The Aesthetic Project (Matteo Buti e Lorenzo Pinto)
Goliardici, sfaccianti e pungenti… ma guai a non prenderli sul serio! Lorenzo Pinto e Matteo Buti, le due menti alle spalle di The Aesthetic Project, raccontano su Truemetal la genesi del Metallo Estico e dell’irriverente What Women Can’t Live Without.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Truemetal. Per prima cosa, volete raccontare al nostro pubblico della genesi di The Aesthetic Project?
Lorenzo: Intanto salve a tutti. Il progetto è nato dalla volontà mia e di Matteo di condividere uno stesso progetto musicale. Essendo entrambi molto impegnati coi nostri altri progetti l’idea è sempre rimasta in sospeso, finché, quasi per scherzo, non abbiamo buttato giù il “manifesto” del Metallo Estetico. Dalla stesura del “manifesto” alla stesura musicale il passo è stato breve…alla prima occasione ci siamo incontrati e abbiamo buttato giù il materiale. Ci teniamo a precisare che pur essendo nato quasi per scherzo e pur avendo una notevole componente goliardica, il The Aesthetic Project è da prendere SERIAMENTE. Non è una cosa fatta tanto per fare, insomma.
Entrambi avete un passato (e un presente) con alcuni nomi noti dell’underground toscano. In che modo queste esperienze sono state rilevanti per voi e per il vostro progetto?
Matteo: Le mie esperienze passate e presenti hanno coniato il mio stile attuale. Attualmente suono con RattleSnake (Hard Rock) e Subhuman (Thrash Death Metal) e specialmente il suono di questi ultimi penso sia facilmente rinvenibile tra i solchi di “What Women Can’t Live Without”…
Lorenzo: Ogni mia passata e presente esperienza musicale è rilevante per quello che faccio, poiché ogni singolo progetto di cui ho fatto parte mi ha dato qualcosa e mi ha fatto maturare musicalmente. Nel The Aesthetic Project mi metto nell’ordine di idee di suonare tutto ciò che mi piace, senza pormi barriere stilistiche di alcun tipo (cosa che spesso non posso/non ho potuto fare in altri progetti). Difatti, come avrai notato, il cd è molto variegato per quanto concerne le sonorità e i generi toccati.
The Aesthetic Project può considerarsi al momento il vostro impegno principale o avete priorità diverse?
Matteo: Beh, Subhuman e RattleSnake sono gruppi “veri” che fanno prove due volte a settimana, registrano e suonano live. E chiaramente rispetto a The Aesthetic Project, dove componiamo un pezzo al giorno e registriamo seduta stante, sono molto più impegnativi. Ciò non toglie che non sia pienamente soddisfatto del nostro album. Anzi, lo ritengo uno dei punti artistici più alti del mio percorso musicale.
Lorenzo: Ha la stessa rilevanza che hanno gli altri miei impegni. In questo momento però posso dire che è più presente, in quanto siamo in piena fase promozionale.
Secondo quanto riportato nel booklet, l’obiettivo primario di The Aesthetic Project è quello di: “conoscere (biblicamente) un numero indefinito potenzialmente illimitato di donne compiacenti (e non potrebbe essere altrimenti)”. Bisogna dedurne che secondo voi ci sono band che nascono con un obiettivo primario diverso da questo?
Lorenzo: probabilmente no, ma di solito sono restii ad ammetterlo. Nel The Aesthetic Project invece regna la sincerità.
Matteo: suonare fa figo agli occhi delle donne, e certo non siamo noi i primi ad essersene accorti…
Vorrei ora porre l’attenzione sugli obbiettivi secondari del vostro progetto. Si parla innanzitutto di rendere omaggio a opere cinematografiche significative per la band. In effetti tutti i pezzi contengono un’introduzione tratta da un film o una serie più o meno famosi. Intendete far diventare questo uso un tratto distintivo della vostra proposta?
Lorenzo: Direi di sì. Fin dalle prime linee guida del nostro “manifesto” era presente la volontà di inserire citazioni tratte da opere visive. Questo per vari motivi…intanto per la volontà di rendere omaggio alle opere stesse, poi per chiarificare ulteriormente il secondo punto degli obiettivi secondari (per chi non avesse letto il manifesto, la nostra ferma volontà di contrastare l’emancipazione femminile), in quanto ogni citazione ha una certa valenza “anti-femminista”. Ultima ragione, non meno importante, le citazioni sopperiscono alla mancanza della voce e del testo come portatrici di messaggi. I titoli dei pezzi difatti derivano dalle citazioni inserite.
A tal riguardo, come mai il primo brano è l’unico privo di intro?
Lorenzo: qui ti devo correggere…in verità anche il primo pezzo ha una citazione…proprio all’inizio. È in sottofondo all’intro del pezzo. Sono 2 frasi ormai storiche di Antonella Clerici che delucidano il titolo del pezzo (e del disco).
Il terzo degli obbiettivi secondari propone di stabilire una supremazia dei The Aesthetic Project anche in campo musicale, e precisamente per quanto riguarda il metal. Nella recensione ho definito il vostro stile progressive, anche se a conti fatti sul disco non mancano influenze diversificate (psichedeliche, power, heavy…). Vi sentite legati più a un genere che a un altro oppure intendete mantenere il campo di azione quanto più aperto possibile?
– Lorenzo: Assolutamente il più aperto possibile. E’ uno dei punti di forza del progetto (nonché di nostro divertimento e soddisfazione) questa varietà di influenze.
I brani sul demo sono tutti di durata piuttosto contenuta. Spesso nei dischi strumentali il rischio è quello di perdersi in virtuosismi prolissi e annoiare l’ascoltatore non addetto ai lavori. Vi siete imposti appositamente di evitare pezzi dal minutaggio troppo elevato oppure le canzoni sono uscite così spontaneamente?
– Lorenzo: Una buona via di mezzo, diciamo. I pezzi sono venuti fuori abbastanza spontaneamente, ma siamo anche stati attenti a non cadere nel prolisso, puntando più alla qualità che alla quantità.
– Matteo: componendo un pezzo al giorno è un po’ difficile fare pezzi più lunghi… AHAHAHAH!!!
Come si svolge una sessione di composizione dei brani? Quando entrate in studio avete già un’idea più o meno chiara dei pezzi su cui lavorerete o lasciate libero spazio all’improvvisazione?
Lorenzo: in verità abbiamo composto direttamente in “studio” (se casa mia e di Matteo possono essere chiamati “studi”). Abbiamo composto e registrato i pezzi in 3 sessioni, con una media di un pezzo al giorno (esclusa “the kazakh truth” che ci ha tenuti occupati un giorno e mezzo). E ti dirò di più, tutti i pezzi sono venuti fuori lì per lì, totalmente improvvisati. Nessuno dei due aveva preparato materiale da sviluppare. Tutto rigorosamente scritto e registrato di getto. Ovviamente gli abbellimenti e i soli li abbiamo aggiunti in un secondo tempo, ognuno a casa propria, ma per il resto non c’è stata nessuna preparazione o rimaneggiamento. Ovviamente poi, nelle sessioni di Metallo Estetico è di primaria importanza la presenza di ingenti quantità di alcool e di cibo. Da questo punto di vista, la prima sessione di 4 giorni è stata altamente devastante. Siamo arrivati al quarto giorno in delle condizioni disarmanti, con ore di sonno arretrato (a causa dei festini, non delle registrazioni) e il fegato distrutto. Ma ne è valsa la pena.
Come vi siete trovati a lavorare insieme per periodi di tempo limitati? Quanto tempo avete impiegato per trovare l’intesa giusta?
Lorenzo: personalmente mi sono trovato benissimo. Matteo è un musicista eccezionale, e l’intesa per quanto mi riguarda è stata immediata. Le nostre rispettive influenze si sono amalgamate alla perfezione, anche perché anche se i generi che suoniamo nei nostri altri progetti sono molto differenti, entrambi ascoltiamo di tutto, quindi non c’è stata la minima discussione sulla qualità delle idee e degli arrangiamenti dell’altro.
Matteo: io in genere sono molto lento a comporre e ti dico la verità: avevo un po’ paura che non venisse fuori nulla quando programmammo queste sessioni. Invece, complice anche una discreta esperienza in fatto compositivo e di arrangiamento, le canzoni sono venute fuori praticamente da sole. È stato veramente divertente…
La batteria è stata programmata decisamente bene, ma la tecnologia ha i suoi limiti e personalmente ho sentito parecchio la mancanza del tocco umano sulle pelli. State valutando la possibilità di stringere alleanza con un batterista che condivida la vostra visione musicale?
Matteo: A me la batteria piace così com’è, ai miei orecchi non manca proprio nulla. Il progetto è fatto solo da noi due, e se mai un giorno decidessimo di ospitare altri musicisti sui nostri dischi, sarà solo in veste di session men…
Lorenzo: Qui devo purtroppo deludere le tue aspettative…The Aesthetic Project siamo io e Matteo. Stop.
Avete programmi per un’eventuale attività dal vivo?
Lorenzo: ne abbiamo parlato…per adesso è top secret, si vedrà in futuro che piega prenderanno le cose. Non lo escludiamo, ma quasi sicuramente non sarà mai un’attività continuativa.
Normalmente il rito impone che si chieda a una band quali sono le sue influenze principali, ma nel caso di un gruppo come i The Aesthetic Project una domanda del genere mi sembrerebbe poco rispettosa. Quindi la riformulo così: quali band pensate di influenzare con la vostra musica?
Lorenzo: smuahahahahahahahah, vedo che hai capito alla perfezione l’attitudine del progetto. Ti dico che già abbiamo influenzato qualcuno, dato che due nostri amici stanno pensando di formare il “Metallo Anti-Estetico”. Che bellezza, già facciamo scuola…
Ho volutamente lasciato per ultimo il secondo dei vostri obbiettivi minori: la lotta contro l’emancipazione femminile. Un compito impegnativo che rischia di vedervi opposti agli stessi destinatari primi della vostra opera, le giovani pulzelle. In che modo pensate di convincere codeste pulzelle a rinunciare al frutto di quattro decadi di battaglie sociali per seguirvi nel vostro progetto?
Lorenzo: Mah., ti dirò, secondo me oggi le donne sono tutto fuorché che femministe, sennò non andrebbero a giro conciate come delle (si può dire?) baldracche di infim’ordine. Comunque la forza del progetto sta proprio qui, nel circuirle mettendole da subito a conoscenza del nostro pensiero. Troppo facile fare i “bravi ragazzi” mentendo spudoratamente. Come ho già detto, nel Metallo Estetico la sincerità regna sovrana. E devo dire che funziona, perché abbiamo già un discreto numero di fan femminili.
Qualcuno vi ha già definito “i Manowar del progressive”. Voi cosa ne pensate?
Lorenzo: Smuahahahahahah, dico che è una definizione meravigliosa (quando l’ho letta mi sono cappottato dalle risate). Ovviamente voglio sapere chi ha coniato questa frase assolutamente capolavoro.
Questa era l’ultima domanda, vi ringrazio per le vostre risposte e lascio a voi l’ultima parola!
Lorenzo: Che dire, grazie infinite per la bellissima recensione e per lo spazio concessoci. Visitate la nostra pagina myspace all’indirizzo www.myspace.com/theaestheticproject , e, già che ci siete, comprate il nostro disco, che costa solo 5 euro compresi imballaggio e spedizione. A presto!
Matteo: il Metallo Estetico castiga… SVPPORT!!!!
Riccardo Angelini