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Tempesta (Tutta la band)

Di Nicola Furlan - 24 Marzo 2014 - 18:30
Tempesta (Tutta la band)

On the road da venti anni, i gradesi Tempesta cacciano sul mercato un pezzo da novanta del metallo nostrano, segno di maturazione e di elevata abilità tecnica e compositiva. Un nome, il loro, che gira meno di quello che meriterebbe. Abbiamo incontrato il terzetto che, ‘incazzato’ come si confà ad un vero fottuto rocker, ha risposto alle nostre domande, partendo dall’inizio della loro carriera…

Sarebbe inutile  fare una lista di ciò che abbiamo fatto negli ultimi vent’anni, chiunque sia interessato può sapere tutto con qualche ricerca, preferirei soffermarmi sull’ideologia che sin dall’inizio rappresenta in toto la band:  parole come credevo, volevo e pensavo non significano niente, perché l’unico momento in cui possiamo agire è adesso…  ma non solo, dare la colpa agli altri se le cose non ci soddisfano è il più grande errore che possiamo fare, ciò equivarrebbe a dargli potere sulle nostre vite e questo non deve succedere, a grandi linee questi sono i principi su cui abbiamo vissuto e viviamo tuttora.

Veniamo al vostro ultimo disco.
“Scusate per il Sangue” è un album ben strutturato, sia a livello compositivo, sia a livello di testi. Rispetto al lavoro precedente la band ha fatto un inaspettato balzo in avanti. Sono curioso di sapere in quanto tempo è stato composto e, a tuo parere, rispetto i lavori precedenti, che clima era presente in sala prove tra di voi…

Il lavoro sui brani di “Scusate per il Sangue” è iniziato all’uscita di “Rivoglio il mio futuro” quindi parliamo del 2010,  alcuni di essi  non sono stati inseriti nella release finale perché non ci convincevano completamente, quindi è stato un lavoro lungo sia a livello di composizione che di selezione, dobbiamo tener conto anche che le registrazioni dell’album sono avvenute nell’estate 2011, il ritardo che il disco ha subito prima di arrivare in commercio è dovuto al mal funzionamento del sistema in cui eravamo inseriti. L’indifferenza che abbiamo sopportato durante le varie fasi che hanno portato alla luce l’album ha fatto sì che neanche la situazione all’interno della band fosse delle più rosee, credo che l’attrito maturato nei confronti di questo sistema si avverta benissimo in ogni singola nota.

I Tempesta sono ormai una band matura. Oggigiorno è raro poter godere di un album così ricco di contenuti, con brani così distinguibili gli uni dagli altri ed un parco di soli e ritmiche così eterogeneo ed esclusivo. Non per sfiducia, ma la sensazione è che sarà davvero difficile ripetere un capitolo così valido, a mio parere uno dei migliori prodotti italiani usciti nel corso del 2013. Che ne pensi?

“Scusate per il Sangue” è un grande disco… cosa dovrei dire?! Che il prossimo album sarà più grosso, più lungo, più tutto?!  Non è, e non sarà una gara, non vediamo “Scusate..” come un ostacolo da superare, ma come un Album che descrive molto bene il suo momento; ci siamo impegnati per portare il discorso iniziato con il precedente EP ad un livello superiore, doveva essere un “concept” sull’ipocrisia, sulla falsità e su tutto ciò che di marcio sta la fuori e sopratutto dentro ognuno di noi, sinceramente penso che ce l’abbiamo fatta. Ora abbiamo un’altra visione, un progetto che probabilmente non tutti apprezzeranno, non tanto musicalmente ma per il concetto che porteremo avanti, sarà una “nuova via” per uscire da tutto l’odio e il disprezzo racchiuso in “Scusate per il Sangue”.

Il disco è uscito già da un po’… Al punto arrivati credo sia possibile tirare le somme sui riscontri ricevuti dalla critica e dal pubblico in generale. Puoi farci un breve resoconto e rapportarlo alle vostro produzioni passate?

Molte sono state le gratifiche dalla critica e dal pubblico, al momento nessuna recensione negativa nemmeno dall’estero… Ma diciamoci la verità non è possibile paragonare quest’album con gli altri, sarebbe sempre una guerra tra poveri, dove, tolte le spese, il ricavato spesso si riassume in qualche stretta di mano. Gli unici a guadagnarci qualcosa in questo ingranaggio sono sempre gli stessi, cioè tutti  quelli che hanno gravitato attorno a noi, questo succede con i gruppi semi sconosciuti come il nostro e con le grandi band, l’unica differenza è il budget a monte.

Ho trovato molto interessanti i testi, ma a volte l’italiano ‘stona’, non perché non sia presente una ricerca di rima, bensì perché trovo tale lingua poco musicale in generale, sopratutto se non c’è una profonda ricercatezza della rima stessa. Come la vedi?

Quello che tu vedi come un difetto, è proprio ciò che volevamo, evitando volutamente le rime probabilmente ci siamo resi ancor più difficile il lavoro di composizione dei testi e dei pezzi in generale; basta con rime baciate da scuola elementare… creare qualcosa che possa esprimere al meglio i nostri ideali è stato l’obiettivo, come nella musica cerchiamo le dissonanze, così nei testi ricerchiamo l’attrito.

Come si sono invece svolti i lavori relativamente al missaggio ed alle fasi finali di produzione? Ho trovato la produzione perfetta e, mea culpa, non avevo mai sentito parlare di Wahoomi Corvi dei Realsound Studio di Parma…

Prima di arrivare ai Realsound abbiamo girato per parecchi studi anche molto blasonati, questa volta volevamo un sound potente per vedere se riuscivamo a scrollarci di dosso le sonorità anni Ottanta, che per quanto abbiano influito sulla nostra crescita artistica, è a parer nostro, giusto che rimangano nella storia e non riesumate di continuo.
Wahoomi aveva una sua visione di come avrebbe dovuto suonare l’album sin dall’inizio… Visione che personalmente sul momento non riuscivo a capire, infatti mi sono scontrato parecchie volte con lui per riuscire a mantenere il mio sound, ammetto con il senno di poi che ha preso le decisioni migliori e ha reso l’intero disco potente ma allo stesso tempo pulito, riuscendo sempre a metter in evidenza la voce.

A mio parere, l’unico punto debole della release è la copertina. Posso anche pensare che, nella sostanza, non sia certamente l’aspetto sostanziale di un disco, ma rappresenta di fatto il ‘biglietto da visita’ che ben predispone l’ascoltatore. Artwork con Papi, armi, $… sono ormai immagini inlfazionate. Perché avete deciso di optare per un qualcosa di ‘già visto’?

Semplicemente perché quando la copertina è stata creata quelle immagini non erano così inflazionate, stiamo parlando del 2010… la maggior parte dei personaggi in copertina erano ancora in carica e non avevano mostrato la loro vera faccia, o meglio lo avevano fatto ma tutto era stato insabbiato dai media e dimenticato, c’è stato un grande lavoro dietro la copertina e dietro il book, lavoro che ad un occhio distratto può esser sfuggito. Tutte le nostre scelte in tal senso hanno avuto un motivo preciso; per farti un esempio i testi non hanno virgole né punti… questo per riassumere al meglio l’intenzione di idee che scorrono libere.. ma c’è molto di più, ogni immagine è associata al suo testo non per descriverlo ma per completarlo dandogli la chiave di lettura. Ti chiedo solo di dargli un’altra occhiata e magari questa volta  prova a soffermarti sui particolari.. guarda i ringraziamenti nella penultima facciata, in quello spazio vuoto sotto il testo di “Sparami sul viso” e capirai chi veramente ci ha aiutato e sostenuto in questa impresa.
Ad essere sincero non sono uno che accetta molto le critiche negative sopratutto quando vengono fatte su un lavoro per cui mi sono, assieme a tutta la band, sacrificato molto, lo so non è una cosa di cui andar fieri, ma è la verità. Per me rimane un grande album con un’ottima parte grafica d’impatto, certo questa è solo la mia opinione ma per quanto poco possa valere, vale quanto la tua.

Se dovessi auto-promuoverti, cercando di incuriosire e stimolare qualcuno all’acquisto del vostro disco, che elementi porteresti sul tavolo della contrattazione e che brano faresti ascoltare al potenziale acquirente? E perché quel determinato brano e non un altro?

Non saprei risponderti è come chiedere ad un padre qual’è il migliore tra i suoi figli, ma se ti accontenti che io ti dia un’idea concettuale della strada che stiamo intraprendendo per il futuro, allora posso dirti che “La Paura Del Diverso” racchiude  in sé un primo passo su una nuova idea che ci sentiamo di portar avanti nel prossimo album, poi delle vendite che se ne occupi pure chi lo ha sempre fatto.

“Scusate per il Sangue” è il primo vostro album ad uscire sotto UK Division Records. Come siete entrati in contatto con questa etichetta?

In realtà non abbiamo mai avuto nessun tipo di contatto con l’UkDivision, ad oggi, non ci sono mai stati rapporti diretti con nessun rappresentante dell’etichetta, il nostro manager si è sempre occupato di gestire la parte burocratica del gruppo, divulgando a suo tempo le prime registrazioni dell’album e fornendoci i contratti delle varie etichette che si erano dimostrate interessate al nostro lavoro, tra questi abbiamo scelto quello dell’UkDivision, non tanto per motivi di ritorno economico, quanto per il fatto di averci lasciato piena libertà sulle composizioni, libertà ai limiti dell’indifferenza.

Avete in programma delle date promozionali o la partecipazione a qualche festival in Italia o ancora meglio all’estero?

Ci stiamo muovendo per organizzare qualcosa, ma è una situazione molto complessa anche perché al momento, più per una questione d’orgoglio che per altro, non ci sentiamo di entrare nel giro dei pacchetti “Pay For Play”.

Se vi fosse proposta la partecipazione ad un festival italiano e ad un festival estero targato 2014, quale scegliereste e quindi, con quale headlinear vorreste condividere il palco in questo momento della vostra vita da musicisti?

Sicuramente l’Acciaio Italiano Festival e il Metallo Nostrum sono al momento gli eventi più importanti nei quali la nostra scelta musicale verrebbe maggiormente apprezzata e se veramente si potesse scegliere a quale gruppo far da spalla non avremmo dubbi … aprire al ritorno degli IN.SI.DIA sarebbe grandioso.
Per quel che riguarda l’estero il “MetalDays” è l’evento più importante e più vicino alla nostra zona… per non parlare dei grandi nomi che richiamerà quest’estate, gruppi a cui ogni band vorrebbe aprire.

Sono dell’idea che per far rinascere la scena italiana ci sia bisogno di aggregazione e supporto reciproco. Le band di qualità dovrebbero supportarsi a vicenda, condividere le difficoltà. Lo stesso dovrebbe avvenire tra la stampa, tra etichette. Invece qui da noi vige da sempre la pugnalata alle spalle e un’aure di ‘non rispetto’ gratuito e dozzinale. A vostro parere quali sono invece i punti deboli?

Sì, forse dieci o quindici anni fa era così… Chiamami illuso, ma sinceramente non avverto molto questo clima di guerriglia urbana che hai descritto, anzi c’è molto rispetto tra i gruppi; sono due le cose, o con il tempo siamo maturati, oppure mi sbaglio e hai ragione tu e crescendo ci siamo semplicemente abituati all’ipocrisia.
Mai avuti problemi neanche nei rapporti con la stampa, quello che forse non molti sanno è che questo ecosistema di metallo in Italia, formato da gruppi, locali, giornali, radio, webzine ecc… si basa principalmente sulla passione per questo genere di musica e non  sul  profitto… È naturale poi, che una band si senta frustrata quando si ritrova ad elemosinare il suo cascè alla fine dello show oppure quando qualcuno chiede una copia del cd gratuitamente, non è una questione di soldi ma di rispetto verso il nostro lavoro.

Se vi si desse la possibilità di condividere un tour europeo o italiano con un’altra band nostrana, chi scegliereste e perché?

Riuscir a suonare in un tour con una band che ascoltavamo agli inizi di questa nostra avventura sarebbe un sogno che si realizza, equivarrebbe a un esperienza pari alla registrazione di dieci dischi.
Ti parlo di gruppi che per quanto suonino un genere molto diverso dal nostro sono stati continue fonti di ispirazione per tutta la band nel corso degli anni: Death SS, IN.SI.DIA, Strana Officina.

Siamo giunti a fine clessidra… Lascio quindi a voi gli ultimi saluti ai lettori di Truemetal.it!

Cos’altro dire.. facciamo musica con la presunzione di poter cambiare ciò che non ci piace, forse per molti tutto questo può risultare poca cosa, ma spesso sono proprio quei molti che si lamentano senza mai opporsi,  usiamo ciò che sappiamo fare come mezzo per esprimere i nostri ideali. L’umana tendenza a lamentarsi fa parte di quell’edu-castrazione  in cui siamo cresciuti e che combattiamo, fin dalla nascita infatti, dobbiamo seguire la corrente, crediamo di poter scegliere, ma in tutto questo la cosa più assurda è che non siamo mai stati così liberi come fra le sbarre di quest’epoca.

Intervista by Nicola Furlan