontiers troppo materiale rispetto a quello che mi stavano chiedendo.

Se mai aveste pensato di cimentarvi in qualche altra attività, diversa dalla sfera musicale, cosa vi sarebbe piaciuto fare? Jeff: l’attore ad esempio?
JEFF: mi sarebbe piaciuto, in effetti, darmi al cinema, nonostante la consapevolezza di essere piuttosto orribile. Amo le sfide in campo artistico e, siccome ho sempre cercato di lanciarmi in cose diverse anche al di fuori del settore musicale, ho la sensazione che mi piacerebbe provare a cimentarmi in un’altra attività nell’ambito dell’intrattenimento.

E tu, Marcel? Forse lo psicologo?
MARCEL: hey, vuoi forse confondermi le idee? Musicalmente parlando, io e Pontus abbiamo sempre discusso dell’opportunità di fare Humanimal in modo più serio, e io avrei un gran desiderio di fare qualcosa di veramente dark, aggressivo, che non c’entri assolutamente nulla con il sound dei Talisman… vedremo! Non so, comunque, se la psicologia possa rientrare in tutto questo!

A proposito, Marcel, come stanno andando I tuoi studi all’università?
MARCEL: mmhhh… lasciati indietro tempo fa.

Jeff, riguardo al cinema, raccontaci qualcosa della tua partecipazione in Rock Star. In che modo sei stato scelto per cantare in quel film?
JEFF: non c’è molto da dire: mi hanno chiesto di prestare la voce al personaggio principale, in ragione soprattutto della mia timbrica credo, non tanto di chi fossi io. Diciamo che è successo nel posto giusto e al momento giusto; pertanto ho accettato di far parte di un tale progetto. E così mi sono trovato a registrare con Zakk Wylde, Jason Bonham e Jeff Pilson: avremmo dovuto fare un tour insieme come Steel Dragon, ah ah!

Ritengo che Mike Matijevic sia dotato di una delle più sensazionali voci presenti sulla scena mondiale. Che ne pensi? Come sono stati i vostri rapporti in quei giorni?
JEFF: Mike è davvero grande: l’ho incontrato in occasione della registrazione delle mie parti vocali nel secondo album degli Steelheart. L’intera band era fantastica e mi risulta che torneranno presto: questa è senz’altro una bella notizia, non credi?

Assolutamente! Condivido al 100%. Parlando dell’inizio, ci potete spiegare come è iniziato tutto, per ciascuno di voi? A quanti anni siete stati colti dalla magica ispirazione per il Rock?
JEFF: io in verità, al principio, disprezzavo la musica rock, il che è un po’ strano per un ragazzino in quegli anni, ma ciò spiega, forse, il mio stile e come è nato l’approccio con il mio tipo di musica. Mi sono interessato al rock soltanto quando avevo circa 13 anni, grazie a band quali Toto, Styx e Journey, poi Queen e Van Halen e, in seguito, Judas Priest e Iron Maiden. Ho sempre cercato, in quasi tutte le mie band, di portare avanti determinate impostazioni che si fondassero su diversi tipi di sonorità e di stili, non in modo univoco ma, piuttosto, poliedrico. E questa è, forse, la ragione fondamentale per cui i Talisman sono stati nel mio cuore così a lungo, proprio perché ci piace fare cose nuove , sperimentare, piuttosto che riproporre gli stessi contenuti dell’ultimo album.
MARCEL: penso di avere avuto circa 8 o 9 anni quando sono entrato in possesso di alcuni album famosi, come regalo di Natale: gli ho dato qualche giro, ma non ero convinto, così sono andato in un negozio e li ho scambiati per “Fireball” dei Deep Purple, basando la mia scelta sulla copertina del disco, non avendo altre utili informazioni al riguardo. Tornato a casa, l’ho messo sul piatto e, subito, quel fantastico sound e quell’intro con la doppia cassa ha letteralmente shockato il mio mondo!

All’inizio delle vostre rispettive carriere quali sono stati i musicisti che vi hanno ispirato, influenzando il vostro stile?
JEFF: tutte le band che ti ho nominato prima. Vedi come sono avanti? Ti ho già dato la risposta prima ancora che mi facessi la domanda, ah ah!
MARCEL: Ritchie Blackmore e qualsiasi altra realtà connessa, specialmente i Rainbow. Avevo 12 anni quando li ho visti per la prima volta: ne parlo ancora oggi come un’esperienza religiosa!

E al giorno d’oggi, invece, che tipo di musica ascoltate nel vostro tempo libero?
JEFF: mi piace da pazzi la musica di un cantante e chitarrista olandese di nome Valensia. Non ha prodotto molto, recentemente, ma i suoi primi dischi richiamano i Queen di “A Night at the Opera”, solo che Valensia è ancora di più. Come già Jimi Hendrix è stato pioniere nella chitarra elettrica rock e musicisti del calibro di Eddie Van Halen ne hanno poi perfezionato la tecnica, così Valensia ha preso quel sound e quello stile dei primi Queen e li ha sviluppati, portandoli agli estremi. Suggerisco di scoprirlo a tutti coloro che ancora non lo conoscono e che hanno amato i primi Queen. Lui e un altro musicista olandese, Robby Valentine, fanno questo tipo di musica che veramente mi gratifica e mi fa rivivere la mia gioventù, ma in modo moderno. Ho in mente un progetto con loro due, magari un qualcosa che mi permetta di mettere in luce la grande influenza di Freddie & Co.
MARCEL: molto poca in verità: qualcosa di classico, principalmente Bach, Vivaldi, Mozart, Jeff Berlin, Sam Cooke… Qualche volta, però, sparo a manetta il volume del mio stereo con i Black Sabbath (“Dehumanizer”, incredibilmente sottovalutato secondo me, “Headless Cross”, “Heaven & Hell”, “Tyr”, il mio numero uno “Sabbath Bloody Sabbath” e “Fused”, ovviamente).

E ora, una sorta di F.A.Q. ricorrente nelle mie interviste. Chi è il miglior cantante di tutti i tempi?
JEFF: Freddie Mercury, in assoluto! Aveva tutto!
MARCEL: una domanda difficile, perché, in generale, tutti quei vocalist che reputavo bravi poi, col tempo, hanno preso incredibili spanciate! Ti dirò che ho sempre amato Ronnie James Dio: nessuno ha la sua capacità di conferire un tale significato alle liriche; il che è stupefacente se si considera che, quando leggi quei testi, ti trovi a esclamare: “Huh???” La sua performance nel famoso concerto di Monaco 1977 non è di questo mondo, e poi la sua scelta di mettere sul CD la storia di Magica letta da lui…!!! Glenn Hughes, dal canto suo, ha fatto grandi dischi; sono stato testimone di ottime esibizioni on stage, quando era al massimo della forma fisica e mentale. E poi anche Freddie Mercury, Jeff Scott Soto, Robert Plant hanno un posto particolare nel mio cuore… Pensando a qualcuno al di fuori del mondo del Rock, citerei senza dubbio Sam Cooke.

E il miglior bassista, Marcel?
MARCEL: senza alcun dubbio Jeff Berlin!

Posso chiedervi qual è il miglior chitarrista con il quale avete rispettivamente lavorato?
JEFF: benché in modo triste, viste le ultime vicende, devo risponderti Neal Schon.
MARCEL: Yngwie Malmsteen, al suo meglio
.

E il chitarrista con il quale vi piacerebbe collaborare?
JEFF: Nuno Bettencourt.
MARCEL: se mi è consentito sognare, Ritchie Blackmore (anno 1976). O forse Uli Jon Roth… Mmh… Con Tony Iommi sarebbe molto interessante, penso. Ma ti dirò che mi sono talmente divertito a lavorare con John Norum, Pontus Norgren, Fredrik Åkesson, che lo rifarei subito molto volentieri.

Sempre restando nell’ambito dei guitar-hero: com’è stata la vostra esperienza con Malmsteen? E’ davvero intrattabile? Vi è mai capitato di litigare con il Maestro?
JEFF: non abbiamo mai litigato, ma in realtà non c’era nulla per cui litigare, perché quella era la sua carriera, la sua band, il suo sound: una volta che capivi tutto ciò, non c’erano problemi. In seguito mi sono accorto che c’era dell’altro per me nella vita e nella musica, ed è stato quello il momento in cui ho dovuto uscire dalla band senza più farvi ritorno. Peraltro siamo ancora grandi amici, io e Yngwie: abbiamo avuto un inizio difficile negli anni 80, ma allora lui era un vero tiranno, come in fondo anche molti altri lo erano. Ho trovato il modo di relazionarmi con lui e di capirlo, e così le cose hanno funzionato. Ora pare sia maturato un pochino, ma devo dire che la sua musica non rientra, attualmente, nei miei interessi e non tornerei più a cantare in un tale contesto.
MARCEL: temo proprio che Yngwie sia incasinatissimo come persona. Tutto ciò che hai sentito e letto su di lui è vero, ma sappi che la realtà è anche peggiore! Ah ah! Sì, ho litigato spesso con lui, cercando di guidarlo in parecchie situazioni nelle quali si comportava come un bambino di tre anni. Io e molti altri, del resto…

Avete qualche aneddoto da raccontare di quel periodo?
JEFF: no: mi sembra un’epoca così lontana… Si tratta dei primi capitoli della storia, in fondo. Ormai sono al 37° capitolo della mia carriera, ah ah! Non mi soffermo mai sul passato, tranne che sugli errori; e nessuno è in grado di dirti come le cose andranno a finire: tu stesso devi mettere la mano nel fuoco per capire che scotta.

E tu, “fratello di madre diversa”, come ti definisce il tuo compare, ne ricordi qualcuno?
MARCEL: oh my Lord..! Potrei scrivere un libro sull’argomento: ogni giorno trascorso con quel tipo costituisce materiale da best seller! Non saprei veramente cosa scegliere in questo momento!

Preferite suonare nel grandi contesti (tipo festival) oppure nei locali e nei piccoli club?
JEFF: mi piacciono entrambe le situazioni, non importa quanto grande sia un locale. Solitamente si trae una maggiore dose di energia dai posti più angusti; i luoghi più spaziosi, invece, ti danno più l’idea di grandezza, ma sono decisamente più impegnativi, in quanto devi continuamente tenere desta l’attenzione di un maggior numero di persone che ti guardano mentre sei sul palco.
MARCEL: a me piacciono di più i posti piccoli: c’è più intimità. Non mi interessa il grande stage con luci e suoni potenti, se poi tira un forte vento che li disturba. In verità i migliori show che io ricordi sono stati in club di 1000/1500 persone.

E tu, Jeff, preferisci suonare in USA or in Europa? C’è qualche differenza tra il pubblico europeo e americano?
JEFF: sicuramente in Europa, dove sono molto più conosciuto rispetto a quanto avviene negli States; persino il grande pubblico per il quale ho cantato quand’ero nei Journey deve ancora venire dalla mia parte e seguirmi… Invece con il pubblico europeo ho un legame ormai cementato da anni, al punto che, se potessi, andrei sempre in tour a distanza di qualche mese, ma purtroppo bisogna lasciare che trascorra del tempo tra un tour e l’altro, in modo tale che la gente avverta di più la tua mancanza, eh eh!

Jeff, ho visto su You Tube la tua performance nella Sky Academy 2007 con Uli Jon Roth and e altri artisti, fra cui anche il nostro amico Piero Leporale (nell’occasione: vocalist di Uli): cosa ci puoi raccontare di quell’esperienza?
JEFF: Uli è ormai una vera leggenda, e trovarmi sul palco con personaggi come lui e Brian May costituisce per me il miglior riconoscimento che potessi ottenere per ciò che ho fatto finora nella mia carriera, oltre che una sorta di incoraggiamento e di stimolo ad andare avanti. Inoltre, il fatto che queste leggende viventi mi invitino a cantare con loro rappresenta pure un supporto per la mia immagine. Uli rocks!

Ho particolarmente ammirato la tua performance durante “In Trance”. Complimenti.
JEFF: grazie. Io amo particolarmente quella canzone!

Molta gente è curiosa della tua collaborazione con Brian May: ci puoi dire qualcosa al riguardo?
JEFF: ci siamo incontrati nel 1999, durante una jam session organizzata da un Queen Fan-club: siamo diventati subito amici. So che Brian ha ammirato la mia voce per tutti questi anni, il che mi riempie di gioia al punto che si tratta di uno di quei momenti tipo: “adesso puoi anche uccidermi: ho fatto tutto quello che potevo fare!”. Spero di poter allargare la nostra amicizia attraverso nuova musica da fare insieme: ne abbiamo discusso tante volte, ma dannazione, ci sono sempre troppi impegni di mezzo!

Marcel, sei stato coinvolto in altri progetti nella veste di produttore, com’è avvenuto qualche anno fa con la band italiana Edge of Forever? Ti è piaciuta quell’esperienza professionale?
MARCEL: mi sono divertito moltissimo durante quella fase di produzione. I ragazzi erano molto talentuosi, specialmente Alex Del Vecchio. Dopo allora non ho più avuto modo di cimentarmi in situazioni della specie, anche se mi piace molto tirar fuori il meglio dalla musica di qualcun altro.

Oltre alla cucina e alle donne, cosa vi piace di più dell’Italia?
JEFF: i paesaggi, i panorami sono belli da morire, e poi ogni città appare così densa di storia, fra l’altro con la cornice di scenari stupendi: tra i miei desideri c’è una villa in Toscana, dove poter passare una parte dell’anno. Amo l’Italia!
MARCEL: la grappa! Ah ah ah! No, scherzo: anche il vino è molto buono!

Ora una domanda un po’ triste per te, Jeff, in quanto fan dei Lakers: come vedi la situazione della squadra in questo momento non particolarmente felice?
JEFF: in effetti sono un tifoso sfegatato, con una fede immensa: attualmente la squadra si sta rifondando e, come ben sai, avendo anche tu praticato sport, ci vuole del tempo per recuperare le posizioni che merita nel ranking. Ad ogni modo, finché rimarrà Kobe Bryant, mi divertirò sempre tantissimo in ogni partita.

Ti sottopongo una questione prettamente tecnica, Jeff. Ho trovato le tue recenti performance molto buone; hai mai preso lezioni di canto? Quante ore della tua giornata dedichi allo studio per mantenere la voce in così buone condizioni?
JEFF: non ho mai preso lezioni fino a quando ho incontrato l’ex maestro di Steve Perry. Avevo bisogno di aiuto per recuperare la limpidezza negli acuti, che mi veniva naturale quand’ero più giovane. Ho acquisito alcune ottime tecniche di riscaldamento e, cercando di non parlare troppo fra un concerto e l’altro, tenendo basso il livello alcolico e idratando sempre le corde vocali, ho trovato il modo giusto per tenere in forma la mia voce.

Siete in grado di fornire qualche anticipazione in merito al futuro dei Talisman? Progetti di album o tour o video?
JEFF: non ancora, al momento. L’unica priorità per me, attualmente, è il mio album singolo, che sarà completato a febbraio, ma di cui non posso ancora anticipare la data definitiva di realizzazione.
MARCEL: non ci sono programmi concreti, al momento: per gli aggiornamenti, vi invito a visitare i siti: www.marceljacob.com www.jeffscottsoto.com www.talismanworld.com e gli indirizzi su MySpace per le varie informazioni.

Quando pensate di tornare in Italia?
JEFF: potrei tornarci con una band brasiliana chiamata Tempestt, con la quale ho cantato in duetto nell’ambito del loro debut album, che dovrebbe uscire in Europa nel gennaio 2008. Ho fatto un tour con loro in Sudamerica, programmato ufficialmente come “Tempestt with special guest J.S.S.”. E’ stato un grande successo, ma ora vorrei portare anche in Europa questa band, per fare scoprire al pubblico europeo cos’è in grado di offrire: credo in loro al 1.000%. E in questi giorni, appunto, stiamo definendo alcune date per il mese di marzo, e alcuni locali italiani ne sono interessati. Speriamo!…
MARCEL: il più presto possibile!

Jeff, qualcuno fra i giornalisti italiani ti ha soprannominato “prezzemolo”, per la tua onnipresenza in parecchi album in collaborazione con vari artisti a livello mondiale: in effetti, come si evince da quanto dichiarato in questa intervista, confermi di essere un personaggio iperattivo. Come riesci a trovare il tempo per seguire tutte queste scadenze, con un’agenda come la tua, così piena di progetti e programmi?
JEFF: in effetti sono una persona dinamica per natura; non sono capace di stare fermo in un posto a guardare le stelle, oppure di sdraiarmi sulla spiaggia e abbronzarmi al sole. Se lo facessi, dopo un secondo mi salterebbero alla mente mille cose da fare, e schizzerei subito in piedi. Al contrario, mi piace sentirmi attivo e, pertanto, poiché credo molto nelle cose che faccio, cerco di mantenere tutti i miei impegni e, per quanto possibile, di portarli a termine .

A questo punto il minimo che possa fare è ringraziarvi infinitamente, a nome di Truemetal, per la vostra gentilezza e pazienza, considerata la lunghezza dell’intervista e il tempo concessomi. Ora siete liberi… di inviare un messaggio a tutti i lettori di Truemetal.
JEFF: grazie a voi, di tutto! E mi raccomando: continuate a seguire il Rock. Keep it real & keep the faith!
MARCEL: un saluto a tutti, e… cercate di stare bene! Spero di vedervi presto, nel 2008!

Marcello Catozzi