Tempestt (Bj e Edu Cominato)
Quattro chiacchiere con i Tempestt, esordienti brasiliani freschi autori del discreto debut “Bring ‘Em On”.
Ok, iniziamo l’intervista in modo classico. A voi la parola per dare ai nostri lettori qualche ragguaglio su come sono nati i Tempestt.
Edu: I Tempestt sono nati nel 1999 come semplice cover band: subito dopo pochi mesi, abbiamo preso coscienza delle nostre capacità, rendendoci conto del fatto che eravamo in grado di produrre qualcosa di assolutamente nostro.
Per questa ragione abbiamo iniziato a scrivere canzoni ed a rodare la band in tutti i modi possibili: devo ammettere però, che le difficoltà incontrate sono state davvero parecchie, soprattutto per registrare il nostro primo ellepì.
Sai, qui in Brasile è dura ottenere qualcosa nel mondo della musica, ma alla fine ci siamo riusciti, realizzando il nostro primo disco nell’aprile dello scorso anno…
Ed ora eccoci qui, con il nostro debut finalmente pubblicato!
So che la conoscenza di qualche personaggio famoso vi ha aiutato molto. Billy Sheenan ad esempio, è stato un vostro grande sponsor, quasi una sorta di mentore…
BJ: Billy per noi è una grandissima fonte d’ispirazione ed un amico, ma non lo definirei propriamente un mentore…abbiamo suonato insieme in alcune jam session a San Paolo, dopodiché è venuto a vederci durante qualche data dal vivo…
Naturalmente, lo abbiamo invitato a salire sul palco con noi, condividendo la gioia ed il divertimento di suonare insieme…
Billy è veramente un “grande”!
Jeff Scott Soto invece?
BJ: Jeff è un ottimo amico sin dal 2002. In quell’anno era in tour per la prima volta a San Paolo, e noi Tempestt eravamo la sua band di supporto.
Ci siamo conosciuti ed abbiamo fraternizzato moltissimo, tanto che, ogni volta che viene dalle nostre parti in Brasile, non perdiamo occasione per frequentarci e stare insieme, sul palco e fuori.
Lui, oltre ad essere un grandissimo amico, è la nostra principale ispirazione, il nostro maestro…per tornare a quanto dicevamo prima, il nostro vero mentore.
Io in particolare, nutro una ammirazione sincera per Jeff sin da quando ero ragazzino ed ora, poter condividere il palco con lui di tanto in tanto, è un sogno divenuto realtà!
Tornando ai Tempestt, è inevitabile chiedervi il motivo del vostro monicker…
Edu: Mah, non ha un significato particolare in realtà. Cercavo un nome per il gruppo e questo mi piaceva abbastanza, con una “T” in più alla fine della parola giusto per dargli un po’ di personalità in più.
Non vuol dire niente di preciso, è null’altro che un monicker carino.
Non mi dite che nemmeno le due mani che si stringono in copertina non hanno alcun significato!
Edu: Le mani che vedi stringersi sulla cover, a mio parere rappresentano molto bene il concetto, lirico e musicale, del disco.
Comunicano qualcosa di particolare, e, fondamentalmente, simboleggiano il nostro lato “oscuro”…
Visto che siamo in argomento, a questo punto qualche commento sui testi dei vostri brani mi sembra decisamente opportuno. Cosa vi ispira, ad esempio?
Leo: Le idee e le cose di cui trattiamo nei nostri brani, arrivano da esperienze di vita vissuta. In realtà, per me scrivere una canzone, è come una specie di terapia, è un modo per cercare di affrontare problemi del passato rimasti irrisolti, anche se, lo devo ammettere, buttare giù un testo, ben difficilmente risolve qualcosa.
Sono convinto che per ognuno alla fine siano impossibili cambiamenti radicali: tutto quello che possiamo fare, è imparare come controllare e limare un po’ i nostri difetti.
Quando scrivo, inizio a percepire le cose in maniera differente, e questo mi aiuta a non perdere il controllo ed a uccidere le mie paure.
Molte persone hanno questi conflitti “interni”, e con le mie liriche, mi auguro, in un modo o nell’altro, di poterle aiutare in qualche misura.
Riprendendo il discorso musicale vero e proprio, direi che la vostra musica è definibile come una miscela di hard rock, con riferimenti progressivi e prog-metal.
Vi ritrovate in questa descrizione?
BJ: Ottima domanda!
Direi di sì, senza dubbio la tua è una definizione corretta anche se, quando componiamo non ci curiamo molto dello stile e della direzione che prenderanno i pezzi. Lo facciamo e basta!
È sempre molto difficile parlare di quello che proponi nella tua musica, ma in ogni caso il modo in cui descrivi quello che facciamo mi sembra in effetti il più indicato e, in aggiunta, mi piace anche molto!
Credo che il vostro stile sia, come per tutti, diretta conseguenza delle vostre muse ispiratrici…sbaglio?
BJ: Di ispirazioni ne abbiamo tantissime in realtà! Soprattutto radicate negli anni ’70 ed ’80, decenni d’oro per rock, pop e soul…per citarti qualcuno, posso elencarti brevemente Deep Purple, Queen, Journey, Police, Dream Theater, Queensryche, Yes, Iron Maiden, Europe, Metallica, Kansas, ma potrei andare avanti all’infinito!
Potrei aggiungere George Benson, Stevie Wonder, Sting, Steve Perry ed un sacco di altri…ma ho idea che l’elenco sarebbe troppo lungo!
Ecco, proprio i Journey! Nel vostro album compare la cover della mitica “Don’t Stop Believin’”. Come è nata l’idea di inciderla?
BJ: L’abbiamo realizzata originariamente per una compilation di “tributo” ai Journey, compilation che purtroppo però non è poi mai stata pubblicata.
L’incisione ci è comunque rimasta e quando l’abbiamo fatta ascoltare ai discografici della nostra label, la Metal Heaven, subito abbiamo convenuto sul fatto che sul nostro debut non avrebbe affatto sfigurato.
Siamo dei grandissimi fan dei Journey, ed è un onore per noi avere questo brano sul nostro disco!
Disco che è già uscito da circa un mese…come sta andando la vostra scalata al successo?
BJ: Per ora è sorprendente! Dopo l’uscita del disco ed il tour europeo, abbiamo riscontrato più di 30.000 accessi giornalieri al nostro sito web…un ottimo risultato!
Ma speriamo di fare ancora meglio!
Cioè?
BJ: Miriamo a migliorarci ancora! Siamo una grande famiglia che lavora unita con fede e concentrazione. Sino ad ora siamo riusciti ad entrare nella top 20 delle vendite del settore in Europa…ed è fantastico, considerando che questo è il nostro primo disco!
Per concludere, non posso non ritornare su Jeff Scott Soto. So che nel mese di marzo avete girato il nostro continente in sua compagnia. Volete spendere due parole per parlarmi di questa esperienza?
BJ: Ogni data con Jeff è stata meravigliosa. Sorprendente oltretutto, perché in molti, durante i concerti, dimostravano di conoscere i nostri pezzi: assolutamente fantastico!
È stato bellissimo poi, vedere, tutte quelle persone che ci attendevano con il nostro disco in mano per avere un autografo. Semplicemente grande!
A maggio sosterremo qualche data in Brasile, ma non vediamo l’ora di tornare in Europa, a settembre, per altri concerti e per iniziare la pre-produzione del nuovo disco!
Direi che è tutto. Nella migliore tradizione, a voi concludere!
BJ: Ti vogliamo ringraziare anzitutto per questa intervista. Quindi, desideriamo mandare un ringraziamento anche a coloro che hanno partecipato ai nostri concerti, in Italia e nel resto del continente. È stata un’esperienza fantastica che speriamo di replicare presto.
Il nostro primo disco è solo l’inizio!
Fabio Vellata