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Tempesta (Carlo Rota)

Di Nicola Furlan - 22 Luglio 2009 - 0:05
Tempesta (Carlo Rota)

Che band interessante questi Tempesta. Raramente ho incontrato ragazzi con le idee così chiare, così poco avezzi ai compromessi tanto da rischiare il mercato discografico con album dalle caratteristiche inusuali. Il cantato in italiano, la produzione limpidissima, le coposizioni power oriented realizzate con sola chitarra, batteria e basso. Insomma tanti elementi interessanti che fanno di questo “Rivoglio il mio Futuro” una delle più singolari release di questa prima metà del 2009. Ci siamo fatti raccontare qualcosa dal bassista Carlo Rota che ha dato il via al faccia a faccia rivangando il passato ovvero partendo dagli albori della loro storia…

E’ difficile riassumere 17 anni in poche parole, ma ci proverò. Nasciamo nell’estate del ’92 come band speed metal. Il primo demo viene pubblicato nel 1995 ed è composto da 4 pezzi cantati in growl; nel 1999 entriamo in studio per la registrazione del nostro primo Cd autoprodotto intitolato “The Price of Glory”, nel quale alla voce passa Fulvio Sain. Nel 2001 firmiamo un contratto discografico con VideoRadio/Fonola distribuzioni, che ci dà l’opportunità di registrare 10 nuovi pezzi in uno studio a Milano, è così che vede la luce “Virtual Line to Eternity”.
Nel 2006 registriamo il singolo “Rebellion”, che potete ascoltare, sul nostro myspace. Nel 2007 Jan Di Stefano lascia il gruppo, al suo posto entra in line-up Alessandro Longo.
Nel maggio 2009, è finalmente pronto l’Ep “Rivoglio il mio Futuro”, comprendente 5 pezzi cantati in italiano. Nel corso degli anni abbiamo suonato come supporto a gruppi del calibro di: Garden Wall, Vision Divine, Eldritch. Pino Scotto. Ecco tutto!

Quali sono i più bei ricordi degli esordi della vostra carriera, quando eravate ancora dei ragazzi?

Potrei scrivere un libro, ricordo la prima sala prove, una cantina ammuffita che si allagava con l’alta marea, …era la nostra seconda casa, ricordo quando si usciva con il gruppo a cercare locali dove suonare, …la lancetta della benzina perennemente sul rosso, e le casse dell’auto che sparavano Annhilator, Cacophony, Death, Metallica, (non a caso la macchina era una Ford ORION eh eh), ricordo progetti e sogni che in tutti questi anni non ci anno mai abbandonato, la priorità era ieri come è oggi: il Gruppo e la Musica.

La peculiarità primaria di questo vostro nuovo full-length è l’essenzialità. Dai testi, al songwriting…fino alla produzione limpida. Sembra che abbiate voluto manifestare la trasparenza del vostro credo. Ci racconti come è nato il songwriting e, al di là della mia persona considerazione, cosa vuole trasmettere “Rivoglio il mio Futuro”?

I nostri pezzi, nascono da uno scontro di idee, ognuno di noi ha dei gusti musicali ben distinti, fonderli assieme non è sempre facile, ma ci riusciamo. Musica e testi nascono assieme ed è sicuramente questa l’alchimia che ci permette di sputare quella rabbia che si sente in “Rivoglio il mio Futuro” ed è proprio questo ciò che vogliamo trasmettere… Rabbia!

Il songwriting riporta alla mente band del calibro di Helloween e Megadeth però con un’accezione molto personale, direi ‘italiana’. Il vostro sound appare fresco e il cantato in italiano dona un tocco di novità alla scena che, tra l’altro, sta strizzando nuovamente l’occhio a quanto prodotto negli anni ottanta. A tuo parere, come si collocano i Tempesta nell’attuale movimento metal nostrano?

A questa domanda non so rispondere. Credo sia difficile per ogni musicista etichettare e collocare la propria musica. Suoniamo quello che sentiamo, sarebbe inutile rinnegare gli anni 80 anche perché è da lì che veniamo. Gruppi come Metallica, Megadeth, Antrax, Helloween, sono stati dei padri che ci hanno fatto crescere, dei padri che noi ringraziamo, ma adesso vogliamo camminare con le nostre gambe.

Sono già arrivate le prime critiche dagli addetti ai lavori e dai vostri fan, più o meno affezionati che siano?

Le critiche sono arrivate, ma non sono state come me le aspettavo. Mi spiego. Ero pronto a dire che la decisione di cantare in italiano non è stata una scelta commerciale -e non lo è stata-, anche perché la musica metal di artisti italiani che cantano in inglese sta vivendo un periodo favorevole, ma non è servito. I fan hanno capito che cantando in italiano non proponiamo solo musica, ma ci sentiamo orgogliosi di portare avanti i nostri ideali, insomma non parliamo di elfi, maghi, o spade fatate… Certo, hanno criticato la musica dicendo che in certi passaggi si sentono le influenze degli anni 80, ma come dicevo prima è da lì che noi tutti veniamo… e se una band riesce a rimanere coerente con le proprie idee per tutti questi anni credo ci sia ben poco da criticare.

Come si sono svolti i lavori in sala di registrazione?

Abbiamo lavorato molto sui suoni perchè volevamo un sound potente e pulito e non abbiamo lasciato nulla al caso. Siamo entrati in studio il 19 febbraio con le idee ben chiare sul prodotto che volevamo e, anche grazie all’aiuto dei tecnici dell Angel Wings che ci hanno fatto lavorare a pieno regime in un clima cordiale, siamo riusciti ad autoprodurre un EP di cui andiamo fieri.

Chi ha ideato i testi e quale è in sintesi il messaggio che voleva trasmettere all’ascoltatore?

I testi, come la musica, non hanno un solo autore, collaboriamo tutti e tre nella stesura delle varie parti, ritrovandoci spesso immersi in accese discussioni che trovano il loro naturale sfogo nelle parole delle canzoni. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che le cose così come stanno andando attualmente non vanno bene; non facciamo denuncia politica, parliamo di ciò che la gente sa e lascia correre, come se tutto fosse normale, mentre invece non lo è per nulla! Insomma è venuto il momento di ribellarsi, è venuto il momento di dire Basta!

Come mai la decisa e ferma volontà di non andare sotto contratto con alcuna label?

Sinceramente, non è stata una nostra decisione, abbiamo sempre cercato in tutte le maniere di trovare qualcuno disposto a promuovere i Tempesta, spesso abbiamo trovato veri e propri truffatori, altre volte abbiamo preferito non scendere a compromessi con la nostra musica. Il funzionamento del mercato è molto cambiato negli anni le etichette adesso cercano gruppi che abbiano alle spalle già il lavoro di “agenzie di promozione”, agenzie che vengono pagate dai gruppi per procurargli interviste/recensioni/visibilità. Questa non vuol essere un’accusa verso quel tipo di agenzie, anche perché molte di loro fanno bene il loro lavoro, è solo un’altra di quelle cose a cui preferirei non dover ricorrere.

Come suona il nuovo batterista dopo la dipartita dello storico DiStefano?

La collaborazione con DiStefano è durata 15 anni, non è stato facile trovare qualcuno che potesse prendere il suo posto all’interno della band senza snaturarne il sound. Abbiamo fatto parecchi provini prima di conoscere Alessandro Longo che, con le sue idee e il suo timbro pulito, ha portato una ventata di freschezza al sound del gruppo riuscendo in poco tempo a entrare nel feeling.

Ricordo con grande entusiasmo la scena metal nostrana di fine anni 80, inizio anni 90, c’erano davvero grandissime band. Al tempo era facile che capitasse per le mani un disco di grande qualità. Ora un po’ meno data la marea di produzioni, anche casalinghe che invadono costantemente il mercato. Quali sono al momento i gruppi a cui più vi ispirate e che ti senti di consigliare per qualità e validità della proposta?

Ricordo anch’io con nostalgia gli anni 80/90 era davvero un periodo d’oro per la scena Metal, Metallica, Slayer, Megadeth, Testament, Iron Maiden, Helloween, grandi gruppi che sfornavano capolavori, molti di loro fanno ancora oggi ottimi dischi, ma non dobbiamo dimenticarci delle band italiane che spesso vengono sottovalutate, ci sono ottime idee qui in Italia. Nomi non ne ho; l’unico consiglio che posso dare è quello si supportare maggiormente le band Italiane che spesso non hanno niente da invidiare a nessuno.

Avete dei live in programmazione o qualche partecipazione importante al di fuori del territorio regionale?

Stiamo lottando con tutte le nostre forze, per uscire, siamo disposti ad andare ovunque. Il problema principale che incontriamo è la poca disponibilità dei locali a far suonare gruppi che propongono musica propria. Purtroppo, se un gruppo non è conosciuto, o non è una coverband, non ha via libera e possibilità di uscire dalla propria zona. Questo non ci fermerà; per fortuna ci sono ancora locali che mantengono vivo l’underground italiano, e in questo senso è fondamentale il lavoro di Webzine, Radio, Giornali, che aiutano ad accrescere la visibilità delle band.

Grazie per la chiaccherata. Lascio a te i saluti ai nostri lettori di TrueMetal.it…

Voglio salutare tutti i lettori di TrueMetal.it.
In questa intervista ho voluto condividere con voi il nostro credo: il metal in Italia c’è e oggi è vivo più che mai; non serve andare oltre oceano per ascoltare grande musica, spesso basta girare l’angolo di casa vostra. E’ nostro dovere conoscere e sostenere le band italiane. Non sto parlando di denaro, perché una stretta di mano spesso vale molto di più.